ilTorinese

La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?

Oltre Torino. Storie, miti, leggende del torinese dimenticato.

Torino e lacqua

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce.

Il fil rouge di questa serie di articoli su Torino vuole essere lacqua. Lacqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, lacqua come elemento essenziale per la sopravvivenza delpianeta e di tutto lecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.

1. Torino e i suoi fiumi

2. La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia

3. La Fontana Angelica tra bellezza e magia

4. La Fontana dellAiuola Balbo e il Risorgimento

5. La Fontana Nereide e lantichità ritrovata

6. La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?

7. La Fontana Luminosa di Italia 61 in ricordo dellUnità dItalia

8. La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma

9. La Fontana Igloo: Mario Merz interpreta lacqua

10. Il Toret  piccolo, verde simbolo di Torino

6. La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?

Alla fine della classica vasca in centro, dopo essere riemersi dal bagno di folla di via Garibaldi, si arriva in uno dei luoghi piùdiscussi di Torino: Piazza Statuto.

Questa è una delle piazze più conosciute della città, lultima delle grandi aree risalenti al  periodo risorgimentale della capitale sabauda, ed è caratterizzata da eleganti portici che la percorrono lungo tutto il perimetro.

Ha una forma allungata e da essa si dipartono molte strade: via Luigi Cibrario, via San Donato, corso Francia, (che in epoca romana era il tratto iniziale della strada per le Gallie), e via Garibaldi, antico decumanus maximus  della colonia romana Julia Augusta Taurinorum, già conosciuta come via Dora Grossa.

Al tempo degli antichi romani tutta la parte occidentale del castrum del quadrilatero romano veniva usata come necropoli e molto probabilmente  anche come luogo di esecuzioni.

Allinterno della piazza, dedicato allimponente lavoro del traforo del Cenisio-Frejus, vi è il monumento realizzato da Luigi  Bellinel 1879 e solennemente inaugurato  il 26 ottobre dello stesso anno. Sullalta piramide sono poste grosse pietre provenienti dagli scavi del traforo, sulle quali si posano corpi di titani abbattuti in marmo chiaro e, proprio sulla sommità, il genio alato della scienza, con una stella a cinque punte sulla fronte, poi rimossa nel 2013. Lopera è unallegoria del trionfo della ragione sulla forza bruta, riflesso dello spirito positivista dellepoca in cui fu realizzato. Tuttavia nella tradizione popolare a questo significato originario se ne sovrappone un altro, quello secondo cui il monumento celebrerebbe  le sofferenze patite dai minatori per realizzare lopera.

Non è solo per la bellezza architettonica però che Piazza Statuto è ricercata, soprattutto dagli appassionati di magia e mistero, infatti, nel contesto delle leggende esoteriche, essa è nota come uno dei vertici del triangolo della magia nera. Lepicentro dellenergia maligna sarebbe individuato proprio là dove si erge il monumento al traforo, alla sommità del quale, per alcuni, non si troverebbe langelo della scienza, ma Lucifero in persona. Secondo altre ipotesi, invece, lepicentro coinciderebbe con lastrolabio del piccolo obelisco poco distante. In realtà lobelisco fu eretto nel 1808 su un punto geodetico, in ricordo di un calcolo trigonometrico del 1760 sulla lunghezza di una porzione di meridiano terrestre (il gradus taurinensis), eseguito insieme ad altri punti geografici nei comuni piemontesi di Rivoli, Andrate e Mondovì.

Il Diavolo quindi terrebbe le ali spiegate proprio sul vertice del triangolo nero, collegando Torino con Londra e San Francisco, due città altrettanto ricche di misteri e anche scenari di delitti efferati. La leggenda che vede collegate queste tre città è una delle più conosciute al mondo, eppure tra tutti i luoghi chiamati in causa, Torino rimane quello più interessante, in quanto unica cittàad essere divisa a metà: il capoluogo è infatti anche vertice del così detto triangolo bianco, che si formerebbe con Praga e Lione. Non crea meraviglia tra gli appassionati del settore che proprio qui siano venuti in visita personaggi come Nostradamus, Fulcanelli, e Paracelso e non sorprende unaltra delle numerosissime leggende, secondo cui tutti coloro che hanno poteri occulti e divinatori debbano recarsi a Torino per omaggiare il Grande Vecchio, personaggio assai misterioso che risiederebbe tra le colline torinesi.

Al centro della piazza, presso la fontana, vi è laccesso che conduce al sistema fognario, che qui ha il suo snodo principale. Anche questo preciso elemento favorì il crearsi di leggende e credenze che vogliono la piazza come fulcro della magia nera e come altra ipotesi per quel che riguarda lampio discorso sulle tre presunte grotte alchemiche che sarebbero presenti in città

Impossibile dunque rimanere indifferenti davanti alle infinite suggestioni di una città bellissima, malinconica e romantica, ricca di arte e di cultura, ma anche di misteri. 

È così che si passeggia per questa città, sempre sospesi tra luce e ombra, sempre distratti, mentre magari qualcuno ci osserva, tra la folla, da sotto le fognature oppure dallalto, con le ali spiegate e un sorriso ermetico scolpito sul volto.

 

Alessia Cagnotto

Scontro frontale: quattro feriti, due gravi in ospedale

Sono rimaste coinvolte quattro persone nell’incidente stradale avvenuto a Cuneo in via della Grangia. Due sono  ferite lievemente in codice verde, altre due invece sono gravi in codice rosso e sono state trasferite  all’ospedale Santa Croce.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Donna ferita gravemente nello scontro tra auto e camion

E’ in codice rosso all’ospedale di Novara la donna di 70 anni rimasta ferita in uno scontro. L’incidente si è verificato tra la sua auto e un camion a Roccapietra, frazione di Varallo Sesia. L’anziana è stata trasferita in elicottero all’ospedale Maggiore della Carità.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

In visita all’Egizio il nipote dell’archeologo ucciso dall’Isis

Nonno e nipote, uniti simbolicamente nella difesa della cultura.
Ieri Mohammad Al-Hariri, nipote del professore di Palmira Khaled Al Asaad e vincitore della borsa di studio della Regione Piemonte e del Centro Conservazione e Restauro della Venaria Reale, ha visitato il Museo Egizio di Torino, che proprio alla memoria dell’archeologo ucciso dall’Isis ha dedicato la Galleria della Scrittura. 1000 mq inaugurati dal Museo il 21 dicembre e riservati ai geroglifici e alle antiche scritture egiziane. Circa 250 reperti e installazioni multimediali sulla storia antica della scrittura.
Alla visita hanno preso parte l’assessore alla Cooperazione Internazionale della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, il presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin, il direttore del Museo, Christian Greco, il presidente del CCR, Alfonso Frugis e il Segretario generale del CCR, Sara Abram.
Non è un caso che il Museo Egizio abbia voluto dedicare una sala all’eroe di Palmira e che il Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale sostenga la formazione di suo nipote e di altri giovani archeologi siriani. È un motivo di orgoglio per la nostra cooperazione internazionale piemontese mettere al centro la cultura come ponte di dialogo con il mondo arabo in un momento di forte destabilizzazione del Medio Oriente. Come ci insegnava Khaled Al Asaad, la conservazione del patrimonio ereditato dalle nostre antiche civiltà è la strada giusta per costruire la pace” ha dichiarato l’assessore alla Cooperazione internazionale della Regione Piemonte Maurizio Marrone.
Il Museo Egizio da anni valorizza la collaborazione accademica, la ricerca scientifica e la formazione dei giovani a livello internazionale. Si inserisce in questo solco la piena collaborazione con la Regione Piemonte e con il Centro di Conservazione e Restauro della Venaria Reale, che auspichiamo sia foriera di ponti tra le diverse sponde del Mediterraneo e di collegamenti tra i paesi e le culture del Medio Oriente“, hanno dichiarato la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore del Museo, Christian Greco.
Siamo certi che questo intervento di supporto da parte del CCR, in termini di scambio di competenze, possa contribuire alla costruzione di percorsi di conservazione per preservare il patrimonio siriano e per la futura fruizione da parte della comunità, anche come manifestazione tangibile dalla cooperazione tra Paesi. Un intervento che ancora una volta conferma lo sguardo comune con il Museo Egizio, primo partner scientifico del CCR, verso la comunità internazionale per la conservazione e la trasmissione dei beni culturali”, hanno dichiarato Alfonso Frugis, presidente e Sara Abram, segretario generale del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”
Mohammad Al-Hariri, nipote del professore di Palmira Khaled Al Asaad, è vincitore della borsa di studio messa a disposizione dalla Regione Piemonte all’interno del progetto “World Heritage Hero” e dello Young Professionals Forum (YPF) con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale e H.Opes Foundation.
Neolaureato alla Facoltà di Archeologia dell’Università di Damasco, ha raccolto la preziosa eredità scientifica e morale del nonno che fino all’estremo sacrificio difese i beni archeologici di Palmira dai terroristi dell’Isis.
Il progetto, che vedrà Mohammad soggiornare per tre mesi alla Venaria Reale, fino a fine marzo, è finalizzato allo sviluppo di un percorso di capacity building per giovani professionisti siriani responsabili della salvaguardia del patrimonio culturale e studenti meritevoli, anche tramite borse di studio in Italia finalizzate al completamento di percorsi formativi e all’intervento sulla Sala Damascena del Museo Nazionale di Damasco in Siria.

Antonio Ligabue alla Promotrice di Belle Arti, una delle mostre più attese di questo inverno torinese

Aperta dal 26 gennaio al 26 maggio prossimo, curata da Giovanni Faccenda, è la prima mostra realizzata dalla Fondazione Augusto Agosta Tota, a quasi un anno dalla scomparsa di quello che fu amico, promotore e studioso dell’artista.

Si tratta di una mostra comprendente 90 opere, di cui 71 dipinti, 8 sculture e 13 disegni provenienti da collezioni private, che illustrano la vita tormentata e la variegata produzione di un artista eccentrico, ma per certi aspetti incompreso, anche se amatissimo dal pubblico.

“Ho curato molte mostre nel mondo, con protagonisti assoluti come De Chirico, Morandi e Picasso – spiega Giovanni Faccenda – Nessuno di loro, però, riesce ad avere quel seguito di pubblico che ha Ligabue, in quanto nell’artista, come nelle sue opere, si attiva una sorta di rispecchiamento da parte di molti visitatori, che riconoscono in lui un uomo emarginato e sconfitto, ma anche una persona che ha preferito l’isolamento a relazioni sociali finte”.

In mostra sono alcuni dei suoi celebri animali, quali “Testa di tigre” e “Ritorno dai campi”.

“Ligabue aveva studiato gli animali da bambino nei musei e si autodefiniva “pittore di animali” – aggiunge Faccenda – L’artista ritrae animali feroci trovando una sorta di identificazione, un suo personale riscatto rispetto a coloro che lo facevano soffrire. La tigre che azzanna, da lui rappresentata, è un autoritratto, carico di quella ferocia che lui stesso non avrebbe avuto il coraggio di esprimere nella vita reale. Negli altri animali da lui rappresentati, quali cani e gatti, rintraccia quella fedeltà che non aveva trovato negli esseri umani”.

Nella mostra sono presenti alcune opere inedite e alcune opere non viste da molto tempo. Autoritratti che contraddistinguono la sua vita come una sorta di diario. In alcuni di questi emerge anche una tempia insanguinata, testimonianza di quando si batteva con una pietra nella convinzione che sarebbe uscito dalla testa il male che lo attanagliava. Il naso aquilino lo rendeva vicino all’immagine di un artista maledetto.

“È fondamentale che venga spazzato il fraintendimento per il quale Ligabue sia considerato un pittore naif – afferma Giovanni Faccenda – si tratta invece di un pittore autodidatta che ha compiuto una lunga ricerca e un altro fraintendimento che deve essere eliminato è quello di un debito nei confronti di Van Gogh, in quanto ne conosceva a stento l’esistenza. Si può considerare Ligabue vicino alla poetessa Alda Merini. Sono stati a lungo emarginati prima di riuscire a conquistare l’attenzione del grande pubblico”.

Ligabue è stato un pittore fuori dagli schemi, un visionario che ha trasformato la sua vita, la psiche e la sua storia tormentata in opere d’arte straordinarie. L’arte, per Ligabue, non era solo una forma di espressione ma una necessità innata che gli ha permesso di affrontare le difficoltà e i dolori della vita, e questa intrinseca esigenza emerge nella potenza dei suoi dipinti, i quali continuano a colpire ed emozionare ancora oggi.

La mostra offre uno sguardo piuttosto approfondito circa l’evoluzione artistica di questo genio visionario, evidenziando la sua appassionata ricerca artistica. Ligabue sapeva come inventare e rinnovare le sue opere utilizzando colori armonici e, allo stesso tempo, vibranti, creando un intenso impatto emotivo. La sua iconografia risulta popolare e raffinata contemporaneamente, e rivela la sua abilità nel trasmettere suggestioni emotive piuttosto pressanti attraverso la tela. Torino diventa così il palcoscenico di questa mostra straordinaria, offrendo al pubblico l’opportunità di immergersi nell’universo unico di Ligabue. L’esposizione, infatti, attraverso inediti e tele rare, offre una panoramica completa della maestria di questo artista, svelando i segreti dietro le sue opere indimenticabili.

 

Mara Martellotta

Il re “galantuomo” guarda Torino dall’alto

Alla scoperta dei monumenti di Torino / Vittorio Emanuele II, nel corso del tempo, coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso Conte di Cavour, portò a compimento il Risorgimento nazionale e il processo di unificazione italiana. Per questi avvenimenti viene indicato come “Il Padre della Patria”

Situato proprio nell’intersezione tra corso Vittorio Emanuele II e corso Galileo Ferraris, la statua che vede come protagonista re Vittorio Emanuele II, si eleva sopra un’area quadrata ad angoli smussati su cui poggia il basamento rivestito da blocchi e lastroni di granito della Balma. Tale basamento si compone di due serie di gradini la cui seconda è interrotta, in corrispondenza degli angoli, da quattro blocchi prismatici su cui sono scolpite le date a ricordo delle guerre per l’Unità d’ Italia: 1848-1859-1866-1870. Questi blocchi fungono a loro volta da sostegno alle quattro aquile in bronzo sostenenti gli stemmi sabaudi.

Sopra le due serie suddette di gradini si eleva il piedistallo sul cui attico stanno,in posizione seduta, quattro grandi statue in bronzo di figure allegoriche tra cui la Pace, la Libertà, l’Indipendenza e l’ Unità (molto dubbia la quarta figura allegorica). Le quattro statue trovano a loro volta appoggio fra i vani delle quattro colonne in stile dorico di granito rosso che sostengono, superiormente, una trabeazione completa con architrave, fregio, triglifi e cornice; sopra questa trabeazione è disteso il grande tappeto in bronzo sul quale si eleva la grande statua del Re.Vittorio Emanuele II è raffigurato in piedi e a testa scoperta: lo sguardo fiero, solenne, rivolto lontano con nella mano sinistra una spada in atto di vigorosa fermezza.

 

Primogenito di Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna, e di Maria Teresa d’Asburgo-Toscana, Vittorio Emanuele II di Savoia nacque a Torino (precisamente a Palazzo Carignano) il 14 marzo 1820. Va curiosamente fatto presente che alcuni storici moderni hanno dato credito all’ipotesi, data la scarsa somiglianza con i genitori e in base ad altre vicende, che Vittorio Emanuele non fosse il vero figlio della coppia reale, bensì un bimbo d’origine popolana sostituito al vero primogenito di Carlo Alberto morto, ancora in fasce, in un incendio nella residenza del nonno a Firenze. La maggior parte degli storici invece esprime dubbi sull’autenticità della vicenda e la confina nell’ambito del pettegolezzo facendo perdere qualsiasi credibilità all’ipotesi dello scambio.

Ultimo re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e primo re d’Italia (dal 1861 al 1878), fu anche Principe di Piemonte, Duca di Savoia e Duca di Genova.Dopo la sconfitta di Novara e l’abdicazione di Carlo Alberto, si iniziò a definire Vittorio Emanuele II il re galantuomo o re gentiluomo (appellativo con cui è ricordato ancora oggi), che animato da sentimenti patriottici e per la difesa delle libertà costituzionali si oppose fieramente alle richieste di abolire lo Statuto albertino. Nel corso del tempo, coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso Conte di Cavour, portò a compimento il Risorgimento nazionale e il processo di unificazione italiana. Per questi avvenimenti viene indicato come “Il Padre della Patria”.

Vittorio Emanuele II morì improvvisamente, a causa di una polmonite, il 9 gennaio del 1878 all’età di cinquantasette anni. La sua morte suscitò il profondo cordoglio sia della borghesia colta e politicizzata (che aveva partecipato all’avventura risorgimentale), sia dell’esercito di cui il “Re Galantuomo” era stato il capo pragmatico e largamente amato. Con cinque guerre combattute, ventinove anni di regno e uno stato unificato alle spalle, Vittorio Emanuele II fu il simbolo aggregante del Risorgimento italiano, in un paese ancora troppo fragile per sopportare il vuoto istituzionale venutosi a creare con la sua scomparsa.

Il monumento in suo onore fu voluto direttamente da Umberto I che, per riparare alla mancata sepoltura della salma del padre nella basilica di Superga a favore del Pantheon di Roma, comunicò, in una lettera indirizzata alla cittadinanza, l’intenzione di affidare “alla religiosa devozione” dei torinesi “i segni del valore” che il Re aveva conquistato “combattendo per l’unità e l’indipendenza della patria”. Nella stessa lettera Umberto I espresse il desiderio di erigere un monumento che eternasse la memoria del Primo Re d’Italia stanziando, per tale iniziativa, la cospicua somma di un milione di lire.

Venne subito istituita una Commissione tecnica incaricata di promuovere varie iniziative tra cui stilare il Programma di Concorso per il Monumento al “primo re”; il 28 marzo del 1879 la Commissione tecnica, incaricata di esaminare i progetti presentati al concorso, decreta vincitore lo scultore Pietro Costa. Tale decisione suscitò tuttavia, numerose polemiche che si conclusero con una petizione sottoscritta da cinquantadue firme dei maggiori rappresentanti delle Accademie di Belle Arti d’Italia che appoggiarono completamente la scelta della Commissione.

Ma se in meno di diciotto mesi si chiuse l’itinerario che aveva portato alla scelta del progetto, la fase successiva, quella della costruzione, durò circa vent’anni tra disguidi, ripicche e liti che finirono in tribunale. Il 23 novembre del 1896, a quattordici anni di distanza dalla stipula del contratto, Costa scrisse al Sindaco di Torino per giustificarsi dall’accusa “d’essere pigro e negligente” oltreché fortemente in ritardo nella consegna del monumento;nonostante ciò l’artista venne condannato al risarcimento dei danni per inadempienza contrattuale.

Il 15 gennaio del 1898, finalmente la città di Torino entrò in possesso del monumento. Ultimato per le parti bronzee dall’ Officine Costruzione d’Artiglieria di Torino e dall’ ingegnere Prinetti, il monumento venne inaugurato il 9 settembre del 1899 alla presenza dei sovrani, delle autorità cittadine dei principali comuni italiani, nonché degli esponenti della politica nazionale, dell’esercito e dei veterani del 1848. Ci furono tre giorni di festeggiamenti durante i quali Torino ritornò ad essere patriottica e risorgimentale, quasi nostalgica di essere stata (un tempo) capitale d’Italia.

Per quanto riguarda il luogo di collocazione del monumento, va fatto presente che la scelta di posizionarlo nel centro del piazzale, sull’incontro del corso consacrato a Vittorio Emanuele II e corso Siccardi (oggi corso Galileo Ferraris), è stato frutto della Commissione per un ricordo storico nazionale al re “gentiluomo”. L’area circostante il monumento era, nella seconda metà dell’ottocento, una zona in espansione a tipologia residenziale, pronta a recepire gli spunti di una volontà politica che mirava ad attirare a sé il ceto dei notabili e la piccola borghesia emergente. L’operato della Commissione rientrava nell’ambito di quella politica nazionale di costruzione del mito di Vittorio Emanuele II che, facendo ricorso ad attività di propaganda e di educazione “per fare gli italiani” (come disse D’Azeglio), intervenne anche in opere di rimaneggiamento degli spazi urbani e cambiamenti della toponomastica.

Oggi, la statua del Re, sovrasta ancora i tetti delle case dei torinesi dominando con lo sguardo tutto l’arco alpino fino alla magnifica Superga. 

(Foto: il Torinese)

Simona Pili stella

Confartigianato Imprese: “Il Decreto Energia bis danneggia famiglie e pmi piemontesi”

Confartigianato Imprese Piemonte esprime perplessità per le norme contenute nel cosiddetto Decreto Energia bis che rischiano di far pagare la transizione energetica delle imprese industriali attraverso le bollette di famiglie e piccole imprese.

“Consideriamo sbilanciata -afferma Michele Quaglia, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte Autoriparazione – l’attribuzione agli oneri generali di sistema pagati in bolletta dalle piccole imprese e dalle famiglie dei costi per sostenere la produzione di energia rinnovabile delle grandi imprese energivore e la loro agevolazione. In questo modo nel 2024, le pmi del Piemonte rischiano di dover sostenere un impatto di diverse decine di milioni di euro.”

 

Sotto i riflettori soprattutto il passaggio che farebbe pagare gli impianti di grossa taglia alimentati a fonti rinnovabili delle imprese energivore (che sono agevolate pagando molto poco di oneri generali del sistema elettrico) agli oneri generali del sistema elettrico stesso e quindi alle piccole imprese e alle famiglie

 

 “Secondo questo meccanismo -conclude Quaglia– la transizione energetica viene pagata quasi interamente dalle micro, piccole e medie imprese. Si viene a creare uno squilibrio per effetto del quale il mondo produttivo delle piccole imprese e quello delle famiglie si fanno carico degli oneri generali di sistema di loro competenza, del costo delle agevolazioni per le imprese energivore e del costo di realizzazione degli impianti di grande taglia da fonti rinnovabili a loro destinati. E importante, dunque, che il DL venga rivisto per tutelare le piccole realtà locali, vero motore di ogni territorio.”

Senza modifiche, il Decreto Energia bis farebbe pagare a piccole imprese e famiglie sia l’agevolazione degli energivori – fruizione condizionata al fatto che gli energivori coprano almeno il 30% del loro fabbisogno con fonti rinnovabili, – sia i grossi impianti a fonte rinnovabile degli energivori, senza i quali per altro, gli stessi non potrebbero usufruire dell’agevolazione.

Il conto che queste due misure presentano per il 2024, è notevole: circa 650 milioni di euro a carico delle famiglie e quasi 1 miliardo a carico delle piccole imprese. Il conto per gli impianti di grossa taglia, nei tre anni del provvedimento, è di 3 miliardi e 600 milioni circa, che ricadranno poco più di un miliardo sui consumatori e un miliardo e tre sulle piccole imprese.

Ambrogio-Ravello (Fdi): “Esercito in Barriera vittoria dello Stato”

“PER I CITTADINI UNA LIBERAZIONE”

“Grazie al Governo Meloni e al Ministro della Difesa Guido Crosetto, quella di oggi è una giornata di cui andare fieri e orgogliosi: la presenza dell’Esercito in Barriera di Milano è la vittoria dello Stato su degrado e delinquenza, un punto di svolta sia per il quartiere che per tutta Torino”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.
“Per i cittadini – continua Roberto Ravello, dirigente regionale di Fratelli d’Italia – una liberazione: dimostriamo, con fatti concreti, quanto politica e istituzioni possano incidere su tali dinamiche. Chi tifa per le zone franche, chi ha osservato impotente e per anni il fenomeno, oggi riceve una sonora lezione di pragmatismo e di buon governo. Lo avevamo promesso in campagna elettorale e oggi decliniamo quelle parole in azione: vogliamo, perciò, ringraziare i militari e gli agenti impegnati nell’operazione, veri e propri avamposti di speranza e di legalità”.
Così Paola Ambrogio, Senatore torinese di Fratelli d’Italia e Roberto Ravello, dirigente regionale FdI Piemonte.

I 15 anni del progetto “SM – Stare Meglio”

“SM – Stare Meglio” è il progetto innovativo di ricerca e intervento psicologico di gruppo per le persone con sclerosi multipla. È nato nel 2009 dal CReSM – Centro di Riferimento Regionale Sclerosi Multipla dell’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano e dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, con la supervisione della responsabile scientifica del progetto, Silvia Bonino, e in collaborazione con la Fondazione Cosso che ha rinnovato per ulteriori tre anni la convenzione.

In questi primi 15 anni di attività, la Fondazione Cosso ha bandito e assegnato borse di studio per la realizzazione del progetto, ha garantito la copertura e la gestione delle spese di funzionamento e ha messo a disposizione per gli incontri di gruppo le sale del Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo (TO). L’AOU San Luigi Gonzaga, tramite il CReSM, ha gestito la selezione e i rapporti con i pazienti e il Dipartimento di Psicologia ha messo a disposizione il proprio personale e le attrezzature scientifiche. Tra le iniziative, la pubblicazione del volume nel 2021 “Vivere con la sclerosi multipla. SM – Stare Meglio: un percorso di gruppo per il sostegno psicologico a persone neo-diagnosticate” (Erickson) di S. Bonino, M. Borghi, E. Calandri, F. Graziano, che sarà presto tradotto in inglese per la comunità internazionale, da Routledge, il più importante editore internazionale per le scienze umane.

Nel mondo si calcola siano 2.9 milioni le persone affette da sclerosi multipla. Una malattia cronica del sistema nervoso diagnosticata in prevalenza in età giovanile e adulta e che colpisce prevalentemente le donne, per la quale non esistono terapie risolutive. Nel periodo che segue la diagnosi prevalgono perlopiù emozioni negative (rabbia, depressione) e forti reazioni difensive (rifiuto, negazione, chiusura) che rischiano di bloccare a lungo anche le persone con maggiori risorse, con un aggravio di sofferenza. Ne deriva l’esigenza di un sostegno psicologico per affrontare le rilevanti difficoltà poste da una malattia che impone una ricorrente ristrutturazione di sé, della propria identità, dei propri obiettivi e mete significative, e delle modalità con cui raggiungerli.

Il lavoro di ricerca svolto nell’ambito del progetto “SM – Stare Meglio” è avvenuto su un terreno “di frontiera”, soprattutto a partire dal 2015: in aree, cioè, poco esplorate sia a livello di intervento sia di ricerca, con ottimi risultati clinici e di ricerca, puntualmente pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Il progetto, in particolare, ha attivato un intervento di sostegno psicologico di gruppo, strutturato e continuativo nel tempo, particolarmente innovativo per le sue caratteristiche, i suoi contenuti e il luogo in cui si è svolto: il Castello di Miradolo. Il percorso di sostegno, poi, si è rivolto, a partire dal 2011, ai neo-diagnosticati, una categoria di pazienti particolarmente vulnerabili e in difficoltà per l’impatto della diagnosi e sui quali gli interventi e gli studi, anche a livello internazionale, continuano ad essere pochissimi. Ancora, l’attenzione è andata in modo privilegiato ai giovani, perché l’aumento delle diagnosi in età giovanile pone grandi problemi di definizione di sé, di costruzione dell’identità, di autonomia e progettualità per il futuro. Parallelamente all’analisi dell’essere genitori con figli malati è emersa inoltre la necessità di affrontare la tematica di essere genitori con sclerosi multipla e l’ulteriore criticità di essere donne e allo stesso tempo madri con la malattia, una problematica ancora poco esplorata.

 

INFORMAZIONI

Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (TO)

Informazioni: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

www.fondazionecosso.com

 

Misure antismog: prosegue il livello 0 (bianco)

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Fino a mercoledì 24 gennaio in vigore le sole misure strutturali

Sulla base dei dati previsionali sulla qualità dell’aria forniti  da Arpa Piemonte è stato confermato il livello 0 (bianco) delle misure antismog. Fino a mercoledì 24 gennaio 2024 compreso – prossimo giorno di controllo – resteranno pertanto in vigore le sole misure strutturali di limitazione al traffico.

Eventuali variazioni del semaforo antismog in vigore, con le relative misure di limitazione del traffico, verranno comunicate il lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entreranno in vigore il giorno successivo.

L’elenco completo delle misure antismog a tutela della salute, delle deroghe e del percorsi stradali esclusi dai blocchi è disponibile alla pagina www.comune.torino.it/emergenzaam