Condanna a 16 anni di carcere per Manuel Antonio Ramirez Fuentes, il badante peruviano che uccise a forza di botte il suo paziente, Tullio Cantore, di 54 anni. L’uomo era stato trovato privo di vita nel suo appartamento in corso Belgio 139, nel novembre dello scorso anno. Fu il badante, che aveva parlato di frequenti cadute del suo assistito, a denunciarne la morte. E in effetti si era pensato a un possibile decesso per cause naturali. Incarcerato per due giorni di carcere Fuentes aveva confessato. “Accudirlo mi esasperava. L’ho ucciso io”. L’Asl gli aveva affidato il paziente psichiatrico per poco più di mille euro. Il pm aveva chiesto 30 anni di carcere per omicidio volontario e il giudice ha accolto la tesi difensiva della morte a seguito di maltrattamenti.
Sport e statistica a convegno
Venerdì 1 dicembre il Dipartimento di Management dell’Università degli Studi di Torino organizza un convegno dal titolo “Sport e statistica: un connubio vincente” in programma dalle ore 9 alle ore 11.30 presso l’Aula Tosetti Value del Dipartimento di Management dell’Università degli Studi di Torino in Corso Unione Sovietica 218/bis.
L’incontro è organizzato nell’ambito del Corso di Economia Aziendale del Prof. Giovanni Ossola. Oltre al Prof. Ossola interverranno i Prof.ri Beltramo e Bollani, Luca Malfatti e Gianluca Rosso del progetto quant4sport, Roberto Rosso dell’Atletica Settimese, Luca Filograno di MentalFootball e l’atleta Andrea Maffé della squadra di pallanuoto Iren Torino 81.
L’obiettivo dell’incontro è quello di analizzare le molteplici applicazioni della statistica all’evento sportivo anche nell’ottica del costante miglioramento della performance. Negli ultimi decenni l’adozione di metodi quantitativi nello sport ha registrato un crescente interesse; tale interesse si riflette nella produzione scientifica su questa tematica, così come dalla pubblicazione di collezioni di analisi statistiche applicate a dati su un range molto ampio di sport, tra i quali il football, il basket, la pallavolo, il baseball, hockey su ghiaccio e molti altri.
Durante il convegno verrà inoltre affrontato il tema inerente la crescente dimensione economica dello sport e dimostrato come la statistica possa essere applicata all’analisi delle revenues di una squadra di calcio anche in relazione ai risultati sportivi da essa conseguiti. In occasione dell’incontro verrà infine presentato il progetto di “quant4sport” che è completamente no-profit e selfmade: è stato creato un repository dove sono linkati centinaia di documenti scientifici ed economici dedicati allo sport.
Ogni risorsa disponibile sul sito (anche i contatti che sono elencati nella pagina “friends”) è completamente gratuita, per studenti, ricercatori e divulgatori. Hanno aderito favorevolmente al progetto Harvard, Toronto University, Cattolica Milano (che lo scorso 23 ottobre ha invitato Gianluca Rosso e Luca Malfatti come relatori ad un seminario sullo sport professionistico), Università di Brescia e altri. Quant4sport è regolarmente in contatto con il Politecnico di Milano, che si è particolarmente appassionato al progetto, ma anche con ricercatori del CNR. L’obiettivo è quello di costruire qualcosa che possa essere utile per la divulgazione dello sport come scienza. E’ stata introdotta inoltre un’area dedicata ai para-sport, perché lo sport è strumento per l’inclusione.
Si è svolto ieri a Torino, presso il Centro Congressi dell’Hotel ‘Royal’ in corso Regina Margherita un incontro sul tema ‘Sovraindebitamento, crisi bancari e finanziaria: come uscirne?’ che ha visto, dato il momento storico in atto, una grande affluenza di pubblico. Oltre un centinaio di torinesi con pendenti sulle spalle gravi situazioni di sovraindebitamento ormai non più sostenibili e crisi derivanti da rapporti critici con banche e istituti di credito in tema di anatocismo e usura bancaria hanno ascoltato e incontrato il pool di esperti e professionisti di SDL CENTROSTUDI SPA (www.sdlcentrostudi.it), la nota società italiana fondata dall’Avvocato Serafino Di Loreto e presieduta dall’ex Magistrato Piero Calabrò (il primo a ottenere una sentenza storica in materia di anatocismo nel 1999, spianando la strada a un fenomeno in costante crescita) che dal 2010 a oggi ha restituito alle tasche degli italiani oltre 240 milioni di euro indebitamente sottratti alle loro tasche, proprio grazie a una serie incessante di pronunce favorevoli a consumatori e PMI ottenute sul tema nei tribunali di tutta Italia. “Abbiamo avuto modo di constatare come a Torino la sofferenza economica e sociale dei nuclei familiari, i più gravati dalla crisi in atto, nonostante la riconversione da città industriale a città digitale 3.0, sia in aumento. E’ importante – prosegue Luca Barontini, esperto di riorganizzazione aziendale e sovraindebitamento per privati e aziende – informare opportunamente le persone delle possibilità legislative offerte per rinascere dalla cosiddetta ‘morte civile’, come la Legge 3/2012 altresì nota come legge ‘Salva-suicidi’, e gli strumenti di tutela per far luce sulla mala gestio delle banche su conti correnti, finanziamenti e risparmi”, conclude Barontini.
Oggi al Cinema
LE TRAME DEI FILM
NELLE SALE DI TORINO
A cura di Elio Rabbione
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American Assassin – Azione. Regia di Michael Cuesta, con Michael Keaton, Shiva Negar e Dylan O’Brien. Tratto dal romanzo di Vincent Flynn, tratteggiato tra Istanbul e Roma, tra Londra e Tripoli, è la storia di Mitch Rapp, che poco più che ventenne, vuole vendicarsi della morte della fidanzata, vittima di un attentato. Verrà allenato da un veterano dei Navy Seals per entrare in un programma della Cia volto ad addestrare gli “assassini americani” implacabili pedine dell’antiterrorismo. Il suo primo obiettivo sarà colpire il misterioso Ghost, che è in possesso di una bomba di settanta chili di plutonio in grado di scatenare la Terza Guerra mondiale. Durata 112 minuti. (Massaua, The Space, Uci)
Amori che non sanno stare al mondo – Drammatico. Regia di Francesca Comencini, con Lucia Mascino, Thomas Trabacchi, Iaia Forte e Carlotta Natoli. Una vicenda con tanti bassi (di vita e di cinema) e qualche alto, un amore improvviso, sragionato e possessivo di lei per un uomo che dovrebbe fuggirne sin dal primo istante. Dopo anni di relazione si lasciano, lui finalmente trova un nuovo amore in una ragazza più giovane, lei prova tra le braccia di una sua lodatissima studentessa. Uno sguardo tutto al femminile, un’altalena continua di tempi e di sentimenti, una scrittura che fa tanto letteratura ma che non riesce a coinvolgere mai lo spettatore. Anzi lo irrita, per quell’aria da saputelle intransigenti e battagliere di interprete e di regista. Tratto dal romanzo omonimo della Comencini. Durata 92 minuti. (Eliseo Blu, Lux sala 3, Uci)
Assassinio sull’Oriente Express – Giallo. Regia di Kenneth Branagh, con Judi Dench, Michelle Pfeiffer, Johnny Depp, Penelope Cruz e Branagh nelle vesti di Hercule Poirot. Altra rivisitazione cinematografica del romanzo della Christie dopo l’edizione firmata da Sidney Lumet nel ’74, un grande Albert Finney come investigatore dalle fiammeggiati cellule grigie. Un titolo troppo grande per non conoscerlo: ma – crediamo, non foss’altro per il nuovo elenco di all star – resta intatto il piacere di rivederlo. Per districarci ancora una volta tra gli ospiti dell’elegante treno, tutti possibili assassini, una partenza da Istanbul, una vittima straodiata, una grande nevicata che obbliga ad una fermata fuori programma e Poirot a ragionare e a dedurre, sino a raggiungere un amaro finale, quello in cui la giustizia per una volta non vorrà seguire il proprio corso. Durata 114 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, Eliseo Grande, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci anche in V.O.)
Auguri per la tua morte – Horror. Regia di Christopher Landon, con Israel Broussard, Ruby Modine e Jessica Roth. Tree, giovane studentessa, si sveglia dopo una notte di bevute nella camera dell’altrettanto giovane Carter. La sera è vittima di un assassino: per risvegliarsi il giorno successivo nelle medesime modalità e per vedere continuamente ripetute vita e morte. Dovrà scoprire il proprio assassino se vorrà interrompere gli eventi. Durata 96 minuti. (The Space)
Borg McEnroe – Drammatico/biografico. Regia di Janus Metz Pedersen, con Shia LaBeouf, Sverrir Gudnason e Stellan Skarsgård. Due campioni, due storie e due personalità diversissime, gli stili che catturano opposte folle di fan, i movimenti freddi e calibrati dell’uno contro quelli nervosi e impetuosi dell’altro, la calma contro il nervosismo, la loro rivalità che li vide a confronto per 14 volte tra il ’78 e il 1981, fino alla finale di Wimbledon, che qualcuno ancora oggi considera una delle più belle partite della storia del tennis. Fino alla loro amicizia, fuori dai campi. Durata 100 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Reposi, Uci)
Caccia al tesoro – Commedia. Regia di Carlo Vanzina, con Vincenzo Salemme, Serena Rossi, Cristiano Filangieri e Carlo Buccirosso. Siamo dalle parti di “Operazione San Gennaro”, con un impareggiabile Nino Manfredi e la bonomia della Senta Berger, anno di grazia 1966, regia perfetta di Dino Risi. Anche oggi il fine, nobilissimo, è quello di rubare il tesoro del santo partenopeo, mentre la causa è il figlio malato della vedova Rossi, operabile negli States con la complicità del cognato Salemme. Durata 90 minuti. (Ideal, The Space, Uci)
Detroit – Drammatico. Regia di Kathryn Bigelow, con Hanna Murray, John Boyega, Will Poulter e Anthony Mackie. Premio Oscar, l’autrice di “The hurt rocker” e di “Zero Dark Thirty” guarda oggi a quei fatti sanguinosi scoppiati nel luglio del 1967 in un locale privato – privo di licenza – dove un gruppo di persone di colore festeggiavano due ragazzi, anch’essi di colore, ritornati a casa dalla guerra del Vietnam. Lo sguardo sulla repressione seguita, le violenze della reazione, l’invio da parte del governatore Romney della Guardia Nazionale e da parte del presidente Johnson dell’esercito: contro chi vorrebbe seguire ogni regola della legalità c’è chi con violenza la oltrepassa, facendosi forte dell’omertà che nelle forze di comando si fa ben visibile. Lo sguardo sui fatti dell’hotel Algiers, dove tre ragazzi, tra i 17 e i 20, sono barbaramente trucidati. I responsabili, al processo, non subiranno nessuna condanna. Durata 143 minuti. (Greenwich sala 2, Uci)
Il domani tra di noi – Drammatico. Regia di Hans Abu-Assad, con Kate Winslet e Idris Elba. Un aereo privato con a bordo una giornalista e un medico, incidente sulle montagne innevate dello Utah, mancanza di soccorsi, sopravvivenza ad ogni costo, lacrime disperazione ferite vedrai che ce la faremo non ce la potremo mai fare, primi sentimenti, amore. Catastrofe finale o salvezza? Durata 112 minuti. (Ideal)
Flatliners – Linea mortale – Drammatico. Regia di Niels Arden Oplev, con Diego Luna, Nina Dobrev, Ellen Page e James Norton. Una studentessa di medicina, ossessionata dalla morte della sorella, spinge i suoi compagni di corso ad un esperimento: dovranno fermarle il cuore con un defibrillatore per sessanta secondi e registrare i ricordi del suo cervello prima di riportarla in vita. Se non ci fosse modo di interrompere le allucinazioni che scoppiano in quel breve tempo? Remake di un film del ’90 di Joel Schumaker, con una giovanissima Julia Roberts. Durata 110 minuti. (The Space, Uci)
Happy End – Drammatico. Regia di Michael Haneke, con Isabelle Huppert e Jean Louis Trintignant. Una famiglia dell’alta borghesia a Calais. Il padre è il fondatore di un’azienda, ora guidata dalla figlia e dal nipote ribelle. Si devono risolvere i problemi che stanno dentro la fabbrica (qui è successo un incidente che ha provocato la morte di una persona) e la famiglia (qui il fratello della donna si risposa e inizia ad avere problemi con la figlia di primo letto, che gli è stata affidata dopo che la madre è stata ricoverata): tutto questo mentre i migranti stazionano sulle spiagge e creano tendopoli. Durata110 minuti. (F.lli Marx sala HarpoRomano sala 1)
Justice League – Fantasy. Regia di Joss Whedon e Zack Snyder, con Ben Affleck, Amy Adams, Henry Cavill e Jeremy Irons. A Gotham City, Batman nutre la speranza di riunire un valoroso gruppo di eroi per fronteggiare l’ultima terribile pericolo. Chiaro che per la salute del film tutti aderiscano, da Wonder Woman a Flash più veloce della luce, da Aquaman ipertecnologici signore degli oceani a Cyborg. Manca soltanto Superman ma prima o poi anche lui sarà della partita. Durata 121 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)
Mistero a Crooked House – Drammatico. Regia di Gilles Paquet-Brenner, con Glenn Close, Christina Hendricks, Max Irons, Julian Sands e Gillian Anderson. Basato sul romanzo di Agata Christie pubblicato in Italia con il titolo “È un problema”, il film è un giallo corale, quelli che tanto piacevano all’autrice: un confronto incrociato tra i componenti di una ricca famiglia inglese. Per ottenere finalmente la mano della ricca Sophia, il giovane investigatore privato Charles Hayword deve risolvere il mistero che avvolge la morte del nonno della ragazza. Mentre tutti puntano il dito contro la giovane seconda morte dello scomparso, spetterà a Charles scoprire nuovi moventi e indizi e la verità. Per chi già non conosce il romanzo di partenza, una inaspettata risoluzione finale, magari anche troppo fuori da quella umanità corrotta su cui la Christie ha per anni indagato. Un buon prodotto, con le carte in regola, di sceneggiatura e interpretative soprattutto, con il piacere da parte dello spettatore di inseguire sviluppi e finali. Durata 105 minuti. (Nazionale sala 2)
Ogni tuo respiro – Drammatico. Regia di Andy Serkis, con Andrew Garfield e Claire Foy. È la storia vera dei genitori del film, Jonathan Cavendish. L’avventuroso e carismatico Robin Cavendish ha tutta una vita di successi quando si ritrova paralizzato a causa della poliomielite che contrae nel continente africano. Contro il parere di tutti, sua moglie lo fa dimettere dall’ospedale e lo porta a casa, dedicandosi completamente a lui e usando intelligentemente tutta la determinazione di cui è capace. Non vogliono diventare prigionieri della malattia di lui, appassionano e incantano gli altri con il loro umorismo, il coraggio, l’intera sete di vita. Durata 117 minuti. (Centrale V.O.)
Paddington 2 – Commedia. Regia di Paul King, con Brendan Gleeson, Hugh Grant, Sally Hawkins e Ben Whishaw. L’orsetto inventato dalla fantasia dello scrittore inglese Michael Bond è in cerca di un regalo per la centenaria zia Lucy. Scova nel negozio di antiquariato del signor Gruber un antico libro, prezioso, che verrà rubato e del cui furto verrà sospettato un fascinoso attore. Durata 95 minuti. (The Space, Uci)
Gli sdraiati – Commedia. Regia di Francesca Archibugi, con Claudio Bisio e Gaddo Bacchini. Giorgio e Tito sono padre e figlio. Due mondi opposti che si scontrano all’interno di un appartamento a Milano. Giorgio è un giornalista di successo, apprezzato dai colleghi e dal pubblico, famoso volto televisivo, separato dalla moglie, discorsi con il figlio a livello pressoché zero. Il quale ultimo è un adolescente indolente, chiuso, refrattario a tutto e a tutti, incapace o senza la minima voglia di trasmettere le proprie emozioni agli altri, che si sente soffocato dalle attenzioni altrui, il suo (ristretto, piccolo) mondo sono gli amici per parlare di niente e i videogiochi Nemmeno l’invito del padre ad andare a fare insieme la vendemmia lo smuove: o forse sì, e allora potrebbe essere il modo per tentare di costruire insieme un minimo di comunicazione. Dal romanzo di Michele Serra. Durata 103 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Groucho, Romano sala 2, The Space, Uci)
Seven Sisters – Fantascienza. Regia di Tommy Wirkola, con Noomi Rapace, Glenn Close e Willem Dafoe. Un’attrice sola per sette diversi ruoli, un futuro più o meno lontano in cui la sovrapposizione terrestre ha portato all’applicazione di una rigidissima politica del figlio unico su scala globale. Ma da anni, sette sorelle, che hanno il nome dei giorni della settimana, vivono in segreto in un appartamento, uscendone una per ogni giorno della settimana, con la stessa identità. Poi, un lunedì, Monday non torna a casa. Durata 123 minuti. (The Space, Uci)
Smetto quando voglio – Ad honorem – Commedia. Regia di Sydney Sibilia, con Edoardo Leo, Libero De Rienzo, Pietro Sermonti, Neri Marcorè e Luigi Lo Lascio.Terzo e ultimo capitolo della fortunata saga sulla banda di ricercatori, vittime della crisi e di un precariato che va sempre più stretto a chi può mettere in campo lauree con ottimi voti, che abbiamo conosciuto come inventori di una droga sintetica legale e in seguito come collaboratori in incognito della polizia: oggi sono in procinto di evadere tutti quanti insieme di prigione per ritrovarsi dove tutto è cominciato, alla Sapienza di Roma, per contrastare l’ultimo nemico, il crudele e pericolosissimo Mercurio. Durata 96 minuti. (Massaua, Greenwich sala 3, The Space, Uci)
The Place – Drammatico. Regia di Paolo Genovese, con Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Sabrina Ferilli, Giulia Lazzarini, Silvio Muccini, Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi. Un film corale, un’ambientazione unica, una bella carrellata di attori italiani per altrettanti personaggi che Paolo Genovese – l’autore di quel piccolo capolavoro che è “Perfetti sconosciuti” – ha basato su una serie americana, ripensata e adattata, “The Booth at the Edge”, creta dall’autore e produttore Christopher Kubasik nel 2010. Un uomo misterioso, giorno e notte ospite abituale di un bar, con il suo tavolo sul fondo del locale, e personaggi e storie che a lui convogliano, di uomini e donne, lui pronto a esaudire desideri e a risolvere problemi in cambio di alcuni “compiti” da svolgere. Tutti saranno pronti ad accettare quelle richieste? Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 3, Greenwich sala 2, Uci)
The Big Sick – Commedia drammatica. Regia di Michael Showalter, con Zoe Kazan, Kumail Nanjiani e Holly Hunter. È l’autobiografia del protagonista maschile del film, un giovane comico che di giorno a Chicago guida il suo taxi per conto di Uber e che la sera si fa conoscere nei piccoli club della città. La famiglia crede molto in lui, ritenendolo uno studente di successo e un ragazzo destinato al miglior partito pakistano che si possa immaginare. Sino al precipitare delle cose, l’amore che unisce Kumail e Emily, bianca e ancor più sposata, la malattia di lei, le due diverse famiglie che si ritrovano allo stesso capezzale. Durata 120 minuti. (Ambrosio sala 2, Centrale V.O., Due Giardini sala Ombrerosse)
The broken Key – Fantascienza. Regia di Louis Nero, con Andrea Cocco, Geraldine Chaplin, Rutger Hauer, Franco Nero, Christopher Lambert e Michael Madsen. Nel futuro descritto dal film la carta è diventata un bene prezioso, quindi è proibito stampare e le biblioteche sono luoghi cui pochi studiosi possono accedere. L’arrivo in Italia di un celebre accademico è l’occasione per indagare su una serie di delitti, con strane testimonianze e indizi che scomodano Dante e Hieronymus Bosch. Girato in parte a Torino e in località facilmente riconoscibili dal pubblico piemontese. Solita compagnia di celeberrimi attori che da sempre (ri)vivono nel cinema di Nero. Durata 120 minuti. (Ideal)
The Square – Drammatico. Regia di Ruben Östlund, con Elisabeth Moss, Dominic West, Claes Bang, Terry Notary e Linda Anborg. Palma d’oro all’ultimo Cannes. Protagonista del film è Christian, curatore di un importante museo di Stoccolma, divorziato e amorevole padre di due bambine, sempre all’inseguimento delle buone cause. Nel museo c’è grande fermento per il debutto di un’installazione, “The Square”, che invita all’altruismo e alla condivisione (“il quadrato è un santuario di fiducia e altruismo”): ma quando gli vengono rubati il cellulare e il portafoglio per strada, Christian reagisce in modo scomposto. Nel frattempo, l’agenzia che cura le pubbliche relazioni del museo crea un’inaspettata campagna pubblicitaria a promuovere l’installazione, ottenendo una risposta da parte del pubblico che manda in crisi sia Christian che il museo stesso. Strano e brillante, pieno di interrogativi, simpatico (si ride! si ride!), certo meno “chiarito” rispetto a quel “Forza maggiore” che ci aveva fatto conoscere il regista svedese all’interno del TFF, da guardare (e da ammirare) con occhio decisamente interessato non nella sua complessità ma nei grumi di scene che via via si susseguono e si solidificano, tra il filosofico e il divertito (eccezionale la scena della performance dell’uomo scimmia, costellata dalla curiosità e dallo scetticismo e dalla allegria attenta del pubblico, pronti a farsi terrore), nello sguardo ironico buttato sulla pochezza e sulle turlupinatura di certa arte contemporanea (i vari mucchietti di sabbia che danno vita ad una installazione recuperati in un sacco della spazzatura da un addetto alle pulizie). Durata 142 minuti. (Massimo sala 1 anche in V.O., Nazionale sala 1)
Una questione privata – Drammatico. Regia di Paolo e Vittorio Taviani, con Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy e Valentina Bellè. Dal romanzo di Beppe Fenoglio. “Over the rainbow” è il disco più amato da tre ragazzi nell’estate del ’43. Si incontrano nella villa estiva di Fulvia, che gioca con i sentimenti di entrambi: con quelli di Milton, pensoso e riservato, con quelli di Giorgio, bello ed estroverso. Un anno dopo Milton, partigiano, si ritrova davanti alla villa di Fulvia ormai chiusa, il custode lo riconosce e insinua un dubbio, che Fulvia, forse, abbia avuto una storia con Giorgio. Ogni cosa pare fermarsi per il ragazzo, la vita, le amicizie, la lotta partigiana, è ossessionato dalla gelosia e vuole scoprire la verità. Deve ritrovare Giorgio ma l’amico di un tempo è stato fatto prigioniero dai fascisti. Atmosfere tavianiane, le colline delle Langhe scambiate con montagne della val Maira, tutto pare molto teatrale ma come privo di anima, sognano l’età dell’oro della “Notte di San Lorenzo” che non arriva, la Bellè e Richelmy sono due belle quanto insignificanti statuine, Marinelli unico cerca di costruire veri sentimenti. Meglio tornare alla scrittura di Fenoglio. Durata 84 minuti. (Romano sala 1)
Vittoria e Abdul – Drammatico (ma piuttosto commedia). Regia di Stephen Frears, con Judy Dench, Ali Fazal, Michael Gambon e Olivia Williams. Nel 1887 Abdul lascia l’India per Londra, per poter donare alla regina settantenne, sul trono da oltre cinquant’anni, una medaglia, proprio in occasione del suo Giubileo d’Oro. La sovrana è attratta dalla cultura che l’uomo porta con sé, dalla sua giovinezza e dalla prestanza, contro lo scandalo che il suo nuovo amico semina in tutta la corte, che non esita a bollarla come pazza. Più “storiucola” che Storia, a tratti imbarazzante per quell’aria di operetta senza pensieri che circola all’interno: naturalmente per il regista di “Philomena” (da ricordare) e di “Florence” (da dimenticare) il ventiquattrenne Abdul è senza macchia, la vecchia e inamidata corte inglese da mettere alla berlina e allo sberleffo, il piccolo entourage regale che grida “sommossa” se ne ritorna tranquillo a servire la vecchia sovrana. Ma ci voleva ben altro polso e visuale, e qui Frears ha tutta l’aria di voler andare in pensione. Durata 112 minuti. (Romano sala 3)
I FINALISTI DEL PREMIO ODISSEO 2017
Sono terminati i lavori della Giuria del Premio Odisseo 2017, riservato quest’anno al tema dell’internazionalità. Verranno premiate le aziende piemontesi che si sono distinte per qualità e quantità di impegno nell’esportazione (Cat. A) e aziende multinazionali con sede rilevante nel territorio piemontese (Cat. B).
Tutti i finalisti saranno premiati con un diploma di eccellenza e partecipazione, durante la solenne serata di premiazione, al termine della quale verranno resi noti di 3 vincitori della categoria A e i 2 della categoria B, oltre ad alcuni premi speciali.
I finalisti selezionati sono stati:
- – Per la categoria A: Copat – Facem – Miro – Nimbus – Opac – Pattern – Quercetti – Reynaldi – Tenuta Colombara – Torino Design
- – Per la categoria B: Agilent – BRC – Canei – Delphi – Trilix
Come da tradizione, un gruppo di artisti contemporanei che collabora col Premio Odisseo, offrirà una propria opera ai vincitori. Così la creatività artistica si sposa con la creatività imprenditoriale: uno scambio fecondo ed un intreccio virtuoso di eccellenze.
Gli artisti di Premio Odisseo 2017 sono: Olimpia Ciervo – Lorenzo Merlo – Gianni Oliva – Paolo Pisotti – Stefania Ricci – Ugo Venturini
Per tutti i dettagli organizzativi consultare il sito: www.premiodisseo.com
Hanno collaborato: AICI, AIDP, CDAF, CDI, CDT, Enisus, Italian Identity, Amici dell’Università, Exclusive Brand Torino, Piccolindustria, Unione Industriale di Torino, Radio veronica One, Il Torinese
Gianluca Cupri, 41 anni, di Collegno, era stato anche in Tv in trasmissione dalle Iene, per chiedere di essere aiutato a “guarire” dalla “malattia” che lo colpiva e di cui non riusciva a liberarsi: era un truffatore compulsivo. A quanto pare non è guarito e ha continuato la sua attività sino all’arresto da parte dei carabinieri che ieri gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per truffa aggravata e continuata. E’ considerato responsabile di numerose truffe tra il 2014 e il 2017, quando pubblicava annunci sul sito “subito.it”. Peccato che dopo aver ricevuto il pagamento per cd, macchine fotografiche, cellulari, non inviava la merce.
Come (anche) il Pci sconfisse il terrorismo



La finestra sul cortile
CERTEZZA E PROMESSA NELLA MODA TORINESE
Due stilisti, due talenti, uno affermato e l’altro giovanissimo emergente nel panorama della moda torinese. Uno la certezza del fashion system, poco convenzionale, l’altro la promessa! Walter Dang e Lorenzo Ferrarotto. La collezione EQUILIBRIO A/I 17/18 di Walter Dang è bellissima. Ho avuto la fortuna di vederla nel suo atelier e ne sono rimasta affascinata. Capi avvolgenti e discreti per “la femme active qui travaille”: la donna vestita con eleganza per star comoda. Semplicità e raffinatezza descrivono il guardaroba di una donna determinata, sensuale senza esibizione. Cappotti, giacche senza bottoni, gonne pantaloni, scialli e poncho che ondeggiano su gonne lunghe e abiti in cachemire. Tessuti come il tweed enfatizzano la semplicità riequilibrata da applicazioni geometriche, ricami e stampe di figure femminili stilizzate. I colori riconducono alla vita metropolitana con il nero, il grigio acciaio, il blu, il bianco ed il beige. Equilibrio ed essenzialità. È proprio dall’equilibrio che deriva l’ispirazione di Walter Dang per questa collezione, spiega lo stilista; la donna deve trovare il suo equilibrio tra ciò che sente e ciò che indossa. Ha sempre considerato i vestiti come espressione di libertà, un simbolo chiaro e diretto per affermare chi si sente di essere. Secondo lui, il fashion designer non è più solo un sarto, ma è un “abitologo” ovvero colui che concepisce un abito per essere “abitato” per un’intera giornata da donne impegnate che hanno il tempo contato. Un mondo femminile nuovamente cambiato che cerca armonia, linearità ed eleganza. Ed è stato nell’atelier di Walter Dang in Corso Vittorio Emanuele II che ho conosciuto il giovanissimo stilista Lorenzo Ferrarotto. A soli 16 anni
Lorenzo è pronto per la sua nuova collezione che porta il suo nome “Lollo”. Je suis Lollo è una collezione fresca, giovane e curata nei dettagli sartoriali. Tailleurs composti da microgiacche e shorts, bomber, abiti, gonne e pantaloni dai tagli e volumi anni 70 e 80, rivisitati in chiave contemporanea in una miscellanea di stili dallo sporty chic al bon ton stile Jackie O. Il giovane talento ha cominciato a soli 12 anni frequentando il primo corso di moda da Art Enfant curato dalla couturière designer Adriana Delfino. Il suo percorso lo ha portato poi ad incontrare Walter Dang, il quale ha deciso di seguire il lavoro di Lorenzo e la sua crescita artistica portandolo alla creazione di Face 2 Face, collezione P/E 2018, presentata nella serata di inaugurazione della seconda edizione della Torino Fashion Week. Lorenzo Ferrarotto presenterà “Je suis Lollo”, lunedì 4 dicembre presso Gruppo Abele, corso Trapani 91, ore 19,30.
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#FATTIAVANTI
Nuova installazione in Piazza Castello per la raccolta fondi della Fondazione Torino Musei
Per promuovere il progetto di raccolta fondi che la Fondazione Torino Musei ha lanciato per il restauro di 20 miniature, appartenenti alla collezione di Palazzo Madama, Piazza Castello, dal 27 novembre al 9 gennaio 2018 ospiterà una nuova installazione ambientale realizzata da Boumaka, agenzia di giovani designers torinesi. Una grande porta, questa installazione, in prossimità di Palazzo Madama, che invita ogni passante a compiere un gesto simbolico, aprire e varcare una soglia per entrare nella comunità degli amanti dell’arte. I cittadini diventano così testimonial del progetto pubblicando sul profilo Instagram del museo Palazzo Madama, la testimonianza fotografica di questa esperienza con l’hashtag #fattiavanti. Si possono anche fare donazioni sul sito http://sostieni.fondazionetorinomusei.it/. L’obiettivo è quello di raccogliere 20.000 euro per il restauro di 20 miniature datate tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento che versano in grave stato di degrado.
Sabina Carboni
DAL NOSTRO INVIATO Elio Rabbione
Che ci sta a fare Daniel Craig nel pasticcio di Kings della regista di origine turca Deniz Gamze Ergüven ospitato al TFF 35 all’interno della sezione Festa Mobile? Sta, unico e povero bianco arrabbiatissimo, in un grande quartiere a sud di Los Angeles, nella primavera del 1992, spazio per le tensioni e le lotte razziali all’indomani dell’assoluzione di quattro poliziotti bianchi colpevoli d’aver pestato a sangue Rodney King, un tassista di colore. Morti sul campo, feriti e arresti di grandi proporzioni. In un infuocato panorama, che meriterebbe il taglio del documento – Bigelow insegna – e l’asprezza della morte colta in ogni strada, come i saccheggi, come le imboscate, Ergüven imbocca la strada della storiella facile facile, che poggia malamente su di una sceneggiatura zoppa e a tratti degna della peggior commedia, laddove lo sbiadito personaggio dello 007 per eccellenza in quest’ultimo decennio gioca nelle prime scene a fare l’energumeno che fascia mobili, per poi sparire e ricomparire nell’ultima mezz’ora a dar man forte, bell’innamorato, ad una Halle Berry che una volta per sbaglio si portò a casa un Oscar. Sarebbe sufficiente la scena nella quale i due si liberano delle manette con cui i poliziotti li hanno legati ad un lampione, sotto lo sguardo di un campionario dei ragazzini già teppistelli che la donna ospita in casa propria, per classificare con facilità il film nel reparto del puro svago comico. Ed è davvero troppo cercare quel “piglio energico” annunciato tra le promesse del film.
A metà del concorso, quando già le speranze sembrano sparire, ci si imbatte nel portoghese A fabbrica de nada, opera prima robusta e bella che si deve alla collaborazione di cinque cineasti che hanno fondato otto anni fa una società cinematografica di grandi aspirazioni e alla firma di uno di essi, Pedro Pinho. 177’ per descrivere tra finzione e trascrizione iperrealista, ma questa supera di gran lunga quella, la “dismissione” – sembrano davvero le stesse radici di Rea – di una fabbrica di ascensori a Lisbona (una metafora degli alti e dei bassi dell’esistenza), dei primi dubbi degli operai che vedono i macchinari lasciare i reparti e le immediate certezze, gli sfilacciamenti e le incomprensioni familiari, delle coppie e dei genitori, gli scontri tra chi vuole abbandonare e portarsi a casa quel che al momento la direzione offre, domani di soldi non ci potrebbe essere più nemmeno l’ombra, e quanti vorrebbero una lotta a oltranza, chiusure, occupazioni. È un racconto limpido quello del regista, che neppure si sogna di lasciar cadere ideologie dall’alto ma analizza con umanità, quella vera, quella quotidiana, quella dell’elemento pressante alla sopravvivenza, fisica e materiale e degli affetti (significativi i momenti di un padre “di vacanza” e del ragazzino che non gli è figlio), lo svolgimento della storia. Ed è un racconto che non vuol essere soltanto la rappresentazione di “quella” storia, ma sogna di raccontare dall’interno anche la crisi che il Portogallo attraversa dal 2008. Importante, costruito con grande partecipazione da quanti “sono” gli operai, documentato, capace di farti apprezzare quanto le parole siano importanti.
Irritante al contrario Amori che non sanno stare al mondo che Francesca Archibugi ha tratto dal suo romanzo omonimo, scritto per lo schermo in compagnia di Laura Paolucci e Francesca Manieri. Due esseri, un uomo e una donna, due docenti universitari, una conferenza di lui, Flavio, che fa imbestialire lei, Claudia, per le idee vecchie e contorte, salvo la scena successiva lei innamorata cotta che è lì al tavolo, davanti al suo piatto di pasta, a giurargli amore eterna. Invece di filarsela a gambe come qualunque normale mortale avrebbe fatto, Flavio intreccia una relazione fatta di passione e di litigi, di travolgimenti e di stravolgimenti, di affetti e di distruzioni. Finché nascono nuovi amori, altrettanto infuocati, lui con una ragazza molto più giovane, lei si perde tra le braccia di un’allieva, tutto quanto raccontato in un poco entusiasmante susseguirsi di altalenanti passaggi temporali e soprattutto con dialoghi e situazioni riempitive (le tre amiche a scambiarsi confidente e no all’interno di un bagno) che suonano false, costruite a tavolino, troppo letterarie. Si tenta l’evoluzione dei personaggi, ma Flavio continua a starsene chiuso nelle proprie paure e Claudia, caposaldo di uno sguardo tutto al femminile, brandito come uno spadone che mena colpi senza pudore, rimane la folle, guerriera, ossessiva, arruffata donna da cui in molti fuggiremmo. Lucia Mascino e Thomas Trabacchi sembrano affrontare la storia con convinzione: siamo noi a uscire dalla sala insoddisfatti, bruciati da quel troppo di prosopopea che la regista ci ha buttato in faccia.
I mercati di Torino
E’ un piacere fare la spesa a Torino, i suoi mercati sono intensi e vivaci, ma anche eleganti e ricercati e ci portano diretti all’interno di una cultura, di un luogo ricco di consuetudini e tradizioni centenarie, di appuntamenti a cui nessuno resiste perché rappresentano l’anima e la storia della città. Il mercato infatti non è solo il luogo dove si compra tutto e a buon prezzo, ma è anche un momento in cui persone diverse si incontrano affluendo all’interno dello stesso spazio, nasce così lo scambio, il più umano di tutti, il più ricco di curiosità.
Questi alcuni tra i mercati rionali più caratteristici della città da visitare e vivere:
Porta Palazzo
E’ il più grande della città ma anche d’Europa, “Porta Pila” in piemontese, è un tripudio di colori, sapori, profumi provenienti non solo dal nostro paese. Situato a Piazza della Repubblica, tra Borgo Dora e il Quadrilatero, oltre ad essere un frequentatissimo mercato è divenuto una importante meta turistica, una attrazione oramai fissa nei tour dedicati alla capitale sabauda. Nella parte esterna sono centinaia i banchi di prodotti alimentari, frutta, verdura proveniente da ogni parte d’Italia, spezie tipiche del Medioriente, abbigliamento, scarpe e accessori per la casa. Nella parte coperta abbiamo invece: il Mercato Ittico, il Centro Palatino, il Mercato dell’Orologio e il Mercato Alimentare dove i prodotti gastronomici di qualità sono tantissimi.
Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-14.00 – sabato 7.00-19.00
Piazza Benefica
Situato nella sofisticata Cit Turin, il mercato è famoso non solo per i banchi di frutta, verdura, caramelle, dolci e cibo vario ma soprattutto per la vendita di capi di abbigliamento firmato a buon prezzo. L’interesse per questo negozio di importanti brand a cielo aperto è altissimo grazie alla generosa offerta di capi griffati. Vestiti, cappotti, scarpe ma anche chicchissime tute e scarpe da ginnastica lo hanno reso un vero e proprio punto di riferimento modaiolo e di stile.
Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-14.30 – sabato 7.00-15.30
Madama Cristina
Immerso in San Salvario, caratteristico quartiere multietnico di Torino dalla vita notturna vivace e affollata, il mercato di Piazza Madama Cristina seppur non grandissimo è un concentrato di qualità e ricercatezza. Piccoli e grandi banchi ortofrutticoli e gastronomici da una parte, abbigliamento, articoli per la casa e qualche punto vintage dall’altra. Gli acquisti spesso sono accompagnati dal delicato mood balcanico creato dalla musica di violini e fisarmoniche suonata dal vivo da piccole orchestre.
Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-14.00 – sabato 7.00-19.00
Corso Palestro
Vicinissimo al centro storico, a pochi passi da Via Garibaldi, questo mercato situato nella parte centrale del corso é una giornaliera e gradevole passeggiata tra banchi di tutti i tipi: frutta, verdura, pane, gastronomia, dolci, piante, articoli per la casa, abbigliamento, scarpe, profumeria e molto altro. Un emporio per tutti i gusti dove trovare di tutto e di più in poco spazio, in un ambiente meno vivace di altri grandi mercati ma decisamente più rilassante e confortevole.
Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-15.00 – sabato 7.00-19.00
Piazza Foroni
Dedicato principalmente ai prodotti tipici del sud Italia è conosciuto anche come mercato di “Piazza Cerignola”. La Madonna di Ripalta portata a metà del 1900 è un richiamo alla Puglia e viene festeggiata dai suoi devoti la seconda domenica di giugno. I prodotti sono principalmente pugliesi e ci fanno rivivere una meravigliosa tradizione culinaria ricercata ma semplice: cime di rapa, taralli, olive, formaggi e spezie, un viaggio di sapori e profumi in una delle terre dove la cucina è la regina delle usanze.
Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-14.00 – sabato 7.00-19.00
Crocetta
In questo quartiere elegante caratterizzato da ricche e sontuose residenze si trovano bancarelle alla moda, scarpe delle ultime collezioni, accessori, casalinghi, profumazioni, oggetti vari. Questo mercato che parte da Largo Cassini e arriva fino a Via Marco Polo è un ritrovo signorile, un appuntamento mondano dove fare acquisti di un certo livello è un rito. Trovare capi di marche importanti e ricercate, sia per uomo che per donna, a prezzi convenienti è una certezza, perdersi tra i brand più in voga del momento e gli outfit più richiesti un piacevole passatempo.
Quando: dal lunedì al venerdì 7.00-14.00 – sabato 7.00-19.00
Crocetta + : seconda domenica del mese dalle 8.30 alle 18.45
Esiste un vero proprio portale dei mercati torinesi che contiene davvero tutte le informazioni utili per orientarsi, trovare i mercati che ci interessano e magari più vicini a casa: mercati.comune.torino.it
Maria La Barbera