redazione il torinese

Ricordando, anche a Torino, il genocidio degli armeni

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ARMENI 1Nel Palazzo della Regione Piemonte in piazza Castello sono state allestite di recente due mostre storico-fotografiche in ricordo dello sterminio di 100 anni fa. Ma cosa accadde nel 1915?  L’arresto di centinaia di armeni a Costantinopoli diede il via alla persecuzione di massa che portò all’eliminazione del popolo armeno nei territori dell’Impero Ottomano

 

Anche gli armeni che vivono a Torino commemorano venerdì 24 aprile il centenario del genocidio del loro popolo da parte dei turchi avvenuto nel 1915-16. Dopo aver riconosciuto il genocidio armeno con una delibera del Consiglio Comunale nel febbraio 2012, Torino ha ospitato negli ultimi anni numerose iniziative finalizzate allo studio della storia e delle tradizioni del popolo armeno mentre nel Palazzo della Regione Piemonte in piazza Castello sono state allestite di recente due mostre storico-fotografiche in ricordo dello sterminio di 100 anni fa. Ma cosa accadde nel 1915?  L’arresto di centinaia di armeni a Costantinopoli diede il via alla persecuzione di massa che portò all’eliminazione del popolo armeno nei territori dell’Impero Ottomano. Era il 24 aprile 1915: sono trascorsi 100 anni dal genocidio e il 24 aprile è la Giornata della Memoria armena, la data ufficiale per la commemorazione  dell’eccidio pianificato dai turchi prima e durante la Grande Guerra.

 

A un secolo di distanza la Turchia continua a negare quanto accadde e fino a qualche anno fa sosteneva che non vi era stato alcun genocidio, semplicemente perchè nell’Anatolia non si trovava neanche un armeno. Oggi qualcosa comincia a cambiare nella società turca anche se le resistenze ad ammettere la verità storica sono ancora molto forti. Gli armeni lo chiamano Metz  Yeghern (Il Grande Male) ed è la storia del genocidio turco degli armeni, che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, fece sparire un milione e mezzo di  armeni cristiani, colpevoli soltanto di appartenere ad un’etnia diversa e a una religione di minoranza. Presi nelle loro abitazioni e uccisi, deportati in marce durissime e rinchiusi in grandi campi profughi fino alla loro morte. Una delle pagine più tragiche e meno conosciute del secolo scorso che riguarda la scomparsa di uno dei più antichi  popoli della regione  anatolico-caucasica. Una civiltà, una cultura e una fede furono spazzate via in pochi mesi. Un dramma che anticipò i crimini successivi compiuti nel XX secolo, primo fra tutti  l’Olocausto degli ebrei. Un immane e folle sterminio che fu “genocidio”, come ha ricordato Papa Francesco nel suo saluto ai fedeli armeni riuniti in Vaticano per il Centenario del martirio, suscitando durissime reazioni da parte del governo di Ankara. Uno sterminio di massa trascurato per troppo tempo dagli storici e dai libri scolastici, ignorato da tutti e soprattutto dai turchi che cercano di cancellarne le tracce.

 

Si trattò di una campagna di eliminazione sistematica, di “pulizia etnica” che nell’arco di una ventina di anni cancellò le comunità cristiane che vivevano nell’Impero Ottomano. Il centenario riguarda tutte le Chiese e non solo quella armena. Nel 1915 la strage coinvolse tutti i cristiani: in prevalenza gli armeni ortodossi ma anche armeno-cattolici, siriaci ortodossi e cattolici, caldei e assiri, protestanti e cattolici latini. Una tragica realtà che ci riporta ai giorni nostri con i cristiani colpiti, annientati e costretti a fuggire nelle regioni del Medio Oriente sotto i colpi del fanatismo e del radicalismo islamico. Prima del 1915 gli armeni erano il 30% della popolazione e dopo la Prima guerra mondiale sono rimasti appena l’uno per cento. La Repubblica Turca, fondata da Mustafà  Kemal (Ataturk), non ha mai ammesso il genocidio e oggi la diaspora armena chiede alla Turchia moderna, che non è certamente responsabile dello sterminio perpetrato dagli esponenti del movimento laico e nazionalista dei  “Giovani Turchi”,  di fare i conti con la storia.

 

Filippo Re

A Torino si legge in battello sul Po

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La Biblioteca della Regione aderisce all’edizione de Il maggio dei libri dedicata al tema Leggere fa crescere

 

Maggio per riscoprire il piacere di leggere. La Biblioteca della Regione, aderisce alla quinta edizione de Il maggio dei libri, l’iniziativa per promuovere la lettura sostenuta dal Ministero per i Beni e le attività culturali e dal Centro per il libro e la lettura, dedicata al tema Leggere fa crescere. Il battello dei libri propone la presentazione di alcuni volumi di editori piemontesi su un battello in navigazione lungo il Po alla presenza dell’autore e di una coppia di attori della Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani che leggono alcuni brani del testo. Si prevede una corsa giornaliera di un’ora alle 15.30, con partenza e arrivo ai Murazzi del Po, in corso Cairoli, all’altezza del monumento a Garibaldi, nei giorni dal 27 al 30 aprile e dal 4 al 7 maggio.. La partecipazione è gratuita fino ad esaurimento dei posti e la prenotazione obbligatoria al numero 011/57.57.392. Il maggio dei Libri è una iniziativa che, attraverso il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati, vuole favorire e stimolare l’abitudine alla lettura, considerata elemento chiave della crescita personale, culturale e sociale.

 

Link : http://www.cr.piemonte.it/cms/comunicati/2015/aprile/3334-a-torino-si-legge-in-battello-sul-po.html

 

(Foto: il Torinese)

A 17 anni accoltella il padre: "Non voleva farmi uscire"

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Il ragazzo  aveva detto che voleva “diventare un killer”

 

Il 17enne che ieri ha accoltellato suo padre di 65 anni, a Torino, ha spiegato il suo gesto al pm della procura dei minori Luigi Mastroniani: “Non voleva che io uscissi di casa”. Il giovane si trova in carcere per tentato omicidio. E il padre, che lo aveva rimproverato e messo “in castigo”  dopo una fuga in cui il ragazzo gli aveva detto che voleva “diventare un killer”, è stato operato per l’asportazione della milza. Guarirà presto.

 

(Foto: il Torinese)

Anziano in bici muore sotto il tram della linea 4

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Nei pressi del capolinea, in corso Unione Sovietica

 

Questa mattina verso le 10 un anziano di 77 anni è stato investito da un tram della linea 4, mentre stava passando in bicicletta sulla pista ciclabile parallela ai binari. Dalle prime informazioni pare che il ciclista abbia svoltato all’improvviso nei pressi del capolinea, in corso Unione Sovietica. I sanitari del 118 e la polizia municipale sono intervenuti con i vigli del fuoco, ma non è stato possibile salvarlo.

 

(Foto: il Torinese)

La magia del violoncello di Sol Gabetta

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All’Auditorium Rai di Torino, nell’esecuzione delle musiche di Camille Saint-Saens

 

 

La celebre violoncellista argentina Sol Gabetta,  che negli ultimi anni ha conquistato i palcoscenici di tutto il mondo, proporrà stasera e domani sera,  23 e 24 aprile, alle 21,  all’Auditorium Rai di Torino, il Concerto n. 1 in la minore op. 33 per violoncello e orchestra di Camille Saint-Sains. Sul podio il direttore d’orchestra ucraino Kirill Karabits,  Direttore principale della Bournemouth Symphony Orchestra, che, in apertura di concerto, dirigerà la Sinfonietta in la maggiore op. 5/ 48 di Sergej Prokof’ev.  La chiusura del concerto è affidata alla Sinfonia n. 3 in re maggiore op.  29 di Petr Il ‘ic Cajkovskij,  il cui sottotitolo, Polacca, è dovuto al ritmo caratteristico di danza nel finale. Prokof’ev compose la Sinfonietta a soli diciotto anni, quando stava completando la sua formazione al Conservatorio di Mosca. La Sinfonietta op. 5, collocata al momento iniziale di un’attività compositiva che si sarebbe di lì a poco amplificata, incidendo profondamente sui mutamenti della musica del Novecento, non avrebbe dovuto superare, secondo l’opinione dei più, i limiti di una sbagliata ambizione. Invece non fu così.  Il primo movimento,  un Allegro Giocoso, è siglato da una maliziosa proposizione di un clarinetto solo. Prokof’ev usa in modo programmatico uno stile privo di trucchi tecnicistici,  che vuole essere un omaggio alle tradizioni ormai consolidate della Scuola russa. D’altronde assistiamo al tempo stesso a una semplificazione,  che verrà impropriamente definita “musica della realtà”, che poi ritornerà a essere presente nell’ultimo Prokof’ev, e che, per la Sinfonietta n. 5, è stata definita ” programmatica semplificazione della linea melodica, sobria e lineare,  sorretta da una limpida e essenziale chiarificazione della base armonica, associata a una razionale e lucidissima esplicazione dell’idea tematica”. Il secondo movimento è un Andante, il terzo un Intermezzo  (Vivace), il quarto uno Scherzo fondato su un Allegro risoluto, cui segue il quinto movimento finale dell’Allegro giocoso.

 

Mara Martellotta

 

 

Il concerto viene replicato venerdì 24 aprile  alle 20.30 all’ Auditorium Rai in piazza Rossaro.

Palazzo Nuovo nel caos: guerriglia urbana mentre si cercano le aule

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palazzo_nuovo_2Pare proprio che per i 12mila studenti di Lettere e Filosofia, lezioni ed esami si terranno in giro per la città. La lista delle “nuove aule” sembra essere già pronta e non comprenderebbe (come si pensava inizialmente) il Centro Congressi del Lingotto ma, tutte le sedi delle Circoscrizioni, alcuni spazi nella zona Vallette e Mirafiori e addirittura cinema e teatri

 

Sembra proprio che in questi giorni Palazzo Nuovo sia destinato a continuare ad avere un posto in prima pagina nelle notizie riguardanti Torino. E se l’amianto, l’avviso di garanzia al rettore Ajani per “omissione dolosa di cautela” e la conseguente chiusura dell’edificio, rappresentavano già una spinosa e rilevante questione, ieri pomeriggio la Facoltà di Scienze Umanistiche ha dovuto fare i conti anche con tafferugli e scontri tra polizia ed un gruppo di studenti. Ieri circa una cinquantina di studenti, che dalle prime ore del pomeriggio chiedevano di entrare e utilizzare il cortile interno dell’edificio per un’iniziativa di “informazione e sensibilizzazione” in vista della mobilitazione NO EXPO, sono stati caricati dalle forze dell’ordine, schierate in assetto antisommossa, davanti al Palazzo del Rettorato in via Verdi.

 

Durante le prime ore la situazione sembrava tranquilla e sotto controllo, tanto che un delegato del “magnifico” aveva anche incontrato gli studenti cercando di spiegare loro il motivo dell’ impossibilità di utilizzare la struttura per la loro iniziativa. La tensione sembra essere salita intorno alle 17e30 quando i manifestanti, dopo essersi avvicinati al cordone delle forze dell’ordine che sbarravano l’accesso all’edificio, hanno cominciato a lanciare uova ed altri oggetti, suscitando così l’intervento della polizia. Gli agenti hanno respinto il corteo fin oltre via Rossini, fermando sei dei manifestanti. Più tardi il gruppo di militanti del Collettivo universitario autonomo, dopo essersi fermati per alcune ore davanti alla sede RAI di via Verdi, hanno spostato l’assemblea e la festa prevista per la sera, nel cortile della Cavallerizza Reale. Molti agenti sono rimasti a proteggere la sede dell’Università e i funzionari della Digos hanno monitorato la situazione per tutta la durata della festa.

 

palazzo_nuovo_2Insomma non è proprio un buon momento per la Facoltà di Scienze Umanistiche, che dopo la provvisoria chiusura di Palazzo Nuovo (ricordiamo che fino a ieri la riapertura era prevista per lunedì 27 aprile), forse vedrà il “divieto d’accesso” prolungato fino a fine maggio. Pare proprio che per i 12mila studenti di Lettere e Filosofia, lezioni ed esami si terranno in giro per la città. La lista delle “nuove aule” sembra essere già pronta e non comprenderebbe (come si pensava inizialmente) il Centro Congressi del Lingotto ma, tutte le sedi delle Circoscrizioni, alcuni spazi nella zona Vallette e Mirafiori e addirittura cinema e teatri: la biblioteca di Settimo, la sala Colonne di palazzo Civico, la scuola dei Vigili di via Bologna, alcune delle ipotesi. Secondo la lista stipulata dall’Università, servirebbe un’aula da 220 posti, cinque con una capienza di 100-150 posti, ventidue aule che possano ospitare tra i 50 ed i 70 studenti e sei più piccole da 30 persone. Questo insomma dovrebbe essere il fabbisogno massimo se Palazzo Nuovo dovesse rimanere completamente chiuso per gli interventi di bonifica.

 

Ieri i direttori dei dipartimenti si sono incontrati per definire il piano delle lezioni delle prossime settimane; gli studenti e i dipendenti dell’Ateneo hanno invece chiesto al rettore Gianmaria Ajani un incontro entro la fine della settimana per poter avere informazioni dirette sul loro futuro. Per ora tutti i dipendenti sono stati ricollocati in altre sedi dell’Ateneo mentre gli studenti hanno visto le loro lezioni momentaneamente sospese.Per il momento non resta altro che aspettare e attendere nuove disposizioni sia dall’Arpa che dalla stessa Facoltà, sperando che i lavori di bonifica inizino al più presto e che ci possa essere almeno una graduatoria riapertura delle aule.

 

Simona Pili Stella

 

 

 

In questi giorni la polizia giudiziaria coordinata da Guariniello sta cercando di capire chi e da quanto tempo sapesse del problema e soprattutto della sua pericolosità

 

 Articolo del 20 aprile – Sembra non doversi ancora chiudere capitolo che vede come protagonisti la Facoltà di Scienze Umanistiche e la ormai conclamata presenza di amianto all’interno di Palazzo Nuovo. Il ruolo un po’ ambiguo e ancora non del tutto chiaro dell’Arpa Piemonte (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) e la consulenza da 500mila euro assegnatale dal rettore Gianmaria Ajani, continuano ad alimentare i numerosi dubbi che sembrerebbero trasformare l’intera faccenda in un vero e proprio scandalo. I dubbi riguarderebbero una certa “dimenticanza” da parte dell’Agenzia, di segnalare alla procura molte criticità riguardanti l’edificio.

 

palazzonuovoSecondo quanto emerge dai primi controlli di documenti, sembrerebbe che l’Arpa, che da manuale dovrebbe inviare ogni minima segnalazione alla Spresal (Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) e alla procura di Torino, abbia mantenuto per quasi un anno (e cioè da quando ha assunto il ruolo di “tutore”nella messa in sicurezza degli edifici) un costante silenzio sul problema amianto all’Università. Qualche giorno fa però, è arrivato negli uffici dello Spresal e di conseguenza sulla scrivania del procuratore Raffaele Guariniello, un rapporto su alcune particelle pericolose trovate in un campione prelevato nell’impianto di aerazione di Palazzo Nuovo. Rapporto grazie al quale è immediatamentescattato il sopralluogo che ha portato poi in seguito alla decisione, da parte dell’Ateneo, di chiudere l’edificio a studenti e dipendenti fino al 27 aprile.

 

Nei prossimi giorni il procuratore Guariniello cercherà di chiarire qualsiasi tipo di dubbio, soprattutto relativo alla possibilità di precedenti avvisaglie, prima di questa recente segnalazione, di possibili rischi per la salute delle persone e del perché siano state tenute “sotto chiave” negli uffici ai piani alti dell’Università. Intanto potrebbe diventare sempre più lunga la lista del registro indagati, che potrebbe veder coinvolti anche quei direttori che dopo aver ricevuto i dati sull’amianto, non sono mai intervenuti per proteggere le persone che lavorano e studiano nell’edificio.

 

Questo è il nuovo frammento che va ad aggiungersi ad una sempre più lunga e sfortunata vicenda. Dopo anni di svariati consulenti nominati dell’Ateneo per sorvegliare sul problema amianto (di cui l’ultimo era il professore Canzio Romano, responsabile del laboratorio di Tossicologia dell’Università) si è così giunti all’estrema e se permettete triste decisione di chiudere momentaneamente Palazzo Nuovo. Già nel giugno 2013 Romano, in un documento che aveva firmato, parlava del linoleum incriminato : Le microanalisi confermano la presenza di fasci di amianto crisotilo – scriveva nella relazione – a un’ispezione visiva il linoleum analizzato si trova pressocché in quasi tutte le aule di tutti i piani. L’amianto quindi c’era ma solo nel pavimento e sembrava ( a quanto detto dal professore in altre dichiarazioni) non essere in alcun modo pericoloso. A quasi due anni di distanza, nonostante la recente ristrutturazione dell’edificio costata circa 17milioni di euro e i 500mila euro per la consulenza Arpa, l’incubo dell’amianto sembra non aver ancora abbandonato la Facoltà di Scienze Umanistiche.

 

In questi giorni la polizia giudiziaria coordinata da Guariniello sta cercando di capire chi e da quanto tempo sapesse del problema e soprattutto della sua pericolosità. Nel frattempo il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha incontrato a Palazzo di Giustizia il procuratore capo Armando Spataro per discutere dei probloemi logistici relativi alla struttura universitaria. Pagare le tasse universitarie per poter frequentare le lezioni e sostenere gli esami è un dovere che molte volte comporta per parecchie famiglie grossi sacrifici. Poter seguire i corsi e sostenere gli esami in un luogo sicuro e non nocivo per la propria salute è un sacrosanto diritto per tutti i ragazzi.

 

Simona Pili Stella

 

Articolo del 17 aprile – Lo scorso mese nella nostra sezione dedicata agli eventi passati della nostra città, avevamo ricordato e così in qualche modo “celebrato” gli inizi dei lavori per la realizzazione del palazzo delle Facoltà Umanistiche: era il 28 marzo 1963. Oggi a 52 anni di distanza, Palazzo Nuovo diventa protagonista di un fatto senza precedenti: da oggi alle h. 15 fino al 27 aprile, la Facoltà di Scienze Umanistiche rimarrà chiusa. È questa la reazione dell’ateneo di via Verdi all’inchiesta aperta da pm Guariniello e all’avviso di garanzia per il rettore, Gianmaria Ajani, iscritto nel registro degli indagati per omissione dolosa di cautele, nell’ambito delle indagini sulla presenza di amianto nell’edificio. Sarà di fatto bloccato fino a lunedì 27 aprile l’accesso all’intera struttura e non solo scale di servizio ed alcune aule in disuso come si era previsto inizialmente.

 

La decisione di chiudere, che è stata presa ieri nel pomeriggio, è stata frutto di una scelta autonoma dell’ Università, infatti né la Spresal (Servizio Prevenzione e Sicurezza degli ambienti di Lavoro), né la procura avevano ritenuto necessario un provvedimento di questo tipo. Concetti questi ribaditi in modo chiaro ed esplicativo dal comunicato ufficiale diramato in serata dall’Ateneo torinese, nel quale oltre a spiegare la necessità e la priorità della messa in sicurezza di tutti gli ambienti dell’edificio, si prende coscienza del probabile disagio arrecato ai circa 16000 studenti che vedranno rimandate e posticipate le lezioni dei corsi, visto che non si è riusciti a trovare una sede alternativa.

 

Il provvedimento è finalizzato a svolgere e a rendere più facile ed efficace il completamento dei sopralluoghi per occuparsi degli eventuali interventi necessari. Oggi i direttori delle strutture interessate saranno presenti a Palazzo Nuovo per coordinare le operazioni e per riprogrammare le attività previste nel periodo di chiusura. Insomma un provvedimento che, sebbene “scomodo”, è finalizzato ad agevolare il completamento dei sopralluoghi per occuparsi in maniera più rapida ed efficace degli eventuali interventi necessari.

 

(Foto: www.retroonline.it / Unito) 

Simona Pili Stella

Monaco, solo 0 a 0: bianconeri sottotono

juventus_logo_black_and_white_I bianconeri accedono alle semifinali di Champions League con una prestazione sottotono, soffrendo e resistendo alla pressione costante dei monegaschi. Una brutta serata europea quella esibita dalla squadra di Allegri che ha auspicato, per il sorteggio di domani, di non “pescare” il Bayer di Monaco. Nel corso della partita non concesso un possibile calcio di rigore per atterramento in area di Kondogbia

 

 La Juventus è fra le prime migliori quattro squadre d’Europa dopo una gara condotta all’insegna della sofferenza, offrendo una prova di resistenza a Monaco. Il risultato finale di 0-0 non può accontentare i raffinati del bel calcio, ma regala al gruppo di Allegri un risultato storico per il calcio italiano degli ultimi anni. Certo, Bayern Monaco, Barcellona e Real Madrid sono di un altro pianeta. Ma tra le grandi d’Europa c’è anche la Juve. Ci entra in semifinale di Champions. Barcollando, questo è quello che conta, contro le previsioni di Conte e gli auspici di Capello: dopo 12 lunghissimi anni, la Signora figura nella elite europea. E’ stata una partita sofferta, giocando male. Il Monaco può recriminare: non solo per non aver segnato ma anche per un rigore non concesso a Kondogbia nel corso del primo tempo, che ci stava. Sommato al penalty dell’andata si può comprendere il disappunto e la rabbia dei monegaschi. Pericolo scampato per la Juve ma che strizza. Il primo squillo di tromba che dovrebbe scuotere dal torpore Madama dormiente arriva già al 2° minuto. Chiellini scivola (ancora!), stavolta fermando la sfera con le mani, da terra, con un intervento stile rugby: ammonito. Subito dopo Bernardo Silva salta netto due bianconeri al 15°, cross basso e Barzagli salva in calcio d’angolo. Trascorso qualche minuto da registrare un tiro di Kondogbia: di poco fuori. La Juve non è quella di Dortmund. Si passa alle maniere forti ma pericolose: al 36°, Vidal e Chiellini chiudono a sandwich Kondogbia fiondatosi in piena area. Lo stadio chiede il rigore a ragione. L’arbitro non è di questo parere. Le squadre ritornano negli spogliatoi. Nella ripresa, al 55°, Vidal con un errato retropassaggio costringe Buffon all’uscita disperata su Berbatov, la Juve è frastornata. Il 3-5-2 di Allegri è troppo basso, non copre bene il campo, il pressing del Monaco è tambureggiante, le punte sono lontane. I bianconeri sbagliano tanto: dalle distanze in difesa ai passaggi di disimpegno. Anche Pirlo sparacchia a caso, Buffon manda in fallo laterale due rinvii. Tevez assiste sconsolato a palloni scagliati in avanti altro che ripartenze ragionate. A salvarsi Barzagli, che ci mette più di una pezza e Marchisio, che lotta contro tutti. Al Monaco manca il bomber che possa risolvere la partita. Negli ultimi venti minuti anche i “principini” alla distanza calano, il ritmo si abbassa e la Juve si alza. Llorente subentra a Morata e tiene meglio il pallone. Anche Pereyra sostituisce Vidal. La punizione di Pirlo che scheggia l’incrocio dei pali sembra ridare speranza ai bianconeri ma è un fuoco di paglia. Che sia un avvertimento per Bayern, Real e Barcellona? La Juve è tornata nell’olimpo del calcio internazionale nonostante una brutta prestazione e questo è quello che conta.

 

Dario Barattin

 

Shin Dong-Hyuk, “La libertà spiegata a chi ce l’ha”

shin COREA

Era evaso da uno dei tanti centri di prigionia e lavoro del regime nordcoreano. Lì dentro era nato, ma la sua famiglia era rinchiusa da due generazioni. Adesso la sua missione è raccontare al mondo i misfatti dei nuovi lager

 

Shin Dong-Hyuk, 32 anni, è evaso da uno dei tanti centri di prigionia e lavoro del regime nordcoreano. Lì dentro era nato, ma la sua famiglia era rinchiusa da due generazioni. Adesso la sua missione è raccontare al mondo i misfatti dei nuovi lager. In occasione del 25 aprile 2015 e del 70° Anniversario della Liberazione, il Consiglio regionale del Piemonte – tramite il Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana presieduto da Nino Boeti – in collaborazione con la Fondazione per il Libro e Codice Edizioni ha invitato a Torino Shin Dong-Hhyuk, l’autore del best seller “Fuga dal Campo 14”, dove attraverso la sua biografia ha raccontato gli orrori del regime totalitario della dinastia Kim. Il tema degli incontri che l’esule nordcoreano terrà a Torino sarà intitolato simbolicamente “La libertà spiegata a chi ce l’ha”.Durante il suo soggiorno, il 22 aprile alle 11,30 incontrerà gli studenti della Scuola Holden e il 23 aprile, alle 9,30 quelli del liceo Darwin di Rivoli alla presenza dello stesso Boeti. Infine il 24 aprile, alle 17, si svolgerà l’evento ufficiale per il pubblico al Circolo dei Lettori con la partecipazione di Vittorio Bo, noto editore, e del vicepresidente del Consiglio regionale Boeti. Il 25 aprile Shin Dong-Hyuk sarà poi alla Feltrinelli in piazza Cln, alle ore 11, per un firma-copie. Nato 1982 in uno dei più terribili campi di prigionia nordcoreani, il Campo 14, dopo qualche anno trascorso negli Stati Uniti, vive in Corea del Sud, e dedica la sua vita di uomo libero a far conoscere le atrocità del regime della Corea del Nord. È testimone numero uno della Commissione Onu che indaga sui crimini del regime nordcoreano verso i suoi cittadini.

(mbocchio – www.cr.piemonte.it)

Punt e Po. Una nuova ricetta per le arti e il design

PUNT E PO

Punt e Po si prepara ad affrontare la prima inaugurazione in città, ospitata dal centralissimo locale Bazaaar, in via Stampatori a Torino, a partire da lunedì 27 aprile fino al 1 maggio

 

 

Prendete due giovani laureate allo IAAD – Istituto di Arti Applicate e Design di Torino -, un intento comune e due vissuti diversi che giocano a confrontarsi e completarsi. Uno radicato con affetto nella città natale, con un occhio curioso sempre pronto a scappare oltreconfine, l’altro fatto di luoghi, stili e abitudini diverse che hanno contribuito a far crescere non solo in altezza, ma soprattutto in attenzione ai particolari. Mescolate la specializzazione, l’attualità e la consapevolezza con cui vivono la loro passione per il Design. Unite una determinazione più forte della crisi, spauracchio e parafulmini dei giorni nostri. Aggiungete molto impegno, un pizzico di ottimismo e tenacia, lasciate lievitare la creatività ed avrete un piccolo assaggio di cos’è Punt e Po.

 

Non a caso si vuole suggerire l’idea di “assaporare” Punt e Po, perché l’invito a conoscere Camille e Marcella – ingredienti segreti di questa ricetta – è proprio per quando la giornata lavorativa volge al termine, quando finalmente è possibile staccare la spina, godersi il proprio tempo libero e rilassarsi, magari con un bicchiere in mano. Insomma, proprio durante l’Aperitipo, ovvero un aperitivo studiato da Punt e Po in linea con ogni nuovo evento che le due designer proporranno al loro pubblico, per stimolare ogni volta nuovi gusti e quindi nuovi incontri, presentazioni, progetti ed idee.

 

PUNT E PO 2Facendosi tramite tra location più o meno note di Torino – città scelta per cominciare questo percorso – e giovani designer ed artisti emergenti, l’intento di Punt e Po è quello di creare un evento su misura per i committenti. Un’occasione per presentare al meglio i lavori ed i progetti, gli spazi e le visioni, di quello che è un settore sempre più innovativo e di ampio respiro, dove non contano tanto l’età e l’esperienza, quanto la creatività e i nuovi punti di vista.

 

Dopo l’inaugurazione ufficiale in occasione del Fuori Salone di Milano, presso il Design Center Ex Ansaldo spazio B, Punt e Po si prepara ad affrontare la prima inaugurazione in città, ospitata dal centralissimo locale Bazaaar, in via Stampatori a Torino, a partire da lunedì 27 aprile fino al 1 maggio. Una settimana ricca di proposte tutte da scoprire sul sito e le pagine social di Punt e Po e di Bazaaar, con protagonisti il marchio venezuelano Espectro e il laboratorio torinese Elo ceramica. Un assaggio del programma e dei designer in mostra? Se amate gli unicorni, non potete mancare.

 

 

 Benedetta Bodo di Albaretto

 

INFO

 

Where Design things are

Bazaaar  – Via Stampatori angolo Via Santa Maria, Torino

www.bazaaar.it

 

evento curato da Punt e Po

Camille Brito Reale      +39 3920123089                camille@puntepo.com

Marcella Bodo                      +39 3403759239                marcella@puntepo.com

www.puntepo.com ; @puntepo

Riapre il rifugio antiaereo del municipio

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L’apertura al pubblico avviene in occasione del 70° anniversario della Liberazione

 

Riapre per le visite dei cittadini il rifugio antiaereo del Comune di Torino, costruito negli anni ’40 a 12 metri sotto il cortile d’onore di Palazzo Civico. La “galleria” poteva ospitare 50 dipendenti garantendo il ricambio dell’aria grazie a un sistema di ventilazione forzata. L’apertura al pubblico avviene in questo fine settimana, terminati i lavori di restauro, in occasione del 70° anniversario della Liberazione.

 

(Foto: www.comune.torino.it)