

“La decisione di altri dieci Comuni della provincia di Torino di voler dare il proprio via libera alle registrazioni omogenitoriali, così come già fatto dal Comune di Torino nei giorni scorsi, è una scelta che ci vede nettamente contrari poiché si tratta di una palese violazione della legislazione oggi in vigore”: lo affermano in una nota il deputato di Forza Italia e Coordinatore provinciale di Torino Carlo Giacometto e il Consigliere regionale Andrea Tronzano (nella foto).
“Posizioni considerate da alcuni di avanguardia sono per me le posizioni di una minoranza di retroguardia – commenta Tronzano – che vuole dare il proprio avallo all’utero in affitto, un vero crimine contro le donne, e alle adozioni omogenitoriali, andando contro la legge. I registri dello stato civile non sono un feudo del primo cittadino! Sono certo, pertanto, che la Prefettura non potrà far altro che annullare eventuali atti pubblici che vadano in quella direzione”.
Prosegue Giacometto: “Stiamo parlando di ufficiali di Governo, perché questa è la funzione dei sindaci nel momento in cui si occupano della tenuta di quei registri, che si prendono la libertà di violare la legge, o che annunciano di volerlo fare, ben sapendo che le modalità e i limiti di iscrizione alle anagrafi comunali non dipendono dal loro libero arbitrio, ma da una legge dello Stato che loro hanno semplicemente l’obbligo di applicare. Certamente, come in tutte le questioni che riguardano l’estensione dei diritti individuali, anche su questo argomento non ci si deve arroccare su posizioni pregiudiziali. Tuttavia, mi pare corretto ricordare che, indipendentemente da queste fughe in avanti che rispondono più che altro all’esigenza di avere un titolo sui media, i diritti personali del neonato resterebbero gli stessi di oggi. Niente di più rispetto all’odierna possibilità di accedere a tutti i servizi da parte di ogni istituzione pubblica, a cominciare dalla sanità. Il dibattito sul tema deve certamente essere il più aperto possibile, ma personalmente ritengo che la tutela dei diritti dei bambini sia prioritaria rispetto a quella degli adulti”.
“Resta il fatto che, comunque, ci vorrà una legge del Parlamento per eventualmente modificare l’attuale situazione e, pertanto, la nostra posizione sul tema è molto chiara e lineare: per ciascun sindaco vale prima di tutto il rispetto della legge, indipendentemente dalle proprie sensibilità politiche su materie che comunque non sono di sua competenza. Avere ideali solidi e vederli applicati è per noi la politica con la P maiuscola, ma nessuno deve pensare di avere la verità in tasca, come invece pare abbiano i sindaci grillini e di sinistra. Noi vogliamo realmente rappresentare il sentimento profondo delle nostre comunità e quindi rispondiamo alla provocazione di alcuni sindaci, resa operativa e pubblica senza neppure un dibattito nei rispettivi Consigli comunali, con un’ulteriore provocazione: promuovere una consultazione aperta a tutti i cittadini di quei Comuni, in cui le posizioni ideologiche dei loro primi cittadini possano essere dibattute e, magari, confutate. Certamente non imposte, in spregio alla legge vigente” – concludono Giacometto e Tronzano – “Per questo proponiamo che i Comuni interessati indicano un referendum consultivo che consenta alle loro comunità locali di esprimere la propria opinione sul fatto che un bambino possa vedersi registrato all’anagrafe come figlio di due papà o di due mamme”.
Il giro d’Italia inizia quest’anno il 4 maggio, in una data significativa per il mondo dello sport, quella dell’anniversario della scomparsa del grande Torino, la squadra degli invincibili che, troppo bella per restare tra i mortali, il fato rapì a questo mondo affinché continuasse a giocare un’eterna partita nei campi Elisi e nel cuore di generazioni di sportivi in saecula saeculorum. Il giro partirà da Israele con tre tappe per rendere omaggio ad un immenso campione del ciclismo che fu prima di tutto un grande uomo: Gino Bartali, giusto tra le
nazioni, la massima onorificenza che lo Yad Vashem, il Museo della Shoa di Gerusalemme, dedica a coloro che, rischiando la propria vita, salvarono anche un solo ebreo dal massacro nazista. Bartali, eroe schivo a cavallo della sua bicicletta, segretamente contribuì ad aiutare moltissimi ebrei, durante uno dei momenti più cupi della storia, agendo e tacendo, fedele al motto che contraddistinte la sua vita: “Il bene si fa, ma non si dice”. La 101ª edizione della corsa rosa si disputa dal 4 al 27 maggio 2018 e si articola in 21 tappe. La conclusione, invece, sarà a Roma. I numeri parlano di 3.562,9 Km, per una media di 169,7 Km a tappa. I corridori saranno chiamati ad affrontare 2 prove a cronometro individuali (compresa la prima di 9,7 km a Gerusalemme), con 7
frazioni per velocisti, 6 frazioni di media difficoltà e 6 frazioni di alta difficoltà.
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Le frazioni in Israele saranno complessivamente 3. La seconda è da Haifa-Tel Aviv (167 Km) e la terza da Be’er Sheva a Eilat (229 Km). Dopo il giorno di riposo il Giro sbarcherà in Sicilia l’8 maggio con la 4ª tappa da Catania a Caltagirone. Nella 6ª tappa l’arrivo in salita a 1.736 metri sull’Etna. Nella 8ª (12 maggio) ancora traguardo in salita al Santuario di Montevergine (1.260 m.) per poi il giorno successivo arrivare ai 2.135 metri di Campo Imperatore sul Gran Sasso. Altre tappe da scalatori la San Vito di Tagliamento-Monte Zoncolan con pendenze anche del 22% (sabato 19 maggio), la Tolmezzo-Sappada, con il passo Tre Croci (domenica 20), l’Abbiategrasso-Prato Nevoso (giovedì 24 maggio, arrivo a 1.607 m.), la Venaria Reale-Bardonecchia e la Susa-Cervinia 2001 con 4 mila metri di dislivello (sabato 26).La cima Coppi sarà ospitata dal Piemonte con il Colle delle Finestre, rinnovando così il ricordo e l’omaggio all’immenso campione figlio della nostra terra, Fausto Coppi da Castellania, il grande airone. Nella mente dei tanti appassionati di questo sport si rinnoveranno il ricordo, le immagini, le suggestioni delle epiche sfide tra Fausto e Gino sulle strade polverose della nostra Italia, sulle colline, sui sentieri innevati su sempre più su verso la cima, in una lotta disperata e bellissima per afferrare la Vittoria e indossare la maglia rosa come l’aurora.
La 19^ è tra le più importanti della 101esima edizione del Giro d’Italia di ciclismo
Una prima assoluta per un Comune. Promuovere il territorio realizzando degli spot promozionali, a cura di un gruppo di ragazzi dell’Informagiovani, coadiuvati dai loro tutor, dagli uffici, coinvolgendo la cittadinanza! Un crescendo di attesa e attenzione verso il Giro, la corsa ciclistica che rappresenta per antonomasia l’intera nazione. Un progetto per far vivere in diretta, ai giovani tirocinanti della Factory dei Giovani di Venaria Reale, l’esperienza di come si realizza uno spot promozionale. Il progetto dell’Amministrazione comunale di Venaria Reale per formare e valorizzare la creatività giovanile nella comunicazione, nel video e nella grafica, sotto l’attenta regia di un tutor esterno, il regista e montatore Pino Gadaleta, prestatosi a titolo gratuito, coadiuvato da una troupe di professionisti e dai tutor della Factory. All’insegna dell’hashtag(#) #aspettandoilgiro tutta la città è stata coinvolta, dalle location scelte per le riprese, alle associazioni, agli esercenti commerciali, alle persone che sono state le vere protagoniste degli spot, a tutti coloro che hanno risposto alla manifestazione del Comune. L’obiettivo è stato quello di far immergere Venaria Reale e i cittadini nel clima della corsa rosa. E poi un backstage e il girato, il tutto presentato giovedì 26 aprile alle ore 21 al Supercinema, in piazza Vittorio Veneto 5 a Venaria Reale, in una serata che aprirà il mese di manifestazioni in attesa della partenza di tappa. Presenzieranno i protagonisti della produzione, gli attori, la cittadinanza, le associazioni, i commercianti, il sindaco Roberto Falcone e l’assessore Antonella d’Afflitto, in una serata che riscalderà gli animi verso un mese di maggio denso di rosa. E proprio il rosa è la dominante degli spot, l’elemento che ha fatto da filo conduttore. La sceneggiatura racconta due storie che vedono diverse situazioni, con al centro sempre un tocco di rosa. Dall’uomo sul balcone di una casa del centro storico che bagna le piante con un innaffiatoio rosa, al barista in bicicletta che ogni mattina consegna i caffè a domicilio su un vassoio appositamente tinto di rosa, attraversando una delle piazze della città, agli allievi del corso di cucina dell’Istituto Formont che, tra i fornelli, indossano un cappello rosa all’arrivo del loro insegnante chef. Rosa che si fonde anche nelle due ruote, con la presenza nei due spot, non solo delle associazioni dei ciclisti della città (ASD FreeBike e Scuola MTB), ma con la presenza di corridori a braccia alzate, uno con completo d’epoca dell’Eroica e l’altro con divisa rosa FreeBike, nata in ricordo del Giro del 2011) nella Galleria Grande della Reggia di Venaria Reale. Numerose le associazioni del territorio che hanno aderito alla manifestazione d’interesse pubblicata dal Comune e che hanno offerto la propria disponibilità, a cominciare dall’ASD Free Bike con i suoi due ciclisti protagonisti degli spot e il gruppo, il presidente Giuseppe Milieri e il socio Bruno Corbo, all’ASD MTB Venaria Reale di Ivano Leone, ai ballerini Sara Barile e Riccardo Corbo, alla piccola ciclista Ginevra, all’ASD Gruppo Twirling Les Papillons, al Centro Danza Venaria Reale, al Corpo Musicale Giuseppe Verdi, col presidente Fulvio Cascio e Giulia Bergamo, attrice di spicco nella scena che li ha coinvolti, all’UNITRE – Venaria Reale. La troupe della produzione è stata coordinata dal tutor per l’occasione, il regista e montatore Pino Gadaleta di Fiorita Officina, il quale è stato affiancato dal supporto tecnico dei tutor Factory di Video in Web, insieme al supporto degli operatori Federico Dal Farra, Federico Leccardi e Michele Piasco. Ma sono stati i giovani della Factory Giovani a dimostrare entusiasmo maggiore. Schierati al gran completo con Gianluca Bonamigo, videomaker, Simona Saraniti, grafica e Azzurra Papalia, addetta alla comunicazione, insieme ai tutor Beppe La Vela, Elisa Canal e Stefano Bonvicini ai quali si sono aggiunti Maurizio De Conti per il backstage e l’addetto audio Francesco Marangoni, hanno vissuto un’esperienza molto importante. Con questa esperienza hanno appreso le dinamiche e le logiche dietro alla realizzazione dei video: dalla costruzione degli storyboard alla scrittura dei fogli di edizione, dall’allestimento del set all’uso del ciak, dall’utilizzo della semplice telecamera all’impiego di attrezzature più sofisticate, all’audio registrato in presa
diretta, alle luci e composizione fotografica della scena e al montaggio. Un’esperienza formativa per tutti, dove fondamentale è stato l’apporto e il supporto alla produzione di Patrizia Mazzilli dell’ Ufficio Cultura ed Eventi e di Vittorio Billera, Addetto Stampa e direttore di Venaria Tv, con dietro le quinte il prezioso supporto della dirigente Sport, Giovani e Cultura, Mara Rossero. Dichiara l’assessore alla Cultura, Sport e Politiche Giovanili, Antonella d’Afflitto Quando ho iniziato a pensare come avremmo potuto coinvolgere la cittadinanza e promuovere il territorio in occasione del Giro d’Italia – che come Amministrazione abbiamo fortemente voluto, insieme alla Regione Piemonte e all’assessore allo Sport Giuseppe Maria Ferraris, tornasse in città – ho immaginato che sarebbe stato un progetto a tutto tondo per i ragazzi che svolgono tirocinio presso la Factory Informagiovani, in collaborazione con gli Uffici Cultura e Comunicazione, riuscire a realizzare due spot dove loro fossero la produzione e la regia, la città il set, i cittadini gli attori protagonisti. Mai avrei pensato che senza fondi dedicati, si potesse raggiungere un tale risultato, di cui siamo entusiasti e così spero sarete voi giovedì 26 aprile al Supercinema. Questo progetto è innovativo sotto diversi aspetti: un’Amministrazione pubblica che ha trasformato, peraltro con un notevole risparmio di costi, l’Ufficio Informagiovani in un laboratorio dove ogni semestre dei giovani insieme ai volontari del Servizio Civile, fanno esperienza di video, grafica, musica e comunicazione. La produzione di due spot per la promozione del territorio girati interamente “fai da te” dai ragazzi con i loro tutor. La presenza di uno special tutor ospite della Factory, il regista e montatore Pino Gadaleta, prestatosi a titolo gratuito, insieme con tutta la troupe nei mesi di marzo e aprile. Il coinvolgimento della cittadinanza, protagonista delle riprese, attori a tutti gli effetti, in location che raccontano tanti angoli di Venaria Reale ed anche il suo quotidiano nelle strade e negli esercizi commerciali. Un progetto che certamente va promosso e che speriamo la stampa racconti, presenti, perché i ragazzi se lo meritano proprio». Ma qual è stata l’esperienza dei ragazzi della Factory col loro super tutor Pino Gadaleta? Ce lo hanno raccontato alcuni dei protagonisti della
produzione. Giaunluca Bonamigo, che si è occupato del video e del montaggio dichiara «La mia esperienza all’interno della Factory di Venaria Reale durante la produzione dello spot “Giro d’Italia – Fai Tappa a Venaria Reale” si è rivelata molto utile a livello lavorativo e umano, la possibilità di aver lavorato per un mese con il regista e montatore video Pino Gadaleta e l’operatore di ripresa Federico mi hanno permesso di comprendere ancora meglio certi concetti e metodi per la creazione di uno spot pubblicitario, dall’ideazione delle scene avente il rosa come filo conduttore fino alla parte di montaggio, studiando e provando dei modi per unire bene tutte le clip girate. Sono molto orgoglioso e contento di aver lavorato quasi interamente da solo al montaggio del backstage dedicato allo spot, era un tipo di video che non avevo mai avuto l’occasione di fare e si è rilevata una bella sfida, ho dato il meglio di me e il risultato è tutto sommato buono. Ovviamente ringrazio tantissimo tutto il gruppo della Factory per questi sei mesi di tirocinio, per il sostegno che mi avete dato e per il lavoro svolto per lo spot del Giro D’Italia, ricorderò per molto tempo questa esperienza che mi tornerà sicuramente utile per il futuro». Prosegue nel racconto di questa grande occasione che hanno avuto i tirocinanti, Azzurra Papalia, che nella produzione si è occupata della segreteria di edizione «È stata un’esperienza incredibilmente divertente e da cui ho avuto la fortuna di imparare molto. Il set dello spot della tappa cittadina del Giro d’Italia è stato un’occasione per ripensare all’importanza delle cose: dal tempo, alla luce, dai piccoli gesti, all’intensità degli sguardi. L’organizzazione dello spot ha rotto la nostra routine d’ufficio, ma alla fine la passione e l’impegno con cui abbiamo affrontato la novità è quello che conta, malgrado le difficoltà iniziali, le incertezze e le paure per la sua riuscita».
http://www.comune.venariareale.to.it/
I NUMERI DEGLI SPOT
14 persone impegnate per le riprese
3 telecamere, 1 ronin, 1 crane
7 Giorni di riprese
6 ore e mezza di girato
170 cittadini impegnati come comparse o protagonisti
12 associazioni del territorio con i loro soci
2 cittadini ciclisti – attori protagonisti
15 cittadini – attori non protagonisti
Ogni tanto si parla di mercoledì nero e la Borsa ne registra qualcuno. La novità è che stavolta non si tratta di Borsa, ma di Bilancio pluriennale dal 2021 al 2027 che si deciderà a Bruxelles.
Un appuntamento da mille miliardi di euro al quale l’Italia partecipa senza governo eletto e in uno stato di estrema debolezza . I 27 Paesi procederanno alla spartizione dei fondi dell’Unione e quelli in ritardo con le riforme sul lavoro rischiano decurtazioni pesanti. La Commissione Ue adotta la propria proposta di riparto del bilancio dell’Unione europea finalizzato alle aree arretrate, ai territori in crisi industriale, all’agricoltura (pochi), al programma per studenti Erasmus, di Horizon 2020 per la ricerca avanzata e quelle per le iniziative di politica estera e sui fondi sulle migrazioni, le richieste di asilo o la gestione dei confini esterni dell’Unione europea. Quest’ultime, soprattutto le note dolenti, perché le ONG olandesi, spagnole, inglesi e via di seguito hanno una predilezione per l’Italia. Vale a dire il porto di mare più sicuro e più facile. Un bilancio europeo tra l’1,13% e l’1,18% del reddito lordo dell’Unione che metterà in gioco circa 1.020 miliardi di euro, in sette anni, di cui dirottati verso l’Italia (forse) circa 120. Spetta al commissario tedesco Ue, al Bilancio, Günther Oettinger la proposta. È prevista una novità rispetto al passato. Il Fondo sociale europeo, verrà subordinato alle “raccomandazioni” ricevute ogni anno da Bruxelles. In altre parole, l’Italia avrà problemi ad accedere alle intere somme messe a disposizione se avrà ricevuto “contestazioni” nell’attuare le riforme suggerite dalla Commissione Ue. In pratica, il 18 aprile scorso il commissario Günther Oettinger la ceca Vera Jourová, la svedese Cecilia Malmström e il greco Dimitris Avramopoulos hanno concordato come il Fondo sociale europeo attuerà la sua funzione: “sostenendo gli Stati membri nel perseguire le priorità delle linee guida sull’occupazione e le raccomandazioni del Consiglio Ecofin”. Il problema è che l’Italia non le rispetta, da anni, e il Fondo sociale europeo è stato usato per mitigare gli effetti della crisi industriale che ci attanaglia anche in regioni ricche come Lombardia, Veneto e Piemonte, usandoli per la Cassa Integrazione. Sul fronte italiano molto rigore nell’ultimo decennio in tema di bilancio, ma poche riforme strutturali e, per contro, molti sprechi. La soluzione di Oettinger mira al bilancio europeo come mezzo per condizionare alcune scelte politiche nazionali, ipotizzando addirittura di creare “uno strumento per la realizzazione delle riforme strutturali”. Sarà quindi un negoziato complesso dove si giocherà nuovamente sugli equivoci. La soluzione annunciata come
“innovativa” è che la Commissione Ue proporrà che oltre 200 miliardi non vengano versati dai governi, ma da nuove “risorse proprie europee” (come indicato da un gruppo di lavoro presieduto da Mario Monti; vale a dire, ma sottaciuto, un altro aumento dell’Iva che verrà versato direttamente nelle casse dell’Unione). Le altre “entrate proprie” saranno quelle provenienti dalla tassa sull’uso degli imballaggi di plastica non riciclabile, quella sullo scambio di Co2 (l’«emission trading scheme») e quella sull’armonizzazione della base fiscale che attualmente favorisce l’Olanda, l’Irlanda e l’Ungheria che sono veri paradisi fiscali per le multinazionali. In conclusione, a noi preoccupa soprattutto l’aumento dell’Iva e la ricorrenza del 1° maggio che ha celebrato la Festa del lavoro, ci fa interrogare su quale sia e dove?
Tommaso Lo Russo
I libri più letti e commentati ad aprile 2018 dal gruppo “Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri”
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Ecco, come ogni mese, la nostra piccola rassegna sui libri più letti e discussi sul gruppo Facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri; in questo mese di aprile, il titolo che ha maggiormente interessato i nostri lettori è Patria , dello scrittore catalano Fernando Aramburu,del quale tutti si dicono entusiasti; ottimi consensi li riscuote anche Resto Qui, di Marco Balzano; si cambia decisamente genere con gli apprezzamenti nei confronti dell’ultima fatica di Stephen King, in collaborazione con Richard Chizman, ovvero il recentissimo La scatola dei bottoni di Gwendy.
Nel mese della fioritura dei ciliegi, non potevamo non presentare una breve carrellata di titoli di letteratura giapponese, scelti tra quelli che maggiormente hanno incuriosito i nostri iscritti: ecco quindi il classico Io sono un gatto, di Soseki Natsume, lo struggente Neve sottile di Jun’ichiro Tanizaki, entrambi recensiti sul gruppo e il celebrato Norwegian Wood, di Haruki Murakami. Altri titoli spesso presente nelle nostre discussioni e che potranno interessare chi sia alla ricerca di letture più intimiste, sono quelle dedicate a Chiamami col tuo nome di André Aciman, Mi sa che fuori è primavera di Concita De Gregorio, Eppure cadiamo felici di Enrico Galiano. Infine, se preferite un genere alternativo alla narrativa, sul gruppo abbiamo discusso di: Leggermente fuori fuoco, saggio autobiografico del fotografo Robert Capa, Il conto dell’ultima cena di Moni Ovadia, spassosa guida alla cucina della tradizione ebraica, Tutto troppo presto, indagine sociologica di Alberto Pellai sulla sessualità dei giovani, molto commentato dai lettori con figli in quella critica età.Se siete appassionati lettori o semplici curiosi in cerca di nuovi titoli, venite a trovarci ed entrate nella comunità di lettori più frequentata di Facebook: Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri !
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Podio di Aprile
Patria, di Fernando Aramburu (Guanda) – Resto qui, di Marco Balzano (Einaudi) – La scatola dei bottoni di Gwendy, di Stephen King (Sperling & Kupfer).
Per chi ama la narrativa di tipo intimista: Chiamami col tuo nome, di André Aciman (Guanda)- Mi sa che fuori è primavera, di Concita De Gregorio (Feltrinelli) – Eppure cadiamo felici, di Enrico Galliano (Garzanti).
Consigli di letteratura giapponese: Io sono un gatto, di Natsume Soseki (Neri Pozza) – Neve sottile di Jun’ichiro Tanizaki (Guanda) – Norwegian Wood, di Haruki Murakami (Einaudi).
Saggistica: Leggermente fuori fuoco, di Robert Capa (Contrasto) – Il conto dell’ultima cena di Moni Ovadia e Gianni di Santo (Einaudi) – Tutto troppo presto, do Alberto Pellai (De Agostini).
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Testi : valentina.leoni@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it
Grafica e Impaginazione : claudio.cantini@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it
Verso le 7,40 di questa mattina una filippina di 51 anni è stata travolta da un camion Iveco, mentre stava attraversando via Pietro Cossa sulle strisce pedonali. L’uomo alla guida del camion è risultato negativo all’alcooltest, e si è fermato a prestare soccorso. Il corpo della vittima è stato trascinato per decine di metri. Gli agenti della Squadra Infortunistica della Polizia Municipale stanno cercando testimoni per capire la dinamica dell’incidente. Il conducente del camion è sotto shock e dice di non aver visto la donna attraversare.
(foto archivio)
Giovedì 3 maggio alle 10, la Scuola Holden ospiterà una masterclass con un ospite internazionale di massimo rilievo: Anthony E. Zuiker, ideatore e co-produttore di tutte e tre le serie CSI – Scena del crimine che racconterà, insieme ad Alessandro Avataneo, la sua esperienza come sceneggiatore, scrittore e storyteller crossmediale.
Prima di diventare il creatore di CSI, Zuiker lavorava come autista di tram a Las Vegas. Un giorno stava per andare a giocare a basket con gli amici, quando sua moglie gli chiese di rimanere a casa e guardare con lei una puntata di The New Detectives. “I decided to stay, and that changed everything.” Fu in quel momento che gli venne l’idea della serie. Non sapeva nulla di come si scrive per la TV, per questo il suo episodio pilota di CSI fu così dirompente. Andava contro ogni regola, e gettava le basi dello stile narrativo e visivo della serie a venire. La scintilla creativa che innesca il lavoro di uno sceneggiatore può arrivare per caso: ma da dove vengono le idee, come si fa a trasformarle in format di successo, e come si incrociano esperienze narrative diverse? Come ha raccontato Zuiker, a volte capitano momenti in cui decidi di cogliere un’opportunità capace di cambiare tutto; la maggior parte delle volte, invece, bisogna essere in grado di utilizzare bene i propri ferri del mestiere.
L’incontro è in inglese e sarà aperto al pubblico fino ad esaurimento posti.
Per prenotarsi basta scrivere a reception@scuolaholden.it o chiamare il numero 011 6632812.
La lodevole raccolta di abiti usati attraverso i cassonetti dislocati in città non giustifica lo spettacolo indecoroso che si presentava agli occhi dei passanti, questa mattina, in corso Matteotti all’altezza di corso Bolzano. Segnaliamo a chi di competenza questo esempio di degrado, affinché vi possa porre rimedio.
(foto fmb / il Torinese)
FOCUS INTERNAZIONALE di Filippo Re
“Betlemme ha molti problemi e molte necessità, dobbiamo rinnovare l’arredo della città, costruire strade, nuove scuole, ospedali, parcheggi, aggiornare il catasto edilizio con sistemi digitali, adottare un piano trasporti più efficace perchè il traffico è diventato um grosso problema. Come tante altre località palestinesi, anche Betlemme ha bisogno di aiuto, di tecnici specializzati nei vari settori, di finanziamenti e di una stretta cooperazione con altre realtà comunali”. Anton Salman, da un anno sindaco cristiano di Betlemme, è in queste settimane a caccia di tecnologie moderne “made in Italy”, da un capo all’altro della penisola. A Torino ha incontrato gli amministratori cittadini e i responsabili di varie associazioni laiche e religiose. Ha poi partecipato a un incontro al Centro Peirone, istituto specializzato nello studio dei Paesi arabo-islamici, un piccolo Institut du Monde Arabe parigino nella città della Mole. Betlemme, quasi 30.000 abitanti, dieci chilometri a sud di Gerusalemme, capitale della cultura del mondo arabo per il 2020, è la città di Gesù, storica e antichissima, che ospita ogni anno almeno un milione di turisti provenienti da ogni parte del mondo. In Italia ci sono ben 28 città gemellate con Betlemme. “Vogliamo dimostrare di
saperci fare e di migliorare il tessuto urbano del nostro centro abitato ma da soli non possiamo farlo perchè non abbiamo le risorse economiche necessarie. Per fortuna viviamo in mezzo a una moltitudine di pellegrini dai quali giunge un sostegno molto forte alla nostra economia, una quantità di entrate essenziali per finanziare una parte dei nostri progetti”. Anton Salman, cattolico, avvocato della Custodia di Terra Santa, guida il comune di Betlemme dal maggio 2017. Una legge degli anni Novanta stabilisce infatti che il sindaco e il suo vice siano entrambi cristiani, uno cattolico e l’altro ortodosso. Ci tiene a precisare che Betlemme è una città sicura e ospitale e non esiste nessun pericolo per i turisti. “I visitatori sono sempre ben accolti, protetti e rispettati. Non c’è nessun caso di Isis da noi. Se negli anni scorsi si era verificato un calo di turisti, ciò era dovuto alle tensioni crescenti e alle guerre attorno alle nostre terre”. Ma Betlemme è anche la città del Muro, the Wall, il mostro di cemento armato che separa Betlemme da Gerusalemme. L’impatto con la “barriera di separazione” è impressionante.
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L’intervento del primo cittadino scivola inevitabilmente nella politica. “Betlemme è sotto occupazione, ricorda Salman, circondata dal muro israeliano. Non è ammissibile che ci sia una tale struttura in questo luogo storico e nel resto dei Territori. L’occupazione israeliana deve finire e Betlemme deve essere una città libera per tutti e per tutte le religioni. Non vogliamo più vedere check point e muri di cemento. Il nostro problema è l’occupazione”. Betlemme è solo una piccola parte della grande e complessa questione israelo-palestinese che da almeno 70 anni tormenta la regione e il mondo intero. Quello in atto da decenni “è un conflitto politico e non religioso come sostiene Israele per trarne vantaggio. Noi siamo contro i piani di Israele e continueremo a lottare fino in fondo con tutte le nostre forze e i nostri mezzi contro l’occupazione israeliana a prescindere dal prezzo che dovremo pagare in termini di vite umane e di sofferenza. Lottiamo contro l’occupazione dal 1967, siamo rimasti l’ultimo popolo prigioniero di forze occupanti e abbiamo il pieno diritto di porre fine a questa situazione intollerabile sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza”. Anche nel fazzoletto di terra palestinese a sud di Israele la situazione è assai precaria. “Gaza, afferma il sindaco, è ridotta a una grande prigione a cielo aperto, circondata da Egitto e Israele. Ciò non toglie però che nonostante le violenze, i raid aerei e gli scontri con i militari israeliani la vita prosegua più o meno normalmente anche se con enormi problemi come la scarsità di acqua e di luce. A Gaza ci sono chiese e scuole cristiane ma i cristiani della Striscia e della Cisgiordania cercano di andarsene per trovare migliori condizioni di vita altrove. Chi resta porta avanti la sua fede”. La scomparsa dei cristiani dal Medio Oriente sarebbe una tragedia per tutti. Ne è convinto Francesco Ielpo, francescano di Terra Santa che ha partecipato all’incontro al Peirone, secondo cui “un popolo non ha bisogno soltanto di cibo e medicine ma anche e soprattutto di una speranza, di liberare il cuore dalla paura, la paura di perdere la terra, il lavoro e di lasciare i figli senza futuro. La Chiesa alimenta la speranza e sta al fianco della gente. La nostra, laggiù, è una presenza preziosa per tutti, da due millenni. Per frenare l’esodo ci vuole però la pace”. La decisione del presidente Trump di trasferire l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo implicitamente Gerusalemme capitale dello Stato ebraico, allontana il dialogo tra le parti. Per il trasloco della missione diplomatica si parla di metà maggio e il giorno cruciale potrebbe essere il 14 maggio quando Israele festeggerà i 70 anni dalla sua fondazione (14 maggio 1948). Un evento che infiammerà prevedibilmente un clima già incandescente, foriero di nuove violenze tra israeliani e palestinesi. Come vede Salman il futuro della Palestina?
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“Nessuno può sapere cosa succederà, la nostra speranza è che l’occupazione israeliana nei nostri Territori finisca presto. Abbiamo bisogno che la comunità internazionale faccia la sua parte riconoscendo ufficialmente la Palestina come uno Stato. Si parla sempre della soluzione a due Stati sui confini del 1967, uno Stato accanto all’altro, ma queste parole e questi discorsi hanno un’importanza limitata. Gerusalemme è fondamentale per il processo di pace, è città santa per tutti i credenti. L’imposizione di una sola parte non porterà la pace ma nuovo odio e nuovi conflitti. La comunità internazionale deve spingere Israele ad accettare la soluzione dei due Stati sulla base dei territori del 1967″. Salman è granitico quando parla e non si piega facilmente. Come accadde nella primavera del 2002 quando, insieme al francescano Ibrahim Faltas, si distinse nei drammatici giorni dell’assedio alla Chiesa della Natività a Betlemme. Era la seconda Intifada e Salman faceva da mediatore con le forze israeliane che avevano invaso Betlemme per arrestare alcuni militanti palestinesi che si erano rifugiati nella chiesa. Trentanove giorni di paura con sette morti e decine di feriti. La città di Torino collabora attivamente da anni con Betlemme attraverso l’Ufficio per la cooperazione internazionale mentre le Missioni Don Bosco e i salesiani del Vis (Volontari internazionali per lo sviluppo) lavorano nei territori palestinesi puntando sull’educazione, sulla formazione professionale con borse di studio per consentire ai giovani di imparare un mestiere, aprendo scuole, officine e laboratori attrezzati, dando una mano ai profughi e intervenendo in caso di disastri naturali. I salesiani sono presenti in Palestina dalla fine dell’Ottocento, ancora in epoca ottomana. A Betlemme gestiscono un orfanotrofio e un oratorio e organizzano corsi per falegnami ed elettricisti. Il Vis opera sul campo con progetti agricoli, energetici e con “Nur” (New Urban Resources) per sviluppare energie rinnovabili al fine di ridurre la dipendenza energetica dei Territori da Israele. Si produce anche vino. Su una collina tra Betlemme e Gerusalemme si trova la Cantina salesiana di Cremisan nata per rilanciare la produzione dei vini palestinesi.
(dal settimanale LA VOCE E IL TEMPO)