redazione il torinese

Sfumature di donne di scienza al Giacosa di Ivrea

“Sfumature di donne di scienza” è il monologo teatrale che andrà in scena al Teatro Giocosa di Ivrea martedì 4 giugno alle 21. Lo spettacolo, a ingresso libero, vedrà sul palco Sara d’Amario, attrice di teatro diplomatasi al Teatro Stabile di Torino, volto noto del cinema italiano e degli sceneggiati televisivi. Un viaggio nel tempo, dal tono leggero e divertente, in compagnia di venti scienziate che hanno rivoluzionato il mondo della matematica, della fisica, della filosofia, della filosofia e tanti altri “mondi”. Dall’attrice e inventrice Hedy Lamarr, passando da Spazia, Sophie Germani, viaggiando dal tempo delle “streghe” a quello delle prime laureate, dal fascino dell’atomo a quello del DNA, fino ai giorni nostri e agli ultimi Nobel. In scena le vite di queste donne di scienza, le loro famiglie, gli studi e le difficoltà, la curiosità e la formidabile tenacia. Lo spettacolo diventa un mezzo per mettere sotto i riflettori la presenza e l’attività concreta delle donne nel mondo scientifico. La drammaturgia non segue un preciso ordine cronologico, proponendo collegamenti inaspettati e divertenti tra queste venti vite straordinarie. Il tono non è mai polemico o discriminatorio nei confronti degli uomini e non a caso, in tutta la pièce, vengono citati padri, mariti, colleghi che hanno saputo superare le abitudini mentali della loro epoca ed i pregiudizi, sostenendo e riconoscendo i talenti e di meriti di queste donne. Un modo per rappresentare, senza edulcorare la realtà o nascondere gli episodi negativi, come quella non è stata – e non è ancora – la “normalità” ma piuttosto un’eccezione. Il monologo “Sfumature di donne di scienza” serve a dimostrare come le donne siano capaci di farsi strada e ottenere successi importanti in campo scientifico e nelle materie “dure” come matematica, fisica, chimica. Una comunicazione che crea un intrattenimento in scena, traducendo in modo accattivante l’importanza della dimensione umana di donne che, spesso ancora oggi nell’ombra, fanno tanto per il progresso di tutta la società.

M.Tr.

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria

***

 

Jonathan Dee “I provinciali”   – Fazi –   euro 20,00

 

E’ uno spaccato della provincia americana, sospesa tra la tragedia dell’11 settembre e la crisi economica del 2008, l’ultimo romanzo di Jonathan Dee. Scrittore nato a New York nel 1962, laureato a Yale ed uno dei protagonisti del “New journalism”, collaboratore di testate prestigiose come il “New York Times Magazine”, “Harper’s”, editor della “Paris Review”, docente di scrittura alla Columbia University e alla New School. Al suo attivo ha 7 romanzi, tra i quali “I privilegiati” che è stato finalista al Premio Pulitzer 2011. “I provinciali” è lo spietato affresco di miserie e virtù degli abitanti di una cittadina, Howland nel Massachussets. Un lucido racconto dell’egoismo che ben si ricollega anche all’attuale clima politico della società… non solo americana. Inizia con il giovane Mark Firth, imprenditore edile di belle speranze, ma scarso senso degli affari. Ingenuamente ha affidato tutti i suoi risparmi ad un oscuro consulente finanziario che ha aggirato anche altri sprovveduti, poi si è volatilizzato col cospicuo malloppo. Altro che investimento vincente a più zeri! Mark è stato praticamente mandato in rovina. Cerca di risollevarsi ristrutturando la casa di Philip Hadi, broker miliardario arricchitosi con gli hedge funds (fondi speculativi), che dopo l’11 settembre è convinto che New York non sia più sicura. Decide così di trasferirsi con la famiglia nella tranquilla cittadina di provincia, e rimette a nuovo la sua tenuta a poca distanza da quella di Mark. Hadi ha velleità politiche e si candida alla carica di sindaco. In campagna elettorale promette di proteggere i cittadini dall’aumento delle tasse e si professa incorruttibile perché già ricco di suo. Ma le cose non saranno così semplici: la cittadinanza resterà divisa tra i sostenitori che lo adorano e i detrattori che invece lo odiano. Una carrellata di personaggi alle prese con la confusione della vita. Dal fratello di Mark, Gerry, immobiliarista dal cuore arido, alla sorella insegnante che imbastisce una relazione amorosa col padre di una sua allieva…e poi altri abitanti sospettosi nei confronti dei turisti e di chi viene da fuori…  Jonathan Dee, cresciuto tra New York e una cittadina simile a quella del romanzo, sa di cosa parla e soprattutto ne scrive benissimo. Ci si appassiona alle vicende dei singoli personaggi, spesso di classi diverse e in rotta di collisione, con tensioni che rischiano di degenerare in modo incontrollabile. E’ un po’ anche il disincantato ritratto dell’odierna società, in cui il divario sociale ed economico tra ricchi, ceto medio e poveri si è allargato in modo preoccupante, generando sentimenti rancorosi pronti ad esplodere. Una lettura appassionante.

 

 

Rita dalla Chiesa “Mi salvo da sola”   – Mondadori – euro 18,00

 

Non ha bisogno di presentazioni Rita dalla Chiesa, giornalista, conduttrice e volto noto della Tv, figlia del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa trucidato dalla Mafia a Palermo nel 1982, ex moglie del conduttore più amato del piccolo schermo, Fabrizio Frizzi, scomparso l’anno scorso.

Però per capire più a fondo il suo carattere, imparare come ha affrontato i grandi dolori della sua vita, gestito gli affetti, la carriera ed il tempo che passa, vale la pena leggere il suo libro “Mi salvo da sola”. Una sorta di memoir di poco più di 200 pagine scritte magnificamente in cui condensa e ripercorre la sua storia: tra lutti, successo, affetti, popolarità, ma anche tradimenti pesanti da metabolizzare. Invece della solita dedica ha scritto: “Dedicato alle onde della mia vita, che mi hanno sempre aiutata a tornare a riva”. Un inizio bellissimo che apre il libro a una data ben precisa: quel maledetto 3 settembre 1982 a Palermo in cui la mafia tese un agguato a suo padre e lo crivellò di colpi insieme alla giovanissima 2° moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. Momenti allucinanti che fanno parte della storia più buia del nostro paese, in cui emersero chiaramente ambiguità e connivenze della classe politica, ma anche la forza di un popolo fatto di persone per bene. Momenti in cui i tre fratelli dalla Chiesa (Rita, Nando e Simona) dimostrarono dignità, coraggio e coerenza nel non stringere le mani dei politici che avevano lasciato solo il Generale e sancito così la sua condanna a morte. Poi nel libro ci sono gli anni successivi e la resilienza dell’autrice nell’affrontare il divorzio, crescere sua figlia Giulia praticamente da sola, i primi successi televisivi, la corte serrata che le fece Fabrizio Frizzi più giovane di 10 anni, ma con una maturità che oltrepassava i dati anagrafici. Poi Rita dalla Chiesa racconta anche lo strappo dalla trasmissione Mediaset di grande successo “Forum”, la fine del suo matrimonio con Frizzi e il loro legame comunque inossidabile, anche quando il conduttore sposerà la giovane concorrente di Miss Italia, Carlotta Padovan. Frangente in cui l’autrice dimostra tutta la sua sensibilità e intelligenza nel fare un passo indietro e lasciare spazio alla nuova coppia. Poi ci sono altri capitoli di vita, altri dolori e momenti invece di serenità in riva al mare, e tanto altro ancora che lascio a voi scoprire….,

 

 

Susie Orman Schnell “Le ragazze di New York”   – Feltrinelli – euro 15,00

 

Scorre con leggerezza questo romanzo della scrittrice americana, cresciuta a Los Angeles, laureata alla University di Pennsylvania, collaboratrice di grandi testate (tra le quali “The New York Times” e “The Huffington Post”), che oggi vive con il marito e i tre figli vicino a New York. Nel libro racconta la storia di due donne che a 70 anni di distanza lottano per costruirsi una carriera e conquistare l’indipendenza, senza però dover necessariamente rinunciare agli affetti più cari. Ci si appassiona alle vicende che coinvolgono la giovane Charlotte Friedman che aspira a diventare pubblicitaria negli anni 40, quando al massimo le donne arrivavano alla scrivania di segretarie. E’ combattuta tra le aspettative del rigido padre che la vorrebbe nel negozio di famiglia (che tra l’altro sta soccombendo alla concorrenza), gli studi, e il concorso da Miss Subway che in quegli anni eleggeva mensilmente una giovane bellezza come testimonial pubblicitaria dell’azienda dei trasporti di New York. L’altra protagonista è invece dei giorni nostri, si chiama Olivia e anche lei cerca di farsi strada nel mondo estremamente competitivo della pubblicità, segretamente attratta dal suo capo. L’agenzia per cui lavora concorre ad una gara per aggiudicarsi come cliente nientemeno che la metropolitana della Big Apple. Olivia avrà la brillante idea di ripescare le bellezze di Miss Subway e, senza saperlo, finisce per intersecare con la sua traiettoria di vita quelle di alcune protagoniste del celebre concorso del 1949. Scoprirà che, in un certo senso, anche se in un contesto più moderno, la sua battaglia per il successo nel lavoro e la realizzazione nel privato, non è poi tanto diversa da quella delle ragazze dei tempi andati. E in mezzo, a capitoli alternati, la Schnell racconta tante pagine di vita di Charlotte e Olivia, tra delusioni e tradimenti, coraggio e determinazione, resilienza e capacità di superare ostacoli e disfatte… e tanto altro ancora. Due belle lezioni di autostima e tenacia.

L'isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria
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Jonathan Dee “I provinciali”   – Fazi –   euro 20,00
 
E’ uno spaccato della provincia americana, sospesa tra la tragedia dell’11 settembre e la crisi economica del 2008, l’ultimo romanzo di Jonathan Dee. Scrittore nato a New York nel 1962, laureato a Yale ed uno dei protagonisti del “New journalism”, collaboratore di testate prestigiose come il “New York Times Magazine”, “Harper’s”, editor della “Paris Review”, docente di scrittura alla Columbia University e alla New School. Al suo attivo ha 7 romanzi, tra i quali “I privilegiati” che è stato finalista al Premio Pulitzer 2011. “I provinciali” è lo spietato affresco di miserie e virtù degli abitanti di una cittadina, Howland nel Massachussets. Un lucido racconto dell’egoismo che ben si ricollega anche all’attuale clima politico della società… non solo americana. Inizia con il giovane Mark Firth, imprenditore edile di belle speranze, ma scarso senso degli affari. Ingenuamente ha affidato tutti i suoi risparmi ad un oscuro consulente finanziario che ha aggirato anche altri sprovveduti, poi si è volatilizzato col cospicuo malloppo. Altro che investimento vincente a più zeri! Mark è stato praticamente mandato in rovina. Cerca di risollevarsi ristrutturando la casa di Philip Hadi, broker miliardario arricchitosi con gli hedge funds (fondi speculativi), che dopo l’11 settembre è convinto che New York non sia più sicura. Decide così di trasferirsi con la famiglia nella tranquilla cittadina di provincia, e rimette a nuovo la sua tenuta a poca distanza da quella di Mark. Hadi ha velleità politiche e si candida alla carica di sindaco. In campagna elettorale promette di proteggere i cittadini dall’aumento delle tasse e si professa incorruttibile perché già ricco di suo. Ma le cose non saranno così semplici: la cittadinanza resterà divisa tra i sostenitori che lo adorano e i detrattori che invece lo odiano. Una carrellata di personaggi alle prese con la confusione della vita. Dal fratello di Mark, Gerry, immobiliarista dal cuore arido, alla sorella insegnante che imbastisce una relazione amorosa col padre di una sua allieva…e poi altri abitanti sospettosi nei confronti dei turisti e di chi viene da fuori…  Jonathan Dee, cresciuto tra New York e una cittadina simile a quella del romanzo, sa di cosa parla e soprattutto ne scrive benissimo. Ci si appassiona alle vicende dei singoli personaggi, spesso di classi diverse e in rotta di collisione, con tensioni che rischiano di degenerare in modo incontrollabile. E’ un po’ anche il disincantato ritratto dell’odierna società, in cui il divario sociale ed economico tra ricchi, ceto medio e poveri si è allargato in modo preoccupante, generando sentimenti rancorosi pronti ad esplodere. Una lettura appassionante.
 
 
Rita dalla Chiesa “Mi salvo da sola”   – Mondadori – euro 18,00
 
Non ha bisogno di presentazioni Rita dalla Chiesa, giornalista, conduttrice e volto noto della Tv, figlia del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa trucidato dalla Mafia a Palermo nel 1982, ex moglie del conduttore più amato del piccolo schermo, Fabrizio Frizzi, scomparso l’anno scorso.
Però per capire più a fondo il suo carattere, imparare come ha affrontato i grandi dolori della sua vita, gestito gli affetti, la carriera ed il tempo che passa, vale la pena leggere il suo libro “Mi salvo da sola”. Una sorta di memoir di poco più di 200 pagine scritte magnificamente in cui condensa e ripercorre la sua storia: tra lutti, successo, affetti, popolarità, ma anche tradimenti pesanti da metabolizzare. Invece della solita dedica ha scritto: “Dedicato alle onde della mia vita, che mi hanno sempre aiutata a tornare a riva”. Un inizio bellissimo che apre il libro a una data ben precisa: quel maledetto 3 settembre 1982 a Palermo in cui la mafia tese un agguato a suo padre e lo crivellò di colpi insieme alla giovanissima 2° moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. Momenti allucinanti che fanno parte della storia più buia del nostro paese, in cui emersero chiaramente ambiguità e connivenze della classe politica, ma anche la forza di un popolo fatto di persone per bene. Momenti in cui i tre fratelli dalla Chiesa (Rita, Nando e Simona) dimostrarono dignità, coraggio e coerenza nel non stringere le mani dei politici che avevano lasciato solo il Generale e sancito così la sua condanna a morte. Poi nel libro ci sono gli anni successivi e la resilienza dell’autrice nell’affrontare il divorzio, crescere sua figlia Giulia praticamente da sola, i primi successi televisivi, la corte serrata che le fece Fabrizio Frizzi più giovane di 10 anni, ma con una maturità che oltrepassava i dati anagrafici. Poi Rita dalla Chiesa racconta anche lo strappo dalla trasmissione Mediaset di grande successo “Forum”, la fine del suo matrimonio con Frizzi e il loro legame comunque inossidabile, anche quando il conduttore sposerà la giovane concorrente di Miss Italia, Carlotta Padovan. Frangente in cui l’autrice dimostra tutta la sua sensibilità e intelligenza nel fare un passo indietro e lasciare spazio alla nuova coppia. Poi ci sono altri capitoli di vita, altri dolori e momenti invece di serenità in riva al mare, e tanto altro ancora che lascio a voi scoprire….,
 
 
Susie Orman Schnell “Le ragazze di New York”   – Feltrinelli – euro 15,00
 
Scorre con leggerezza questo romanzo della scrittrice americana, cresciuta a Los Angeles, laureata alla University di Pennsylvania, collaboratrice di grandi testate (tra le quali “The New York Times” e “The Huffington Post”), che oggi vive con il marito e i tre figli vicino a New York. Nel libro racconta la storia di due donne che a 70 anni di distanza lottano per costruirsi una carriera e conquistare l’indipendenza, senza però dover necessariamente rinunciare agli affetti più cari. Ci si appassiona alle vicende che coinvolgono la giovane Charlotte Friedman che aspira a diventare pubblicitaria negli anni 40, quando al massimo le donne arrivavano alla scrivania di segretarie. E’ combattuta tra le aspettative del rigido padre che la vorrebbe nel negozio di famiglia (che tra l’altro sta soccombendo alla concorrenza), gli studi, e il concorso da Miss Subway che in quegli anni eleggeva mensilmente una giovane bellezza come testimonial pubblicitaria dell’azienda dei trasporti di New York. L’altra protagonista è invece dei giorni nostri, si chiama Olivia e anche lei cerca di farsi strada nel mondo estremamente competitivo della pubblicità, segretamente attratta dal suo capo. L’agenzia per cui lavora concorre ad una gara per aggiudicarsi come cliente nientemeno che la metropolitana della Big Apple. Olivia avrà la brillante idea di ripescare le bellezze di Miss Subway e, senza saperlo, finisce per intersecare con la sua traiettoria di vita quelle di alcune protagoniste del celebre concorso del 1949. Scoprirà che, in un certo senso, anche se in un contesto più moderno, la sua battaglia per il successo nel lavoro e la realizzazione nel privato, non è poi tanto diversa da quella delle ragazze dei tempi andati. E in mezzo, a capitoli alternati, la Schnell racconta tante pagine di vita di Charlotte e Olivia, tra delusioni e tradimenti, coraggio e determinazione, resilienza e capacità di superare ostacoli e disfatte… e tanto altro ancora. Due belle lezioni di autostima e tenacia.

Cannabis: "la priorità è chiudere gli shop per tutelare i nostri figli"

“Nel 68% dei casi, i rivenditori dei cannabis shop hanno venduto ai minorenni. Nel 72,2% dei casi non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto”

Nel 72,2% dei casi i minori dicono che non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto in un cannabis shop; mentre nel 68% dei casi il rivenditore non si è rifiutato di vendere il prodotto nonostante fossero minorenni. Sono questi i dati allarmanti e inaccettabili della recentissima indagine “Venduti ai Minori” sui prodotti vietati dalla legge come Alcol, Tabacco, Cannabis, Giochi d’azzardo, Pornografia e ugualmente venduti ai minori, presentata il 15 gennaio scorso in Senato e curata dall’Università Europea di Roma.

Inoltre, l’indagine ha rilevato con quanta facilità i minori accedano alla “Cannabis light”, non conoscendone i danni per la salute e il divieto per uso ricreativo. All’interno dei cannabis shop: nel 30% dei cannabis shop non sono presenti cartelli di divieto di vendita ai minorenni e il 35% dei minori dichiara di non averci fatto caso (quindi non esposti in luogo visibile). Solo il 21% degli intervistati li ha visti in alcuni negozi e il 14% dichiara di averli visti sempre. Inoltre: il 69,6% degli intervistati dichiara l’assenza di cartelli per spiegare il corretto utilizzo della sostanza; solo il 3,1% di loro dice di averli visti sempre”

I risultati sono chiari inoltre nel confermare che le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani. Infatti, solo il 68,1% del campione intervistato riconosce come serie e permanenti le conseguenze del consumo di cannabis, tuttavia non è da sottostimare il dato che il 7,5% dei minori ritiene che la cannabis non abbia nessun tipo di effetto sulla salute e sullo sviluppo. Per quanto riguarda la cannabis ‘’light’’ i ragazzi, tuttavia, non conoscono la norma che ne regolarizza la vendita e l’utilizzo, tant’è che solo il 27% di loro sa che è un prodotto tecnico e da collezione, non adatto alla combustione (quindi ad essere fumata) e vietato ai minori di 18 anni. Gli altri rispondono che è legale e si può fumare (27%) o che è sempre illegale (26%). Come per la cannabis, moltissimi (20%) rispondono che è legale su prescrizione medica; ancora una volta, probabilmente, le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani.

 Moige – Movimento Italiano Genitori

Cannabis: “la priorità è chiudere gli shop per tutelare i nostri figli”

“Nel 68% dei casi, i rivenditori dei cannabis shop hanno venduto ai minorenni. Nel 72,2% dei casi non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto”

Nel 72,2% dei casi i minori dicono che non è stato chiesto loro un documento prima dell’acquisto in un cannabis shop; mentre nel 68% dei casi il rivenditore non si è rifiutato di vendere il prodotto nonostante fossero minorenni. Sono questi i dati allarmanti e inaccettabili della recentissima indagine “Venduti ai Minori” sui prodotti vietati dalla legge come Alcol, Tabacco, Cannabis, Giochi d’azzardo, Pornografia e ugualmente venduti ai minori, presentata il 15 gennaio scorso in Senato e curata dall’Università Europea di Roma.

Inoltre, l’indagine ha rilevato con quanta facilità i minori accedano alla “Cannabis light”, non conoscendone i danni per la salute e il divieto per uso ricreativo. All’interno dei cannabis shop: nel 30% dei cannabis shop non sono presenti cartelli di divieto di vendita ai minorenni e il 35% dei minori dichiara di non averci fatto caso (quindi non esposti in luogo visibile). Solo il 21% degli intervistati li ha visti in alcuni negozi e il 14% dichiara di averli visti sempre. Inoltre: il 69,6% degli intervistati dichiara l’assenza di cartelli per spiegare il corretto utilizzo della sostanza; solo il 3,1% di loro dice di averli visti sempre”

I risultati sono chiari inoltre nel confermare che le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani. Infatti, solo il 68,1% del campione intervistato riconosce come serie e permanenti le conseguenze del consumo di cannabis, tuttavia non è da sottostimare il dato che il 7,5% dei minori ritiene che la cannabis non abbia nessun tipo di effetto sulla salute e sullo sviluppo. Per quanto riguarda la cannabis ‘’light’’ i ragazzi, tuttavia, non conoscono la norma che ne regolarizza la vendita e l’utilizzo, tant’è che solo il 27% di loro sa che è un prodotto tecnico e da collezione, non adatto alla combustione (quindi ad essere fumata) e vietato ai minori di 18 anni. Gli altri rispondono che è legale e si può fumare (27%) o che è sempre illegale (26%). Come per la cannabis, moltissimi (20%) rispondono che è legale su prescrizione medica; ancora una volta, probabilmente, le informazioni veicolate dai media tendono a confondere i giovani.

 Moige – Movimento Italiano Genitori

Ingegneri e scienze umane

Tutte le principali università tecniche centro e nord-europee, così come quelle nordamericane, hanno da almeno vent’anni introdotto in maniera mirata una componente di humanities, cioè corsi dedicati a materie umanistiche, nella formazione dei loro studenti, con almeno uno o due corsi obbligatori all’inizio del percorso universitario uniti a un’offerta di corsi di humanities a scelta a completamento della formazione individuale

 

Con l’obiettivo di allinearsi alle migliori esperienze internazionali e arricchire la propria offerta didattica, l’attività di ricerca e quella di terza missione e di responsabilità sociale grazie al contributo di studiosi umani e sociali specificamente interessanti ai temi della scienza e della tecnologia, il Politecnico di Torino ha costituito il Gruppo di Lavoro SUSST – Scienze Umane e Sociali per le Scienze e la Tecnologia, di cui fanno parte, oltre a Juan Carlos De Martin (coordinatore), Giovanni Durbiano, Giovanni Vincenzo Fracastoro, Vittorio Marchis (Politecnico di Torino), Maurizio Ferraris e Peppino Ortoleva (Università degli Studi di Torino), Cristina Becchio (IIT e Università degli studi di Torino), Paolo Volonté (Politecnico di Milano) e Luca De Biase (scrittore e giornalista).

 

Dopo un confronto con le diverse aree culturali dell’Ateneo e con le più significative esperienze europee, il Gruppo ha organizzato un primo incontro pubblico dal titolo “Quale ingegnere per il XXI secolo?” per condividere le riflessioni sul ruolo delle scienze umane e sociali nella formazione degli ingegneri frutto del lavoro di questi mesi del Gruppo SUSST, portare testimonianze qualificate di esperti internazionali e confrontarci con la comunità accademica e con esponenti della società civile.

 

L’incontro è il risultato finale della prima fase di istruttoria; nei prossimi mesi, il Gruppo SUSST elaborerà un rapporto che verrà consegnato agli Organi di Governo dell’Ateneo nell’autunno, in modo che le indicazioni emerse possano divenire azioni concrete per innovare la formazione degli studenti e, in generale, migliorare l’impatto del Politecnico.

 

“Lo sviluppo della cultura politecnica necessita, per proporre adeguate risposte alle attuali sfide etiche, politiche e sociali che ci pone la complessità del mondo contemporaneo, di una maggiore interazione con le scienze umane e sociali, soprattutto per quello che riguarda le ingegnerie”, commenta il RettoreGuido Saracco, che prosegue: “Il nostro obiettivo è di creare impatto autentico sulla società e, per farlo, dobbiamo formare ingegneri sempre più creativi, che devono saper andare oltre alla pura formazione tecnica”.

 

Dopo i saluti del Rettore Guido Saracco e di Juan Carlos De Martin, Delegato del Rettore per la Cultura e la Comunicazione e coordinatore di SUSST, il programma dell’incontro di oggi ha proposto gli interventi di illustri personalità che a livello europeo si sono occupate di queste tematiche: Hervé Biausser (ex Rettore dell’École Centrale di Parigi), Béla Kapossy (Dean del College of Humanities dell’EPFL), Filippo Santoni de Sio (Docente di Etica della Tecnologia, TU Delft), Olivier Bouin (Direttore della Rete di Istituti di Studi Avanzati, Francia) che hanno illustrato alcune delle più interessanti realtà europee.

 

Nel pomeriggio, un panel moderato da Luca De Biase ha ragionato sulla proposta di un modello italiano: sono intervenuti Guido SaraccoGianmaria Ajani, Rettore dell’Università degli Studi di Torino, Christian Greco, Direttore del Museo Egizio, Maurizio Ferraris, di Iniziativa “Scienza Nuova” dell’Università di Torino eDonatella Pinto, Head of Human Resources di COMAU S.p.A.

Ha concluso la giornata l’intervento di Sebastiano Foti, Vice Rettore per la Didattica del Politecnico.

 

“Proprio nel nostro Ateneo sono nate alcune delle prime riflessioni sul rapporto tra scienze umane e sociali e tecnologia, con la pionieristica esperienza dell’Istituto Superiore di Scienze Umane di circa 20 anni fa; oggi, facendo tesoro delle esperienze esistenti, a partire dal Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio e dal Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione, il Politecnico intende non solo riproporre nel dibattito accademico questi temi, ma proporre azioni concrete per formare ingegneri migliori perché consapevoli delle conseguenze del loro lavoro e quindi capaci di prendere decisioni più ragionate e, in senso generale, di lavorare meglio in un mondo che sta cambiando”, ha commentato Juan Carlos De Martin, Delegato del Rettore per la Cultura e la Comunicazione e coordinatore del Gruppo di lavoro SUSST.

Il Piemonte diventa sostenibile (in 17 giorni)

Nell’ambito del processo di costruzione della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile e per la valorizzazione di “connessioni” istituzionali rilevanti tra una pluralità di soggetti di livello regionale, Regione Piemonte, IRES PiemonteARPA Piemonte presentano la rassegna #vettoridisostenibilità 2019 17 obiettivi in 17 giorni di eventi e una 24h per la sostenibilità Dal 3 al 21 giugno, 17 eventi e una 24 ore per la sostenibilità, realizzando un insieme di percorsi di lavoro aperti a un pubblico vasto tramite iniziative utili a fare il punto sulle conoscenze prodotte, a elaborarle ulteriormente, a individuare possibili piste di sviluppo (di conoscenza, progettualità, ecc…), a costruire “alleanze” con nuovi soggetti e a rafforzare quelle esistenti su oggetti di conoscenza e di lavoro comuni.

Scarica il programma generale

Quindicenne annega nelle acque del lago

Un quindicenne di Legnano è annegato nel Lago Maggiore, ad Arona. Il corpo privo di vita è stato trovato nel tardo pomeriggio di oggi dai vigili del fuoco dopo alcune ore di ricerca. La tragedia è avvenuta in un punto del lago dove la balneazione è vietata a causa delle caratteristiche dei fondali: in tre anni ci sono già state 4 vittime nonostante la presenza di cartelli di divieto, in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo. Troppo spesso gruppi di giovani si esibiscono in pericolosi tuffi.
 
(foto archivio)

Torino e il cinema, un amore di lunga data

Torino con le sue strade signorili, l’architettura barocca di Guarini, la raffinata visione architettonica di Juvarra, la grandiosità di Antonelli e l’influenza dello stile Liberty è diventata lo sfondo ideale di importanti produzioni cine-televisive, una cornice perfetta fatta di eleganza ed energia, di rigore e creatività.

Molti sono i film girati nella prima capitale d’Italia in passato e ai giorni nostri: “Profondo Rosso” di Dario Argento a Villa Scott, “An Italian Job” con una spettacolare fuga di tre Mini Cooper dalla Gran Madre al Lingotto, “La Donna della Domenica” con Marcello Mastroianni al mercato dell’antiquariato del Gran Balon, “Il Divo” di Sorrentino, il recentissimo “Fai bei Sogni” di Marco Bellocchio con Valerio Mastrandea.

 

Anche molte fortunate serie televisive sono state ambientate a Torino: “Provaci ancora Prof” con Veronica Pivetti, “Fuori Classe” con Luciana Litizzetto girato nello storico liceo Cavour e ai Giardini Cavour, “Non Uccidere” con Myriam Leone di cui si aspetta la seconda stagione.

Questo corposa attività dietro la macchina da presa ha dato vita ad un vero e proprio fenomeno di cine-turismo che vede persino una serie di percorsi segnalati su mappa associati a film e personaggi famosi, differenti tra loro per tipologia e contenuti.

Insomma ci capiterà sempre di più di imbatterci a Torino in set cinematografici, troupe, attori famosi e meravigliose locations protagoniste sullo sfondo di storie che ci appassioneranno, d’altronde Torino ha contribuito molto allo sviluppo dell’industria cinematografica, la Film Commission attiva sul territorio dal 2000 ha stimolato molto le produzioni creando le condizioni ideali per girare film italiani ed stranieri e offrendo nuove ed interessanti opportunità di lavoro.

Infine ricordiamo che Torino ospita presso la Mole Antonelliana Il Museo del Cinema, un posto incredibile e unico dove la visita diventa un vero e proprio viaggio all’interno del mondo del cinema e la molteplicità degli allestimenti espositivi rappresenta una irripetibile esperienza.

Maria La Barbera

 

"Essere o non essere poveri" … una serata da grosso applauso!

Al teatro Astra e prossimamente al teatro Le Serre di Grugliasco, si è tenuto uno spettacolo offerto dalla Compagnia del Caffè di Sara Bagnato

Il teatro si presenta con la consueta immagine di ristrutturazione “volontaria” con alcune buone persone che accompagnano tutti coloro che ne hanno bisogno ai posti e attori in “divisa” scenica che camminano tra le file del teatro in mezzo alla gente che sta prendendo posto. Poi, l’inizio. Mi dispiace, ma non vi dirò cosa succede, né la trama, né le scene. Ma vi dirò di più.

Esistono professionisti del teatro che di questo vivono economicamente, e ci sono persone professionali che questo mestiere lo fanno bene pur non ricevendo compensi; e poi ci sono quelli della Compagnia del Caffè: bravi, professionali, umani e divertenti, tutti insieme e tutti su un palco.

La progressione delle scene appassiona il pubblico sulle movenze dei personaggi sul palco, e la bravura di ognuno esce piano piano in progressione. Sulle prime non si comprende che siano loro a cantare, e poi cominci a capire che sanno cantare e anche bene. E anche quando cominciano a recitare, comprendi che la bravura è anche quando non sono protagonisti, quando sembra che nessuno li guardi, quando sono parte integrante di una dimensione unica di più scene e su più fronti. Sono bravi anche a ballare e a far sorridere, che talvolta è perfino più difficile che fare ridere, perché il sorriso è un regalo sopraffino di coloro che sanno donare qualcosa agli altri.

Sara Bagnato, che è coautrice di questa “opera” della Compagnia del Caffè e vera fondatrice della stessa, dovrebbe ricevere un premio per la sua abilità di creare emozioni su un palco, pur se la sua vita professionale è altrove. Ma il suo cuore e la sua fantasia la portano in alto a scrivere, comporre e creare sensazioni gioiose da trasferire su un palcoscenico e, insieme ai suoi “amici” e “amiche” le trasmette al pubblico. Però, sinceramente, la sua “mano” nello scrivere e la sua abilità nel motivare un gruppo così vasto e variegato, meriterebbe sicuramente una considerazione dei piani alti del mondo dello spettacolo.

Io oso dire che lo spettacolo offerto dalla Compagnia del Caffè non ha nulla di meno di quelli più noti e altolocati dei palcoscenici più “blasonati”, anzi. Mi sovviene e ricordo la frase di un mio amico che diceva che i cantautori più bravi suonano nei pub perché la loro arte vuole raggiungere chi se lo merita, ma credo che la performance espressa dalla Compagnia del Caffè possa avere futuro in espansione.

Infatti, se questo spettacolo venisse portato in TV nulla sarebbe da eccepire. Gli attori che recitano, ballano e cantano non sono poi così tanti, e quelli che lo sanno fare bene … ancora meno. Ed è curioso vedere come molti siano racchiusi dentro la Compagnia del Caffè di Sara e dei suoi amici.

Ma, forse, la genuinità di queste recite ha sapore di altri tempi, dove tutto è reale e dove uno sgabello portato sul palco rende ricca la storia. Ma non è l’oggetto, è l’emozione di un gruppo che si vuole bene, che gioisce in scena e che “si sorride” appena può.

E in più c’è il lato umano: il ricavato delle serate non va agli artisti ma alle Onlus che sul territorio lavorano e nel mondo operano. Un segnale forte, forse in antitesi con i tempi ma che proprio per la sua validità deve essere segnalato.

Le parole stanno a zero. Ogni ingresso permette di fare beneficenza. E i prossimi spettacoli sono sulla pagina Facebook della Compagnia del Caffè.

Non sto facendo pubblicità, però se non ci andrete, avrete perso qualcosa di bello, avrete perso la nascita o la conferma di alcune stelle dello spettacolo teatrale, che magari non andranno avanti perché il lavoro non glielo permetterà, ma che, in questo momento donano gioia al pubblico che li vede e che alla fine li abbraccia, e, ai beneficiati dalle Onlus, un futuro a tutti coloro che un pochino anche grazie alla Compagnia del Caffè, potranno intravvedere la luce della speranza.

Se ci fosse una giustizia delle Muse, “Essere o non essere poveri” avrebbe diritto ad un posto in luoghi più ampi e confortevoli dei teatri cosiddetti minori, e i loro autori, attori e tutti coloro che non si vedono ma che lavorano nell’ombra, meriterebbero onori più abbondanti. Vederli recitare, cantare e ballare però non ha luogo, ha solo emozione che cresce dentro e che a fine spettacolo ti segue a casa con lo spirito più allegro e con qualche speranza in più.

Grazie Sara e grazie Compagnia del Caffè. Un grosso applauso!

Paolo Michieletto