ilTorinese

Luigi Ontani NapoLeonCentAurOntano. Alla Gam

Fino al 31 luglio 2025
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

La GAM è felice di accogliere in comodato nelle proprie collezioni l’opera di Luigi OntaniNapoLeonCentAurOntano, realizzato nel 2003 in occasione di una personale presso il Museo Napoleonico di Roma. È una delle numerose riletture che l’artista ha realizzato sul tema iconografico del centauro, creatura ibrida e metamorfica che Ontani accomuna al Sagittario, suo saturnino segno zodiacale.

Secondo la mitologia classica il centauro è per metà creatura razionale e per metà passionale, carattere ambiguo che ben si sposa alla figura di Napoleone che spronò e tradì, in pari misura, lo spirito dei lumi quanto quello del Romanticismo. E ben si addice all’artista che non disdegna mai di intrecciare l’espressione dell’intelligenza con quella del desiderio in una sua personale forma di arguto slancio d’arte e vita. Così Napoleone, universale misura di ogni possibile mania di grandezza, offre un ironico specchio al narcisismo dell’artista che, una volta di più, presta il proprio volto alla realizzazione della scultura in ceramica policroma, esempio tra i più rilevanti della sua ricreazione.

L’ibridolo (idolo + ibrido) sarà esposto nell’atrio del primo piano della GAM e avrà il compito, quanto mai adeguato alla sua natura di napoleonica ed ibrida contemporaneità, di congiungere idealmente il percorso delle collezioni del ‘900 con lo spazio dedicato alle esposizioni “Ottocento”, attualmente in corso, e “Hayez”, in programma per ottobre.

 

 

Infohttps://www.gamtorino.it/it/evento/napoleoncentaurontano-di-luigi-ontani/

 

Pd, audizione Orecol: spunti interessanti e criticità

La Commissione Legalità ha audito su richiesta del Consigliere regionale Pd Diego Sarno, il Presidente dell’Organismo regionale per il controllo collaborativo (ORECOL) per sapere come abbia organizzato, nei mesi successivi al suo insediamento, i propri lavori, quali siano state priorità e obiettivi e le relative tempistiche di sviluppo. L’Orecol, operativo dal febbraio scorso, ha come obiettivi la trasparenza e il contrasto all’illegalità negli atti amministrativi della Regione Piemonte e delle partecipate regionali oltre a maggiori controlli sulla gestione delle ingenti risorse del PNRR.

“E’ una coincidenza positiva che l’audizione di Orecol, che ho richiesto e fortemente voluto, si sia tenuta oggi, 19 luglio, perché la diffusione di una cultura della trasparenza e della legalità è scaturita anche dalla tragedia in cui persero la vita il giudice Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina e questo rappresenta un modo concreto per ricordarli. Dalla relazione del Presidente di Orecol sono emerse alcune criticità sulle quali voglio soffermarmi: innanzitutto condividiamo la preoccupazione per “l’esecuzione dei contratti con affidamento diretto, in sottosoglia” dal momento che queste attività negoziate possono sfuggire al vaglio degli organi di vigilanza. Occorrerebbe avviare una battaglia in Parlamento per introdurre opportune modifiche. E’ fondamentale, nelle procedure di vigilanza, tenere gli “occhi ben aperti e le coscienze sveglie”, ben consapevoli della straordinaria capacità della criminalità organizzata di profittare dell’occasione favorevole e di mimetizzarsi, come ci ricorda Don Ciotti” dichiara il Consigliere regionale del Partito Democratico Diego Sarno.

“Preoccupa – sottolinea Sarno – l’attuale inadeguatezza dell’organico e l’insufficienza delle risorse materiali e umane di ORECOL, un organismo che, invece, dovrebbe essere supportato nella sua attività. I temi della legalità dovrebbero, infatti, essere una delle priorità di questa Giunta, come il Codice Etico promesso e ad oggi neanche presentato in forma di bozza, da Cirio dopo l’arresto dell’ex Assessore Rosso. L’attività di controllo di ORECOL è di due tipi programmata o sollecitata da specifiche richieste della Giunta o del Consiglio regionale, ovvero da segnalazioni interne o esterne di dipendenti, di funzionari, di dirigenti o di semplici cittadini. La durata del mandato assegnato ai membri per legge è, tuttavia, legata strettamente alla legislatura. Credo, invece, che sia molto importante che mandato e attività siano slegati e faremo una proposta per aumentare l’indipendenza: è quanto mai opportuna una modifica della normativa concernente il mandato che deve essere svincolato dalla legislatura consiliare”.

“Un altro tema affrontato – prosegue l’esponente dem – è stato quello delicato e strategico dei fondi PNRR. Faremo nostra e porteremo in Aula la proposta di prevedere la partecipazione di almeno un rappresentante dell’Orecol nel Gruppo di Lavoro di attuazione del PNRR, al fine di perimetrare l’ambito di applicazione delle misure, con particolare attenzione alla concentrazione della vigilanza sulla fase esecutiva. E’ fondamentale realizzare, celermente, un’adeguata formazione del personale preposto, DEC e RUP, presso le stazioni appaltanti coinvolte. Attualmente continua a essere fermo da ormai 3 anni il percorso di formazione con Avviso Pubblico, altro inadempimento parziale da parte di Cirio e della sua maggioranza”.

“Infine – afferma Sarno – è stato sottolineato un tema che il Partito Democratico denuncia ormai da molto tempo e sul quale ha aperto una petizione, problema che la Giunta Cirio si ostina a ignorare e addirittura a negare: quello delle liste d’attesa e dell’impossibilità di prenotare una visita medica, dato che non esiste un CUP con un’agenda unica di tutti gli ospedali del Piemonte e che, purtroppo, si sta facendo di tutto per indebolire la sanità pubblica. La lotta per la tutela e il rilancio di una sanità pubblica e universale è sempre stata e continuerà a essere al centro della politica del centro-sinistra”.

“Chiederò che Orecol venga audito ogni 4 mesi – conclude Diego Sarno – perché è importante avere aggiornamenti precisi e puntuali sulla sua attività e sul suo lavoro”.

La polizia individua e denuncia i vandali (ubriachi) delle panchine

Nei primi giorni del mese di luglio alcuni vandali hanno danneggiato le panchine di pietra in piazza Vittorio Veneto nel centro di Torino, il fatto aveva avuto una rilevanza mediatica suscitando indignazione nell’opinione pubblica.

Gli autori avevano sollevato una lastra dai basamenti, rovesciandola e rompendola in due parti, mentre un’altra panchina veniva spaccata ad un’estremità.

L’attività di indagine svolta dal Commissariato PS Centro ha permesso attraverso le immagini di videosorveglianza della zona di identificare i presunti autori del danneggiamento aggravato.

Si tratta di un uomo di 48 anni di origini italiane e un ragazzo spagnolo di 23 anni.

Gli agenti hanno successivamente convocato i due presso il Commissariato di via Verdi per i gravi indizi di colpevolezza a loro carico e per informarli di essere sottoposti ad indagini in stato libertà per il reato di danneggiamento in concorso tra loro, con l’aggravante di aver commesso il fatto su cose esposte per destinazione alla pubblica fede e destinati a pubblica utilità.

L’atto vandalico sarebbe stato commesso in un momento di rabbia e sotto l’effetto dell’alcol consumato durante la notte.

foto Roberto Balestra

Orecol, Regione: audizione in Commissione

Dopo aver ripercorso le funzioni e l’organizzazione dell’organismo, Soprano ha evidenziato la sua “preoccupazione per le nuove disposizioni del codice degli appalti, con la messa a regime delle deroghe per accelerare l’assegnazione degli appalti di piccolo e medio importo e la previsione di nuove soglie per l’affidamento diretto. L’esecuzione di quei contratti può sfuggire al vaglio degli organi di vigilanza e auspichiamo che il legislatore nazionale introduca misure per impedire il verificarsi di condotte dolose, quali corruzione e concussione”.

Un passaggio è stato dedicato anche ai controlli sull’assegnazione dei fondi Pnrr e sull’abuso d’ufficio: “L’attuale situazione ci impone di tenere gli ‘occhi ben aperti e le coscienze sveglie’, consapevoli della straordinaria capacità della criminalità organizzata di infiltrarsi e di mimetizzarsi, come ricorda Don Ciotti”.
In conclusione Soprano ha ricordato la questione delle liste di attesa in Sanità “che  presenta ancora inefficienze, ma è in via di miglioramento, grazie anche all’attuale piano di recupero, che ha consentito di affrontare il problema con metodo scientifico”.

Sono intervenuti per domande e approfondimenti, in particolare sul sistema regionale dei controlli e sui metodi di valutazione della performance, i consiglieri Carlo Riva Vercellotti (Fdi), Diego Sarno (Pd), Francesca Frediani (M40 – Up).

Il mondo delle Ceramiche Lenci: la donazione di Giuseppe e Gabriella Ferrero

Inaugurato un nuovo allestimento alla Galleria Sabauda

Le cronache ufficiali affermano che, quando nel 1919 Enrico Scavini e la moglie Elena König, torinese di nascita da madre austriaca e padre tedesco, fondarono a Torino la fabbrica che aveva in sé l’obiettivo di dar vita a una produzione di giocattoli, bambole, confezioni, articoli di vestiario e arredamenti per la casa, coniarono il marchio Lenci, più facile acronimo del superbo “Ludus est nobis constanter industria”. Una trottola come immagine, il tutto invenzione di Ugo Ojetti. Quelle familiari ricamano che l’invenzione di quel nome racchiuso in cinque lettere altro non fosse che il diminutivo di Helen, di quel Elenchen con cui il padre vezzeggiava la sua bambina e che lei, piccolissima, non riusciva a pronunciare, storpiandolo in “Lenci” appunto. Nel 1925, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Parigi dedicata alle arti decorative, si affacciò l’idea di una nuova produzione di statuette in terraglia smaltata, rientrando con garbo in quello che verrà definito lo “Stile 1925”, pronto ad indirizzarsi verso l’Art Déco. Un’avventura che attraverserà circa quarant’anni, sino al 1964, incontrando la crisi dell’inizio dei Trenta, la scomparsa del fondatore, il periodo della guerra, il boom, altre scelte, l’entrata di nuovi soci.

Quelle statuette, piccole, gentili, eleganti, forse lontane dalla realtà del tempo, disposte più a raccontare il tempo delle fiabe e dei bei sentimenti, andarono ad abitare i salotti dove si riceveva, le consolle e i grandi tavoli al centro della camera d’eccellenza delle case borghesi del tempo, di Torino e non soltanto, arredando, divertendo, impreziosendo. Cose certo no “di pessimo gusto”, a cui anche Gozzano si sarebbe devotamente affezionato. S’affezionarono – o forse il termine è troppo debole, riduttivo, si innamorarono perdutamente – Giuseppe e Gabriella Ferrero, industriali torinesi (con sede in corso Crimea, la SIED svolge attività di produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare idroelettrico), avviando una storia di collezionismo che prese il via sul finire degli anni Ottanta, il mattino di una domenica, passeggiando tra le bancarelle di un mercatino. La riproduzione di un pellerossa, l’altezza di una trentina di centimetri, “le fattezze perfette, i colori splendidamente e vivacemente lucidi, un incanto, “se ti piace perché non te lo compri?”, mi spinge mia moglie – racconta Ferrero, con la gentilezza e la signorilità d’altro tempo -, “la nostra collezione è nata da quel pellerossa”. Poi arrivò l’epoca degli antiquari e dei piccoli negozi di modernariato ormai scomparsi, soprattutto nelle vie del centro, luoghi e occasioni d’obbligo per appassionati e ricercatori, poi internet e le aste con i primi anni del nuovo millennio, in seguito la Consulta – attiva da 36 anni, la SIED è uno dei 40 attuali soci -, la fatica in primo luogo nel convincere gli altri collezionisti a cedere i pezzi già in loro possesso; e il primo approccio con Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali. Nel 2010, in veste di direttrice di Palazzo Madama, Pagella ospitò una prima mostra con i tesori che già facevano parte della collezione Ferrero; oggi, a discorsi avviati e definiti, quella collezione, 132 opere ideate da diciassette artisti attivi per la manifattura Lenci, nella sua fase più creativa, tra il 1928 e il 1936, sono stati donati dai coniugi, in perfetto accordo con le figlie Silvia e Paola, a creare una nuova sezione permanente posta al terzo piano della Manica Nuova di Palazzo Reale, in un ambiente (l’immensità della luce, “da qui l’idea di creare per la collezione una scatola scura, che semplifica la percezione del luogo, in cui la luce naturale dà verticalità allo spazio, mentre il candore delle pareti lascia il passo a un nastro bianco dalla linea sinuosa che accoglie e guida il pubblico alla scoperta delle collezioni, consentendo di avere sempre una visuale dell’intera sala”) giocato tra colori luci e ombre, un abbraccio ben visibile, in cui la collezione si sposa con le opere di vari pittori operanti nella Torino tra le due guerre. L’allestimento è di Loredana Iacopino, moderno, essenziale, segnato da una eleganza tutta particolare.

Ad allinearsi e a proseguire idealmente il “progetto Gualino” a cui i Musei Reali hanno dato vita nei mesi scorsi, nelle vetrine, un’eccellente illuminazione e targhette nitidamente leggibili, in un percorso articolato in dieci temi – la donna moderna, la donna ideale, la donna reale, il tempo e le stagioni, innamorati, scene di vita, miti e storie, il mondo nel vaso, la fiaba e le maschere, animali – trovano spazio le 132 opere, repertorio degli Scavini affidato alla leggerezza, alla maestria, all’ironia, al gusto di artisti come Mario Sturani (del gruppo del d’Azeglio e di Monti, grande amico di Cesare Pavese) – si guardino i suoi “vasi con frutta” o il suo “Ragazzo su elefante” del 1929, Gigi Chessa con i suoi nudi femminili (“Le due sorelle”, ancora del ’29), Ines e Giovanni Grande, che riproducono con grande bellezza quadri di vita contadina e popolare (di lui, i gruppi di “Castore” e “Polluce” e quei piccoli capolavori che sono ”Don Chisciotte e Sancho Pancia”, 1929, e “Il trionfo di Bacco”, 1928 ), di Massimo Quaglino (“Danza campagnola” del ’30), della stessa Elena König di cui “la signorina grandi firme” citata in “Al caffè” del 1933. Ancora Giulio Da Milano, Massimo Quaglino, Giuseppe Porcheddu e Giovanni Riva, autore nel 1930 dell’Angelica di piazza Solferino.

Con la possibilità di ampliare e sostituire le presenze, oggi attorniano le opere della collezione pitture e sculture provenienti dal panorama novecentesco della Sabauda, tele acquistate dallo stato italiano tra il 1935 e il 1942 tramite la Soprintendenza, al fine di incoraggiare l’attività di giovani artisti sul territorio torinese e regionale. Vi figurano opere di Bonfantini, Cremona, Deabate, Albano Galvano e Nini Maccagno, Manzù e Mastroianni, Martina e Menzio e Paulucci, Spazzapan a Vellan, ancora Chessa e Da Milano. Alla conferenza stampa di presentazione, l’assessore alla cultura Rosanna Purchia parla di “lungimiranza piemontese, di gratitudine, di generosità”, Enrica Pagella di “un’importante pagina di storia della città nella città, in una dialettica tra passato e presente che è la linfa per un dialogo vivo, duttile e sensibile con il pubblico di oggi e di domani”, il Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi sottolinea il mecenatismo alto e importante dei Ferrero e la sua presenza ai Musei “in una giornata in cui al Quirinale il Ministero espone le 24 statuette ritrovate a San Casciano ai Bagni”. Giuseppe e Gabriella Ferrero, signorilmente, ricordano come “questo nuovo allestimento vuole essere una testimonianza per la nostra Città di un periodo di grande fervore del “fare”, di imprenditori illuminati che associarono alla laboriosità e all’industria una raffinata sensibilità culturale”. Parole che non pretendono commenti: soltanto un vivo ringraziamento, con la consapevolezza del profumo di un altro tempo.

Elio Rabbione

Le immagini sono di Andrea Guermani. Nell’ordine, un insieme della collezione permanente nell’allestimento di Loredana Iacopino; Gabriella e Giuseppe Ferrero, con Enrica Pagella, alla presentazione della collezione da essi donata ai Musei Reali; “Amanti sul tronco” di Giovanni Grande; “Gli amanti sul fiore” di Mario Sturani”; “Al caffè” di Elena König Scavini.

Montagna, botteghe dei servizi: consegnati gli attestati

Sono stati consegnati a Torino dal presidente Alberto Cirio e dal vice presidente ed assessore allo Sviluppo della Montagna Fabio Carosso gli attestati e le vetrofanie agli esercenti delle botteghe dei servizi, bando finanziato dalla Regione Piemonte con 3 milioni e 700 mila euro e rivolto ai Comuni montani con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.

Tra i criteri per l’attribuzione del punteggio, anche l’indice di marginalità del Comune.

Il contributo massimo previsto per ogni singola domanda era di 50.000 euro, di cui 30.000 per investimenti e 20.000 per spese di gestione.

In totale sono state 107 le domande ammesse, di cui 26 nella città metropolitana di Torino (926.710 euro).

“Con il bando per le botteghe dei servizi abbiamo voluto dare un contributo per far vivere i piccoli comuni: un investimento a favore dei nostri territori, in particolare per le nostre montagne che sono l’anima di una regione che si chiama Piemonte.

Risorse concrete per le attività commerciali che diventano antenne della pubblica amministrazione per offrire servizi preziosi alla cittadinanza e mantenere vive le comunità – ha sottolineato il presidente Cirio – Montagne e borghi non devono essere solo luoghi di villeggiatura in cui trascorrere le vacanze, ma anche zone dove poter vivere tutto l’anno con servizi e attività economiche”.

“Il bando delle botteghe dei servizi è un tassello della più ampia strategia per la montagna che la Regione intende portare avanti per garantire crescita e sviluppo e creare comunità anche nelle zone più marginali. Il prossimo passo sarà il riordino delle Unioni Montane – ha affermato il vice presidente Carosso. Pensiamo a coloro che dalla città si vogliono spostare in montagna ma anche a coloro che dall’estero hanno intenzione di investire in Piemonte”.

Questo intervento si inserisce in un quadro di misure a favore della montagna, già avviate: il bando per incentivare la residenzialità (10 milioni), il bando sulle scuole (500mila euro), il fondo regionale destinato alle Unioni Montane (10 milioni e 700mila euro), il Fondo nazionale FOSMIT trasferito alla Regione per lo sviluppo delle Green Communities piemontesi (9milioni e 200 mila euro) ed i 126 milioni di fondi europei previsti nell’ambito del CSR (Complemento dello Sviluppo rurale, ex PSR) 2023-2027″.

Le botteghe dei servizi sono esercizi commerciali di prossimità per la vendita al dettaglio di beni alimentari e di prima necessità, in cui si integrano attività di informazione per la cittadinanza: in sostanza veri e propri “terminali” per la pubblica amministrazione sul territorio e nel contempo anche esercizi che svolgono altri servizi utili a migliorare la qualità di vita dei residenti.

Internet point, biglietteria del trasporto pubblico locale, noleggio di attrezzature a scopo escursionistico o sportivo, spazi per co-working, sportello postale (previa convenzione con il gestore del servizio), servizi di pagamento e di ricarica telefonica, consegna domiciliare gratuita, somministrazione di alimenti e bevande, vendita di generi appartenenti al settore merceologico non alimentare sono alcuni dei servizi previsti.

La maggior parte delle domande ammesse riguardano il Cuneese ed il Torinese che rappresentano una parte consistente dei Comuni montani ma il contributo regionale si estende di fatto su tutto il territorio.

Torino: Ala di Stura, Brosso, Cantoira, Castelnuovo Nigra, Cesana Torinese, Claviere, Coiro, Exilles, Frassinetto, Massello, Nomaglio, Pinasca, Pragelato, Prascorsano, Pratiglione, Tavagnasco, Traves, Usseaux, Usseglio, Val di Chy, Valprato Soana, Vistrorio, Viù, Salbertrand, Val di Chy, Sant’Ambrogio.

In Piemonte lo shopping viaggia in treno e diventa green

  • navetta gratuita dedicata per Torino Outlet Village
  • collegamenti combinati (treno + bus) per raggiungere tutti i principali outlet del Piemonte

È partita la stagione dei saldi estivi e gli outlet piemontesi sono presi d’assalto. Raggiungerli con i servizi intermodali (treno + bus) del Regionale di Trenitalia è più comodo e green: si evita il traffico e si rispetta l’ambiente.

I servizi di Trenitalia (società capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS), infatti, mettono a disposizione dei viaggiatori collegamenti combinati treno + bus e con un solo biglietto si raggiungono i più famosi centri commerciali della regione.

Da quest’anno, anche il Torino Outlet Village è comodamente raggiungibile con navetta dalle stazioni di Torino Porta Nuova e Porta Susa. Il servizio, attivo nei weekend e giorni festivi e gratuito per i possessori di biglietto del treno o di un abbandonamento regionale, riserva un welcome drink o una card giornaliera, che dà diritto a un’ulteriore riduzione del 10% presso il Village al termine del periodo promozionale.

Con il Regionale di Trenitalia è comodo e green arrivare anche al Serravalle Outlet Designer, il più grande d’Italia: con uno dei 28 treni regionali veloci della linea Torino-Genova si raggiungono le stazioni di Arquata Scrivia, Serravalle Scrivia e Novi Ligure; da qui autobus dedicati viaggiano tra le stazioni ferroviarie e il centro commerciale. Dal piazzale della stazione di Serravalle, partono 11 bus per raggiungere il centro outlet e altrettanti 11 per riportare i passeggeri in stazione. Da Arquata Scrivia sono disponibili 22 bus da e per il centro dello shopping, mentre 14 collegamenti sono attivi tra la stazione di Novi Ligure e l’outlet.

Il servizio treno + bus permette di raggiungere anche Mondovicino Outlet Village. Con i treni regionali veloci della linea Torino-Savona, si arriva a Mondovì e da qui 24 autobus faranno la spola tra la stazione e il centro commerciale.

Per viaggiare con un unico titolo di viaggio, è sufficiente scegliere come destinazione la località “Mondovicino Outlet” o “Serravalle Outlet” sui canali di vendita di Trenitalia.

Lorenza Bravetta nuova direttrice del Mauto

E’ Lorenza Bravetta, torinese, la nuova direttrice del Mauto – Museo nazionale dell’Auto di Torino. Il presidente Benedetto Camerana ne ha dato notizia all’incontro per i 90 anni del Museo. Subentra a Mariella Mengozzi, prima donna alla guida del Mauto, scomparsa lo scorso maggio a
60 anni.

E-mobility, il progetto Gigabat di Comau

Grugliasco (Torino), 19 luglio 2023 – Comau sviluppa una camera per la formazione di celle ad alta efficienza energetica (la formazione è il processo di attivazione della cella, a seguito dell’assemblaggio) nell’ambito del suo impegno nel progetto “GIGABAT”, un’iniziativa europea volta a supportare una transizione sostenibile ed ecologica verso la mobilità elettrica. In tal senso, GIGABAT cerca di consolidare una catena del valore europea per la produzione su larga scala di celle per batterie, con Comau e altri membri del consorzio. Nell’ambito del progetto, si prevede che la tecnologia per la formazione di celle per batterie di Comaugarantirà un risparmio di energia elettrica e termica fino al 20% rispetto a soluzioni simili disponibili sul mercato, grazie al recupero e al riutilizzo del calore e dell’elettricità in eccesso prodotti durante l’intensa procedura di attivazione delle celle che dura più giorni.

L’impegno di lunga data di Comau nel campo della mobilità elettrica è rafforzato da 50 anni di esperienza nel settore automobilistico, a cui si aggiungono tecnologie e competenze innovative nella lavorazione delle carrozzerie di veicoli elettrici, nei sistemi di assemblaggio per trasmissioni e motori elettrici, nella produzione di batterie e nelle strategie di industrializzazione per batterie di nuova generazione. Da un punto di vista tecnologico, Comau ha un’esperienza consolidata e comprovata nell’assemblaggio di motori elettrici, moduli e pacchi batterie (con qualsiasi tipologia di cella: prismatica, pouch, cilindrica), oltre ad essere in grado di coprire le ultime fasi della lavorazione delle celle. Sviluppando anche nuove tecnologie per la produzione delle celle e soluzioni avanzate per la gestione del fine vita delle batterie, Comau è in grado di fornire una strategia a 360° per la mobilità elettrica, dalla produzione allo smaltimento.

Infatti, nell’ambito del progetto GIGABAT, la camera per la formazione di celle ad alte prestazioni di Comau sarà progettata per ottimizzare il recupero e il riutilizzo dell’energia elettrica e del calore, fornendo al contempo un layout compatto della camera e una strategia di gestione del magazzino, rispetto a soluzioni alternative. A tal fine, l’azienda sfrutterà innovativi sistemi di distribuzione dell’energia e un’elettronica di potenza (PE) ad alta efficienza energetica per evitare perdite di energia, riducendo allo stesso tempo la domanda complessiva di energia. Comau utilizzerà inoltre i suoi algoritmi proprietari e piattaforme digitali per ottimizzare ulteriormente il lungo e complesso processo di formazione delle celle.

Guidata da Cidetec Energy Storage, GIGABATriunisce aziende e fornitori europei che possono aiutare l’Europa a raggiungere una posizione di primo piano nella produzione di celle per batterie, ottimizzando al contempo l’efficienza energetica e l’utilizzo delle risorse. Parallelamente, il progetto mira a promuovere la collaborazione tra produttori di celle su scala industriale, aziende produttrici di attrezzature per la lavorazione delle batterie, fornitori di materiali e distributori di energia in rete, che garantiranno il rispetto degli standard di sostenibilità ed efficienza in ogni fase del processo.

“L’Europa si sta muovendo per realizzare una catena di produzione delle batterie sempre più autonoma e le celle ad alta efficienza energetica rappresentano un tassellofondamentale per raggiungere questo obiettivo. La mobilità elettrica rappresenta già una parte importante e in forte crescita del businessComau. Iniziative come queste, che vanno di pari passo con la nostra strategia di sviluppo tecnologico e il nostro costante impegno per abilitare e ottimizzare un’automazione sostenibile, ci consentiranno di coprire sempre di più tutte le fasi del ciclo di vita dell’elettrificazione, raggiungendo un risparmiodi energia elettrica e termica fino al 20%”, spiega Pietro Gorlier, CEO di Comau.

Nell’ambito del forte impegno dell’azienda per lo sviluppo di soluzioni di trasformazione dell’energia, Comau è attivamente coinvolta in tre dei principali consorzi europei per le batterie, con la sua adesione alla European Battery Alliance (EBA), alla Batteries European Partnership Association (BEPA) e alla European Technology and Innovation Platform (ETIP) all’inizio del 2021. Analogamente, Comau è partner di Upcell – European Battery Manufacturing Alliance, un’associazione che promuove la creazione di una catena del valore europea integrata per lo sviluppo e la produzione di batterie elettriche, e partecipa anche a numerosi altri progetti di elettrificazione all’interno dei programmi HORIZON 2020 e HORIZON EUROPE.

Rapina a Eurospin: identificato il rapinatore accoltellatore

La vittima ha subito gravi lesioni alle gambe, salvato dai carabinieri

Una rapina avvenuta presso il supermercato Eurospin in via Forlì 168 ha lasciato un addetto alla sicurezza, gravemente ferito alle gambe. Le indagini hanno visto la raccolta di testimonianze, documentazione sanitaria, immagini di videosorveglianza, portando all’identificazione del presunto rapinatore.

La rapina è avvenuta il 17 aprile 2023, intorno alle ore 18:30. Dopo aver ricevuto una richiesta al 112, i Carabinieri si sono recati sul posto, dove hanno trovato la vittima in stato semi-cosciente e sanguinante sul marciapiede, a pochi metri dall’entrata del supermercato. Prontamente, i militari hanno cercato di contenere la perdita di sangue applicando delle cinture alle sue gambe in attesa dell’ambulanza, che lo ha trasportato d’urgenza al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino.

Successivamente, i carabinieri hanno ascoltato le testimonianze dei dipendenti del supermercato e dei clienti presenti al momento della rapina. Dalle testimonianze raccolte è emersa una ricostruzione coerente degli eventi. La cassiera è stata avvicinata da un individuo sconosciuto con il volto travisato, il quale le ha intimato di consegnare il denaro presente nella cassa. Dopo essersi impossessato della somma, l’uomo èfuggito attraverso l’uscita principale.

L’addetto alla sicurezza, accortosi dell’accaduto, ha iniziato ad inseguire il rapinatore. Durante l’inseguimento, la vittima ha cercato di colpire l’uomo con una cassetta in plastica, ma il rapinatore ha reagito tornando indietro e affrontandolo armato di coltello. In un attacco violento, l’addetto alla sicurezza è stato colpito ripetutamente alle gambe, mentre l’aggressore minacciava di ucciderlo.

Le indagini

La gravità dell’episodio è dimostrata dalla crudeltà con cui il rapinatore ha colpito l’addetto alla vigilanza ferendolo con 10 fendenti agli arti inferiori, pertanto i militari del Nucleo Investigativo, coordinati sin dal primo minuto dalla Procura di Torino, hanno attivato le indagini partendo da una ricostruzione della scena del crimine e della dinamica della rapina. L’analisi minuziosa di testimonianze e delle telecamere di video sorveglianza dell’intero quartiere ha consentito di raccogliere un quadro indiziario grave a carico di un italiano di 53 anni, disoccupato, con precedenti di polizia, che sarebbe sospettato di essere l’efferato rapinatore. Stando alle indagini l’uomo avrebbe agito da solo.

Nel corso delle attività investigative sono emersi ulteriori indizia a carico del 53enne e di un complice, anche questi italiano 49enne, disoccupato, i quali il 5 giugno scorso avrebbero perpetrato una rapina ai danni di un altro supermercato, l’ “IN’S” di via Pragelato, questa volta rubando delle derrate alimentari e strattonando l’addetto alla sicurezza intervenuto invano per fermarli.