redazione il torinese

Spirale di violenza e impegno civico

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Anche gli oceani hanno un fondo. Almeno su questa terra c’è sempre un limite. Una immaginaria linea che non si può e soprattutto non si deve superare. Ma come si è sempre detto la madre degli stupidi é sempre incinta. Con l’ aumento della popolazione aumentano gli stupidi. Come aumenta la violenza spicciola. Nel violento c’è sempre un fondo di stupidità. Anche la convinzione di non pagare per gli atti di violenza. Soprusi che tanto non essendo puniti passano per non esserci stati. Anche in questo campo Torino sembrerebbe voler ottenere un non invidiabile primato. Violenza in famiglia. Abusi sessuali di vario genere. E dopo l’accoltellamento in Barriera di Milano le botte a chi si è ribellato al chiasso di questi imbecilli. Setto nasale rotto e costole incrinate con commozione celebrale. Giacché oltre ad essere cretini sono codardi e trovano nel branco il dovuto e tragico coraggio. Nel violentare inermi sia che si tratti di donne o bambini . Indifese persone anche (sia ben chiaro, non solo) senzatetto e perché no chi è scappato da fame o guerre credendo di trovare in Europa comprensione ed aiuto. E’ una strisciante ” guerra civile”. Guerra sulle nostre strade e non penso sia un caso che chi è intervenuto per salvare l’ultimo aggredito sia un cittadino del Bangladesh.  Proprio cosi, un cittadino che ha fatto il suo dovere non voltandosi dall’altra parte. Come probabilmente hanno fatto dei non cittadini forse italianissimi di cittadinanza. I violenti non sono clandestini ed extracomunitari o solo i bianchi sono “buoni”. I violenti stupidi sono dei delinquenti e basta. E l’unica possibile risposta è la repressione. Fortunatamente ci sono le Forze dell ordine che fanno quello che possono. Turni massacranti. Mancanza di mezzi. E anche costretti a combattere un certo ostracismo di chi li reputa responsabili di questa deriva perché a loro volta violenti.
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Di fronte a queste considerazioni mi viene in mente l’antagonista ubriaca sotto la pioggia che li voleva morti ( i poliziotti). Responsabili a suo dire di difendere i fascisti. L’ex insegnante – speriamo rimanga ex – é diventata emblema di un’altra stupidità e stoltezza: l’ idea che l’eventuale ragione giustifichi la violenza. Intellettualismo a buon mercato. Un filo lega  tutti questi episodi di violenza. La sopraffazione e la totale negazione dell’altro e degli altri. Dalla violenza delle donne ai facinorosi ed anarcoidi no Tav.   La polizia dalla parte della democrazia come i delinquenti contro le persone, contro le cose e contro la democrazia.  E come si sta parlando di emergenza democratica si deve parlare di emergenza sociale sulla violenza per le strade. Il Ministro Matteo Salvini ha giurato che potenzierà le forze dell’ordine per numero e risorse di carattere economico. Speriamo, ma per ora non risulta che sia avvenuto. Siamo scettici, ma  sempre contenti di esserci sbagliati. Nel mentre anche i nostri parchi sono “assaltati” da spacciatori e anche dai loro clienti. E se la maggioranza degli spacciatori sono oramai di colore, la quasi totalità di consumatori è di nazionalità italiana. Con il traffico mondiale controllato e gestito da organizzazioni occidentalissime.  Non ci facciamo  mancare nulla. Anche qui la diversità é tra onesti e disonesti Ed anche qui vedo una sola risposta: reprimere. Tra le varie cose che possiamo fare noi cittadini il collaborare e rispettare le forze dell’ordine. Sempre se ci consideriamo persone oneste. Come ha fatto il cittadino originario del Bangladesh in via Chiesa della Salute che si é meritato la cittadinanza italiana.

Un ospedale su due visitato dai ladri

Trenta endoscopi per  900 mila euro, antiretrovirali  rubati per un valore di 350 mila euro e la media di un ospedale su due visitato dai ladri per razziare  farmaci e macchinari di valore. Questa la situazione evidenziata dal quotidiano Cronaca Qui Torino che ha sottolineato come gli ospedali del Piemonte siano nel mirino di gruppi criminali. Il giro d’affari per il furto e la rivendita di farmaci e dispositivi medici costosi prelevati nelle strutture sanitarie è un grande  business. Un documento pubblicato  dalla Sifo, la Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende ospedaliere, dedicato ai furti di medicinali e strumenti nelle aziende sanitarie indica che il 50% delle strutture piemontesi ha subito furti negli ultimi 5 anni. «Gli investigatori – è scritto nel rapporto –  sono convinti che una parte dei furti commessi  sia opera di gruppi criminali specializzati». Nel 2016 al  San Giovanni Bosco i ladri rubarono 30 endoscopi e due processori per 900 mila euro e, nel 2014 – scrive il giornale torinese –  all’Amedeo di Savoia una banda di ladri saccheggiò il più grosso deposito di farmaci antiretrovirali per 350mila euro.

 

(foto: il Torinese)

La magia del colore tra Torino e Bangkok

I MAESTRI DELL’ACCADEMIA ALBERTINA. CESARE FERRO MILONE

 

FINO AL 9 SETTEMBRE

Da Torino a Bangkok. Per quattro anni, dal 1904 al 1907, Cesare Ferro Milone (Torino, 1880-1934), in quella meravigliosa fetta di Oriente Estremo che fu il Regno di Rattanakosin o del Siam (odierna Thailandia), dovette fare i conti con la terribile afa canicolare intrappolata –tutto l’anno o quasi – nelle strade e fra i palazzi delle città, subire il tormento senza fine (è lui stesso a scriverlo nelle lettere ai famigliari) di implacabili zanzare e l’esplosiva“invasione” degli artigiani cinesi; ma in compenso, alla corte di Rama V, ancora oggi venerato dai thailandesi per il ruolo che ebbe nella modernizzazione e nel mantenimento dell’indipendenza del Paese dalle mire coloniali di Francia e Inghilterra, Ferro   Milone poté ampiamente godere di “quell’arte che si riveste al Siam – sono sempre parole sue – di una più perfetta grazia”, per la quale “la profusione dell’oro e delle ceramiche è ricchezza meravigliosa e non sfarzo, i mille dettagli sono bellezza e non superstruttura”. In Siam, l’artista torinese – che già aveva terminato gli studi all’Accademia Albertina di Belle Arti, allievo di Giacomo Grosso e Pier Celestino Gilardi, e già aveva esordito alla Promotrice nel 1900 e vinto, l’anno successivo, la medaglia d’oro all’“Esposizione Universale” di Livorno – fu invitato dal “grande e amato re” per decorare il Palazzo Reale di Bangkok (dove farà ritorno nel ’24 per lavorare alla decorazione del principesco Palazzo Norashing), affrescando sale, ma anche disegnando servizi da tavola in porcellana e il conio di alcune monete. Di quella prestigiosa attività restano molteplici bozzetti, disegni e acquerelli di intensa policromia che, al ritorno a Torino, il pittore custodisce gelosamente nel suo studio. Memoria di un’esperienza umana e professionale impareggiabile che accompagna in parallelo la ripresa, sotto la Mole, di un’attività pittorica dove alla rigorosa e solida rappresentazione realistica di ascendenza grossiana, si intrecciano spesso cifre stilistiche quasi preraffaellite o simboliste – nella leggerezza dei toni cromatici – accanto a cenni di prezioso “importato” decorativismo. Pittore ancor giovane, ma dal curriculum d’alto blasone (cui contribuì non poco il regal lavoro in Siam) Ferro Milone sarà pure docente di fama alla “sua” Accademia Albertina, di cui divenne anche presidente dal 1930 al 1933, ultimo incarico prima della scomparsa avvenuta nel 1934, a seguito di un incidente d’auto. Cesare aveva solo 54 anni, ma già una carriera altamente prestigiosa alle spalle e il nome inserito nelle principali manifestazioni d’arte a livello nazionale e internazionale. Assolutamente condivisibile dunque l’idea di dedicare a lui (dopo le rassegne su Andrea Gastaldi e Giacomo Grosso) il terzo appuntamento del ciclo “I Maestri dell’Accademia Albertina”, promosso dalla stessa Accademia e dal Museo di Arti Decorative “Accorsi-Ometto” di via Po, a Torino. L’esposizione, a cura di Angelo Mistrangelo, è presentata in tre sedi: alla “Pinacoteca” dell’Accademia Albertina, al Museo “Accorsi-Ometto” e al Museo Civico Alpino “Arnaldo Tazzetti” di Usseglio, nelle amate Valli di Lanzo, dove l’artista era solito trascorrere le vacanze estive, in frazione Quagliera, e dove è sepolto in una cappella voluta dalla moglie Andreina Gritti e da lui affrescata. Ben oltre un centinaio le opere esposte, fra dipinti, disegni, incisioni, affreschi portatili, oggetti d’arte accanto a riviste, giornali d’epoca e raccolte di fotografie eseguite dallo stesso artista. Al Museo “Accorsi-Ometto” troviamo, oltre all’“Autoritratto” del ’33, eseguito per il “Circolo degli Artisti”, il Ferro Milone più intimo e famigliare de “I primi passi” o “La mamma e Checco”, ma anche vivide tracce del periodo siamese, come disegni di oggetti per il re, modelli per monete, preziosi abiti di manifattura cinese, dipinti realizzati in Siam e perfino la spada donata dal Rama V a Umberto I, nel 1897, in occasione del suo primo viaggio a Torino. Negli spazi espositivi della “Pinacoteca” dell’Albertina, prevalgono ritratti di solida impostazione narrativa, nudi e composizioni allegoriche, insieme a sculture, incisioni e, anche qui, immagini del Siam. Da segnalare anche la suggestiva installazione multimediale, realizzata dagli studenti di “Scenografia del Cinema”, che consente un viaggio immersivo nel Siam di oltre un secolo fa e nel “Padiglione Siamese” realizzato per l’Esposizione Universale di Torino del 1911. Il Museo “Tazzetti” di Usseglio propone, infine, esempi significativi della tecnica dell’affresco portata avanti dall’artista con gli studi preparatori delle grandi decorazioni per il Palazzo Comunale di Imperia e delle cappelle funerarie di Vaglio Pettinengo e di Neive. Interessanti anche le opere di proprietà della famiglia o in permanente esposizione al Museo, un grande cartone raffigurante la “Deposizione” e la “Testa di bambino” del ’34, in plastilina e appena abbozzata.

Gianni Milani

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“Cesare Ferro Milone. La magia del colore tra Torino e Bangkok”

Museo “Accorsi-Ometto”, Torino, tel. 011/837688 int. 3; “Pinacoteca” dell’Accademia Albertina, Torino, tel. 011/0897370; Museo Civico Alpino “Arnaldo Tazzetti”, Usseglio (Torino), tel. 0123/83702 – Fino al 9 settembre

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Nelle foto

– “Autoritratto”, 1933
– “I primi passi”, 1923
– “Sorpresa a Pechino”, 1911
– “Autoritratto con oggetti siamesi”, 1928
– “La famiglia”, 1930
– “La mamma e Checco”, 1928

Muore sullo scooter nello scontro con un’auto

Un incidente mortale e’ avvenuto oggi a mezzogiorno  sulla strada statale 26 tra Caluso e Chivasso. E’ morto  un 52enne che abitava a Rodallo di Caluso, che si trovava sul suo motorino. Gli e’ stato fatale lo scontro  con una Fiat Punto guidata da un residente a Vialfrè.

Scontro tra auto e moto blocca il tram 15 in Borgo San Paolo

Traffico e tram 15  bloccati, questa mattina, verso le 10 a causa di un incidente tra via Monginevro e corso Racconigi, dove un’auto e uno scooter si sono scontrati sui binari del tram. Il centauro è stato trasportato in codice giallo al  Cto e non è in gravi condizioni. Il tram bloccato e’ stato sostituito con alcuni bus.

A Torino il casting di Bonolis per “Avanti un altro”

19 SETTEMBRE 2018


Per partecipare al casting (solo maggiorenni) potete:

inviare una email a avantiunaltro@sdl2005.itcon i vostri dati anagrafici, il vostro recapito telefonico ed una fotografia (inclusa la seguente dichiarazione liberatoria: “Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi dell’art. 13 del Regolamento Europeo 679/2016, così come da informativa Privacy presente sul sito www.sdl.tv).
Compilare l’apposito form sul sito www.sdl.tv
Lasciare un messaggio in segreteria telefonica allo 06 62 28 69 00

Appello No Tav al governo

Il movimento No Tav si appella al governo affinché intervenga con  provvedimenti concreti per fermare la costruzione  della Torino-Lione. Hanno inviato una lettera al premier Conte e al ministro delle Infrastrutture Toninelli,  indicando le ragioni del no nei confronti di un’opera considerata  “inutile, devastante e antieconomica”. I No Tav chiedono al governo perché  non sospende l’efficacia delle delibere del Cipe che consentono  il via libera ai lavori dell’alta velocità  in territorio italiano. Chiedono inoltre l’azzeramento dei vertici di Telt, la società che si occupa della tav. (Foto archivio il Torinese)

Basket: We Got Game 9

L’associazione We Got Game promuove  We Got Game 9, torneo di basket 3 contro 3 con una doppia location.

 

Sabato 15 settembre si gioca il torneo maschile al Playground We Got Game di Nichelino; domenica 16  al parco Ruffini di Torino  il torneo femminile, in concomitanza con l’evento Ciao Sù organizzato al PalaRuffini. 

 

Info su We Got Game 9:
https://www.facebook.com/events/1655102057932642/

La corrente del Selvaspessa

Il Selvaspessa nasce dal Mottarone. Lì, dalla “montagna dei milanesi“, da rigagnolo si fa torrente mano a mano che scende a valle. Per un bel po’ della sua strada è un lungo, stretto e tortuoso filo d’acqua corrente che prende forza per caduta fino a spegnersi nel lago a Baveno, tra il Lido e il parco della Villa Fedora . Questa villa fu acquistata nel 1904 da Umberto Giordano, autore dell’Andrea Chènier, della Cena delle Beffe e – appunto – di Fedora. E’ lì che per vent’anni, fino al 1924, il compositore visse e lavorò nella pace di questa villa che s’affaccia sul lago Maggiore. Ma a quella villa non sono legati solo ricordi gioiosi. Resta anche l’ombra dei “portatori di morte” dell’Obersturmführer delle SS Herbert Schnelle . A villa Fedora, nel settembre del 1943, era alloggiata la famiglia israelita dei Serman. Era il 17 settembre quando le SS fecero irruzione nella villa , uccidendo quattro dei componenti della famiglia (solo Sofia, assente, si salvò, scampando al massacro). Prima di allontanarsi, le SS fecero razzia di ogni oggetto di valore. I Serman furono tra le prime vittime dell’odio razziale nazista che, dopo aver colpito all’albergo Sempione di Arona ( ad opera del “cacciatore di teste” nazista Krüger , “il biondo capitano dagli occhi azzurri e gelidi” ), continuò nei giorni successivi a Baveno e sul lago Maggiore fino alla strage degli ebrei dell’Hotel Meina.Difficile scordarsi i racconti di chi visse in quei luoghi a quel tempo, riannodando i ricordi dei mesi che seguirono le stragi, quando affiorarono dall’acqua del lago i cadaveri con i piedi e le mani legati con il filo spinato.

Tornando al Selvaspessa, a far da cornice al corso d’acqua, da una parte e dall’altra del torrente,scendono dalla vetta del Mottarone fitti boschi cedui di latifoglie. Castagno, faggio, betulla, rovere, cerro, frassino, acero, ontano, sorbo, robinia si alternano nei boschi misti che arrivavano a lambire le ultime case della Tranquilla, a Oltrefiume. della via Fraccaroli, dietro al cimitero, e ai margini del Bertarello. Al tempo in cui si era ragazzini era quello il nostro campo di gioco e di battaglia. Pietre scagliate nelle pozze, per schizzarci l’acqua addosso; arrampicate sui sassi , spesso verdi di scivolosissima “lita”, attorno ai quali la corrente disegnava dei piccoli gorghi; scorribande d’inverno quando l’acqua era assente e larghe e più o meno spesse lastre di ghiaccio livellavano gli anfratti, collegando i sassi uno con l’altro. Anche la pesca sul fiume era ben diversa da quella di lago. Qui si trattava di misurarsi con le trote di fiume che, a parità di prestazioni, sono più scaltre e smaliziate delle loro consorelle lacustri. Si nascondono sotto i sassi, sospettose. Scovarle è un bell’impegno.

La lenza, senza galleggianti e bilanciata con il giusto peso dei piombi, va fatta scorrere nella corrente, mettendo in bella mostra l’esca: un grasso lombrico, infilato sull’amo a regola d’arte. I lombrichi li trovavamo scavando nella fossa del letame che stava pochi passi dietro la grande cascina dove il Guerra teneva le vacche e qualche animale da cortile. Ai vermi s’associavano anche le camole del miele, fornite dal vecchio Brambilla, un milanese che – dopo la guerra – aveva scelto di vivere sul lago dopo esservi arrivato per sfuggire ai bombardamenti alleati. Aveva due dozzine di arnie e produceva un miele dolcissimo e denso. Nel far sparire quelle larve dai bozzoli biancastri e robusti gli facevamo un piacere perché la “galleria mellonella“, la tarma maggiore della cera, più comunemente chiamata camola del miele, è un lepidottero infestante degli alveari. E al Brambilla davano un sacco di noie. Così, riempiti i barattoli di lombrichi o di camole, pescavamo a striscio nelle pozze, seguendo il filo della corrente, fino a quando uno strappo secco ci comunicava la soddisfazione della cattura della preda. Sgusciavano tra la mani, vivaci e ribelli, le “fario” grigio-olivastre sul dorso, argenteo-giallastre sui fianchi e più bianche  sul ventre. Le macchioline nere e rosso-aranciate  che punteggiavano la parte superiore del corpo le distinguevano da quelle di lago, dove le macchie erano nere e irregolari. Eravamo espertissimi in questo tipo di pesca dove la scelta del piombo era importante quanto la scelta dell’amo, perché lungo il torrente dove l’acqua corre veloce è fondamentale riuscire a far lavorare bene l’esca. Al Selvaspessa non si andava solo a “bagnare” la lenza ma anche a prendere il sole, srotolando gli asciugamani sui sassi più larghi e piani , allungandoci sopra come  lucertole al sole. Oppure, come facevo io d’estate, a leggere. Passavo lì le mie vacanze, da luglio a settembre. Il rumore dell’acqua corrente rappresentava il sottofondo ideale per estraniarsi dal mondo. Non disturbava affatto, aiutando la concentrazione, favorendo la riflessione, stimolando la fantasia. E’ lì che ho letto i racconti avventurosi di Emilio Salgari, immaginandomi a Mompracem , nel mar di Malesia,  attraversando il Riff, gli oceani o le praterie del West. Ho conosciuto nei romanzi di Cesare Pavese le langhe,  Santo Stefano Belbo, il mare di Varigotti e il rigore livido dei viali di Torino. Con l’immaginazione ho viaggiato nell’ America di John Steinbeck grazie alle pagine di Furore, Uomini e Topi, la Valle dell’Eden o tra il Vicolo Cannery e Pian della Tortilla . Ho incontrato i moschettieri di Dumas, attraversato le foreste al confine con il Canada insieme all’ultimo dei Mohicani, frequentato pirati e bucanieri all’isola della Tortuga e sognato con Giulio Verne di scendere nel ventre della terra, fuggire con Michele Strogoff, viaggiare verso la luna e navigare ventimila leghe sotto i mari insieme al capitano Nemo. Il fiume – perché definirlo torrente ci pareva riduttivo –  mi faceva dimenticare la predilezione che avevo per gli alberi. Era sui rami bassi di un albero, infatti, che passavo ore e ore a leggere libri e fumetti quand’ero da mia nonna, lontano dall’acqua del Selvaspessa. Ora di quel mondo fantastico e misterioso resta solo un ricordo. La parte bassa del fiume è completamente stravolta e mai nessuno s’avvia in quella direzione con un asciugamano e un libro sottobraccio. E’ un peccato perché la parte a nord del Selvaspessa, merita ancora. Ma oggi, si sa, il divertimento è meno semplice e l’acqua che scorre non accompagna più la fantasia dei ragazzi.

Marco Travaglini

 

Borgata contadina, un piccolo mondo a Pinerolo

Dal 7 al 9 settembre, la Confederazione italiana agricoltori di Torino allestisce nel cuore della città la borgata contadina per svelare i segreti della filiera agroalimentare sostenibile

Una borgata di campagna nel cuore di Pinerolo. Un quartiere che diventa luogo di incontro con agricoltori, animali e cibo garantito dal produttore al consumatore e organizzato dalla Confederazione italiana agricoltori di Torino. Per tre giorni, da venerdì 7 a domenica 9 settembre, via Principi d’Acaja a Pinerolo diventerà il quartiere dei contadini, dove sarà possibile non solo passeggiare nella natura, ma assaporarne in tutti i sensi le colture e la cultura attraverso il dialogo diretto con gli agricoltori. Salumi, formaggi, frutta, marmellate e specialità della migliore tradizione contadina saranno a disposizione del pubblico, che le potrà scegliere con cura e acquistare, ma, soprattutto, consumare sul posto, insieme agli stessi contadini che ne sveleranno i segreti e le particolarità nelle lunghe tavolate della “merenda sinoira” appositamente allestite alle Terrazze Acaja. E poi, largo agli spazi innovativi, come le aree didattiche su fattorie 2.0, vertical e indoor farming, workshop interattivi di economia circolare, sistemi di produzione acquaponici, coltivazioni di basilico, esperimenti di stampa di oggetti tridimensionali per l’agricoltura… Verrà riprodotta la camera da letto di un tradizionale agriturismo di Turismo Verde, con racconti di storie e piccolo teatro per bambini, spaventapasseri, animali in libertà e animazioni di strada. «L’obiettivo è di rendere visibile e tangibile la filiera agroalimentare – spiega Pierangelo Cena, vicepresidente della Confederazione italiana agricoltori di Torino -, perché conoscere il cibo e la sua lavorazione aiuta a capire la necessità di favorire l’agricoltura sostenibile, nell’interesse di tutti. Il futuro della terra è nelle mani del consumatore, oltre che dell’agricoltore».