ilTorinese

Giornate FAI di Primavera, ecco tutti i luoghi aperti

Il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano

Sabato 23 e domenica 24 marzo 2024

Elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it

IN PIEMONTE

Sabato 23 e domenica 24 marzo tornano le Giornate FAI di Primavera, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese: 750 luoghi in 400 città saranno visitabili a contributo libero, grazie ai volontari di 350 delegazioni e Gruppi FAI attivi in tutte le regioni (elenco dei luoghi e modalità di partecipazione, consultabili su www.giornatefai.it).

Le Giornate FAI di Primavera si confermano nella loro trentaduesima edizione uno degli eventi più importanti e significativi per conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Un’esclusiva opportunità di scoprire un’Italia meno nota, di luoghi solitamente inaccessibili, dalle grandi città ai borghi, da veri e propri monumenti a luoghi curiosi e inediti, che tuttavia ugualmente raccontano la cultura millenaria, ricchissima e multiforme del nostro Paese. Un modo per contribuire alla tutela e alla valorizzazione di questo patrimonio, che va innanzitutto conosciuto, frequentato, e prima ancora, raccontato. È questa la missione del FAI: “curare il patrimonio raccontandolo”, a cominciare dai suoi 72 Beni aperti al pubblico durante l’anno, ma ampliando e arricchendo questo racconto proprio in occasione delle Giornate FAI di Primavera, quando 750 luoghi saranno aperti in tutta Italia grazie a migliaia di delegati e volontari del FAI e agli Apprendisti Ciceroni, giovani studenti appositamente formati per raccontare le meraviglie del loro territorio. Le Giornate del FAI offrono un racconto unico e originale dei beni culturali italiani, che risiede nella loro Storia intrecciata con la Natura, nei monumenti e nei paesaggi, nel patrimonio materiale e immateriale, e nelle tante storie che questi possono raccontare, che insegnano, ispirano e talvolta anche commuovono. Un racconto corale e concreto che si fonda sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati che in numero sempre maggiore vi collaborano grazie a una vasta e capillare rete territoriale con un unico obiettivo: conoscere e riconoscere il valore del patrimonio italiano per tutelarlo con il contributo di tutti, perché appartiene a tutti.

Le parole del Presidente del Fondo per l’Ambiente Italiano Marco Magnifico in occasione della XXXII edizione delle Giornate FAI di Primavera: “Raccontare il patrimonio culturale per educare la collettività a proteggerlo e a prendersene cura: da questa necessità nacquero nel 1992 le Giornate FAI di Primavera dando vita, e poi corpo, e poi forza ad una impressionante struttura di volontariato – le Delegazioni del FAI -, che con entusiasmo e pervicacia eccezionali in questi trentadue anni hanno aperto al pubblico 15.540 luoghi dimenticati o difficilmente visitabili raccontandoli, appunto, con semplicità e passione a ben 12 milioni e 515.000 di cittadini. Ai benefici di questo raccontare se ne è ora aggiunto un altro: quello della fisicità e del ruolo che essa ha per un vero apprendimento.”

Ecco alcune delle aperture più interessanti in Piemonte:

TORINO

Palazzo Carpano già Asinari di San Marzano

Il Palazzo Asinari di San Marzano, ottimo esempio di dimora nobiliare della seconda metà del ‘600, sorge nel cuore di Torino in quello che un tempo era l’isolato di Sant’Aimo, costruito a seguito del secondo ingrandimento della città nel 1673, voluto dal Duca sabaudo Carlo Emanuele II. In questo luogo il marchese Ottavio Asinari di San Marzano fece costruire la propria residenza, affidando il progetto a un grande ingegnere di casa Savoia, Michelangelo Garove: il risultato dei lavori condotti tra il 1684 e il 1686 può essere considerato uno dei suoi capolavori. L’elegante palazzo è uno dei più raffinati e affascinanti esemplari del barocco piemontese, protetto dallo Stato italiano come monumento nazionale. Di grande impatto scenografico è l’atrio arricchito da colonne tortili che sorreggono una volta a vela che abbraccia coloro che entrano, mentre la presenza di alcune sculture seicentesche sottolinea il gusto raffinato dei committenti. L’atrio permette di accedere al cortile ideato per offrire alle carrozze l’agio di entrare e invertire la marcia; all’epoca esisteva anche un secondo cortile destinato alle scuderie e alla rimessa, ma nel 1885 venne chiuso dal fondale neobarocco per opera dell’architetto piemontese Camillo Boggio, tuttora visibile. Gli interni furono rinnovati a metà ‘700 dall’architetto Benedetto Alfieri e dal Martinez, in stile impero: i solai lignei colorati furono occultati da finte volte ornate a stucco, le sale arricchite da sovrapporte, boiseries, specchiere e arredi. Ritrovo in passato di politici e letterati, nel 1946 il cavaliere del lavoro Silvio Turati ne fece la sede della società Carpano, produttrice del famoso vermut, inventato nel 1786, il Palazzo oggi è sede di uffici. L’apertura durante le Giornate FAI prevede la visita dell’atrio, dello scalone composto da due rampe con balaustre in marmo rosa e dell’appartamento aulico al piano nobile, eccezionalmente aperto per il FAI e normalmente non fruibile.

Centro di Produzione RAI

Inaugurato nel 1968, il Centro di Produzione RAI di Torino è, con Roma, Milano e Napoli, una delle strutture in cui viene realizzata la maggior parte dei programmi televisivi dell’azienda. Progettato da Umberto Cuzzi e Felice Bardelli, il Centro si sviluppa su un’area di circa 3000 metri quadri che comprende, oltre agli studi televisivi e le redazioni, una serie di laboratori necessari alla produzione televisiva come quello di montaggio e sonorizzazione, quello di montaggio e grafica, quello di falegnameria, decorazione e arredi, quello di costumi e trucco e infine il Museo della Radio e della Televisione RAI. In più di cinquant’anni di attività, il Centro di Produzione RAI di Torino ha realizzato programmi di tutti i generi, dalle news alla fiction, dall’intrattenimento all’animazione, dalla musica all’educational. Un’occasione unica per scoprire il ‘dietro le quinte’ delle produzioni RAI grazie all’apertura eccezionale durante le Giornate FAI di Primavera dello Studio TV1 e lo Studio TV4. Lo Studio TV1, uno tra i più grandi di tutta l’azienda, ha una platea di 820 metri quadri di superficie, un’altezza di 12 metri con grigliato per il posizionamento delle luci sceniche e doppie pareti con intercapedine per garantire un adeguato isolamento acustico. Qui sono stati prodotti alcuni dei programmi più amati dal pubblico come Ulisse – Il Piacere della scoperta, L’Albero Azzurro, Passaggio a Nord Ovest e molti altri ancora. Lo Studio TV4, dedicato alla testata giornalistica TGR, ha una platea di 430 metri quadrati di superficie 2023 è tra quelli più all’avanguardia per le soluzioni tecniche ed ergonomiche grazie alla recentissima ristrutturazione del 2023. Da qui vengono trasmesse in HD le due edizioni giornaliere del telegiornale regionale del Piemonte, oltre alla striscia settimanale Buongiorno Regione e l’edizione del TG Leonardo a diffusione nazionale. Il percorso si chiude con la visita alle sale del Museo della Radio e Televisione RAI, rinnovato nel 2020, uno spazio esperienziale che invita il pubblico a vivere da protagonista un viaggio nel tempo che parte dai primi mezzi di comunicazione fino ai giorni nostri.

Accademia di Liuteria Piemontese San Filippo

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

L’Accademia di Liuteria Piemontese San Filippo ha sede nel cuore della città di Torino, a pochi passi dal Museo Egizio e da Palazzo Carignano, presso il Complesso Monumentale di San Filippo Neri, costruito nel 1891 per volere del duca sabaudo Carlo Emanuele II allo scopo di ospitare la congregazione dei Padri Filippini. L’Accademia nasce nel 2010 da una collaborazione tra il Maestro liutaio Enzo Cena e la congregazione, con il fine di tramandare la bellezza e il rigore del mestiere di liutaio, straordinaria eccellenza piemontese. All’interno dei locali al pianterreno si potrà visitare la Sala Valfrè, che fino al 1998 ha ospitato la cappella di S. Anna, adibita alla celebrazione di matrimoni. Fu probabilmente qui che, nel 1863, il primo ministro Urbano Rattazzi sposò, quasi in segreto, Maria Wyse Bonaparte, nipote di Napoleone. Al piano superiore troviamo il laboratorio dove attualmente gli studenti seguono i corsi formativi per progettare, realizzare e collaudare lo strumento ad arco scelto. Oltre alla storica Sala Valfrè al piano terra durante le Giornate FAI si visiterà il laboratorio dove ascoltare, direttamente dalla voce degli studenti, la loro esperienza nella pratica e nel perfezionamento delle abilità manuali. Dopo un emozionante affaccio dall’alto sulla lunga navata di circa 70 metri di lunghezza e sulla caratteristica volta a botte della chiesa di San Filippo, sarà possibile visitare anche al piano “infernotti” la grande sala adibita a concerti ed eventi in cui ammirare gli strumenti, i legni e i materiali utilizzati per la loro costruzione.

Energy Center House (PoliTo)

Situato all’interno del campus del Politecnico di Torino, l’Energy Center House è il pilastro del progetto Energy Center Initiative (ECI), lanciato dall’Ateneo nel 2016 con l’obiettivo di avviare una serie di azioni e progetti per supportare e fornire consiglio strategico alle autorità locali, agli enti nazionali e transnazionali sulle politiche e le tecnologie energetiche da adottare. L’Energy Center House ospita start-up, pubbliche amministrazioni, aziende e altri soggetti attivi nei comparti della ricerca e sviluppo, del management, della policy e del decision-making in campo energetico. Al suo interno anche l’Energy Center Lab, il Centro Interdipartimentale che è il motore scientifico dell’iniziativa Energy Center, dove competenze multidisciplinari di ricercatori e docenti vengono condivise con l’obiettivo di sviluppare tecnologie e sistemi integrati per un utilizzo più responsabile delle risorse. La struttura, ideata per soddisfare requisiti elevati in termini di ambiente, prestazioni energetiche e di comfort termico, ha vinto l’Italian Gyproc Trophy ed è stata candidata all’International Saint-Gobain Gyproc Trophy 2016, nella categoria di Innovation & Sustainability. In occasione delle Giornate FAI i visitatori scopriranno le particolari caratteristiche architettoniche dell’Energy Center, costruito secondo i principi della sostenibilità: l’edificio, infatti, autoproduce parte dei propri fabbisogni energetici attraverso risorse on site, tra queste troviamo l’utilizzo di acqua sotterranea come fonte di calore e pozzo per riscaldamento e raffrescamento e pannelli fotovoltaici per la produzione di elettricità.

QUASSOLO (TO)

Centrale Edison Quassolo

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Il 15 settembre 2023, Edison ha inaugurato una nuova centrale idroelettrica a Quassolo, in provincia di Torino. Situata lungo la sponda sinistra del fiume Dora Baltea, è un impianto ad acqua fluente di piccola derivazione con una potenza installata di 2.700 kW e una producibilità di 8.300.000 kWh all’anno, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 3.000 famiglie e di evitare l’emissione in atmosfera di 3.300 tonnellate di CO2 all’anno. L’idea del progetto risale al 2013, mentre i lavori di costruzione, iniziati nel novembre 2021, si sono conclusi nel giugno 2023. In fase di progettazione è stata rivolta particolare attenzione agli impatti sul territorio e alla conservazione del contesto paesaggistico, con l’obiettivo di assicurare la naturale integrità ecologica del fiume Dora Baltea, a conferma dell’impegno di Edison per la tutela dell’ambiente. I residenti dei comuni di Quassolo, Borgofranco di Ivrea, Quincinetto, Tavagnasco, Montalto Dora e Settimo Vittone, oltre ai clienti di Edison Energia di tutta Italia, hanno contribuito al finanziamento per la realizzazione della centrale aderendo alla campagna di crowdfunding – Edison Crowd per Quassolo – lanciata dal Gruppo nel 2022, scegliendo così di supportare la transizione energetica sul proprio territorio. Edison è stato il primo operatore energetico in Italia a lanciare iniziative di questo tipo già nel 2018, concludendo con successo ben tre campagne di crowdfunding.

CASTIGLIONE TORINESE (TO)

Impianto di depurazione SMAT

Situato a circa 10 km da Torino, l’impianto di depurazione Smat di Castiglione Torinese è il più grande in Italia e rappresenta un importante esempio di connubio tra tecnologia e natura. Attivo dal 1984, l’impianto centralizzato Smat è il punto di incontro tra le esigenze di realizzare infrastrutture complesse, altamente tecnologiche e le esigenze di preservare un ambiente naturale di elevato pregio al fine di garantire la depurazione delle acque reflue. La costruzione dell’argine a protezione del sito con terre provenienti da cave del fiume Po, la successiva riqualificazione delle aree, la piantumazione di boschi e la realizzazione di aree naturalistiche, sono alcune delle attività eseguite nel tempo che hanno portato un importante valore aggiunto ad un’opera che è un “unicum” nel panorama italiano. Se fino ai primi anni Ottanta il Po riceveva le acque reflue con un forte scompenso ecologico, grazie al depuratore e a un processo di rinnovamento continuo, oggi vengono immesse nel fiume le acque depurate di ben 43 Comuni della cintura torinese, incluso il capoluogo. Operativo sette giorni su sette e ventiquattro ore su ventiquattro, in occasione delle Giornate FAI sarà possibile visitare, con un pulmino, i vari impianti del complesso e scoprire le fasi di depurazione. Il percorso terminerà nell’area verde con la visita alla vasca che raccoglie l’acqua potabile.

RONCO CANAVESE (TO)

Fucina del rame

In borgata Castellaro, sulla sponda sinistra del torrente Soana, sorge un’antica fucina per il rame risalente al 1675, come attestato da una scritta su pietra all’interno del fabbricato principale “IHS Glaudo Calvi 1675”. L’opificio rimase in attività fino al 1952 e la sua funzione produttiva è testimoniata dalle dimensioni inusuali come, ad esempio, la notevole altezza dei locali interni. Essa è la documentazione storica di un modo di lavorare che sfrutta le risorse locali: acqua, minerali e legname. Gli edifici della fucina sono stati ceduti al Comune di Ronco dall’ultimo proprietario, il signor Domenico Magnino, quando trasferì la sua attività a Cuorgnè. Il complesso è costituito da una fucina grande, adibita alla lavorazione del rame, da una fucina piccola per la lavorazione del ferro e dal carbonile, per la produzione del carbone di legna. Un canale, derivato dal Soana a monte dell’opificio, spingeva l’acqua sulle ruote in ferro che mettevano in moto i magli e su due trombe idrauliche in legno per la ventilazione delle forge. Si producevano principalmente manufatti utilizzati dagli abili calderai della Val Soana, ma non è escluso che in alcuni periodi storici – come quello napoleonico – la fucina sia stata adibita a produzioni belliche. In seguito a un accordo con il Comune, il Parco Nazionale Gran Paradiso ha ottenuto la gestione di tutto il complesso e ne ha curato la ristrutturazione e l’allestimento interno realizzando, tra l’altro, un moderno laboratorio didattico con dotazione di audiovisivi e una mostra di manufatti in rame realizzati dai calderai “ruga” della Valle. La fucina di Castellaro è ora un ecomuseo.

SANT’ANTONIO DI SUSA (TO)

Rifugio Antiaereo II Guerra Mondiale

Il rifugio antiaereo si trova nel comune di Sant’Antonino di Susa, nel giardino dei Medagli, di fronte alla stazione ferroviaria. Costruito nel 1943 a opera del Cotonificio Valle Susa – come risulta dalla lettera inviata dal commissario prefettizio al Comitato Provinciale di Protezione Antiaerea il 15/3/1943 e completato il 13 luglio dello stesso anno -, poteva contenere fino a 100 persone. L’edificio, realizzato in calcestruzzo a 4 metri sotto il livello di calpestio, è ricoperto in terra e non facilmente individuabile dall’alto. Di dimensioni contenute (circa 34 mq), sono ancora ben visibili una traccia per l’illuminazione elettrica e alcune condotte per l’areazione forzata, entrambi probabilmente azionate a pedali. La struttura era standard per edifici di questo tipo: una scala di accesso conduce alla stanza dove erano collocate le panche per i rifugiati ed era presente una via di fuga di emergenza. Il rifugio santantoninese è l’unica costruzione di questa tipologia ancora visibile in valle di Susa. La sua messa in sicurezza è stata realizzata di concerto dall’amministrazione comunale, i Vigili del Fuoco del Distaccamento di Sant’Antonino – Borgone e l’Unitre. Quest’ultima ha curato la ricerca storica e la preparazione del materiale documentario, mentre il Comune ha provveduto alla recinzione dell’area di accesso, nonché alla sua riapertura al pubblico il 15 ottobre 2016. In occasione delle Giornate FAI, sarà possibile rivivere la parte di storia della II Guerra mondiale che ha interessato questo tratto della Valle di Susa, grazie alle numerose storie che testimoniano il coinvolgimento delle famiglie nell’ospitare sfollati e offrire rifugio a famiglie ebree.

CASALE MONFERRATO (AL)

Palazzo Leardi

Ubicato nel centro storico di Casale Monferrato, Palazzo Leardi fu costruito alla fine del Settecento dal conte Diego Leardi su probabile progetto del Magnocavallo. Nel 1858, per volontà testamentaria del conte, fu trasformato in Istituto e convitto a beneficio dei giovani appartenenti alla classe meno agiata. Nelle sue aule sono passati insigni personaggi come il primo Preside Pio Rosellini, il cui famoso erbario, Flora Monferrina, è conservato all’interno nell’Istituto. Al momento della donazione il fabbricato era costituito solo dalla metà della facciata che oggi guarda via Leardi, sviluppandosi verso via Mameli. Il terreno rimanente era ed è ancora circondato da un muro di cinta che racchiude il giardino e la porta della chiesa di S. Maria Maggiore di Piazza, fatta ricostruire dal conte Leardi nel 1826. In occasione delle Giornate FAI i visitatori potranno scoprire il maestoso androne con la statua di Filippo Mellana, lo scalone realizzato con la tecnica del trompe-l’oeil, l’Aula magna, un tempo salone d’onore, l’aula degli insegnanti con l’esposizione di antiche strumentazioni di agrimensura e i disegni della scuola del grande scultore liberty Leonardo Bistolfi.

CASSANO SPINOLA (AL)
Palazzo Millelire

Aperto per la prima volta al pubblico in occasione delle Giornate FAI di Primavera, Palazzo Millelire è una casa signorile eletta a residenza della nobile famiglia genovese degli Spinola, quando il Castello di Cassano fu abbandonato in favore di dimore più lussuose e comode. Il palazzo, di cui abbiamo notizia già dal 1608, assume le forme architettoniche tipiche dei palazzi genovesi del XVII secolo: doppio loggiato, tetto a quattro falde, portale solenne, vasto salone riccamente affrescato e ampio giardino interno, conservatosi sino alla fine dell’800. Il palazzo rimase di proprietà degli Spinola sino al 1687. Si succedettero altri proprietari sino al 1851, quando l’edificio venne acquistato dalla nobile famiglia Albini-Millelire che lo trasformò in una comoda dimora dove ancora è possibile ammirarne il fascino ottocentesco. Il palazzo, oggi di proprietà della famiglia Merloni, conserva al suo interno una importante raccolta di dipinti del Seicento genovese. Si potrà quindi scoprire una pregevole pinacoteca con numerose opere di questo felice periodo, tra cui quelle di Domenico Fiasella, uno dei più importanti pittori dell’epoca, di Domenico Piola con il suo stile estroso e vivace, di grandi maestri come Luca Cambiaso e Bernardo Strozzi e di Anton Maria Maragliano, scultore tra i più rappresentativi dell’epoca.

TRISOBBIO (AL)
Castello e Borgo di Trisobbio

Adagiato nel verde delle colline dell’Alto Monferrato, il borgo di Trisobbio, compreso tra i corsi dell’Orba e della Bormida, si sviluppa secondo il modello urbanistico medievale del “recetto”: attorno al vertice della collina, dominata dal Castello, si dipanano tre anelli concentrici dove sono distribuite le abitazioni. La leggenda narra che il paese sia stato fondato da tre famiglie di uomini sobri, fratelli di sette uomini ebbri, fondatori di Strevi, e da qui Tres Sobri. Il borgo potrebbe avere addirittura origini etrusche, ma le prime notizie certe risalgono al 1023; i documenti, invece, attestano il nome Trexoblo a partire dal 1040. In epoca medievale Trisobbio fu feudo dei Marchesi del Bosco; dal 1240 passò ai Malaspina e, successivamente, alla famiglia Boccaccio. Nel 1536 entrò a far parte dei possedimenti dei Gonzaga e dopo degli Spinola. Occupato dalle truppe francesi, seguì, infine, la sorte del Regno di Sardegna, fino all’Unità d’Italia del 1861. Di proprietà comunale, il Castello che domina Trisobbio è stato costruito agli inizi del XIII secolo e conserva ancora oggi la forma originaria, mentre la torre è stata realizzata durante i lavori di ristrutturazione avviati nel 1913 dal marchese Spinola. Di particolare pregio la Parrocchiale, dedicata a Nostra Signora Assunta, risalente alla fine del XIV secolo e che oggi si presenta in stile barocco dopo vari interventi nel corso dei secoli. Al suo interno sono conservati gli affreschi realizzati dai fratelli Ivaldi, la cui produzione fu vastissima e spazia per l’intero Piemonte, e due tele di Michele Beccaria, nato a Trisobbio nel 1568, Parroco di Montaldo e pittore assai prolifico. In occasione delle Giornate FAI i visitatori saranno accompagnati lungo i tre anelli concentrici del borgo per scoprire il Castello, il Palazzo Comunale, la Parrocchiale e l’Oratorio attraverso la narrazione delle antiche vicende, delle tradizioni locali e delle peculiarità enogastronomiche. Infine, per gli amanti della natura, un percorso ad hoc che si sviluppa lungo l’incontaminato fondovalle del rio Stanavasso, di importante pregio naturalistico all’interno della tartufaia di Trisobbio.

ACQUI TERME (AT)
Castello dei Paleologi

Il Castello dei Paleologi, situato nel centro di Acqui Terme, è un complesso edilizio articolato: nacque come residenza vescovile, poi trasformato in fortezza militare, in seguito convertito in carcere e oggi ospita il Museo Archeologico e un parco cittadino dotato di un birdgarden ricco di essenze arbustive locali e popolazioni di insetti, uccelli, anfibi e minuscoli mammiferi. Eretto nel 1506, dal 1260 venne acquisito dai marchesi Paleologi del Monferrato che lo ricostruirono nella forma in parte ancora attuale e lo utilizzarono come fortezza militare. I Paleologi, salvo brevi intervalli in cui la città passò sotto l’egida di Roberto d’Angiò e poi sotto quella dei Visconti di Milano, ne conservarono il controllo fino al 1536; fu poi la volta dei Gonzaga di Mantova e, dal 1708, dei Savoia. Nei secoli la struttura subì molti danni a cui seguirono varie ricostruzioni; smantellata nel 1815 dai Savoia come presidio militare, impiegata poi come carcere, dal 1967 ospita il Civico Museo Archeologico. Del nucleo originario medievale del castello non rimane ormai più nulla. Le strutture più antiche attualmente esistenti, risalenti alla seconda metà del XV secolo, coincidono con il ponte levatoio e una parte della cinta muraria con torre difensiva angolare. Di epoca napoleonica è tutta l’ala separata delle ex-Carceri. In occasione delle Giornate FAI, oltre al birdgarden, alle sale e in via straordinaria ai depositi del Civico Museo Archeologico, sarà possibile visitare il rifugio antiaereo, aperto eccezionalmente e realizzato nel 1943 dall’ingegnere Venanzio Guerci.

BIELLA
Cittadellarte – Fondazione Pistoletto

Nata per volontà dell’artista Michelangelo Pistoletto, la Cittàdellarte è un tipico esempio virtuoso di riconversione industriale: acquistato dal noto artista italiano nel 1991, l’edificio ha ospitato fino agli anni ’70 del Novecento le attività del Lanificio Trombetta. In questo luogo vocato alla produttività, Michelangelo Pistoletto ha dato origine alla Fondazione che porta il suo nome, luogo di congiunzione tra il passato e il futuro di un territorio, il distretto industriale biellese, che ha fatto della creatività il proprio punto di forza. Un vero e proprio percorso di rigenerazione funzionale e culturale: l’ex fabbrica di tessuti, ristrutturata, diventa fabbrica di idee, cultura e progetti di grande valore sociale. È un laboratorio aperto e attivo, una Università delle Idee, che crede nella forza della creatività artistica. L’attività svolta dalla Fondazione Cittadellarte è oggi in costante ascesa ed entra concretamente in relazione con le strutture e le istanze del tessuto socio-economico, concependo e mettendo in atto progetti rivolti ad una trasformazione sociale, responsabile a livello locale e globale. Un laboratorio-scuola dedicato alla sperimentazione e allo sviluppo di pratiche che traducono in realtà il simbolo del Terzo Paradiso, concetto al centro della ricerca artistica di Pistoletto e che rappresenta, a livello filosofico, la connessione equilibrata tra l’artificio e la natura.

NOVARA
Palazzo Episcopale

Situato in pieno centro, il Palazzo Episcopale di Novara è composto da un doppio porticato, in origine con sei archi, scandito da colonne di ordine dorico al pian terreno e ionico al piano superiore, tutte realizzate in granito di Baveno. È probabile che una Domus Episcopi esistesse in quest’area sin dalla costituzione della diocesi. Successivamente, con l’affermarsi della Signoria Vescovile, mutò il nome in Palatium. Nel 1147 è nominato il Palatium Novum, nel 1233 il palazzo è chiamato Pictum, segno che era ornato di pitture anche all’esterno. I Vescovi della prima metà del sec. XIV, in particolare Guglielmo da Cremona, alzarono di un piano tutto il complesso e costruirono una nuova cappella palatina, sovrapposta alla precedente di S. Siro. Al primo piano, nell’atrio del salone della Maddalena, si notano alcuni resti dell’antico Palazzo Medievale: un affresco ed una colonnina con capitello antropomorfo. Notevole la Sala Verde con le grandi tele delle Storie di Mosè ed i Dottori della Chiesa. In occasione delle Giornate FAI, oltre a scoprire la storia di questo antico palazzo, si potranno ammirare, nel Salone della Maddalena, gli affreschi del XV secolo e alcune tele del XVII secolo.

MIASINO (NO)
Itinerario nel borgo
Il bellissimo borgo di Miasino sorge lungo la riviera occidentale del Cusio, a mezza costa tra il Lago d’Orta e la montagna. Di origine gallica, si è arricchito nel tempo di numerose residenze signorili, grazie alla folta presenza di famiglie borghesi e aristocratiche fra il Seicento e il Settecento. Tra le dimore più eleganti spicca Villa Nigra, caratterizzata da grandiosi loggiati interni, balaustre in granito e ferro battuto e decorata da pregevoli affreschi. L’itinerario di Giornate FAI per le vie del borgo ne consentirà la scoperta, insieme ad altri luoghi di interesse storico e artistico. Come la Chiesa parrocchiale di San Rocco, proclamata monumento nazionale, che conserva al suo interno un altare secentesco in marmi policromi e bronzi cesellati, oltre a importanti quadri e affreschi. In particolare, di grande pregio è la tela di Giulio Cesare Procaccini raffigurante i santi Carlo, Antonio Abate e Rocco e quella di Stefano Maria Legnani detto “il Legnanino” con Le nozze di Cana. E ancora, si potrà visitare il secentesco Palazzo Martelli Dathe, con la sua bella facciata barocca, le splendide logge, i camini monumentali e i raffinati allestimenti. Inoltre, sarà aperto Palazzo Sperati con il suo delizioso giardino all’italiana, che ospita una camelia e un rododendro centenari e da cui si gode di una suggestiva vista sulle alture del Lago. Attuale sede di uffici comunali e dell’Archivio storico del borgo, vi si ammirano un monumentale camino in granito, volte dipinte con motivi ottocenteschi e soffitti lignei a cassettoni di ottima fattura.

ROMAGNANO SESIA (NO)
Collegio Curioni

Situato nella parte alta di Romagnano Sesia, il Collegio Curioni è un complesso architettonico che comprende l’edificio centrale, il porticato e un giardino interno e che oggi ospita il distaccamento del Liceo Artistico “felice Casorati” di Novara. La struttura, esempio di architettura neoclassica, è stata edificata tra il 1875 e il 1880 su progetto di Giuseppe Locarni e nel corso degli anni ha subito diverse modifiche strutturali. In occasione delle Giornate FAI, il pubblico, accompagnato dagli Apprendisti Ciceroni, potrà visitare, oltre ai saloni oggi adibiti ad aule, il porticato, il cortile interno e gli ambienti dedicati al convitto. Un racconto a tutto tondo sulla vita scolastica del convitto anche attraverso documenti d’epoca.

VAPRIO D’AGOGNA (NO)
Villa Bono

Situata nel centro storico di Vaprio d’Agogna, piccolo borgo adagiato tra l’alta pianura novarese, Villa Bono, già di proprietà della famiglia Caccia nel XVII secolo e poi venduta a seguito di confisca, è nota per aver dato i natali a Gaudenzio Bono, garibaldino che partecipò alla spedizione dei Mille e cadde, a fianco dei cugini Cairoli, nella Battaglia di Mentana del 1967. La villa si sviluppa su quattro piani: le cantine cinquecentesche a volta, il piano terra con mosaici a pavimento e le volte affrescate, alcune delle quali per mano di Francesco Cantoia ad inizio del XX secolo, il primo piano con parquet e soffitti a cassettoni ed infine il sottotetto: ambiente unico con grandi pilastri e travi in legno. Limitrofi alla villa gli ambienti più rustici destinati un tempo alla servitù e ai fattori, con i soffitti di travi in legno e le cantine con volte in mattoni. La corte civile, che in epoca viscontea era dedicata alle scuderie, è uno spazio raccolto adiacente alla villa. Il parco di oltre 7000 metri quadrati è suddiviso in vialetti con antiche statue e trasporta il visitatore in epoche passate dal sapore romantico: la fontana con i putti, il laghetto dei pesci e la ghiacciaia cinquecentesca, testimonianza rara di come si conservavano i cibi nei secoli passati. Nel parco si potranno ammirare antiche camelie, il bambù nero e magnolie grandiflora.

VERCELLI
Basilica di Sant’Andrea by night

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Edificata tra il 1219 ed il 1227 per iniziativa del cardinale Guala Bicchieri, la basilica di Sant’Andrea è tra i monumenti più importanti e conosciuti di Vercelli. Primo complesso gotico del Piemonte, uno dei più precoci d’Italia in questo stile, la chiesa è un esempio di architettura romanico-gotica in cui convivono il romanico locale e lo stile gotico cistercense. Il complesso abbaziale ha conservato in ampia misura l’aspetto originale: all’inizio del XV secolo venne aggiunto, sul lato destro della chiesa, un nuovo campanile dello stesso stile dei due originari posti accanto alla facciata. Nel corso del XVI secolo – quando già ai canonici di San Vittore erano subentrati i canonici regolari lateranensi – venne rifatto il chiostro del monastero, conservando tuttavia le originali colonnine disposte a gruppi di quattro che si osservano ancora oggi. A distanza di dieci anni dal censimento I Luoghi del Cuore, quando la Basilica fu votata da ben 15.582 persone, promosso dal FAI e Intesa Sanpaolo ottenendo un contributo economico per avviare il progetto di valorizzazione multimediale, in occasione delle Giornate FAI, il pubblico, con ingresso riservato agli iscritti alla Fondazione, potrà eccezionalmente visitare in notturna la chiesa sabato 23 marzo e assistere alle ore 21 al concerto vocale delle Suore della Trasfigurazione di Vercelli organizzato nell’Aula Capitolare della Basilica, a cui seguirà, alle ore 22, la visita guidata arricchita dalla segnaletica immersiva, che unisce l’esperienza reale con la tecnologia digitale, offrendo al pubblico contenuti aggiuntivi e approfondimenti realizzati in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Biella Novara Verbano Cusio Ossola e Vercelli e del Segretariato regionale del Piemonte del MIC.

Sabato e domenica, per tutto il pubblico, saranno invece organizzate visite nell’isolato della Basilica, in occasione degli 800 anni della Fondazione dell’Ospedale Maggiore, ad essa collegato: saranno fruibili in modo straordinario diversi spazi dell’ex Ospedale, nato come “ospitale” per i pellegrini e tra le prime fondazioni ospedaliere italiane: dal Salone Dugentesca, aperto occasionalmente dal Comune per eventi, a Palazzo Tartara, oggi tra le sedi dell’Università del Piemonte Orientale, all’ex monastero di San Pietro Martire, che dopo il restauro concluso nel 2022, oggi ospita laboratori artigianali, start-up, attività nel sociale.

Le Giornate FAI di Primavera si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo libero a partire da 3€ utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutti i luoghi, e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali. Inoltre, fino al 31 marzo 2024 si potrà sostenere la missione del FAI donando con un SMS o una chiamata da rete fissa al numero 45584. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali. Sarà di 5 o 10 euro per le chiamate da rete fissa TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb, Tiscali, Geny Communications e, sempre per la rete fissa, di 5 euro da TWT, Convergenze, PosteMobile.

Corsi di guida sicura per neopatentati

Sono aperte le iscrizioni per la partecipazione di 2.500 neopatentati piemontesi ai corsi di guida sicura per diffondere e promuovere la cultura della sicurezza stradale.

Per accedere ai corsi occorre avere tra i 18 ed i 29 anni, essere residenti in Piemonte, aver conseguito la patente di tipo B dopo il 1° gennaio 2019 e compilare la domanda pubblicata su https://regionepiemonte-moon.csi.it/moonfobl/accesso/gasp_regione/?amb=CGS

Ad ogni partecipante viene richiesto il pagamento di un contributo di 48,72 euro mentre i restanti 146,16 euro sono a carico della Regione, che ha stanziato a questo proposito 490.000 euro. Per ogni informazione scrivere a logistica.trasporti@regione.piemonte.it

«La formazione alla cultura della sicurezza stradale, con priorità per i neopatentati, è obiettivo prioritario per la nostra amministrazione regionale – hanno affermato il presidente Alberto Cirio e l’assessore ai Trasporti Marco Gabusi nel corso della presentazione tenutasi nel Grattacielo Piemonte – Abbiamo voluto istituire questi corsi che mancavano da oltre dieci anni per ridurre i fattori di rischio, trasmettere ai giovani conducenti le giuste tecniche ed impostazioni di guida, educarli al rispetto della sicurezza stradale, far loro acquisire una maggiore consapevolezza dei pericoli che comporta essere un automobilista, prevenire gli errori che possono compromettere la propria incolumità e quella degli altri, assumere il comportamento più appropriato in situazioni rischiose. Ai partecipanti saranno anche forniti elementi di pronto soccorso sanitario, da prestare in caso di incidenti stradali».

«Non possiamo assistere senza far nulla – ha proseguito il presidente – a quello che ogni giorno vediamo sulle strade, situazioni che potrebbero essere evitate anche con una preparazione migliore soprattutto di fronte all’imprevisto o a condizioni difficili. Abbiamo un ottimo sistema di scuole guida in Piemonte, ma abbiamo voluto dare ai ragazzi un’esperienza in più, una sorta di master in sicurezza stradale perché abbiano tutti gli strumenti».

Dipendere dagli altri

Ho avuto modo anche su queste colonne, ma soprattutto nei miei libri e nelle mie conferenze, di parlare di dipendenza: da sostanze, da comportamenti (es. la ludopatia) ma c’è un’altra forma di dipendenza molto più subdola.

Parlo della dipendenza dall’opinione altrui: è una forma di dipendenza psicologica, che però sortisce effetti anche fisici, che ha origini remote e che non conosce latitudini o epoche.

Dipendere dagli altri è doveroso almeno nei primi anni di vita, proprio perché non avendo ancora gli strumenti culturali per agire autonomamente, il bambino fino all’età della ragione necessita della supervisione degli adulti (solitamente genitori, nonni o fratelli maggiori, talvolta la babysitter) ma, raggiunta l’adolescenza, deve formarsi un carattere autonomo, indipendente che gli consenta di vivere secondo i propri gusti e le proprie inclinazioni, facendo tesoro degli errori e progettando una vita di proprio gradimento.

Spesso, tuttavia, un po’ per colpa del carattere debole o, anche in aggiunta, quello dominante di uno o entrambi i genitori che non ammettono repliche, un po’ per comodità si corre il rischio di non formarsi un carattere definito, indipendente e di viaggiare, di conseguenza, al traino degli altri.

Nelle metropoli, come pure nelle città di medie dimensioni, è più facile inserirsi nel tessuto sociale per ciò che si è, indipendentemente dalle origini, dal ceto sociale, dal titolo di studio o dalla professione. Si viene accolti ed accettati per come ci si presenta, per ciò che si dice o si fa, e non importa se scendiamo in ciabatte a prendere la posta o se indossiamo il frac quando usciamo la sera.

Non tutte le persone, però, riescono ad integrarsi nella società in cui vivono per ciò che sono, facendo cosa, e soprattutto come, vogliono; molte, troppe (e pare il loro numero cresca in continuazione) dipendono in modo patologico dal giudizio altrui, da come gli altri le fanno sentire, da quanto si sentono a loro agio frequentando il prossimo, se vengano scherniti o applauditi.

Se da un lato è corretto che una società adotti delle regole di civile convivenza, di buon vicinato è altrettanto vero che ogni deviazione debba essere stigmatizzata solo se reca nocumento ai membri di quella stessa società. Faccio un esempio. L’omicidio,come il furto o la violenza privata, sono banditi da ogni società civile, prima che dai “dieci comandamenti perché recherebbero un danno alle vittime; gli ordinamenti legislativi delle società hanno poi formalizzato tali divieti sanzionando ogni infrazione. Alcuni regolamenti, invece, sono frutto di tradizioni, di consuetudini che regolano l’aspetto esteriore anziché la sostanza, che codificano ciò che è gradito da ciò che non lo è, ciò che è lecito da ciò che è da evitare.

Pensiamo, ad esempio, all’abbigliamento per il matrimonio o al radersi la barba per recarsi ad una cerimonia: tanto un relatore quanto un ascoltatore possono essere validi e meritevoli anche con la barba incolta di tre giorni, ma la gente intorno classificherebbe subito entrambi come “poco seri”, “poco credibili”.

Una prova di quanto sostengo sta nel soprannome, tuttora assegnato nelle comunità minori, a vari abitanti del loro territorio che non vengono, quindi, conosciute per il nome o la famiglia di origine, ma per la professione, per un difetto fisico, per un’abitudine nel comportamento.

Tutto ciò premesso, è necessario però scrollarsi di dosso questa paura, questa soggezione nei confronti degli altri se si vuole essere davvero sé stessi, se si vogliono realizzare i propri progetti, le proprie aspirazioni.

Partite dalla considerazione che nessuno è privo di difetti, e con i moderni mezzi di informazione ci vuole davvero pochissimo a scoprire quelli altrui: davvero pensate di valere meno perché una volta vi hanno visto ubriachi a barcollare come una scimmia? Oppure siete usciti con i calzini spaiati o senza pettinarvi? A me succede un giorno si e l’altro pure di dimenticare qualcosa o di compiere un qualcosa per cui mi verrebbe da nascondermi, salvo poi prendermi in giro da solo. E’ peggio andare in riunione con la giacca macchiata di caffè o disertarla per non mostrarsi in tali condizioni? Io opterei per la seconda.

Ricordate che uno dei segnali di intelligenza è l’autoironia: cominciate a ridere dei vostri difetti, non ascoltate chi parla alle spalle perché significa che non vuole correggervi o segnalarvi un problema ma solo sminuirvi agli occhi degli altri, ed è degno solo di parlare col vostro deretano. E’, ovviamente, importante che non assumiate comportamenti che realmente possano nuocere agli altri: se in piena notte suonate i citofoni in casa d’altri non verrete considerati creativi che stanno componendo un’opera per campanello solista, ma maleducati che non hanno rispetto per gli altri. Allo stesso modo se terrete l’auto accesa sotto le finestre di un appartamento al piano terra sarete quanto meno insultati da chi vi abita.

Ma, e lo ripeto, se il vostro modo di pensare, di vestire, di mangiare si discostano da quello della maggioranza delle persone siete solamente originali, alternativi, insoliti o quale altro aggettivo volete trovare.

Adoro la compianta Alda Merini, ed il film trasmesso di recente in TV ha aumentato ulteriormente la stima che ho in lei; considerata pazza ai tempi in cui Basaglia non aveva ancora portato alla chiusura dei manicomi (le venne attribuito un disturbo bipolare), in realtà era stimatissima da molti personaggi della cultura e dello spettacolo tant’è che la sua casa di Ripa di Porta Ticinese era un via vai continuo di personaggi.

Ora è stata ampiamente rivalutata e le sue opere riconosciute di livello elevato; se vi prendono per pazzi perché non seguite il gregge, dunque, siete probabilmente solo in anticipo sui tempi.

Sergio Motta

Stellantis, Grimaldi (Verdi Sinistra): Parole e azioni in contraddizione

Da Stellantis pretendiamo risposte vere.

“Mentre Tavares continua a parlare di rilancio e centralità di Mirafiori, partono i contratti di solidarietà per quasi mille lavoratori fino a fine 2024 e ora la società comunica l’intenzione di accordarsi su uscite volontarie incentivate. Uscite ovviamente non compensate da nuove assunzioni. Uno stillicidio intollerabile. Un accordo che giustamente la Fiom ha già respinto. Il 12 aprile, giorno dello sciopero unitario, dovranno arrivare delle risposte vere sul futuro industriale e occupazionale di Torino. Vogliamo la garanzia su nuovi modelli e la fine della cassa integrazione” – lo dichiara il Vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi.

L’assessore Icardi: “L’obesità ha raggiunto dimensioni epidemiche”

L’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, è intervento al convegno “L’obesità nel 2024: nuovi modelli e traguardi di cura”, organizzato a Saluzzo dalla Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche per fare il punto sulle prospettive delle terapie farmacologiche e della chirurgia bariatrica.

«Il fenomeno dell’obesità ha raggiunto dimensioni epidemiche – ha osservato l’assessore Icardi -, circa una persona su sette convive con questa patologia che impatta negativamente sulla salute e il benessere globale dell’individuo. I rischi e le comorbidità associati sono tali da determinare una significativa riduzione dell’aspettativa e della qualità di vita che risulta lesa anche dall’isolamento e dal malessere generalizzato a cui i pazienti affetti da obesità sono sottoposti a causa dei pregiudizi e degli stigmi sociali».

Ciò che però deve destare maggiore preoccupazione e motivare ad un cambiamento radicale, sia in termini di prevenzione che di trattamento, è il costante trend di crescita alla quale stiamo assistendo.

«Secondo le ultime stime della World Obesity Federation – ha detto Icardi -, nel 2035 saranno 4 miliardi le persone in tutto il mondo con sovrappeso o obesità con una drammatica estensione anche alle fasce più fragili della popolazione, in particolare bambini e anziani. Anche la situazione europea non è incoraggiante: dai dati emersi dall’Organizzazione mondiale della Sanità la prevalenza dell’obesità negli adulti in Europa risulta più alta che in qualsiasi altra Regione, fatta eccezione per le Americhe».

Il convegno ha messo in evidenza come l’avvento della terapia farmacologica antiobesità, in un programma globale che includa la dietoterapia e l’attività fisica, risulti un solido alleato nella strategia terapeutica. Ma oltre alla terapia farmacologica, gli standard di cura per il paziente obeso comprendono anche la chirurgia bariatrica.

«In provincia di Cuneo – ha informato l’assessore Icardi – si sta creando un polo ad hoc, attraverso un percorso interaziendale tra l’Asl Cn1 e l’Asl Cn2 al fine di creare una rete capillare di offerta di cura, che ottimizzi le risorse e possa dare una risposta ai tanti cittadini che attualmente si recano fuori dalla Regione Piemonte per affrontare la chirurgia bariatrica. L’obiettivo è avviare un percorso all’insegna delle multi professionalità e delle reti presenti in questo territorio (chirurghi, dietologi, endocrinologici, dietisti, psichiatri, psicologi, fisiatri, distretti etc…) per raggiungere elevati standard di cura e ottenere efficacia e sicurezza per il paziente».

 

Aggressione con il machete, il giovane fermato confessa. In manette anche il fratello

Il 23enne di origini nobili in arresto da tre giorni si è avvalso della facoltà di non rispondere sul movente dell’agguato al coetaneo a Mirafiori ma ha confessato di essere stato lui l’autore del ferimento. In arresto anche il fratello che  sarebbe stato il complice sullo scooter con cui sono giunti sul luogo dell’aggressione dove hanno atteso la vittima ferita con il machete.

Stefano Corgnati è il nuovo rettore del Politecnico di Torino

Un Prorettore e 14 Vice Rettori supporteranno il neo-Rettore nella realizzazione di un programma che mira a consolidare tutte le tre missioni principali dell’università, con un’attenzione particolare ai campus cittadini

 

 

Dopo pochi giorni dall’avvio del mandato, il Rettore Stefano Corgnati ha presentato questa mattina in un evento aperto alla città e alla comunità politecnica il team di collaboratori che lo affiancherà nei prossimi sei anni. Una squadra di 15 componenti tra Prorettore e Vice Rettori: un gruppo che ben rappresenta le principali componenti del Politecnico e che vede presenti nelle figure di governo sia professori ordinari, che associati, con un’attenzione all’equilibrio tra competenze e generi differenti.

È una donna il Prorettore, Elena Baralis, docente ordinaria di Data Science e già Direttrice del Dipartimento di Automatica e Informatica.

Quattordici i Vice Rettori, che eserciteranno le proprie funzioni riflettendo il modello di governo già definito nel programma di mandato. Sulle tre Missioni istituzionalidell’Ateneo – Didattica, Ricerca e Terza Missione, interpretate però secondo i nuovi indirizzi europei  – lavoreranno Fulvio Corno (Dipartimento di Automatica e Informatica), Vice Rettore per la Formazione, Giuliana Mattiazzo (Dipartimento di Ingegneria  Meccanica e Aerospaziale) Vice Rettrice all’Innovazione scientifico-tecnologica, Fabrizio Pirri (Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia), Vice Rettore per lo Sviluppo del modello e delle infrastrutture di ricerca e, infine, Stefano Sacchi(Dipartimento di  Ingegneria Gestionale e della Produzione), che avrà l’incarico di Vice Rettore per la Società, la Comunità e l’attuazione del programma.

Sono sette le Funzioni strumentali a supporto delle Missioni istituzionali, con altrettanti Vice Rettori e Vice Rettrici: Silvia Barbero (Dipartimento di Architettura e Design), per la Comunicazione e la Promozione; Stefano Berrone (Dipartimento di Scienze Matematiche “G. L. Lagrange”) per la Qualità; Andrea Bianco (Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni) per le Politiche interne; Filippo Molinari (Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni) per il Piano strategico; Alberto Giuseppe Sapora (Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica) per l’Internazionalizzazione;  Mariachiara Zanetti (Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture) per le Politiche territoriali, nazionali ed europee; Stefano Zucca(Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale) per la Pianificazione delle risorse.

Infine, tre deleghe per gli Obiettivi di mandato fissati nel programma “PoliToInTransition”: Claudia De Giorgi(Dipartimento di Architettura e Design), Vice Rettrice per le Pari opportunità, l’Inclusività e la Qualità della vita; Patrizia Lombardi (Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio), Vice Rettrice per Campus sostenibile e Living Lab; Paolo Montuschi (Dipartimento di Automatica e Informatica), Vice Rettore per Polito Digitale 2030.

Nel suo discorso di insediamento, il Rettore Stefano Corgnati ha sottolineato l’importanza del ruolo istituzionale che il Politecnico di Torino ricopre per il territorio e il sistema paese: “Siamo un’istituzione pubblica a supporto delle istituzioni pubbliche e private. Il nostro obiettivo sarà di agevolare le transizioni ecologica e digitale della società e affiancare gli enti governativi, locali, nazionali ed europei contribuendo a fornire evidenze per il policy e decision making. Verso le imprese, poi, ci proponiamo come propulsore di innovazione tecnologica basata su infrastrutture di ricerca, aperte e condivise, al pari delle migliori università tecniche europee”. Un ruolo che si realizza anche nella collaborazione con la Città di Torino e il sistema locale, per creare una città universitaria internazionale e attrattiva verso i giovani e le giovani e per concorrere alla crescita di una economia ad alta densità di saperi e tecnologia.

Nei prossimi sei anni, il Rettore e la sua squadra saranno impegnati su alcuni fronti importanti: la definizione di un’offerta formativa moderna e attrattiva, basata sulla didattica esperienziale e incentrata sulla qualità; lo sviluppo e l’espansione delle grandi infrastrutture di ricerca presenti e integrate con il territorio; la crescita di un Campus cittadino inteso come luogo di sperimentazione vivo e permanente, un vero e proprio living lab aperto, sostenibile e digitale; e, infine, la piena realizzazione di un Ateneo che mette al centro la sua comunità e i valori dell’inclusione, delle diversità e della parità di genere.

Le prime iniziative su cui il Rettore e la sua squadra inizieranno a lavorare sono la realizzazione della nuova Manica della Didattica, un edificio al alta qualità energetico-ambientale certificato LEED nel campus politecnico; la progettazione di un nuovo Centro Interdipartimentale sul tema Aerospazio, che sviluppi le due anime Aero e Spazio nella Città dell’Aerospazio e infine l’avvio di una Consulta Giovani e di una Academy internaper formare le nuove generazioni della comunità politecnica ai ruoli di servizio e di governo dell’Ateneo.

I portalettere cambiano look. Si parte da Torino

Nuove divise per i portalettere del Centro di Distribuzione di TORINO RECAPITO NIZZA

Torino, 22 marzo 2024 Cambio d’abito per i 522portalettere di Torino, e 33 portalettere del CD di NIZZA, un nuovo design che unisce funzionalità ed estetica, tessuti riciclati per tutelare l’ambiente e capi versatili capaci di proteggere dal freddo in inverno e altamente traspiranti per i periodi più caldi, con i colori classici di Poste italiane, il giallo e il blu, a cui si aggiunge il grigio.

Dopo cinque anni, cambiano dunque le divise di chi ogni giorno lavora nel circuito del recapito consegnando ai cittadini pacchi e servizi a domicilio, nel segno del comfort, della sostenibilità e dell’innovazione secondo specifici requisiti di qualità che mirano a salvaguardare la sicurezza e la praticità lavorativa.

Nel dettaglio i pantaloni sono composti da materiali tecnici e traspiranti, foderati con tessuto K-Flex, comodi per chi svolge attività in continuo movimento, le polo, sia a manica lunga che corta, da fibre altamente protettive dai raggi UV. Per l’esterno la nuova divisa prevede una nuova giacca invernale 3 in 1 dotata di corpetto autoportante adattabile a qualsiasi contesto, in classe 2 per l’alta visibilità, in conformità alla normativa UNI EN ISO 20471:2017, classe 4per impermeabilità e traspirabilità, altamente protettiva con un peso contenuto. Tutte caratteristiche pensate per permettere agli addetti al recapito di svolgere sempre più efficacemente il loro ruolo al servizio della collettività, ruolo che è in continua evoluzione.

Torino è la prima città del Piemonte interessata nel progetto di distribuzione delle nuove divise che proseguirà nelle restanti province nel corso dei prossimi mesi.

Le divise si aggiungono ad altre dotazioni per i postini di Torino, tra queste ci sono i nuovi palmari che permettono di offrire a domicilio servizi come il pagamento dei bollettini di conto corrente o l’invio di una raccomandata; innovazioni che insieme alle consegne previste anche nel pomeriggio e nel weekend rendono sempre più ampia e flessibile l’offerta di poste italiane.

Poste Italiane, consapevole del ruolo cruciale che i portalettere ricoprono nei grandi e piccoli centri, si impegna quotidianamente nello sviluppo della logistica legata all’e-commerce con l’obiettivo di rispondere a tutte le esigenze dei cittadini in termini di semplicità, velocita e facilità di accesso ai servizi.

Tavolo Stellantis convocato dal Governo Si inizia con il caso Mirafiori

Il prossimo 3 aprile a Roma è stato convocato dal governo  il tavolo sulla situazione occupazionale degli stabilimenti Stellantis.
“La decisione del governo di iniziare il confronto con le Regioni dai due principali stabilimenti di Stellantis in Italia, Mirafiori e Melfi,  è un importante segnale di attenzione perché Mirafiori rappresenta il cuore della manifattura nazionale legata all’automotive e viene incontro ad una specifica richiesta che avevamo avanzato direttamente al ministro”, commentano il presidente Alberto Cirio e gli assessori al Lavoro Elena Chiorino e alle Attività produttive Andrea Tronzano.

In preparazione dell’audizione, nei prossimi giorni il presidente promuoverà un incontro con sindacati, associazioni di categoria e il Comune di Torino.

È indetto intanto per il 12 aprile lo sciopero per la salvaguardia di Mirafiori. Sarà una manifestazione unitaria dei sindacati  con i lavoratori di Stellantis e dell’indotto automotive, Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e l’Associazione Quadri.

Otto le ore di sciopero, considerato anche il fatto che agli operai  di Mirafiori  nelle scorse settimane è stato comunicato  il prolungamento della cassa integrazione. Riguarderà più di 2.200 lavoratori, dal 2 al 20 aprile.

Alla manifestazione parteciperanno, aspetto non comune da anni,  anche gli impiegati e i quadri aziendali.

I manifestanti chiederanno un nuovo modello di auto  per la tutela del  sito produttivo di Torino, oltre ad assunzioni di giovani. Nello stabilimento  l’età media dei lavoratori supera i 56 anni.