redazione il torinese

Uccide il convivente con una coltellata al cuore

Ieri sera una donna di 47 anni ha ucciso il convivente di 65 anni con una coltellata al cuore. E’ stata lei stessa ad avvisare la madre che ha poi chiamato i carabinieri che l’hanno arrestata. La donna, italiana, ha confessato di avere ucciso il compagno, anche lui italiano, di 65 anni, dopo una lite scoppiata nella loro casa a Nichelino, in via Juvarra. I vicini di casa erano abituati ai litigi della coppia. Sembra che sia la  vittima sia l’ omicida soffrissero di problemi psichiatrici.

Il Toro vince 1-0 dopo il nubifragio

Sospensione della partita per campo impraticabile causa nubifragio al 18′ e poi il Torino vince contro la Spal per 1-0, grazie a un colpo di testa di N’Kolou al 7′ della ripresa. Soddisfatto e al tempo stesso autocritico il ct Mazzarri che guadagna tre punti per i granata a inizio stagione. Le sue parole all’Ansa:  “Siamo partiti bene rendendoci pericolosi con Belotti . Giocavamo bene e potevamo sbloccarla, ma dopo la pausa ci siamo ghiacciati:  tanti pensavano di non giocare più. Nel secondo tempo siamo andati in vantaggio meritatamente, creando occasioni da gol. Queste partite le devi chiudere per non rischiare di essere beffato”.

 

(foto Luca Tonatto)

Le undici isole del lago Maggiore

LAGO M 3

Flaubert: “il luogo più voluttuoso che io abbia mai visto al mondo”

 

Ma quante sono le isole del lago Maggiore? Una domanda all’apparenza banale, alla quale però nemmeno chi vive sulle sponde del “Verbano”, spesso, sa rispondere correttamente. Così, istintivamente, si pensa subito alle più famose, le Borromee. Ma, in realtà, le isole del lago Maggiore sono ben undici! Nel “conto” vanno messe, infatti, partendo dalle acque svizzere a nord, le due “dei Conigli o di St. Legér”, a Brissago, e le tre dell’arcipelago Malaga, più conosciute come i Castelli di Cannero (l’isola grande, lo scoglio delle Prigioni, e lo scoglietto del Melgonaro, poco fuori la torre verso Maccagno, su cui cresce solo una solitaria ma tenace pianta che ha affascinato poeti e incisori). C’è poi, il solitario e fascinoso isolino di San Giovanni, a Pallanza, dove il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini, dal 1927 al 1952 , scelse di risiedere, godendone “la pace e d’ospitalità”, circondato solo da una stretta cerchia di amici. Più avanti, il  golfo Borromeo, incastona in un diadema ben quattro perle: Isola Madre, Isola Bella, Isola dei Pescatori, e lo scoglio della Malghera, l’isolotto  “degli innamorati”, collocato a metà strada tra quest’ultime due isole.

Fin qui, sommandole, fanno dieci. E l’undicesima? Dove sarai mai “l’undecima isola”?” A sud-est del lago, al centro del golfo di Angera, unica isola situata in territorio lombardo, nascosto dalle canne e dalle brume, c’è l’’Isolino Partegora (Isulin per gli angeresi). Su questo lembo di terra, secondo tradizione, si sono fermati i santi fratelli Giulio e Giuliano, originari dell’isola greca di Egina, oramai stanchi del loro girovagare per l’Italia a edificare chiese, volevano costruirvi una casa ed attendere la chiamata di Dio. Un mattino, Giulio, pervaso da spirito profetico, chiama Giuliano e gli dice: ” Un lupo ed una volpe qui faranno strazio di carni innocenti. Allontaniamoci!“. E così, abbandonarono Angera per portarsi sul lago d’Orta, dove Giulio diede il suo nome all’unica isola del più occidentale fra i grandi laghi prealpini. Ma l’isolino di Partegora è anche noto per un’importante scoperta scientifica risalente al 1776. Su quel lembo di terra, il 4 novembre di quell’anno, Alessandro Volta, ospite della famiglia Castiglioni, rovistando con un bastone nella palude che circonda la parte nord dell’isola, notò la fuoriuscita di bolle di gas dal fondo della melma: le raccolse in alcune bottiglie, e, nei giorni seguenti, durante alcuni esperimenti, riuscì a provocare la combustione del loro contenuto. Chiamò “aria infiammabile” quel gas, che in seguito venne classificato come “metano”.

Le undici isole condividono un’altra particolarità : sono un pò “ballerine” e “flottanti”. Almeno nelle riproduzioni pittoriche che hanno visto all’opera numerosi artisti. Non vi è mai stato uno di loro che abbia scelto di rappresentarle senza rinunciare a dare una propria interpretazione, un tocco personale, spostandole a piacimento, secondo le convenienze al fine  di ottenere i migliori effetti prospettici per stupire e deliziare il potenziale turista. Ma,di fronte ad un lago così, si può anche chiudere un occhio. Del resto basterebbe questa frase di Stendhal per  “farsene una ragione” : Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore”. E se proprio non vi basta, aggiungiamo l’altrettanto autorevole parere di Gustave Flaubert: “E’ il luogo più voluttuoso che io abbia mai visto al mondo. La natura incanta con mille seduzioni sconosciute e ci si sente in uno stato di rara sensualità e raffinatezza”. Ogni parola in aggiunta, stonerebbe. Arrivederci, allora, sulle isole del lago Maggiore.

 

Marco Travaglini

 

 

Lezioni recitate, un laboratorio storico-teatrale

Al Polo del ‘900, in via del Carmine 14 a Torino, dal 4 al 29 settembre 2018 e nei castelli di Mango, Sanfrè, Grinzane Cavour e Barolo negli ultimi due sabati di ottobre e nei primi due di novembre 2018 andranno in scena quattro nuove “Lezioni recitate” e due ri-allestimenti di Lezioni recitate già nel repertorio della Compagnia Marco Gobetti

Dal 4 settembre presso il Polo del ‘900 di Torino e nei castelli di Langa prendono il via le “Lezioni recitate”, all’interno del progetto “RIPRENDO LA STORIA – Conflitto, lavoro e migrazione dalle Langhe al mondo”, a cura di Associazione Turismo in Langa, Istituto di studi storici Gaetano Salvemini,  Associazione culturale Compagnia Marco Gobetti, Compagnia La robe à l’envers, Comune di Rodello, Associazione Strada Romantica delle Langhe e del Roero, con il Patrocinio di LUHCIE – Laboratoire Universitaire Histoire Cultures Italie Europe. L’iniziativa è realizzata grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo, nell’ambito del “Bando Polo del ‘900”, destinato ad azioni che promuovono il dialogo tra ‘900 e contemporaneità usando la partecipazione culturale come leva di innovazione civica [#CSP_Innovazionecivica, cic.compagniadisanpaolo.it]. E con il sostegno della Fondazione CRT e del Consiglio Regionale del Piemonte e del Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana. Al Polo del ‘900, in via del Carmine 14 a Torino, dal 4 al 29 settembre 2018 e nei castelli di Mango, Sanfrè, Grinzane Cavour e Barolo negli ultimi due sabati di ottobre e nei primi due di novembre 2018 andranno in scena quattro nuove “Lezioni recitate” e due ri-allestimenti di Lezioni recitate già nel repertorio della Compagnia Marco Gobetti. Le “Lezioni recitate” sono il frutto di un laboratorio storico-teatrale per attori organizzate dalla Compagnia, insieme all’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini e all’Associazione Turismo in Langa. Ogni fase del lavoro degli attori è pubblica e frequentabile dalla cittadinanza, in forma libera e gratuita: dalla loro formazione storica, con interventi degli autori delle nuove Lezioni (Anna Delfina Arcostanzo, Valentina Cabiale, Leonardo Casalino, Franco Pezzini) e di altri ospiti (fra tutti, Claudio Vercelli, Maurizio Pagliassotti, Diego Guzzi, Marco Brunazzi, Pietro Polito, Diana Carminati) nei giorni 4, 5 e 6 settembre; alle prove teatrali vere e proprie (dal 10 al 21, nei giorni feriali); per continuare con le anteprime delle Lezioni, ancora al Polo del ‘900 (il 25, il 28 e il 29 settembre) e per concludere, con le quattro prime nazionali in quattro castelli delle Langhe (20 e 27 ottobre, 3 e 10 novembre, con possibilità di abbinare visite guidate ai castelli stessi e degustazione di prodotti eno-gastronomici locali).

Sei gli attori coinvolti: Andrea Caimmi e Giuliano Comin (vincitori del “Premio Lezioni recitate”), Diego Coscia e Marta Zotti (vincitori del “Premio speciale CMG”); oltre a Marco Gobetti e Anna Delfina Arcostanzo, della Compagnia Gobetti. Il libro che contiene le quattro nuove lezioni recitate – “Enea profugo” (letteratura), “Meridione, lavoro, migrazione, guerre ed esilio: Salvemini e i conflitti del ‘900” (storia) di Leonardo Casalino, “Conflict Archaeology: quel che resta della Grande guerra” (archeologia) di Valentina Cabiale, “Armare il confine – Chiudere frontiere per aprirsi al conflitto: retorica e propaganda dalle trincee ai tempi di Frontex” (antropologia) – intitolato “Conflitti, lavoro e migrazioni”, esce per i tipi di SEB27 nel settembre 2018, ad azione in corso. Si sfrutta così al meglio l’onda lunga di un esperimento di produzione culturale (le “Lezioni recitate” – www.lezionirecitate.wordpress.com ) che ha avuto un significativo riscontro nel corso di questi ultimi anni e se ne fa volano e perno di una delle azioni del progetto “RIPRENDO LA STORIA – Conflitto, lavoro e migrazione dalle Langhe al mondo” (www.riprendolastoria.it ). Tutto ciò avviene nello spirito di una poetica tesa a rendere spettacolare ogni segmento del meccanismo produttivo teatrale, per perseguirne una ricaduta ampia e immediata in termini di produzione culturale; e per recuperare, tramite disordini intelligenti, la dimensione avventurosa di un teatro che sia “civile” già nella forma e per i modi con cui avviene. Significativa, pure in questo senso, è la collaborazione fra un istituto storico, una compagnia teatrale e un’associazione che da anni si spende per tramandare il patrimonio culturale immateriale langarolo.

 

Corso Grosseto, giù il viadotto

Via alla demolizione  del viadotto di corso Grosseto, a partire da lunedì 3 settembre, alla quale si aggiungeranno  la costruzione del nuovo collegamento ferroviario  Torino-Ceres. Disagi previsti per una settimana per gli automobilisti: il traffico è sospeso  in alcuni tratti di via Stradella, via Borgaro, corso Potenza e corso Grosseto. Lavori anche dal 10 al 14 settembre,  dalle 20 alle 6 del giorno successivo,  quando verranno chiusi al transito: corso Grosseto, in direzione est,  da corso Potenza a via Vische, corso Potenza, verso  nord, nel tratto compreso tra via Lucento e corso Grosseto, via Stradella,  nel tratto da via Vische a corso Grosseto, via Borgaro e via Cesalpino,  nel tratto tra via Lucento a corso Potenza.

“Non è vero che sono tornati i voucher”

Solidarietà al presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, è stata espressa dal presidente provinciale dell’Organizzazione di Torino, Roberto Barbero, dopo che sui voucher lo stesso Scanavino è stato oggetto di polemiche tendenti a screditarne l’operato davanti agli agricoltori. «Scanavino – osserva Barbero – ha semplicemente detto quello che altri hanno taciuto o voluto nascondere, e cioè che non è affatto vero che i voucher sono stati reintrodotti. In realtà, sono state soltanto apportate delle modifiche minimali al regime vigente del contratto di prestazione occasionale, un sistema burocratico complesso ed incompatibile con le tempistiche delle aziende agricole, come ha dimostrato il quasi nullo utilizzo di tale strumento da parte degli imprenditori agricoli. Festeggiare, come da altri è stato fatto, la reintroduzione dei voucher, vuol dire fornire una informazione sbagliata alle imprese agricole, generando aspettative destinate a deludere». Nulla a che vedere, insomma, con i “veri” voucher, concepiti e in origine promossi dalla stessa Cia come strumenti di regolamentazione semplificata e quindi di emersione di tipologie di attività occasionali e marginali svolte in agricoltura da figure non professionalizzate. «Se da una parte Cia ha sostenuto l’utilità dei voucher per un segmento residuale delle attività agricole – ha dichiarato Scanavino -, dall’altra ribadisce da sempre la necessità di individuare un regime ad hoc, come già esiste in altre paesi europei, che preveda semplificazioni soprattutto in ordine alla programmazione pluriaziendale della presenza dei lavoratori, nonché agli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro».

 

 

Camminata Fondazione Gilardi, al via le iscrizioni

Sono aperte le iscrizioni alla camminata in montagna della Fondazione Cecilia Gilardi o.n.l.u.s., in programma domenica 9 settembre con il Grand Tour di Cima Fournier attraverso un percorso nell’Alta Valle di Susa tutto da scoprire

 L’evento rappresenta un’opportunità per trascorrere una giornata all’aria aperta e contribuire alle attività della Fondazione Cecilia Gilardi, che dal 2010 sostiene i giovani talenti nella formazione e nell’ingresso nel mondo del lavoro. La camminata in montagna, giunta alla sua sesta edizione, si conferma ancora una volta come un tradizionale appuntamento di fine estate, che negli anni ha raccolto un numero sempre crescente di iscritti tra sostenitori, amici, volontari e gli stessi giovani borsisti ed ex borsisti che mantengono un legame molto forte con la Fondazione Cecilia Gilardi. Per partecipare è richiesta una donazione minima di 50 Euro a persona (di 30 Euro per i giovani dai 13 ai 25 anni, gratis per i bambini fino a 12 anni) da effettuare a mezzo bonifico bancario sul conto corrente Banca Ifigest IBAN IT80S0318501000000010257335. È possibile iscriversi compilando il modulo scaricabile dal sito www.fondazionececiliagilardi.org che dovrà essere inviato via e-mail all’indirizzo segreteria@fondazionececiliagilardi.org entro il 7 settembre oppure consegnato alle ore 9:00 del 9 settembre alla partenza della camminata in località Fonte Tana (da Bousson dopo il ponte svoltare a destra per Capanna Mautino/Lago Nero e percorrere circa 5,5 km su strada sterrata). Gli iscritti riceveranno un “pacchetto del camminatore” che contiene la maglietta tecnica dell’evento e tutto il necessario per affrontare al meglio il percorso. A tutti i partecipanti sarà offerta una gustosa merenda sinoira presso il Golf Club Claviere, dove si potrà inoltre prendere parte alla lotteria e vincere prestigiosi premi messi a disposizione dagli sponsor.

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Per maggiori informazioni: segreteria@fondazionececiliagilardi.org 0115618236

Segnalazioni di bruchi a Volpiano, non è processionaria

Al Comune di Volpiano sono pervenute alcune segnalazioni di cittadini circa la presenza sul territorio di insetti simili alla processionaria; particolarmente colpita è la zona della Vauda ma i bruchi erano già stati notati durante i lavori di sistemazione del verde pubblico dopo il nubifragio dell’8 agosto.

La verifica effettuata dall’agronomo incaricato dal Comune, Dario Grua, ha peròescluso che si tratti di processionaria, insetto che si manifesta in primavera e può provocare pericolose reazioni allergiche, bensì di Hyphantria cunea (Ifantria americana): «Si tratta – spiega l’agronomo – di un lepidottero defogliatore di origine americana presente oramai da anni sul nostro territorio, inerme ed assolutamenteinnocuo sia per gli  uomini sia per gli  animali domestici». Questo insetto, originario del Nord America, è stato segnalato per la prima volta in Lombardia all’inizio degli anni Ottanta e successivamente si è ampiamente diffuso nelle regioni del Nord Italia, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia. La sua proliferazione è favorita dal clima, con inverni miti ed estati umide. «Il bruco della Ifantria – continua l’agronomo – ha una persistenza limitata, dato che subito dopo la fase in cui provoca i danni si incrisalida bloccando ogni attività. La durata della fase di defogliazione varia ma nel giro di 15 – 20 giorni il suo ciclo larvale si compie e con esso scompaiono anche i fenomeni più vistosi. In condizioni di infestazioni normali non si effettua alcun tipo di lotta accettando il danno da defogliazione come il minor male». Andrea Cisotto, assessore all’Ecologia del Comune di Volpiano, commenta: «Ci siamo attivati subito per valutare l’entità del fenomeno e i danni provocati. Nei prossimi giorni interverremo con prodotti biologici sulle piante vicino alle scuole e nei giardini pubblici, più per eliminare il fastidio visivo che per l’effettiva pericolosità di questo insetto. Tagliare i rami colpiti in questa fase, come sottolinea l’agronomo, invece è del tutto inutile perché la presenza dei bruchi non è localizzata e tra qualche giorno diventeranno farfalle».

Crostata di fine estate

crostata fine estateInizia l’autunno. Diamo l’addio all’estate con questa squisita crostata guarnita di pesche nettarine, le ultime della stagione

 

Ingredienti per 6 persone

Per la frolla:

200gr. di farina 00

180gr. di burro

70gr. di zucchero

2 tuorli

un pizzico di sale

Per la farcia:

100gr.di farina di mandorle

4 uova

100gr.di zucchero

50gr. di burro

700gr.di pesche nettarine poco mature

4 cucchiai di zucchero di canna

succo di limone

 

Preparare la frolla impastando velocemente tutti gli ingredienti nel mixer, lasciar riposare in frigorifero 30 minuti. Lavare le pesche ed affettarle sottilmente. Caramellare lo zucchero di canna con qualche goccia di limone, unire le pesche e lasciar cuocere 10 minuti. Preparare la crema mescolando le uova con le mandorle ridotte a farina, lo zucchero e il burro fuso. Stendere la frolla in una teglia (26 cm.di diametro) foderata di carta forno, bucherellare il fondo e cuocere in bianco, in forno preriscaldato, per 15 minuti a 200 gradi. Versare la crema nella frolla e infornare per altri 15 minuti. Estrarre la teglia, sistemare le pesche a raggiera ed infornare ancora per altri 10 minuti. Quando pronta lasciar raffreddare …e che dirvi, una bonta’.

 

Paperita Patty

 

Rete Bianca, ora serve un soggetto unitario

Il voto spartiacque del 4 marzo e’ stato ormai metabolizzato. Non discusso e approfondito dalla sinistra e dal Pd per ovvi motivi ma sufficientemente chiaro nelle sue conclusioni.

Tramonto dei partiti plurali da un lato – nello specifico l’esperienza politica e culturale del Partito democratico e di Forza Italia – e ritorno delle identità culturali dall’altro, rappresentano i due capisaldi essenziali del dopo voto. E’ persin naturale che di fronte ad un quadro del genere ridiventano centrali le culture politiche, seppur riviste e modernizzate rispetto al passato. Ma se la destra finalmente ha messo le sue carte in tavola, se la sinistra post ideologica sta per tornare in campo, se il populismo anti sistema si sta consolidando sempre di più, e’ del tutto naturale che anche la tradizione – storica e nobile – del cattolicesimo democratico, sociale e popolare italiano ridiventi protagonista nello scenario politico del nostro paese. Ora, al di là della forte consapevolezza nell’area cattolica italiana per un ritorno all’impegno politico diretto e militante, credo sia venuto anche il momento per sciogliere definitivamente un nodo. Tutto politico, al di là delle scadenze elettorali sempre dietro l’angolo nel nostro paese. E il nodo e’ rappresentato dalla necessità di ricomporre l’articolato e composito mosaico della galassia cattolico popolare e cattolico democratico disseminata in tutta la periferia italiana. Mi riferisco, nello specifico, alla necessità quasi imperativa di superare quella frammentazione e quella dispersione che sono all’origine dell’attuale irrilevanza e debolezza della presenza politica contemporanea dei cattolici italiani. Non mi riferisco a chi ha già scelto il Pd – un partito ormai sempre più virtuale e sempre più decadente – o si sente perennemente arruolato in Forza Italia o in altri partiti.

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Per costoro e’ giusto e legittimo proseguire quelle esperienze. Anche se ormai del tutto testimoniale
nonché politicamente improduttiva. Ora si tratta, quindi, di ricomporre tutte quelle esperienze – a
prescindere dalla loro provenienza – che non si sentono più rappresentate dagli attuali attori politici,
sia quelli tradizionali sia quelli più recenti, e che richiedono a gran voce la presenza di un nuovo
soggetto politico. Ovvero di un partito laico, popolare, riformista, di governo, democratico e anche
e soprattutto di ispirazione cristiana. Questi segmenti, mondi vitali, realtà associative, gruppi
culturali e di impegno politico hanno il dovere morale di riunirsi nel medesimo soggetto politico.
Rete Bianca, il movimento politico nazionale nato per aiutare e favorire questa “ricomposizione”
dell’area cattolico popolare può e deve svolgere al riguardo un ruolo decisivo per rafforzare e
consolidare questa presenza nella cittadella politica italiana. Il tempo ormai è scaduto, come si
suol dire. È perfettamente inutile pensare che il futuro si limiti ancora a giocare un ruolo puramente
testimoniale che rischia di diventare sempre più marginale e periferico rispetto alla concreta
evoluzione della politica italiana. Adesso è indispensabile, nonché utile, uno strumento politico unitario, culturalmente caratterizzato e politicamente organizzato per declinare un progetto che non può più essere rinviato. Non per il bene dei cattolici, ma per rafforzare la qualità della nostra democrazia, per ridare credibilita’ alle nostre istituzioni e, soprattutto, per un nuovo progetto politico che sappia perseguire realmente e autenticamente il “bene comune”. Senza arroganza e senza presunzione ma con la consapevolezza che questa cultura e questo progetto politico devono finalmente uscire allo scoperto per tornare laicamente protagonisti.

Giorgio Merlo