Al parco del Valentino… anche i lampioni si innamorano. La foto è di Fabio Darò
Un tamponamento tra un furgone e un camion avvenuto poco dopo le 10.30 sull’autostrada A4, nei pressi di San Giorgio di Nogaro, ha provocato la morte di una persona. Sul posto sono intervenuti il personale di Autovie Venete con il 118, il 115 e i mezzi di soccorso meccanici. Segnalate lunghe code. Sempre sull’A4, nel tratto tra Villesse e Redipuglia, in direzione Trieste, in un altro incidente che ha coinvolto due camion è rimasta ferita una seconda persona.
Sugli schermi “Notti magiche” di Paolo Virzì
La colonna sonora ha le voci della Nannini e di Bennato, la voce è quella di Bruno Pizzul a commentare il rigore sbagliato di Serena e il tiro micidiale di Maradona che sbaraglia l’Italia e fa volare l’Argentina. Dal lungotevere vola anche, giù nel fiume, una grossa macchina di colore scuro, tra l’indifferenza pressoché totale di chi, sotto le luci di un piccolo chiosco, sta imprecando contro la disfatta dei Mondiali 90. Inizia così Notti magiche che Paolo Virzì ha diretto e sceneggiato con Francesca Archibugi e Francesco Piccolo, una sorta di amarcord personale (come non riandare anche al giovane Sergio Rubini che con il tram raggiungeva Cinecittà nell’Intervista felliniana) e di viaggio all’indietro, di quando il regista da Livorno se ne andò nella capitale a respirare l’aria del cinema, a tentare storie, a immergersi nel mondo fatto di negri e negrieri, di quegli uffici, a mezza strada tra la casa e la protezione quotidiana, dove tutti scrivono sotto lo sguardo di Ennio (De Concini: un sornione Paolo Bonacelli) e Furio (Scarpelli: un grandioso Roberto Herlitzka)). Un’autobiografia sulla carta fatta di ricordi e di volti, di notti passate a dare forma a fatti e personaggi, un romanzo di formazione, veloce veloce, senza andar troppo per il sottile, arruffato e disordinato, tutto rivolto all’insegna del pressapochismo letterario, (forse) un omaggio ad un mondo che in quegli anni, se non andava incontro a qualcosa di simile alla sconfitta calcistica italiana, improvvisa e bruciante, certo stava a poco a poco adagiandosi, spegnendosi, immiserendosi, rinculando a suon di storielle e di persone sempre pronte a sguazzare negli affari, lasciando l’arte da qualche altro canto, tra le feste in villa con la ragazza coccodè – che magari vuole pure bene al produttore, anche quando i debiti gli vengono a vuotar casa di ogni premio e mobile – e con le braciole a cuocere, tra le grandi bellezze al tramonto, come quelle di Sorrentino nel nuovo millennio, con le terrazze illuminate e la musica e i trenini: ma un omaggio sbagliato, deragliato sui binari di quegli stessi ricordi. Perché ci vorrebbe una scrittura, e qui l’ordine di una scrittura non c’è. C’è l’abbozzo, c’è la scenetta, c’è l’imbarbarimento e il contributo scollacciato fine a se stesso (povera Muti costretta ad alzare la gonna per dimostrare che di mutandine manco a parlarne!) che non è sufficiente a descrivere un mondo. C’è la rappresentazione laica dei gruppi e dei gruppuscoli (la vestale è la Giovanna di Ludovica Modugno, bravissima), c’è la curiosità per la prima mezz’ora a fare il gioco chi fa chi, chi è questo chi è quello, a catturare Mastroianni che piange per la Deneuve che l’ha lasciato o a stupirsi di uno pseudo Antonioni (l’Arlecchino di sempre Ferruccio Soleri) che mangia tutto solo in trattoria e da anni non spiccica una parola, o dell’autore che vive come un barbone in un seminterrato per non essere entrato appieno negli ingranaggi dell’industria (ma chi sarà mai? inventato? reale?). Ritrattini che si perdono nel niente. Tutto vorrebbe essere acido o ossequioso (i due mondi in Virzì convivono benissimo) ma suona piuttosto barzelletta. O didascalico come un pugno nello stomaco mal assestato, vedi il dito puntato nel finale dal capitano Sassanelli che dall’alto impartisce la benedizione con il refrain “guardate fuori dalla finestra”, a far presente ai tre giovani sceneggiatori – che dovrebbero essere il fulcro della vicenda e che sono capitati in commissariato, dopo un primo incontro al premio Solinas, per essere ritenuti i colpevoli dell’assassinio del produttore Giancarlo Giannini – che il cinema non dev’essere fatto di soli autori ma pure di spettatori o, molto meglio, di autori che devono provare il piacere di essere spettatori. Lo ha preceduto un surreale Fellini, nel buio del suo ultimo set, La voce della
luna, a sussurrare “io credo che se ci fosse un po’ di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire…”, sorta di tomba a ricoprire tutto il circo dentro cui sino a quel momento ci siamo ritrovati immersi.Notti magiche è anche il film della delusione (non soltanto nostra, un colpo basso dall’autore di Tutta la vita davanti, della Pazza gioia, della Prima cosa bella), per quei tre ragazzi intrisi di speranze e sentimenti che sembrano usciti dallo Scola di C’eravamo tanto amati. Anch’essi malserviti, Irene Vetere ragazza della Roma bene, chiusa in camera a piangere e bisognosa d’affetto, personaggio irrealizzato cui i due compagni rubano spazio, Mauro Lamantia logorroico sino all’inverosimile, copia sbiadita e perennemente eguale del Nicola Palumbo di Satta Flores (ancora il film di Scola) e Giovanni Toscano, volto nuovissimo allo schermo, godereccio toscano, sciupafemmine e manomorta sempre in movimento, quello cui l’avventura romana brucia di più, con il suo ritorno sul treno per Piombino, i vecchi lavoratori della fabbrica, l’impensabile compagno comunista con la lacrima facile: quella ragazza che lo aveva raggiunto, che lui ha sempre trattato con sufficienza, lei sì che potrebbe mettere un piede nel panorama fatto di chiaroscuri del cinema italiano.
Ha partorito in auto, in corso Casale, dopo che le si erano rotte le acque. Non ha fatto in tempo ad arrivare in ospedale, ma tutto è andato per il verso giusto e la giovane donna ha avuto una bimba sana, nella notte, a bordo della vettura sulla quale i genitori la stavano portando in ospedale. Papà e mamma della ragazza sono stati assistiti al telefono dal personale della centrale del 118, fino all’arrivo dell’auto medicalizzata che ha poi messo in sicurezza la mamma e la bambina e le ha portate all’ospedale Sant’Anna.
In omaggio alla produzione artistica
Rocco Papaleo, Caparezza, Paola Turci, Subsonica, Baustelle, Africa Unite, Giuliano Palma, Statuto, per la prima edizione del Premio Carlo U. Rossi ai migliori produttori artistici italiani
Il Premio Carlo U. Rossi è il primo riconoscimento in Italia alla produzione artistica. È dedicato a Carlo U. Rossi, uno dei più autorevoli produttori italiani che con il suo lavoro ha contribuito al successo e alla fama di alcuni dei più grandi protagonisti della scena musicale italiana degli ultimi 30 anni. La premiazione della prima edizione del Premio è in programma a Torino, lunedì 26 novembre, presso la sala concerti del Conservatorio: tra aneddoti, inedite performance musicali in acustico di Africa Unite, Baustelle, Caparezza, Giuliano Palma, Paola Turci, Statuto, Subsonica ed interventi di artisti e amici, con la conduzione di Rocco Papaleo, si conosceranno le varie fasi del lavoro della produzione artistica. Sei i premi: per quattro categorie musicali – pop, rock, elettronica, hip-hop – per la migliore produzione emergente e la migliore produzione in assoluto. I vincitori saranno individuati attraverso un meccanismo di doppia votazione da 35 giurati che hanno selezionato i migliori partendo dalle 6 liste stilate da 12 commissari tra i dischi italiani usciti tra il 1 gennaio 2017 e il 30 giugno 2018. Ai vincitori delle singole categorie sarà consegnato un premio, un’opera del maestro torinese Mario Giansone (1917-1997), che ha dedicato al tema della musica molti suoi lavori. Il migliore produttore artistico emergente, inoltre, partirà per il sud della Francia dove avrà la possibilità di partecipare a “Mix with the Masters”, uno dei più importanti ed autorevoli seminari di formazione professionale nel campo della produzione musicale. Grazie alla collaborazione con Film Commission Torino Piemonte, un ulteriore premio verrà assegnato ad una personalità del mondo cinematografico legata alla musica.
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Il Premio Carlo U. Rossi è stato istituito dall’associazione culturale musicale Carlo U. Rossi con il supporto di Compagnia di San Paolo, Piemonte dal Vivo, Film Commission Torino Piemonte e TFF – Torino Film Festival. Il TFF, in particolare, è stato individuato come l’evento più adatto ad ospitare nel proprio cartellone il Premio sia per la sua visibilità ed autorevolezza a livello internazionale, sia per valorizzare l’indissolubile legame esistente tra musica e cinema. Media partner: Wired Italia
ADDOME TONICO: QUAL E’ L’INTERVENTO PIU’ INDICATO?
Chi non ha mai sognato di avere una linea perfetta?
Quello di apparire in forma, con un corpo snello e tonico è sostanzialmente uno dei desideri più frequenti non solo delle donne, ma anche degli uomini. Chi per una ragione, chi per un’altra infatti, molti non sono soddisfatti dell’immagine che rimanda lo specchio e tra le parti più autocriticate c’è proprio l’addome. Le donne si perdonano dei fianchi morbidi, una linea un po’ appesantita, ma la pancia proprio no. I pantaloni tirano, le maglie fanno difetto, gli abiti segnano: inutile avere gambe da gazzella se il ventre è gonfio. Per un’italiana su due (secondo un’indagine di Astra Ricerche su 1.245 donne), la pancetta è una vera ossessione: il 54% delle intervistate dichiara di considerarlo il cruccio estetico più difficile da sopportare, seguito a grande distanza dalle gambe (38%). Più ossessione che cruccio dal momento che l’aspirazione di un ventre piatto secondo lo studio inciderebbe anche sul benessere psicologico (83%), sulla qualità della vita (67%) e sulla serenità personale (58%). Scultori di ogni epoca, da Michelangelo a Canova a Bernini, rappresentarono torsi celebri la cui turgida muscolatura esaltava la plasmabilità del corpo nelle sue forme e nella sua armonia. Il Dott. Luca Spaziante, Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, si ispira spesso all’arte quando descrive un suo intervento e ricorda i tratti delle pitture e delle sculture, sostenendo la grande importanza delle proporzioni, annoverando nella sua filosofia la frase epica di Michelangelo che diceva: “Tu vedi un blocco, pensa all’immagine: l’immagine è dentro, basta soltanto spogliarla”. Delicata appartenenza la sua ad una sensibilità elegante e attenta, capace di estrapolare dall’insieme delle proporzioni l’essenza della reale bellezza. La tonicità del proprio corpo è diventata una necessità personale che spesso, quando lontana dal nostro ideale, ci porta a disapprovare la nostra figura e a nasconderla con vergogna. E’ importante cercare di supportare i tessuti dell’addome, apportando a questi la cura indispensabile capace di sostenerne il volume e l’armonia, ma è ancor più necessario saper distinguere innanzitutto quale sia il reale problema esistente. “L’addome è una parte del corpo difficile da modellare – spiega il Dott. Spaziante – poiché richiede uno sforzo e cure costanti per riuscire a combatterne la flaccidità e a conservarne la tonicità nel tempo“. La mancanza di esercizio fisico e una dieta disordinata, troppo ricca di zuccheri, sono le cause principali di uno stato di ipotonia e di accumulo di grasso addominale. “Spesso le persone lamentano presenza di adipe localizzato, ma altrettanto spesso riferiscono uno stato di gonfiore addominale che potrebbe essere correlato a problemi di natura diversa, pertanto è indispensabile la valutazione di ogni singolo caso da parte del giusto professionista” – afferma il Chirurgo. Saper discriminare un ventre atono da un ventre con accumuli adiposi è fondamentale. Spesso infatti i “rotolini“, tanto odiati dalle donne quanto dagli uomini, non rispecchiano accumuli adiposi, ma una lassità cutanea che richiede un tipo di intervento risolutivo diverso.
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Una tecnica chirurgica di rimodellamento dell’addome che può portare a ritrovare una buona tonicità è l’addominoplastica. L’intervento di addominoplastica consiste nella rimozione della cute e del tessuto adiposo in eccesso nella parte centrale e bassa dell’addome, al di sotto dell’ombelico, al fine di tendere la parete addominale e risistemare la parete muscolare. Questo tipo di intervento è indicato per un addome prominente e ptosico (pancia a grembiule), con presenza o meno di evidente diastasi (separazione) dei muscoli retti dell’addome. Viene effettuato in anestesia generale, cioè a paziente completamente addormentato, ed ha una durata di circa 3-4 ore. Generalmente sono necessarie due incisioni: una nella porzione bassa dell’addome appena sopra la linea dei peli del pube che si prolunga lateralmente, mentre la seconda è di forma circolare intorno all’ombelico. Quest’ultima verrà effettuata solo se sarà necessario riposizionarlo più in alto per conferire un aspetto naturale. Durante il corso dell’intervento la cute ed il tessuto adiposo sottocutaneo verranno scollati e sollevati dai piani sottostanti e, se necessario, si accosteranno i muscoli retti dell’addome, asportando quindi l’eccesso di cute e di grasso. Due piccoli tubicini di drenaggio morbidi verranno inseriti in prossimità della ferita al fine di raccogliere il sangue ed il siero che eventualmente potrebbe accumularsi. Tali drenaggi verranno poi rimossi senza alcun dolore alle prime medicazioni. Dopo l’intervento i pazienti dovranno rimanere a riposo per almeno 48 ore. Il dolore generalmente è controllabile con i comuni farmaci analgesici. Dopo l’intervento sarà sempre presente una perdita di sensibilità temporanea nella parte inferiore dell’addome che scompare dopo alcuni mesi. Il benessere psicofisico di una persona nasce da un delicato equilibrio che va ben oltre l’essere in salute dal punto di vista clinico. L’accettazione del proprio aspetto fisico e il conseguimento di un’immagine esteriore che non sia in contrasto con l’interiorità di una persona, sono obiettivi raggiungibili attraverso un rigoroso lavoro su sè stessi e attraverso uno stile di vita sano supportato da tutto ciò che intervenendo può far ritrovare una serenità persa. “Un bravo chirurgo plastico – conclude il Dott. Spaziante – sarà colui che dopo aver ascoltato molto attentamente il suo paziente si interrogherà sull’impatto che l’intervento avrà non solo sul corpo ma soprattutto sull’emotività e sulla psiche della persona e dovrà essere in grado di far conciliare il desiderio di cambiamento del suo paziente con la necessità di ottenere un risultato del tutto reale e naturale, senza il minimo stravolgimento“.
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TORINO – ALBA – ASTI
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Informazione commerciale
Per chi ama i libri e la fantasia (molto ancorata alla realtà) due appuntamenti torinesi con Angelo Petrosino, autore, giornalista e traduttore apprezzato in particolare per i suoi romanzi per adolescenti e per la celebre serie di Valentina.
Il 22 novembre, alle ore 17, presentazione del LIBRO CUORE DI VALENTINA presso il Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia di Torino, in via Corte d’Appello 20. Dialogano con l’autore il prof.Angelo Nobile, docente di letteratura giovanile all’università di Parma, e Pompeo Vagliani, direttore e fondatore del Museo.
Il 24 novembre , alle ore 17, presso BINARIA-Libreria Torre di Abele, via Sestriere 34, presentazione dei libri più amati di Valentina.
CHIUSO CENTRO MASSAGGI CINESE, CLIENTI IDENTIFICATI
A seguito delle attività iniziate lo scorso anno che hanno riguardato centri di massaggio cinesi che celavano attività prostitutive, nella giornata di ieri, il personale della Sezione Antitratta della Procura di Torino, composta da Agenti di Polizia Municipale della Città di Torino, è intervenuto presso il Centro Massaggio in corso Regina Margherita 72. Dopo l’identificazione di alcuni clienti, gli agenti hanno tratto in arresto la responsabile del Centro, una 50enne di nazionalità cinese, per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nei confronti di tre ragazze/massaggiatrici, di cui 2 di nazionalità cinese e una di nazionalità nigeriana. L’arresto è stato effettuato in flagranza di reato. La donna è stata accompagnata presso il Comando di via Bologna 74 e poi portata alla Casa Circondariale Lorusso e Cutugno. Il Centro è stato messo sotto sequestro preventivo e l’arresto è già stato convalidato.
È possibile acquistare biglietti solo online, su https://www.princexperience.it/torino/eventi/white-angels-event-2388/661
L’evento Total White più celestiale di Torino
Sabato 24 novembre a Torino, si aprono i cancelli del grande spazio dedicato agli eventi all’interno del polo Lavazza, La Centrale – Nuvola Lavazza per il primo ed originale white party a tema celestiale. White Angels è il nome dell’evento organizzato da Prince Experience, nota organizzazione di eventi che da diversi anni è specializzata nell’allestimento di feste a tema all’interno delle residenze sabaude e negli spazi più esclusivi della città di Torino.Una serata che promette di essere angelica e ultraterrena. Eleganza e originalità sono le parole d’ordine per il total white dress code obbligatorio: aureole, ali di angelo e riccioli d’oro sono alcuni degli accessori suggeriti per la prima festa “Total White” all’interno della location sita in Via Ancona 11/A. Il programma dell’evento prevede a partire dalle ore 20 animazione, spettacoli live, acrobati ed intrattenimenti scenografici con aperitivo a buffet. Dalle ore 22.30 invece, Dj-set e live performance. Un’avvenimento spettacolare ed unico nel suo genere in cui per una sola notte, La Centrale – Nuvola Lavazza si colorerà di bianco per una serata indimenticabile.
I biglietti
È possibile acquistare biglietti solo online, su https://www.princexperience.it/torino/eventi/white-angels-event-2388/661
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REGULAR APERITIVO + PARTY: 35,99€ (dalle 20 comprende ingresso + 1 drink)
REGULAR PARTY: 25,99€ (dalle 22,30 comprende ingresso + 1 drink)
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PLUS APERITIVO + PARTY: 40,99€ (dalle 20 comprende ingresso + 2 drink)
PLUS PARTY: 30,99€ (dalle 22,30 comprende ingresso + 2 drink)
Info e prenotazione tavoli: mail: welcome@10xprince.com
Whatsapp: 3357762680
BANCHE VENETE, PARLA SERAFINO DI LORETO
Il noto professionista bresciano, fondatore di ‘SDL Centrostudi SPA’, Società tra le prime in Italia occuparsi con successo di iniquità fiscali e risparmio tradito, interviene su un tema di primaria attualità che ha sconvolto le tasche, le vite e il futuro di migliaia di italiani. Un articolo dettagliato e argomentato, che riceviamo e pubblichiamo integralmente qui di seguito, quale strumento di informazione utile a consumatori e lettori.
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IL MARCIUME DELLE BANCHE VENETE ED IL BUONSENSO MANZONIANO
La Commissione Parlamentare di inchiesta sul sistema banca presieduta dall’on. Casini della decorsa legislatura, seppure sul piano delle decisioni assunte non abbia pilatescamente condannato nessuno, è tuttavia una fonte di precipue informazioni, che rendono chiaro ed adamantino il disastro combinato dalle banche venete: Banca popolare di Vicenza e Banca Veneta. Il quadro che è emerso è il seguente.
1-Dall’anno 2013 su Veneto Banca vi è stata una carente gestione dei crediti in conflitto di interesse ad esponenti aziendali e loro congiunti per 70 milioni di euro.
2- Sono stati concessi sempre nella medesima banca “finanziamenti baciati” per 157 milioni di euro (Fonte ‘Il Sole 24 Ore’ del 3/11/2017).
Sono nulli i “finanziamenti baciati”, quelli concessi da una banca, anche in forma di aperture di credito, a propri clienti per l’acquisto di azioni della banca stessa, erogati senza la preventiva autorizzazione dell’assemblea straordinaria. Il Tribunale di Venezia in proposito con due ordinanze del 29 aprile e del 15 giugno dello scorso anno ha impedito a Banca Veneta la richiesta ai clienti del pagamento dei saldi passivi di alcuni conti correnti, su cui erano confluiti i finanziamenti concessi, in violazione ed in dispregio delle riserve disponibili e superiori al limite costituito dagli utili distribuibili.
Si desume, dalle deposizioni, il fatto grave che i prezzi delle azioni da comprare erano stabiliti in modo arbitrario e discrezionale, senza alcun controllo, sopravvalutate del triplo rispetto alle consistenze patrimoniali. I risparmiatori hanno comprato la fuffa, perché hanno perso 11 miliardi (Fonte “Il Fatto Quotidiano” del 3.11.2017).
3-Ha riferito Apponi- direttore generale della Consob-, in sede di deposizione alla Commissione Banca, che molti documenti necessari all’esercizio di vigilanza della Consob, Banca d’Italia non li metteva a disposizione, “costringendo a cercarceli da soli“. Tra l’altro non è neppure spiegabile il sistema delle “porte girevoli“: molti funzionari di Banca di Italia, quali controllori, sono stati assunti dalle banche controllate.
4- “È emerso un ecosistema doloso e collusivo volto ad occultare in maniera sistematica e fraudolenta informazioni al mercato ed alle Autorità di vigilanza. Questo perché ad opera del management delle due Banche vi era la chiara percezione di essere in una assoluta condizione di impunità. E’ stato impressionante il lavoro svolto dalle due banche per rappresentare un’immagine non veritiera“, dichiarò mestamente Apponi.
5-Secondo quest’ultimo, dunque, nel sistema di vigilanza qualcosa non ha funzionato, perché tra Banca di Italia e la Consob non vi è stato uno scambio proficuo di necessarie informazioni per tutelare il mercato: egli disse serafico: “La Banca d’Italia è per la segretezza, la Consob per la trasparenza“.
Chi ci ha rimesso patrimonio e sacrifici di una vita sono stati 120 mila risparmiatori.
Il “Corriere della sera” del 24 novembre del 2017, dunque quasi un anno fa, pubblicava alcuni dati sconcertanti: da un’analisi dei bilanci di grandi gruppi imprenditoriali emergeva che le banche venete avevano effettuato prestiti per oltre otto miliardi di euro che giammai potevano essere recuperati.
La commissione banca alla Camera ha tra l’altro appurato: le linee di credito concesse a noti gruppi imprenditoriali che rappresentano per la Banca Veneta in liquidazione sofferenze e crediti deteriorati sono spaventose: tra il 2012 ed il 2017 il buco che si è constatato è pari ad euro 8 miliardi e 450 milioni, tra l’altro concessi con la compiacenza del consiglio di amministrazione.
Un fiume di denaro che ha portato al crac della banca e alla richiesta di rinvio a giudizio dell’amministratore delegato Vincenzo Consoli, dell’ex presidente Flavio Trinca e altri nove manager. L’elenco acquisito dalla Commissione parlamentare dimostra quanto estesa fosse la «rete» di clienti che hanno potuto godere di trattamenti particolari, senza fornire alcuna vera «copertura».
I nomi sono pesanti ed altisonanti ed è inutile ripeterli: sale lo sdegno e la rabbia, perché i poveri risparmiatori, che hanno perso il loro peculio, non godono di alcuna tutela, mentre “i ricconi” di converso, beneficiano di una protezione anche legale.
I risparmiatori truffati che hanno perso tutto sono 207 mila, per un totale di 15 miliardi di euro.
Mentre per esempio due volte il Gruppo Stefanel ha potuto accedere ai finanziamenti (nel dicembre 2013 quando ha ottenuto 11 milioni e 230 mila euro e due anni dopo quando la cifra è stata addirittura più alta, arrivando a 16 milioni e 300 mila euro), il povero risparmiatore, che ha comprato azioni con la liquidazione ottenuta dopo anni di lavoro, oggi ha perduto tutto.
Una domanda sorge spontanea: perché la SGA, la società di recupero che sta curando la liquidazione dei crediti deteriorati delle Banche Venete, non si prodiga ad attaccare giudizialmente questi grandi gruppi imprenditoriali (Gruppo Statuto, Ferrarini, del calciatore Bettega, Bialetti, Vismara, hotel Daniele di Venezia)?
Non è conveniente recuperare 8 miliardi (ma anche la metà), invece di venderli a fondi avvoltoi e ricavare un prezzo vile certamente di gran lunga inferiore?
Infatti deve essere noto che per ristorare (si fa per dire) i poveri risparmiatori, hanno deciso, i Soloni incompetenti, di attingere l’attivo dalla vendita a cessionari dei crediti deteriorati ad un prezzo irrisorio tra il 10 o 15 per cento della posta.
È assurdo, ma è purtroppo così: il buon senso suggerisce invece di recuperare questi crediti con un’iniziativa legale, esempio istanze di fallimento contro i debitori che hanno molteplici beni sui quali può essere proposta di poi un’espropriazione forzata. Il ricavato costituisce l’attivo da dividersi tra i risparmiatori.
Ma il buon senso diceva Manzoni “c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”.
Avv. Prof. Serafino Di Loreto