redazione il torinese

“Porta Nuova e dintorni, regna ancora il degrado”

Grido d’allarme dei residenti e dei commercianti di via Sacchi e vie limitrofe da me rilanciato con un’interpellanza in Sala Rossa: risposte non del tutto soddisfacenti da parte della Giunta. Ho chiesto una maggiore presenza di Agenti della Municipale, una progettualità per la riqualificazione dell’ex Clinica Salus, più passaggi da parte di Amiat, un approfondimento in Commissione e un sopralluogo di Consiglio e di Giunta. 

Che spesso i quartieri vicini alle grandi stazioni soffrano di problemi simili non è una scusante: garantire la vivibilità di via Sacchi e dintorni è, o dovrebbe essere, un’urgenza da parte dell’Amministrazione cittadina.  Ho portato il tema in Sala Rossa poco fa, sottolineando le criticità principali. Sta diventando emergenza il problema dei bivacchi sotto i portici, tra via Sacchi e corso Vittorio, da parte di soggetti spesso ubriachi e molesti, che rendono difficile la vita agli abitanti e talvolta impossibile l’attività agli esercenti. Altre urgenze sono la sporcizia e la mancanza di igiene, l’emergenza sicurezza, il degrado diffuso ma concentrato, soprattutto, attorno ad alcuni stabili, quali il compendio immobiliare di via Magenta 6 (ex Clinica Salus) angolo via Gioberti 5 (ex Ufficio di Collocamento), di proprietà della Città di Torino e dato in concessione a soggetti terzi.  Tre le richieste da parte mia, oltre alla possibilità di approfondire in Commissione e a un sopralluogo con l’Assessore e i colleghi Consiglieri: una maggiore presenza in zona di 

Agenti della Polizia Municipale, un incremento dei passaggi di Amiat e un progetto di recupero degli spazi di via Magenta, che mi piacerebbe fossero destinati a finalità sociali e aggregative.  Solo parzialmente soddisfacenti le risposte dell’Assessore. Accolgo con soddisfazione i propositi di intervenire in zona dal punto di vista degli arredi urbani e della riqualificazione. Ma non basta. Ho fatto notare a verbale, tra le altre cose, che mantenere in uno stato di abbandono le proprietà di via Magenta significa non solo aumentare il degrado in zona, ma anche intaccare il loro valore intrinseco. 
.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino. 

"Porta Nuova e dintorni, regna ancora il degrado"

Grido d’allarme dei residenti e dei commercianti di via Sacchi e vie limitrofe da me rilanciato con un’interpellanza in Sala Rossa: risposte non del tutto soddisfacenti da parte della Giunta. Ho chiesto una maggiore presenza di Agenti della Municipale, una progettualità per la riqualificazione dell’ex Clinica Salus, più passaggi da parte di Amiat, un approfondimento in Commissione e un sopralluogo di Consiglio e di Giunta. 

Che spesso i quartieri vicini alle grandi stazioni soffrano di problemi simili non è una scusante: garantire la vivibilità di via Sacchi e dintorni è, o dovrebbe essere, un’urgenza da parte dell’Amministrazione cittadina.  Ho portato il tema in Sala Rossa poco fa, sottolineando le criticità principali. Sta diventando emergenza il problema dei bivacchi sotto i portici, tra via Sacchi e corso Vittorio, da parte di soggetti spesso ubriachi e molesti, che rendono difficile la vita agli abitanti e talvolta impossibile l’attività agli esercenti. Altre urgenze sono la sporcizia e la mancanza di igiene, l’emergenza sicurezza, il degrado diffuso ma concentrato, soprattutto, attorno ad alcuni stabili, quali il compendio immobiliare di via Magenta 6 (ex Clinica Salus) angolo via Gioberti 5 (ex Ufficio di Collocamento), di proprietà della Città di Torino e dato in concessione a soggetti terzi.  Tre le richieste da parte mia, oltre alla possibilità di approfondire in Commissione e a un sopralluogo con l’Assessore e i colleghi Consiglieri: una maggiore presenza in zona di 
Agenti della Polizia Municipale, un incremento dei passaggi di Amiat e un progetto di recupero degli spazi di via Magenta, che mi piacerebbe fossero destinati a finalità sociali e aggregative.  Solo parzialmente soddisfacenti le risposte dell’Assessore. Accolgo con soddisfazione i propositi di intervenire in zona dal punto di vista degli arredi urbani e della riqualificazione. Ma non basta. Ho fatto notare a verbale, tra le altre cose, che mantenere in uno stato di abbandono le proprietà di via Magenta significa non solo aumentare il degrado in zona, ma anche intaccare il loro valore intrinseco. 
.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino. 

Libia, la pace è un miraggio

FOCUS NTERNAZIONALE di Filippo Re
Non c’è pace in Libia mentre aumentano le vittime e gli sfollati. L’assedio di Tripoli continua dal 4 aprile scorso ma il generale Khalifa Haftar non sembra in grado di prendere la capitale difesa dalle milizie di al Sarray, al comando dell’unico governo libico riconosciuto dall’Onu ma di fatto abbandonato da tutti, dai russi, dagli americani e dalle stesse Nazioni Unite

Lo stallo militare tra le forze che si confrontano da due mesi dimostra che nessuno dei contendenti è in grado per il momento di sconfiggere del tutto l’avversario. Il conflitto rischia così di trascinarsi all’infinito senza manovre diplomatiche mirate a far tacere le armi e a riprendere il negoziato politico mentre si aggrava, secondo i dati Oms (Organizzazione mondiale della Sanità), il bilancio del conflitto con 600 morti, 3000 feriti e quasi 100.000 sfollati dall’area di Tripoli dall’inizio degli scontri Si continua a combattere a 15 chilometri dal centro della capitale con blitz improvvisi come quello dell’aviazione di Haftar su un hotel dove si erano riuniti i deputati fedeli al premier libico Sarraj e con le controffensive militari della potente brigata islamista di Misurata che difende Tripoli ma i due protagonisti della crisi libica restano fermi sulle loro posizioni. Da una parte il generale Haftar ha ribadito che è intenzionato a occupare Tripoli prima possibile mentre al Serraj, al vertice dell’esecutivo libico, ha confermato che continuerà a combattere fino alla ritirata delle truppe di Haftar. Incontrando a Tunisi i capi di alcuni clan tribali della Cirenaica ai quali ha chiesto supporto militare, Sarraj ha affermato che Haftar in realtà non guida un vero esercito ma “un miscuglio eterogeneo di gruppi tribali, religiosi e di milizie criminali” e il suo obiettivo di entrare rapidamente a Tripoli da conquistatore è un sogno che non raggiungerà mai. Anche i russi, pur schierandosi con l’uomo forte della Cirenaica, non ritengono Haftar in grado di occupare la capitale, almeno per adesso. Per Lev Dengov, l’inviato speciale di Putin in Libia, non ci sarà pace a breve ed era prevedibile che Haftar si impantanasse a pochi chilometri da Tripoli. Analisti e osservatori sostengono però che la presa di Tripoli potrebbe essere questione di poco tempo ricordando che per conquistare, un anno fa, Derna e Bengasi in Cirenaica, le truppe di Haftar impiegarono sette mesi per sbaragliare, dopo durissimi scontri, le milizie fondamentaliste di al Qaeda, dell’Isis e di quelle legate ai Fratelli Musulmani che difendono il governo di al Sarraj. Anche quella libica è diventata una guerra combattuta per procura, come avviene in tante altre aree di conflitto, ma se prolungata nel tempo, potrebbe provocare anche una guerra economica tra i due schieramenti per il controllo delle ricchezze petrolifere del Paese. Intanto anche l’Isis rialza la testa.
.
Chi approfitta del vuoto di potere che indebolisce il Paese nordafricano sono i miliziani di al Baghdadi che sono tornati a colpire con attentati e attacchi armati nel sud ovest ed è possibile, secondo il portavoce dell’Esercito nazionale libico di Haftar, che il Califfo del defunto Stato islamico si nasconda in Libia. Dopo la sconfitta del Califfato in Siria e in Iraq la Libia offre un rifugio più sicuro per lui e per le cellule jihadiste che potrebbero nascondersi anche a Tripoli e in altre parti del Paese come sostiene Ghassan Salamé, inviato speciale dell’Onu. Il caos libico è una minaccia anche per l’Europa. Migliaia di persone potrebbero lasciare le aree siriane in cui si combatte ancora, come nella provincia di Idlib, e trasferirsi in Libia e nel resto del nord Africa per continuare il jihad a pochi passi dall’Italia. Washington e Mosca osservano gli sviluppi della situazione e tifano Haftar. Mentre Putin cerca di tutelare i propri interessi e mantenere le sue alleanze nella regione a fianco del generale di Tobruk, anche Trump sembra appoggiare l’uomo forte della Cirenaica sostenendo senza più riserve l’asse arabo (sauditi-emirati-egiziani) contro la coppia filo-iraniana Qatar-Turchia. Tra i Paesi del Golfo Persico le risse sono sempre più evidenti e si sono trasferite nello Stato magrebino. Al di là della competizione Usa-Russia sulla crisi libica, ciò che emerge sempre più distintamente è la sfida geopolitica tra l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi in appoggio al generale Haftar, sostenuto anche dall’Egitto, e il Qatar che insieme alla Turchia appoggia al Serraj, tutti Stati sunniti in lotta fra loro come avviene in Siria e nel Golfo. Non solo quindi uno scontro interno tra milizie e tribù locali fedeli a Tripoli e a Bengasi ma una contesa ben più ampia tra potenze regionali ed europee interessate a contendersi le risorse energetiche del Paese e a controllare il commercio e la navigazione nel Mediterraneo. Il conflitto si internazionalizza sempre di più. Salamè ha fatto presente che almeno otto-dieci Stati interferiscono ripetutamente nei problemi della Libia vendendo armi, nonostante l’embargo dell’Onu, e sostenendo dall’esterno le milizie loro alleate nel conflitto. L’arrivo di armi in grande quantità, pagate con i ricavi del petrolio, aggiunge l’inviato Onu, offre a tutte le parti l’illusione di poter vincere la guerra. È intanto caduto nel vuoto l’appello lanciato dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres di fermare il traffico internazionale di materiale bellico diretto alle milizie che si scontrano a Tripoli. Le operazioni militari risultano in crescita proprio a causa del trasferimento di armi sul suolo libico. Gli Emirati forniscono droni all’esercito di Haftar che riceve aiuti bellici anche da Egitto, Emirati e sauditi mentre Turchia e Qatar inviano decine di blindati al governo di Tripoli. Si aggravano anche le condizioni umanitarie dei profughi ammassati in centri appositi. Attualmente sono circa 5000 i rifugiati ammucchiati dentro ex capannoni industriali attorno a Tripoli e la situazione generale è molto precaria. L’ospedale della capitale ha un’autosufficienza stimata per altri tre mesi al massimo, poi le scorte di generi alimentari finiranno.

Dal settimanale “La Voce e il Tempo”

 

Michele Pellegrino. Persone

Rocciosi ritratti e gente d’Alta Langa negli scatti esposti allo “Spazio Don Chisciotte” di Torino
 
A coprirgli il capo, un fazzoletto sbrigativamente annodato ai quattro angoli; sotto, un volto segnato dalla corsa del tempo, che parla la lingua di fatiche impietose, pesante eredità di antiche miserie. Una sigaretta, o ciò che di essa resta, fra le labbra, trattenuta da dita magre e nodose. Gli occhi bassi. Fermi in pensieri senza corpo. “Valle Pesio 1969”: è un miracolo di forte impatto emozionale e straordinaria poesia, l’immagine-guida (il contadino, l’uomo senz’età) della mostra dedicata dalla Fondazione Bottari Lattes (in collaborazione con la Fondazione CRC) nelle sale del suo torinese “Spazio Don Chisciotte”, a Michele Pellegrino, fotografo cuneese originario di Chiusa Pesio, dove nasce nel 1934 e da dove ha inizio, nel ’67 – dopo una vita fatta di mille mestieri, il primo a soli nove anni come pastore e servitore di cascina – la sua avventura artistica da libero e assoluto autodidatta nel campo della fotografia. “Quando iniziai a fotografare – annota, con una buona e rara dose di umiltà, lo stesso Pellegrino in uno dei tanti libri pubblicati – capii subito che l’apparecchio fotografico sarebbe stato per me uno strumento di apprendimento… D’altra parte si sa che gli innamoramenti tardivi stravolgono spesso la realtà ed io, in quel momento non sfuggivo alla regola…Mi rendevo conto che era relativamente facile sedurre lo spettatore con delle belle immagini sentimentali, mentre era molto più difficile realizzare nel tempo un progetto per raccontare una storia”. Difficile certo, ma non impossibile per un montanaro dalla testa dura qual era e qual è Michele Pellegrino, che proprio della sua montagna, di quel mondo d’Alta Langa che meglio conosceva e che più amava, fa il soggetto chiave, il motore di partenza, del suo nuovo mestiere di fotografo. Erano gli anni Settanta, gli anni dell’ “esodo” che vedevano spopolarsi le borgate e le vallate del Cuneese e la gente, i giovani soprattutto, migrare verso la pianura, attratti dalle ammalianti sirene della città e della fabbrica. E proprio quel mondo, quelle terre abbandonate, in cui il tempo sembrava di colpo essersi fermato per cristallizzarsi così com’era in inviolabili desolanti eternità, diventa il suo “profondo Nord”. Quello che ritroviamo negli oltre trenta scatti in bianco e nero in mostra allo “Spazio Don Chisciotte”, in quelle “Persone” (come recita il titolo della rassegna) per le quali sempre – lo scriveva un altro grande cantore di Langa – “un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via”. Ecco allora i ritratti dei mezzadri di pianura e quelli dei montanari delle alture, immagini di quasi tutte le Vallate del Cuneese, poveri interni di case rimaste miseramente immutate negli anni, la grande nevicata a Chiusa Pesio, il lavoro e gli attimi di riposo, i giorni di festa e delle cerimonie, così come momenti di intensa riflessione religiosa con i frati e le suore di clausura e la toccante figura della “Passionista” intenta a baciare i piedi al Cristo crocefisso. In parete troviamo dunque il vissuto della quotidianità, in tempi e luoghi ben definiti, mai tuttavia “provinciali” e basta. Poiché quei luoghi e quelle immagini rimandano sempre a un percorso interiore dell’anima e sempre riflettono – come scriveva Enzo Biffi Gentili, in occasione di una recente mostra di Pellegrino a Cuneo, organizzata dalla Fondazione CRC, cui il fotografo nell’ambito del progetto Donare ha devoluto l’intero Archivio – “la sua visione concettuale e complessiva del mondo”. In alcuni casi, in un mix ideale di realtà e fantasia. E in un’ottica di visionario simbolismo, cui possono ascriversi alcune curiose inaspettate immagini di sensuali nudi femminili chiamati ad accompagnarsi con spensierata ironia alla prorompente sensualità del mondo naturale. Inserita nel programma di “Fo.To – Fotografi a Torino”, la grande kermesse fotografica promossa dal MEF – Museo Ettore Fico in corso fino al prossimo 16 giugno (www.fotografi-a-torino.it), la mostra di Michele Pellegrino allo “Spazio Don Chisciotte” è accompagnata da “Storie”, una speciale monografia sull’intera opera dell’artista edita da “Skira” e arricchita da testi critici di Enzo Biffi Gentili e Walter Guadagnini.

Gianni Milani

***
“Michele Pellegrino. Persone”
Spazio Don Chisciotte – Fondazione Bottari Lattes, via della Rocca 37/b, Torino; tel. 011/19771751 o www.fondazionebottarilattes.it
Fino al 15 giugno
Orari: dal mart. al sab. 10,30/12,30 – 15/19  
***
Nelle foto:

– “Valle Pesio”, 1969
– “Chiusa di Pesio”, 1969
– “Valle Grande, Vernante”, 1973
– “Monastero di Ovada – Passionista”, 1973
– “Lurisia Terme”, primi anni ’70
– “Corsaglia”, 1970

Bimba morta in culla a tre mesi

DAL LAZIO
Una piccola di tre mesi è stata trovata morta  in casa nella periferia di Roma. L’allarme è stato dato dalla madre, originaria del Bangladesh, che ha detto di aver trovato la figlia senza vita nel letto. Sul corpo non sarebbero stati trovati segni di violenza. Si ipotizza al momento una morte in culla

Mistero sul morto trovato nel fiume

Oggi il corpo senza vita di un 29enne è stato recuperato nel Po   a Torino,  all’altezza del ponte Isabella. Il cadavere presenta sulla testa una ferita che, secondo  gli investigatori della polizia,  sarebbe stata riportata nella caduta. L’allarme  è stato dato da un passante che ha visto  il corpo nelle acque del fiume.

Leonardo 4 Children per i bimbi torinesi e dell'Ucraina

MERCOLEDI 5 GIUGNO 2019 ore 20:30

Conservatorio G. Verdi – via Mazzini 11 – TORINO

 

Il concerto é organizzato dalla fondazione “Carano 4 Children”  in collaborazione con MUS-E Italia e permetterà di raccogliere fondi a favore dell’iniziativa benefica no-profit “Leonardo 4 Children”, che ha l’obiettivo di aiutare bambini bisognosi attraverso progetti educativi su arte e scienza, in occasione del 500° anniversario di Leonardo da Vinci e del 30° anniversario della Dichiarazione delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia nel 2019.

Il concerto, unico e originale, é il primo dell’iniziativa “Leonardo 4 Children” e vede per la prima volta le “Favole di Leonardo da Vinci” lette dall’attrice Cristina Odasso con accompagnamento musicale: musica classica di Vivaldi con la violinista Anastasiya Petryshak (che suona con A. Bocelli, e si esibirà per la prima volta a Torino) e cori di 60 bambini e di 25 giovani di Torino diretti dal maestro Giorgio Guiot.

Sarà anche l’occasione per annunciare i vincitori dei concorsi “Leonardo 4 Children” per bambini 6-12 anni e per teenagers 13-18 anni, che si sono chiuse il 15 maggio 2019, e i progetti beneficiari dell’intera iniziativa (si veda www.carano4children.org). I fondi raccolti tramite il concerto andranno a favore di bambini bisognosi, in particolare orfani e abbandonati, per stimolare la loro creatività tramite arte e scienza, ed aiutarli a superare lo stress post-traumativo, acquisire fiducia e avere maggiore speranza e gioia di vivere:

  • a favore di bambini delle scuole di Torino (e.g. con partner MUS-E Torino www.mus-e.it)
  • a favore di bambini orfani in Ucraina (e.g. con partner Charity May www.charitymay.com)

 

L’iniziativa “Leonardo 4 Children” ha il patrocinio di: Commissione Europea, Parlamento Europeo, Comitato nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, UNESCO Belgio, Biblioteca Ambrosiana, Regione Toscana, Regione Lombardia, Regione Centre Val de Loire.

E’ sviluppata in collaborazione European Schoolnet, Associazione Europea dei Conservatori, Fondazione Y. Menuhin, MUS-E Italia onlus, Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Museo dell’arte del fumetto di Bruxelles.

 

Favole di Leonardo da Vinci

Musiche di Vivaldi

Anastasiya Petryshak

Cristina Odasso

Orchestra di archi

Coro di bambini MUS_E Torino

Coro giovani CantabiLAB

a cura di Giorgio Guiot

 

 

Ingressi riservati su: www.carano4children.org/torino

Contatti: info@carano4children.org