ilTorinese

“Prospettive / Perspectives”. Arte contemporanea, clima e paesaggio

Due nuove, coraggiose opere d’arte contemporanea nel cuore di Langa chiudono il progetto transfrontaliero per la “fruizione consapevole” del territorio

Alba (Cuneo)

Due i borghi langaroli coinvolti: Roddino, poco più di 400 abitanti cerniera fra la Langa del Barolo e l’Alta Langa, e Neviglie, 357 abitanti nella terra di confine con la zona del Barbaresco. Cominciamo proprio da Neviglie che, in un nuovo parco pubblico sorto sull’area dell’acquedotto, all’ingresso del paese e dalla vista mozzafiato, ospita “The Traveler (Il Viaggiatore)”, imponente scultura, racchiusa fra mito e leggenda, opera dell’artista francese di Brest, Jean-Marie Appriou. Magnifica, inattesa presenza: una grande nave a vela alta (fusione di alluminio) ripescata in chissà quale epoca e civiltà arcaica, la cui prua si affaccia sulle simboliche onde marine delle colline sottostanti, coltivate a vite, come fosse in procinto di salpare. A Roddino, invece, gli artisti Liam Gillick (artista concettuale di New York) e Hito Steyerl (nativa di Monaco di Baviera) sono intervenuti in coppia  sull’architettura di quella che era un tempo la scuola elementare (e che oggi ospita uno studio medico, una biblioteca e uno spazio multifunzionale frequentato dai cittadini locali e dai turisti) con un’opera murale di grandi dimensioni e dai colori vivaci, intitolata “However Many Times We Ran The Model The Results Were Pretty Much The Same (Per quante volte sia stato applicato il modello, i risultati sono stati più o meno gli stessi)”.

Le due nuove opere d’arte contemporanea site-specific, pensate per Roddino e Neviglie, sono state inaugurate nei giorni scorsi e rappresentano gli esiti (decisamente suggestivi) del progetto “Prospettive / Perspectives”realizzato, con il sostegno del “Programma Europeo Interreg Alcotra Italia/Francia 2014 – 2020”, dall’“Ente Turismo Langhe Monferrato Roero”, insieme alla “Fondazione Sandretto Rebaudengo” (con sede a Torino e a Guarene) e a “Villa Arson”, istituzione afferente al “Ministero della Cultura” francese dedicata alla “creazione contemporanea”, in sinergia con l’“Università della Costa Azzurra”. Obiettivo del progetto:quello di costruire e trasferire attenzione e conoscenza sui temi del “cambiamento climatico”, in territori inseriti nella lista del “Patrimonio Mondiale dell’Unesco”, attraverso la costruzione di “simboli” che diventino patrimonio comune. E proprio in questo senso l’“arte contemporanea” e le opere degli artisti sono il tassello finale di un lungo percorso che “Prospettive / Perspectives” ha disseminato nei territori fra Piemonte e Costa Azzurra.

L’intento del “murale”, che a Roddino copre l’intera facciata dell’edificio a tre piani con vista sulla campagna circostante, era quello di produrre un’opera d’arte “apparentemente astratta ma con una complessità di fondo, qualcosa di audace e rassicurante che sembrasse esprimere futuro, continuità e cambiamento”. Inoltre, utilizzando un semplice programma di simulazione che traduceva le pubbliche informazioni (l’evoluzione storica dell’area e i potenziali cambiamenti economici, ecologici e sociali) nella gamma cromatica alla base dell’opera, “gli artisti si sono resi conto che i risultati erano, come suggerisce il titolo, ‘praticamente gli stessi’ indipendentemente dai dati inseriti”. “I due elementi che hanno completamente rovinato lo schema sono stati i cambiamenti climatici estremi e i conflitti”. Nell’intervento di Gillick e Steyerl, che rivela il loro comune interesse per i “dati”, il paesaggio si formalizza dunque come “ritratto sociale allo stesso tempo astratto e radicato nella realtà del luogo”.

Per quanto riguarda, invece, la scultura di Neviglie, l’idea è nata in seguito a una conversazione tra l’artista e i rappresentanti locali del borgo, nonché alla curiosa comparsa di una nave tra gli stemmi della cittadina priva di sbocchi sul mare, forse un riferimento ai tempi delle Crociate. “The Traveler”suggerisce al tempo stesso “un posizionamento e un movimento: occupa un punto di osservazione privilegiato, che consente allo sguardo di spaziare e rimanda all’idea di avventura evocata dalla nave”. A fare da contrappunto, un’assenza: quella del viaggiatore che dà il titolo all’opera, senza tuttavia essere rappresentato. Una figura carica di potenziale narrativo nella quale chi osserva può identificarsi.

L’inaugurazione delle due opere è avvenuta al termine di un lungo percorso di condivisione con le scuole e con gli abitanti del territorio in cui si è sottolineato “quanto sia fondamentale cambiare prospettiva e costruire un futuro capace di limitare gli effetti del cambiamento climatico di origine antropica”.

Per info: “Ente Turismo Langhe Monferrato Roero”, piazza Risorgimento 2, Alba (Cn); tel. 0173/35833 o www.prospettive.art.it

  1. m.

Nelle foto:

–       Jean-Marie Appriou: “The Traveller”, Neviglie, Ph. Lavezzo

–       Gillick – Steyerl: “However Many Times We Ran The Model The Results Were Pretty Much The Same”, part., Roddino, Ph. Lavezzo

–       Gillick – Steyerl: “However Many Times We Ran The Model The Results Were Pretty Much The Same”, Roddino, Ph. Lavezzo

Confagricoltura Piemonte: il futuro dell’agricoltura grazie alla scienza

“Il settore primario piemontese si trova di fronte a nuove sfide e confidiamo che la scienza possa esserci d’aiuto nell’affrontarle”. Lo ha detto Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonteriguardo al disegno di legge sulla sperimentazione in campo delle Tecnologie di Evoluzione Assistita (Tea), portata avanti dal Governo negli ultimi giorni.

“La maggior parte degli alimenti acquistati al supermercato è frutto di un miglioramento genetico portato avanti a livello internazionale, in linea con le esigenze dei consumatori moderni” evidenzia Allasia.

Si tratta di un settore in particolare fermento quello delle tecniche di miglioramento genetico che, peraltro, sono valse il premio Nobel a Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna. “Probabilmente trent’anni fa non avremmo immaginato di trovarci a parlare di genetica ma l’impegno nella ricerca, applicata all’agricoltura, ha dato esiti eccellenti: i genetisti sono in grado di ottenere nuove varietà resilienti ai cambiamenti climatici, agli attacchi dei patogeni, riducendo l’uso dei fitofarmaci, con performance estremamente elevate in termini di produttività e caratteristiche tecnologiche sicure per l’uomo” prosegue Allasia.

 

Confagricoltura sostiene da tempo l’utilità delle nuove tecniche di miglioramento genetico. Il disegno di legge sulle Tea – in discussione nella IX Commissione del Senato – potrebbe dare un forte impulso alla ricerca scientifica. Si potrà iniziare la sperimentazione in campo di varietà vegetali, già pronte in laboratorio e capaci di adattarsi ai nuovi scenari del settore, mantenendo qualità e salubrità dei prodotti finali, oltre al fatto che garantirebbero la produttività necessaria per rispondere alla crescente domanda mondiale di cibo.

 

“La realtà agricola del Piemonte è permeata di valori, economia e innovazione e, – conclude il presidente – gli imprenditori agricoli della nostra Regione sono costantemente attivi nella tutela del territorio, nella salvaguardia e nella valorizzazione di ciò che la terra piemontese offre al mondo”.

Confagricoltura Piemonte, l’associazione che tutela i diritti degli imprenditori sul territorio piemontese, sottolinea inoltre che la moderna agricoltura avrà bisogno della scienza per continuare a produrre reddito, dando seguito alle richieste alimentari in aumento, garantendo a tutti i livelli, dal campo alla tavola, qualità e sicurezza alimentari.

“Finalmente sola”, a teatro lo spettacolo sulla dipendenza amorosa

 

Allo Spazio Kairos sabato 29 aprile il monologo di Paola Giglio

Un assolo teatrale che ha ricevuto molti riconoscimenti: il Premio per monologhi inediti “Anima e Corpo del Personaggio Femminile“, “Miglior Attrice Protagonista” e Miglior Allestimento” al Premio Nazionale Città di Leonforte, la menzione speciale “Premio Giovane Scena delle Donne” a Sesto al Reghena, il “Premio MaldiPalco” a Torino.

Arriva allo Spazio Kairos di via Mottalciata 7 a Torino “Finalmente sola“, un testo affronta con pungente ironia il tema della dipendenza amorosa: prodotto dalla Compagnia Giglio/Prosperi di Roma è stato scritto da Paola Giglio che lo interpreta, sola, sul palco. La regia è di Marcella Favilla. L’appuntamento sabato 29 aprile alle 21.

La storia

  1. è sempre stata fidanzata, dall’età di 5 anni. Nella sua vita è saltata da una storia all’altra senza soluzione di continuità, schiava dell’amore e degli uomini, ai quali proprio non sa dire di no. Ora, però, qualcosa è cambiato: è rimasta sola, faccia a faccia con sé stessa, senza nessuno cui rivolgersi, da cui farsi consolare. Del resto non ne poteva più della spirale amorosa in cui era incastrata da sempre, con uomini tutti banalmente diversi. Finché non è arrivato F., che l’ha portata dove si trova ora. Dove P. ha fatto un passo avanti nella consapevolezza di sé: non c’è bisogno di avere un uomo accanto per sentirsi completa.
    C’è voluta una relazione violenta per farglielo capire. E no, non ha avuto un’infanzia difficile, nessun problema in famiglia. Capita, anche alle migliori di rimanere invischiate in rapporti malati e potenzialmente pericolosi.

È possibile uscirne indenni, senza segni di mani strette sul collo o costole fratturate? È ciò che si chiede P., che la sua esperienza l’ha avuta e certo sa, al contrario di noi, come è andata a finire.

La riflessione
Un rapporto sentimentale malato per farsi alcune domande: quando una relazione difficile diventa insana? C’è stato un momento che ha segnato l’inizio della fine? C’è un modo, in mezzo alla tempesta, per restare lucidi e salvarsi dall’onda lunga che si avvicina inesorabile, alta come un edificio di otto piani, prima che si abbatta sulla propria testa?

BIGLIETTERIA

Su www.ticket.it

Intero 13. Ridotto 10.  Info: biglietteria@ondalarsen.org.

Le Residenze Reali Sabaude del Piemonte, un calendario ricco di meraviglie

Il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude presenta le prime iniziative congiunte e i progetti in programma nel 2023, finalizzati a valorizzare e promuovere il circuito delle 16 Residenze piemontesi, riconosciute dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità dal 1997.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO: residenzerealisabaude.com – lavenaria.it

 

IL NUOVO SITO WEB E LE MOSTRE REALI
È online il nuovo sito web dedicato residenzerealisabaude.com, progettato e realizzato dalla Direzione Regionale Musei Piemonte insieme all’agenzia Nethics ed in collaborazione con il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, grazie ai fondi del Ministero della Cultura della legge n. 77 del 20 febbraio 2006 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale inseriti nella «lista del patrimonio mondiale», posti sotto la tutela dell’UNESCO”. Il nuovo portale, che verrà gestito e curato direttamente dal Consorzio, si propone sia come vetrina di tutte le 16 Residenze piemontesi con nuove immagini e video realizzati ad hoc e approfondimenti tematici che verranno via via implementati, sia come strumento di promozione delle diverse iniziative che le singole Residenze propongono durante l’anno sotto le categorie Mostre Reali, Eventi Reali, Itinerari Reali ma anche quelle che il sistema realizzerà a partire dal progetto Camminate Reali 2023.

2. IL ROYAL PASS, LA CHIAVE DELLE RESIDENZE REALI IN PIEMONTE
Dal mese di aprile 2023 il sistema delle dimore reali piemontesi, grazie alla collaborazione con Turismo Torino e Provincia, si propone ai singoli visitatori, alle famiglie ed ai gruppi organizzati con una nuova chiave di accesso: il Royal Pass, il biglietto unico di tutte le Residenze Reali Sabaude del Piemonte. Con il Royal Pass non solo si potrà accedere a tutte le 16 Residenze Reali e visitare le mostre ospitate nelle varie sedi, ma sarà anche possibile partecipare, con tariffa agevolata, alle diverse esperienze tematiche proposte da ogni Residenza.

Open machine torna a Gallerie d’Italia

The Goodness Factory e Music Production
presentano
OPEN MACHINE featuring GALLERIE D’ITALIA
Torino, 18 e 25 maggio | 15 e 22 giugno ore 19.00
Milano, 19 e 26 ottobre | 23 e 30 novembre 
con Vittorio Cosma
e con Whitemary, Gianluca Petrella, Damir Nefat, Davide Boosta Dileo, Daniele Mana, Cecilia, Plastica, Giancarlo Parisi, Rodrigo D’Erasmo, Enrico Gabrielli, Alessio Sanfilippo.

Gallerie d’Italia – Torino Piazza San Carlo 156
Gallerie d’Italia – Milano Piazza della Scala 6

Dopo il successo e l’emozione dell’appuntamento del mese di gennaio alle Gallerie d’Italia di Milano, durante il quale si è potuta vivere un’esperienza unica grazie al connubio fra lo spazio e il suono, Gallerie d’Italia, The Goodness Factory e Music Production hanno deciso di ripetere quella esperienza per amplificare l’emozione e fare un percorso insieme.

Dal 18 maggio per 4 appuntamenti a Torino e 4 appuntamenti a Milano Vittorio Cosma torna all’interno delle sale auliche delle Gallerie d’Italia con Open Machine, il progetto di improvvisazione al buio che da qualche anno porta in tour per l’Italia. Insieme agli ospiti che si alterneranno in questa creative room unica e prestigiosa Vittorio Cosma porterà il pubblico direttamente a contatto con i meccanismi della creazione musicale.


Open Machine – Gallerie d’Italia Milano
Intesa Sanpaolo, attraverso il polo museale delle Gallerie d’Italia, sostiene importanti iniziative culturali del Paese, tra cui mostre, festival, eventi d’arte, fotografia, musica, editoria e lettura per esprimere la centralità del rapporto con il territorio e la partecipazione attiva allo sviluppo delle comunità di riferimento, secondo un piano organico che ha lo scopo di diffondere la passione per la cultura, coinvolgendo dei giovani.

Dall’incontro tra le due realtà nasce così il nuovo format “Open Machine FEATURING Gallerie d’Italia”, un appuntamento fisso rivolto al grande pubblico, agli amanti dell’arte e agli appassionati di musica, che si svolgerà tra maggio e ottobre negli spazi museali di Intesa Sanpaolo a Torino e Milano. Un progetto che coniuga l’attitudine sperimentale di Open Machine con la vision delle Gallerie d’Italia.


Vittorio Cosma
8 appuntamenti, 4 a Torino e 4 Milano per un happening musicale, che ha 2 semplici regole: ascoltare e lasciarsi trasportare dal flusso.

Prodotto da The Goodness Factory e Music Production, Open Machine è un format unico nel panorama contemporaneo italiano. È molto più di una performance, è un’azione concreta che ha l’obiettivo di contribuire a riposizionare la musica nella dimensione sperimentale e culturale a cui appartiene. Le musiciste e i musicisti coinvolti si incontrano “sul palco”, non ci sono prove a precedere il live e il pubblico si trova completamente immerso in un autentico momento di creazione artistica con il quale può interagire liberamente.

Alle Gallerie d’Italia Torino il primo appuntamento sarà giovedì 18 maggio con la cantante e produttrice Biancamaria Scoccia in arte Whitemary, con il trombonista italiano fra i più famosi al mondo Gianluca Petrella e con la chitarra di Damir Nefat.

Il 25 maggio Vittorio Cosma sarà accompagnato da Davide Boosta Dileo produttore e tastierista dei Subsonica, dal compositore producer e sound designer torinese Daniele Mana e dall’arpa e dalla voce angelica di Cecilia.

Il terzo appuntamento si terrà giovedì 15 giugno con Enrico Gabrielli polistrumentista, compositore, arrangiatore, produttore discografico e scrittore italiano nonché membro dei Calibro 35, con il pop elettronico dei Plastica e con Giancarlo Parisi polistrumentista e compositore.

Ultimo appuntamento alle Gallerie d’Italia – Torino sarà giovedì 22 giugno con il batterista Alessio Sanfilippo e con artisti che verranno annunciati nelle prossime settimane.

Un’esperienza coinvolgente per il pubblico che ha la possibilità di trovarsi letteralmente al centro di un studio musicale, di esserne parte, al centro di quel processo creativo che cresce e vive dietro ogni produzione musicale.

“La trasformazione di palazzi storici in luoghi d’arte e la condivisione di collezioni di proprietà e di progetti culturali originali sono le caratteristiche principali del nostro Progetto Cultura, in perfetta sintonia con le prossime performance di Open Machine. Creare musica all’interno di spazi d’eccezione, saloni e corti, con il coinvolgimento del pubblico, interpreta bene l’identità delle Gallerie d’Italia e il valore sempre crescente di un museo vivo, aperto, capace di sperimentare soluzioni innovative per raccontare al meglio il panorama artistico e culturale”.
Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Gallerie d’Italia

“Open Machine nasce dalla voglia di incontrare altri musicisti con i quali non avresti modo di suonare (…) suonare per costruire un oggetto musicale. Rendere il pubblico partecipe di questo momento che di solito è segreto e nascosto, Open Machine proprio per questo: per aprire la macchina, per vedere gli ingranaggi, come funziona l’interazione fra persone diverse” Vittorio Cosma, Musicista, Produttore e Direttore Artistico

Open Machine non è un progetto da ascoltare o da vedere, Open Machine è da vivere.
Per avere un’idea a questo link un video.

Il progetto Open Machine è stato portato a Milano in Triennale, al Lazzaretto, al Dr Martens Festival e alle Gallerie d’Italia Milano in gennaio – e ha coinvolto nel progetto musiciste e musicisti unici quali Jeremiah Fraites of The Lumineers, Pacifico, Frenetik, Orang3, Rodrigo D’Erasmo, Venerus, Motta e moltə altrə.

Vittorio Cosma (1965), è un compositore, musicista, produttore, direttore d’orchestra e direttore artistico dalla inesauribile creatività. Considerato una delle figure di riferimento della scena musicale italiana, si è costruito una carriera varia, costellata di successi e di ideazione e partecipazione a progetti di notevole rilievo.
Nella sua attività di produttore, musicista e compositore, è stato un componente della Premiata Forneria Marconi e collabora da sempre con Elio e le Storie Tese. Durante la sua carriera ha inoltre collaborato con artisti del calibro di Fiorella Mannoia, Samuele Bersani, Pino Daniele, Fabrizio De André, Coma_Cose, Eugenio in Via Di Gioia e Marlene Kuntz, grazie ai quali ha collezionato svariati dischi d’oro. Ha inoltre realizzato diverse colonne sonore per il cinema e per serie tv, mentre con la sua casa di produzione Music Production ha creato le musiche per i più importanti spot pubblicitari nazionali e internazionali.
Come direttore d’orchestra ha diretto l’orchestra del Festival di Sanremo in molteplici edizioni.
In qualità di direttore artistico ha curato l’apertura del Festival dei Due Mondi, della Notte della Taranta (nel 2002 e 2003), del Mantova Musica Festival, del Festival Letterature di Roma (Basilica di Massenzio), del Festival di musica e letteratura Le corde dell’Anima a Cremona e del Festival multidisciplinare Microcosmi a Comerio (VA).
Durante la sua carriera ha fondato il supergruppo rock “Gizmodrome”, band creata nel 2016 insieme a Stewart Copeland (batterista dei Police), Mark King (bassista dei Level 42) e Adrian Belew (chitarrista dei King Crimson), che ha inciso due dischi ed avviato un tour mondiale.
Infine, insegna Music Production Technology al Politecnico di Milano, tiene conferenze sulla comunicazione della cultura (tra cui 3 Ted talk) e ha sviluppato negli anni una serie di progetti culturali trasversali sui generis, come l’evento multimediale e multidisciplinare Indeepandance, o ancora ha creato il collettivo Deproducers, progetto che coniuga musica e scienza che ha visto la collaborazione tra gli altri Telmo Pievani e Stefano Mancuso.
Music Production è la casa di produzione di Vittorio Cosma con la quale produce artisti, colonne sonore, spot pubblicitari e sonorizzazioni.

A Torino dal 2014, The Goodness Factory è uno spazio – intellettuale e fisico – per l’ideazione, la promozione e lo sviluppo di progetti artistici e culturali, per la produzione e la comunicazione di eventi e la diffusione di nuovi linguaggi. È un incrocio di vissuti e di esperienze lavorative molto diverse, un ambiente nato fin dal principio come rete reale e applicata, una dimostrazione di intelligenza collettiva che ha oggi all’attivo, oltre alla collaborazione con Vittorio Cosma, il management di Eugenio in via di Gioia, Andrea Laszlo De Simone, la direzione artististica e la produzione di _resetfestival, la co-fondazione e la co-gestione di OFF TOPIC, hub culturale della Città di Torino, e la progettazione di diversi format di caratura nazionale dedicati alla formazione in ambito musicale, ai diritti civili e alla divulgazione dei temi fondanti del contemporaneo.

Info e biglietti
L’evento è gratuito per i visitatori del Museo.
Prenotazione consigliata via mail all’indirizzo torino@gallerieditalia.com

Tutte gli aggiornamenti
https://gallerieditalia.com/it/torino/
https://www.instagram.com/open___machine/?igshid=YmMyMTA2M2Y%3D

Valerio Binasco e i “Sei personaggi” pirandelliani: un altro sguardo

Sul palcoscenico del Carignano, per la stagione dello Stabile torinese

I preamboli sono sotto gli occhi di tutti. “Ma ho già la testa piena di nuove cose! Tante novelle… E una stranezza così triste, così triste: ‘Sei personaggi in cerca d’autore’: romanzo da fare. Sei personaggi, presi in un dramma terribile, che mi vengono appresso, per esser composti in un romanzo, un’ossessione, e io che non voglio saperne, e io che dico loro che è inutile e che non m’importa di loro e che non m’importa più di nulla, e loro che mi mostrano tutte le loro piaghe e io che li caccio via… – e così alla fine il romanzo da fare verrà fuori fatto.” Così scriveva Pirandello al figlio Stefano nel luglio del 1917. E poi ancora, nelle “Novelle”: “È mia vecchia abitudine dare udienza, ogni domenica mattina, ai personaggi delle mie future novelle. Cinque ore, dalle otto alle tredici. M’accade quasi sempre di trovarmi in cattiva compagnia.” E ancora: “Oggi, udienza. Ricevo dalle ore 9 alle 12, nel mio studio, i signori personaggi delle mie future novelle. Certi tipi. Non so perché tutti i malcontenti della vita, debbano venire proprio da me.”

Un fardello, un peso, quella “stranezza”, che Pirandello si portò addosso per anni. Poi la tragedia, la tragedia in commedia, sulle tavole del Valle di Roma e l’esito disastroso della prima, la sera del 9 maggio 1921, con il pubblico beffato e contrario agli esperimenti teatrali e abbastanza inferocito ad attenderlo fuori, qualche disordine a piazza Navona, tutti a chiedersi, come il capocomico, perché dalla Francia non arrivino più dei testi come dio comanda e si sia costretti a rappresentare quelli assurdi e fumosi di questo signor Pirandello. Poi il trionfo di Milano nel settembre successivo, poi i Pitoëff a Parigi e i successi europei e americani, e cent’anni senza soste quei sei disgraziati a cercar di far rappresentare il loro dramma, per passare in casa nostra tra i Buazzelli i Valli i Pilotto i Pagni gli Scaccia e altri ancora. Fino a oggi.

A inizio di stagione, mi chiedevo: ma ancora i “Sei personaggi”, ne varrà ancora la pena? sappiamo tutto ormai. Testo più per una bella prova d’attori che per altro. No no. La scommessa l’ha vinta pienamente Binasco, a cui il signor Pirandello e i suoi “Sei personaggi” sino a ieri stavano piuttosto antipatici, rimettendo in scena il testo dell’autore siciliano, e lo Stabile torinese tutto, con i confratelli di Genova e di Napoli (in tournée nelle due città sino al 28 maggio). Certo un testo “nuovo” e non freddamente “nuovo”, attuale, completamente “odierno”, affrontando con fine intelligenza un classico, ma non per rivolgerlo ai propri interessi, ai personalismi di affermato regista, un testo che non deve essere considerato un intoccabile pezzo museale ma che deve respirare aria mai provata prima. Per analizzarlo dall’interno, per rigirarlo come un calzino, per toglierlo da gran parte di quel filosofeggiare con cui, pur nell’involucro di una bellezza che non fa altro che colpirti ancora e sempre, l’autore lo ha ricoperto. Poggiando su entrambe le edizioni del ’21 e del ’25, ha lavorato di passione, di modernità, di gusto teatrale e di invenzioni; ha lavorato saggiamente di linguaggio, per cui magari “cotesta frenesia” non ti arriverà più alle orecchie, per cui quella anacronistica e ormai ridicola “busta cilestrina” – di cui tante volte si è sorriso – ha lasciato il passo a una più comune “busta celeste”, ha snellito l’azione svaporando e togliendoci Madama Pace, ma magari dopo l’altra sera vediamo i “Sei personaggi” in chiave più realistica e non tanto come seduta spiritica. Ha giocato allo sberleffo, improvviso, inaspettato come un gioco di prestigio, divertito e divertente, dicendoci “chi l’ha detto che in questo testo non si possa ridere?”, quando nel momento più angosciato del dramma, allorché il Padre, nelle stanze della peccaminosa ‘Robes et Manteaux’ s’intrattiene con la Figliastra, due giovani attori, due ragazzi, stravolgendo i ruoli, danno vita a un siparietto di gustosa comicità.

E ancora. Sin dall’inizio, scordatevi le battute iniziali con il capocomico che chiede più luce in scena o “Oh! Che fai?” / Che faccio? Inchiodo”, scordatevi i ritardi della prima attrice e il suo cagnolino da chiudere in camerino, la troppa sicurezza di questo o di quello, il disinteresse totale a quanto stanno facendo, la prova di Socrate a sbatter le uova nel dar vita al secondo atto del “Gioco della parti” che la compagnia dovrebbe rappresentare. Binasco s’è circondato di venti allievi della Scuola per Attori dello Stabile torinese, per loro ha inventato di sana pianta, dando maggior spazio rispetto all’originale, parole e gesti e cose da fare, scambi di battute, ragazzi di oggi con le loro risate e i loro visi immusoniti, le piccole ripicche e gli abbandoni, e il gioco regge e diverte e interessa. Ed è soprattutto giusto, autentico. E poi il dramma, che Binasco – qui coraggioso e magari sfrontato più che in altre occasioni: in veste d’attore, racchiude il dolore e le miserie di un animo umano alla deriva, ben consapevole del marcio che lo ha circondato ma che in una sacrosanta legge di contrappasso che vede l’ora di rivivere – sfaccetta in ogni suo più piccolo dolore, nel mostrare padre madre figlio e figliastra in uno stretto vortice (i piccoli della famiglia, le vittime, quelli che non parlano e che saranno eliminati dall’acqua e da un colpo di pistola, sono subito sostituiti da due giovani leve tra gli allievi), come certe anime di Dante, che cercano qualcuno che le ascolti e che in quell’ascolto trovano pace e eternità. Nel mostrarli in quella richiesta a essere rappresentati, a entrare dentro a un copione, “a viverlo adesso questo dramma”. Dentro una sala prove, pressoché spoglia, una scala e una porta sul fondo, fredde luci al neon (la scena è di Guido Fiorato), tutti insieme, attori e personaggi, come una grande famiglia. Al centro di quello che pare essere il suo regno un capocomico tra l’inguaiato e lo stupito, difficile a entrare in quel (preteso) gioco che gli è piombato addosso, un po’ sempliciotto anche che Jurij Ferrini rende con grande convinzione, con tratti di grande trasporto verso il pubblico. Sara Bertelà, chiusa in quella prima parte che non le lascia spazio, se non in quei gesti di tacita presenza, esplode in lamenti e disperazione poi, ridando spazio e vita alla Madre troppe volte lasciata al fondo del palcoscenico; Giovanni Drago efficacemente fa sua la rabbia, il risentimento di quel Figlio cupo e appartato, in una prova davvero positiva. Negli abiti della Figliastra (i costumi sono di Alessio Rosati), Giordana Faggiano, spregiudicata e sfacciata, allegra e tristissima, dolce e ad un passo dall’ira, sguaiatissima nelle sue tante risate, una bambola anni Trenta appena uscita da qualche film di ragazze perdute, un trucco pesante attorno agli occhi, dimostra la grinta, la pienezza, la drammaticità, l’intensità – vera ad ogni istante – della grande attrice. Un successo, repliche al Carignano sino a domenica 7 maggio.

Elio Rabbione

Le foto dello spettacolo sono di Luigi De Palma

Governo. Ruffino: in totale confusione, disastroso su Pnrr, Mes e Sanità

“Più passano le settimane e più il governo annaspa, scollegato dalle reali emergenze del Paese, incapace di dare risposte e trovare soluzioni ai problemi degli italiani”. Lo afferma Daniela Ruffino, deputata di Azione, che aggiunge: “Sul Pnrr si è perso e si continua a perdere tempo, ma c’è ancora spazio per intervenire e mettere a terra quel grande piano di investimenti e di riforme di cui l’Italia ha assoluto bisogno. I Comuni hanno dimostrato di saper progettare, pur non avendo risorse per il personale oppure per affidare i progetti all’esterno, chi invece è in ritardo e genera totale confusione è il governo, tra notizie contrastanti e una cacofonia senza confini. Un disastro anche la gestione del capitolo Mes, la cui mancata ratifica da parte dell’Italia, unico Paese che ancora manca all’appello, sta creando problemi a tutta l’Europa. E poi c’è l’emergenza Sanità, su cui do un consiglio al governo: vada al mattino all’ingresso degli ospedali per toccare con mano lo stato della Sanità pubblica. Potrebbe essere un modo per capire finalmente come stanno le cose e darsi una sveglia prima che sia troppo tardi”, conclude Ruffino.

L’addio a Renato Martellotta, ingegnere di grande umanità che ha contribuito a trasformare Torino

Questa mattina Torino e i torinesi rivolgono l’ultimo saluto all’ingegnere Renato Martellotta

86 anni,  originario di Genova, aveva eletto la città della Mole quale casa per sé e per la propria famiglia. È stato un professionista molto stimato, che ha sempre dimostrato una innata apertura al dialogo e al confronto, non solo per la sua vasta competenza tecnica, ma anche per la sua grande umanità.

 

Il suo lavoro ha consentito di cambiare il volto della città di Torino e di migliorare la qualità di vita dei torinesi. Numerose le opere che hanno avuto la sua “firma”. Tra queste ricordiamo la creazione del parcheggio interrato e la riqualificazione di piazza San Carlo.

Ma sono  molti altri gli interventi in città e non solo, come la Colonia Medail di Bardonecchia, i calcoli del cemento armato per l’impresa Strippoli nella realizzazione del Municipio di Bardonecchia, l’Unità Spinale del CTO, l’umanizzazione del Giovanni Bosco e del CTO, il parcheggio di corso Pascoli, il parcheggio delle Molinette, le torri di corso Giulio Cesare, la filiale del San Paolo di piazza San Carlo con il caveau, la filiale del San Paolo di via Broletto a Milano, la filiale del Sanpaolo di corso Sebastopoli, diverse filiali del San Paolo, molte scuole cittadine, la ristrutturazione della Coppino a Torino e il sottopasso di corso Grosseto. Grazie a queste opere possiamo  affermare che Martellotta ha davvero contributo alla trasformazione della città secondo una filosofia moderna e innovativa nel costruire.

Torino ha quindi perso una persona di rilievo che ha lasciato il segno nella storia cittadina degli ultimi decenni, sicuramente un uomo che ha contribuito al suo sviluppo, alla sua crescita e al suo progresso.

L’augurio è che i giovani  di oggi, avviati all’attività di ingegneri e architetti sappiano ispirarsi  alla sua figura di “costruttore di emozioni” e non soltanto di edifici e opere.

I funerali si terranno questa mattina alle 11:30 presso la chiesa dell’Immacolata Concezione in via San Donato a Torino.

 

Il direttore e la redazione de “il Torinese” partecipano al lutto della collega Mara e della mamma con l’auspicio che possano trovare conforto e serenità in questo momento di dolore.

 

Podcast, Caso Gancia: il rapimento che ha cambiato la storia delle BR 

La riapertura dell’inchiesta 48 anni dopo. La storia del figlio del Carabiniere D’Alfonso ucciso dalle BR nel primo episodio di “VIE D’USCITA”, il nuovo podcast originale del Sole 24 Ore e Radio 24.

On line su s24ore.it/viediuscita

“Chi ha ucciso mio padre?” è il titolo del primo episodio del podcast originale “VIE D’USCITA”, online sul sito del Sole 24 Ore, di Radio 24 e su tutte le piattaforme streaming, che racconta una storia tornata d’attualità: quella del carabiniere Giovanni D’Alfonso ucciso nel giugno del 1975 in uno scontro a fuoco con le Brigate rosse durante la liberazione dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia, nella quale morì anche la moglie di Renato Curcio, Mara Cagol, fondatrice del nucleo storico delle Br. Un crimine per il quale nessuno ha ancora pagato e uno dei primi rapimenti a scopo di estorsione delle BR che è anche uno snodo fondamentale nella storia del terrorismo. Dopo la morte di Mara Cagol e l’arresto di Renato Curcio, avvenuto pochi mesi dopo, si realizzò una profonda inversione identitaria del gruppo armato. La nuova leadership di Mario Moretti portò alla vittoria dell’ala militare su quella ideologica. L’intensificarsi dei rapporti internazionali con gruppi paramilitari stranieri anticipò la tragica scelta della sfida finale allo Stato con il rapimento di Aldo Moro avvenuto solo tre anni più tardi. Tutto si svolse molto velocemente tra il quattro e il cinque giugno 1975.

Da allora il figlio Bruno è alla ricerca della verità che in 48 anni gli è sempre stata negata e che ora spera di ottenere con la riapertura delle indagini: il 20 aprile 2023 i giudici hanno infatti notificato un avviso di garanzia contro Lauro Azzolini, 79 anni, ex capo della colonna milanese delle Br, e il 9 maggio si terrà un’udienza davanti al gip del tribunale di Torino che dovrà decidere se riaprire o meno le indagini. Dopo tanti anni qualche mistero potrebbe essere risolto. E dunque anche dare un’identità a chi ha ucciso suo padre.

Con questo primo episodio prende il via un nuovo podcast originale del Sole 24 Ore  e Radio 24, “Vie di uscita” un appuntamento mensile per raccontare  storie di destini che voltano pagina, di luci che si riaccendono in fondo al tunnel senza speranza, di persone che non si sono arrese anche quando tutto intorno sembrava finire. Parole e voci di chi ha lottato per rinascere, raccolte dal giornalista del Sole 24 Ore Luca Benecchi che, in dieci episodi pubblicati ogni ultimo lunedì del mese, insegue racconti inaspettati, trasportando gli ascoltatori in luoghi fuori dai riflettori dei grandi media dove ogni giorno si lotta per trovare uno spiraglio di luce, un indizio che porti verso la libertà.

Nel primo episodio dedicato a Bruno, figlio del carabiniere D’Alfonso, Benecchi racconta come vive chi non ha pace con i propri ricordi. Chi passa un’esistenza in cerca della verità. Chi si sveglia ogni mattina con l’idea di svelare il mistero della propria esistenza, cercando la verità rinchiusa dentro uno dei tanti misteri della storia d’Italia.

Tra le altre storie raccontate nel podcast, Benecchi, già autore del podcast “Gabbie”, raccoglie le voci dal campo profughi di Lesbo crocevia per l’Europa di tanti migranti; racconta la storia di un ergastolano che ha trascorso in carcere 26 anni della sua vita per aver commesso diversi omicidi di mafia; le storie di maestre e alunni di una scuola elementare del quartiere San Siro di Milano dove ogni giorno si cerca un modo di rendere concreta una parola molto astratta: integrazione. O ancora la storia, purtroppo frequente, di un adolescente che durante la pandemia si è ritirato dalla scuola e dalla vita sociale, mantenendo come unico punto di contatto con il mondo esterno le tecnologie.

La prima stagione del podcast “Vie di uscita” è disponibile sul sito del Sole 24 Ore, di Radio 24 e su tutte le piattaforme streaming in 10 episodi in uscita ogni ultimo lunedì del mese.

Salvata puerpera: trapianto di fegato con la tecnica dei ‘2 tempi’, all’ospedale Molinette di Torino

Nei giorni scorsi una donna di 38 anni, che aveva partorito 2 giorni prima, è stata salvata grazie ad un trapianto di fegato eseguito con la tecnica detta dei ‘2 tempi’, ovvero essendo stata lasciata senza fegato per più di 12 ore, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.
La donna, di origine peruviana, giunta quasi al termine della sua seconda gravidanza, si era presentata al Pronto soccorso dell’ospedale Martini dell’ASL Città di Torino in preda ad una colica addominale, accompagnata da una crisi ipertensiva. Avendo riscontrato uno stato di sofferenza fetale, gli ostetrici ginecologi del gruppo del dottor Marco Camanni avevano proceduto immediatamente con il parto cesareo. In sala operatoria, tuttavia, dopo la nascita del neonato, si sono resi conto che la situazione della puerpera era estremamente grave, a causa di un importante sanguinamento addominale proveniente dal fegato, organo che era andato incontro ad un raro fenomeno di rottura spontanea nell’ambito di una cosiddetta sindrome HELLP. I chirurghi del dottor Roberto Saracco erano quindi subito intervenuti, provvedendo al tamponamento dell’emorragia epatica con telini chirurgici. Nelle 24 ore successive la situazione di shock emorragico era stata lentamente recuperata, grazie alle cure del gruppo di rianimatori diretti dal dottor Mauro Navarra. Malgrado ciò, la paziente aveva sviluppato una progressiva necrosi del fegato, determinante uno stato di severa insufficienza epatica e di emorragia persistente. E’ a quel punto che la rianimatrice di turno, la dottoressa Valentina Borrelli ha contattato la dottoressa Silvia Martini, di guardia all’ospedale Molinette nel reparto di Terapia Insufficienza epatica (diretto dal dottor Antonio Ottobrelli). Dopo un rapido consulto telefonico con il professor Renato Romagnoli (Direttore del Centro Trapianto di fegato di Torino) è stato disposto il trasferimento della paziente direttamente nella sala operatoria del Centro Trapianti all’ospedale Molinette.
Dopo circa 36 ore dal parto, la situazione clinica della paziente affrontata dai medici delle Molinette (il professor Romagnoli, coadiuvato dai chirurghi Francesco Lupo e Stefano Mirabella, e le anestesiste dottoresse Patrizia Andruetto e Bruna Lavezzo) era assolutamente drammatica. Il fegato della donna era andato incontro a massivi fenomeni di necrosi emorragica con irreparabili multiple lacerazioni. Il solo modo per arrestare definitivamente l’emorragia epatica è stato quindi la rimozione totale del fegato, con temporanea derivazione del sangue della vena porta direttamente nella vena cava inferiore.
Già dalla sala operatoria è partita la corsa contro il tempo, con la richiesta super-urgente del fegato di un donatore, diramata dal Centro Regionale Trapianti Piemonte e Valle d’Aosta (coordinato dal professor Antonio Amoroso) verso il Centro Nazionale Trapianti di Roma. L’opportunità estremamente favorevole di un donatore di gruppo sanguigno compatibile disponibile in Toscana è stata colta immediatamente, grazie anche al lavoro del servizio di Emergenza del 118 di Torino, che ha garantito l’organizzazione dei trasporti dell’équipe trapianti in tempi record.
Dopo sole 13 ore dal momento della rimozione totale del fegato, e dopo aver trascorso la notte nella Terapia Intensiva delle Molinette (diretta dal dottor Roberto Balagna), durante la quale le sue condizioni si sono stabilizzate, la paziente ha potuto essere sottoposta con successo all’impianto del fegato del donatore da parte del professor Romagnoli e della sua équipe. La ripresa funzionale dell’organo trapiantato è stata valida ed immediata.
La paziente è attualmente ancora ricoverta in Terapia intensiva alle Molinette, ma ha recuperato la stato di coscienza e le sue condizioni cliniche migliorano giorno dopo giorno, così come stanno migliorando le condizioni del suo piccolo, degente presso la Terapia intensiva neonatale dell’ospedale Maria Vittoria (diretto dalla dottoressa Patrizia Savant Levet).
“Un trapianto che si può definire miracoloso, nei tempi, nei modi e nelle procedure. Tutto ha coinciso alla perfezione ed ancora una volta la nostra squadra trapianto è stata perfetta. E ancora una volta è fondamentale ringraziare la generosità della famiglia del donatore, senza la quale questi miracoli non potrebbero avvenire” dichiara Giovanni La Valle (Direttore generale della Città della Salute di Torino).