redazione il torinese

Torna dallo shopping e trova ladro in casa

carabinieriL’uomo aveva con sé gioielli per diverse migliaia di euro

 

E’ tornato a casa dopo gli acquisti di Natale e ha trovato un ladro che gli stava svaligiando l’appartamento. L’agenzia Ansa informa che l’episodio è accaduto nel centro di Torino. I carabinieri, che sono stati chiamati dal proprietario, hanno arrestato un marocchino di 36 anni: era entrato  in casa forzando una finestra. L’uomo aveva con sé gioielli per diverse migliaia di euro.

 

(foto: il Torinese)

Nosiglia: "Nelle festività no a buonismo e consumismo ma gesti concreti per i sofferenti"

sindone nosiglia“Mai  cessare di dare una buona testimonianza mediante la carità a chiunque”

 

“Il mio augurio di Vescovo, padre e amico, raggiunga ogni casa. In particolare desidero indirizzarlo ai piccoli, agli anziani, ai malati e ai poveri; a chi ha perso di recente una persona cara e ne sente oggi particolarmente la mancanza; a chi soffre per la solitudine e l’abbandono, privo di affetti e di amicizia sinceri e accoglienti; a chi versa in difficoltà familiari per incomprensioni e rotture che sembrano insanabili; a chi è sfiduciato per la mancanza di un lavoro stabile e sicuro; a chi il lavoro l’ha perso e stenta a ritrovarlo; a chi vive questa festa, come ogni giorno, alla ricerca di un pasto caldo o di un alloggio; a chi è al lavoro per garantire servizi, serenità e sicurezza sociale. Ridurre il Natale a una festa un po’ buonista o al consumismo sfrenato è in netto contrasto con la sobrietà e la povertà della nascita di Gesù”. Sono le parole pronunciate dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia nell’omelia di Natale.

 

“Mai  cessare di dare una buona testimonianza mediante la carità a chiunque, ed in ogni ambiente di vita e di lavoro. Il bene che si semina produrrà un frutto abbandonante, quando e come non lo sappiamo, ma è certo che ci sarà. E’ questa certezza che ha sempre dato alla Chiesa la forza di evangelizzare, anche in ambienti e culture che sembravano refrattarie al Vangelo, ed è questo che ha reso i cristiani di ogni tempo coraggiosi nel proporre a tutti il Vangelo della vita, che è Cristo stesso”, ha aggiunto Nosiglia.

 “E’ doveroso andare controcorrente e fare concreti gesti di solidarietà verso i poveri e sofferenti della nostra società e ciò non può farci dimenticare l’altra via primaria, il rinsaldare la fede in Gesù Cristo e testimoniarla con coerenza nelle scelte morali”.

PRANZO DI NATALE: IL DRAMMA DEI PARENTI

pranzo parenti natale

tetiPUNTI DI (S)VISTA / di Tersilla Garella

 

Negli anni mi sono comunque fatta furba e ho trovato il modo di deviare la conversazione su altre questioni. I parenti bisogna farli bere. E tanto anche. È l’unico modo per salvarsi

 

Suona la sveglia. Ci siamo. Il momento è catartico. L’attesa sta per finire. Alzo il telefono. “Pronto, mamma?” Mi risponde una voce ancora inebetita dal sonno. “Cosa vuoi a quest’ora? Sono le 8 del 25 dicembre…” “Sì, ecco, stanotte ho elaborato una teoria filosofico-sociologica e volevo condividerla con te.” “Scusa, Tersilla, puoi ripetere?” Nemmeno mia madre mi capisce.” Niente, volevo solo dirti che se oggi esagerano con le domande, non me ne importa una BEATA, me ne vado e STIGRANCA.”

 

Chiudo la telefonata, ancora stremata dall’uso di un linguaggio tanto aulico. Mi preparo e mi dirigo impavida ad affrontare il mio destino. Che, nello specifico, oggi è rappresentato dai parenti. Credo fortemente che l’intolleranza ai cibi, tanto comune, non sia però la più diffusa, soprattutto nel periodo delle feste, quando quella ai parenti la supera di gran lunga.

 

Giungo a destinazione. Un respiro profondo per non impazzire. Ed eccoli lì, belli come il sole. Un’orda sbavante di parenti assetati di sapere della tua vita, schierati in una serrata falange oplitica, al cui confronto gli Spartani erano dei dilettanti, pronti ad atterrarmi con una serie di domande fitte ed insidiose come ogni anno. Cos’hai intenzione di fare della tua vita? Che progetti hai? Ti senti realizzata? Programmi di prendere un’altra laurea? Hai dei problemi e vuoi parlarne? Ma soprattutto: perché a 26 anni non hai ancora un fidanzato?

 

A quanto pare questa domanda è quella che anima maggiormente il dibattito ogni anno.”Com’è possibile che bella come sei tu non abbia uno straccio di ragazzo??” In quel momento non rimane che adottare la stessa strategia che si usa con gli orsi: fingersi morti e aspettare che passino oltre. “Noi alla tua età eravamo già tutte sposate…”, mi dice una zia della mamma. Grazie, non sai quanto mi rincuori questa cosa.

 

Negli anni mi sono comunque fatta furba e ho trovato il modo di deviare la conversazione su altre questioni. I parenti bisogna farli bere. E tanto anche. È l’unico modo per salvarsi. Sì bè, considerato che le zie della mamma sotto l’abuso di vino iniziano a decantare l’operato di Berlusconi e ad esaltarne le doti morali, non son così convinta che faccia tanto bene… Ma almeno io ho un po’ di tregua.

 

Sopravvivere oggi al ventiseiesimo pranzo di Natale sarà impresa erculea, ma vedremo di farcela. Che poi, in fondo, se loro non ci fossero non sarebbe davvero Natale… Auguri!

Donna muore nello scontro frontale tra auto

carabinieri 332Viaggiava  a bordo di una vettura guidata dalla nuora

 

Una donna di 74 anni, di  Marentino è morta in uno scontro  frontale avvenuto a Chieri. Graziella Castellacci viaggiava  a bordo di una Fiat 600, guidata dalla nuora. Per cause ancora da accertare si è scontrata con una Chevrolet Kalos che viaggiava nel senso opposto. Tre  feriti, nessuno grave. Si tratta del  figlio dell’anziana e di due ragazzi che erano sulla Kalos. Le indagini sono affidate ai carabinieri.

Ortelius, le storie tra lago e monti di Giorgio Rava

RAVARAVA MOSTRORAVA FOTO17 racconti ambientati tra il lago d’Orta e le montagne circostanti, con molti personaggi curiosi e carichi di umanità

 

Ortelius, storie di lago e dintorni” di Giorgio Rava ( Edizioni FareNOTTE) si offre al lettore con 17 racconti ambientati tra il lago d’Orta e le montagne circostanti, con molti personaggi curiosi e carichi di umanità, in un personalissimo “mondo piccolo” tutto da scoprire. Rava, pittore e cuoco creativo oltre che poeta e narratore, come ricorda lo storico Cesare Bermani nella sua prefazione, utilizza questi racconti per comunicare “una gran voglia di godere la vita e il senso dell’humour che aiuta a farlo”.  Dal concepimento della piccola Guglielmina al Grand Hotel del Mottarone ( prima che il fuoco divorasse uno dei simboli della Belle Époque nella terra “tra i due laghi”) alla “luna di settembre”, dalle boccaccesche avventure dei coscritti del 1937 ne “La classe di ferro” ai ferrovieri omegnesi che sembrano usciti dalle descrizioni di Piero Chiara e così’ via, pagina dopo pagina. “Ortelius” è un percorso attraverso la vita vera,  profondamente popolare, con uno sguardo delicato, a volte divertito, sempre sensibile e incline a lasciar correre la fantasia. Rispetto alla prima edizione ci sono tre racconti in più: un omaggio alle ballerine nostrane, affascinate dal nuovo ritmo giunto a lambire le rive lacustri, un altro ai minatori dell’oro di Pestarena – località di Macugnaga, ai piedi della parete est del monte Rosa –  ispirato da una lapide posta su una parete della Chiesa di Pieve Vergonte, e infine un racconto prodotto dall’immaginazione sui nomi inusitati comparsi sulle “carte da morto” in Valle Strona. Un libro agile e godibile, da leggere a piccoli sorsi, come un bicchiere di buon Nebbiolo.

 

Marco Travaglini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marco Travaglini 

“I CAVALLI DIVENTINO ANIMALI D’AFFEZIONE”

L’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, rilancia le sue proposte sugli equidi, ufficializzate in progetti di legge,  a cominciare dal divieto di macellazione di cavalli, asini, muli 

 

BRAMBILLA CAVALLI“Bisogna metter fine all’ambiguità che circonda lo status giuridico degli equidi e dichiararli, senza se e senza ma, “animali d’affezione”. Da “Fieracavalli”, la principale rassegna del settore che si tiene ogni anno a Verona, l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, rilancia le sue proposte sugli equidi, ufficializzate in progetti di legge,  a cominciare dal divieto di macellazione di cavalli, asini, muli e bardotti, nonché  i divieti di vendita e di consumo della loro carne su tutto il territorio nazionale, di importazione ed esportazione a fini alimentari.

 

Anche se i numeri parlano di un declino costante della macellazione (da 67.005 capi nel 2010 a 41.257 nel 2014), l’Italia resta uno dei principali  consumatori al mondo di carne equina, la maggior parte della quale importata. “Nei confronti  del cavallo – sottolinea l’ex ministro – l’uomo riesce davvero a dare il peggio di sè, tradendo un patto millenario che lo colloca da sempre al nostro fianco.  È giunto il momento di riconoscergli lo status di amico e compagno dell’uomo e conseguentemente vietarne la macellazione, lo sfruttamento in manifestazioni e spettacoli e l’utilizzazione in esperimenti scientifici”.

 

“Ormai – prosegue la parlamentare – sono familiari a tutti e ampiamente condivisi obiettivi come il rispetto della vita degli animali, la tutela dell’ambiente, la salvaguardia della salute. A maggiore ragione dopo che l’OMS ha ufficializzato quanto la scienza medica ripeteva da tempo sui danni che può produrre il consumo di carne rossa. Se poi i macelli fossero di vetro, credo che nessuno avrebbe più il coraggio di mangiare i nostri fratelli animali. E proprio perché tutte le scelte devono essere consapevoli, abbiamo preparato un video-verità sulle terribile condizioni in cui versano i cavalli nei macelli, visibile sul canale YouTube della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente al link  https://youtu.be/lxQbAWtza9w. Chiediamo a tutti di diffonderlo”.

 

“La mia proposta  – aggiunge l’on. Brambilla – fissa criteri per la custodia e la cura degli equini, per evitare la detenzione in condizioni non adeguate, e istituisce un registro anagrafico degli equini presso le Asl che dia garanzia di tracciabilità e riconducibilità all’effettivo proprietario o possessore. Sono regolate le modalità di addestramento. Si aboliscono le aste di equini di proprietà delle Forze armate e di altri enti pubblici, che potranno essere affidati ad associazioni. Per gli equini anziani o malati sono previste convenzioni con strutture private o l’istituzione di veri e propri “pensionati”. Sono infine introdotte sanzioni per chi viola la legge ed è rafforzato l’istituto della confisca, indispensabile strumento di lotta soprattutto contro le corse clandestine”.

 

Link per scaricare il video: http://bit.ly/1WEZySn

A Natale un ricordo per Morris

MORRIS3MORRIS 1MORRIS2Quella notte la vita di Morris è stata spezzata e quella dalla sua famiglia e di tutti i suoi amici è stata sconvolta per sempre. Questo sarà il primo Natale senza di lui, senza quel sorriso tanto amato da chi lo conosceva e che ora tutti possono vedere impresso sui muri e per le strade della città


Sono trascorsi due mesi dal tragico incidente che, lo scorso 25 ottobre causò la tragica e prematura scomparsa del ventottenne Morris Divorziati. Da qualche settimana la famiglia del sorridente ragazzo di Ciriè, ha deciso di mantenere vivo il ricordo del giovane, affiggendo numerosi volantini lungo le vie di Torino, in modo che né Morris né l’assurda dinamica che ha portato alla sua drammatica morte vengano dimenticati.

 

Durante la notte del 25 ottobre 2015, poco dopo la mezzanotte, Morris e un suo amico stavano passeggiando lungo il marciapiede di via XX Settembre, nei pressi della sede INPS di Torino. Secondo la ricostruzione del nucleo infortuni della polizia municipale che si è occupata del caso, un’autovettura Fiat 500 nera, proveniente da via Arcivescovado, non avrebbe rispettato il segnale di “Stop” e il limite di velocità imposto in quel tratto di strada, causando così lo scontro con un taxi proveniente -anche lui a velocità sostenuta- da via XX Settembre. L’urto violento tra le due vetture avrebbe quindi causato il ribaltamento del taxi che purtroppo sarebbe finito per schiantarsi contro i due giovani: Morris è morto sul colpo, schiacciato dalle ruote dell’autovettura. Entrambi i conducenti delle due vetture -22 anni l’età del tassista e 18 anni l’età della ragazza che guidava l’altra macchina- sono usciti illesi dall’incidente, mentre il ragazzo che era insieme a Morris è rimasto ferito.

 

L’assurdità di questo incidente ha portato agli onori della cronaca la pericolosità del tratto di strada che incrocia via Arcivescovado e di cui si sono occupati, subito dopo l’incidente, sia il presidente della Circoscrizione 1, Massimo Guerrini, sia il responsabile del settore Mobilità del Comune di Torino, Fabrizio Voltolini. Per evitare che quell’incrocio sia ancora teatro di gravi incidenti, alla fine sembrerebbe essere stata trovata la soluzione di posizionare un attraversamento pedonale rialzato in via Arcivescovado, in modo da limitare il più possibile la velocità delle autovetture che vi transitano.

 

Quella notte la vita di Morris è stata spezzata e quella dalla sua famiglia e di tutti i suoi amici è stata sconvolta per sempre. Questo sarà il primo Natale senza di lui, senza quel sorriso tanto amato da chi lo conosceva e che ora tutti possono vedere impresso sui muri e per le strade della città.

 

La famiglia vuole giustizia o per lo meno chiarezza sulla vicenda, poiché come si può leggere anche dalle dichiarazioni presenti sul volantino, Morris non è morto per una semplice passeggiata. E’ morto per un segnale stradale non rispettato, per un limite di velocità ignorato e a causa di una involontaria ma terribile distrazione che lo ha portato via per sempre; è morto perché, come purtroppo a volte accade, si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

 

 (Foto: il Torinese)

Simona Pili Stella

Niente neve, il Piemonte chiede lo stato di emergenza

MONTAGNA PIEMONTEMaggiori risorse per le società danneggiate

 

Dice il consigliere regionale di Forza Italia, Gianluca Vignale: “La Regione ha approvato la nostra richiesta di chiedere al governo il riconoscimento dello stato d’emergenza per i danni subiti dalle società d’impianti di risalita derivanti dalla siccità e dall’inversione termica di queste settimane”. E’ stato infatti approvato un suo ordine del giorno in Consiglio regionale, che chiederà anche a province e Città Metropolitana di Torino maggiori risorse per le società danneggiate.

Trascorso il Natale si spera che si avverino i mille sogni appesi all'albero di Porta Nuova

ALBERO 1 NATALEALBERO 5 NATALEALBERO 6 NATALEALBERO 7 NATALEALBERO 3 NATALEALBERO 8 NATALE ALBERO 2 NATALEALBERO 7 NATALEE’ stato ribattezzato “l’albero dei desideri e della speranza”, poiché oltre alle luminarie e ai lustrini, questo gigantesco abete possiede quegli addobbi che lo rendono un po’ più speciale rispetto a tutti gli altri alberi: sistemati ad altezza uomo, vi sono i sogni, i desideri e le speranze dei torinesi e di tutti coloro che transitano per la stazione

 

Gianni Rodari una volta scrisse : “Se io fossi il mago del Natale farei spuntare un albero di Natale in ogni casa, in ogni appartamento dalle piastrelle del pavimento”. E anche quest’anno la città di Torino non ha voluto deludere le aspettative di grandi e piccini e ha deciso di immergersi completamente nello spirito e nella magia del Natale, allestendo non solo il grande e luminoso albero di piazza Castello, ma anche l’ormai famoso albero di Porta Nuova.

 

E’ stato ribattezzato “l’albero dei desideri e della speranza”, poiché oltre alle luminarie e ai lustrini, questo gigantesco abete possiede quegli addobbi che lo rendono un po’ più speciale rispetto a tutti gli altri alberi: sistemati ad altezza uomo, vi sono i sogni, i desideri e le speranze dei torinesi e di tutti coloro che transitano per la stazione della città. Non solo luci splendenti e palline colorate, ciò che lo rende realmente lucente e sontuoso, è la presenza di centinaia di lettere e di bigliettini sparsi tra i suoi rami. Fogli di carta grandi, piccoli, colorati o strappati da qualche quaderno; tutti diversi tra loro ma tutti contenenti un messaggio speciale. Sopra ogni pezzo di carta ci sono aspettative e piccoli racconti di vita di chi, nonostante la frenesia del periodo, ha sentito il bisogno di fermarsi qualche minuto per scrivere a quel “Babbo” a cui si finisce troppo presto di credere.

 

Niente mail, niente Twitter, nessun “social”, semplicemente un foglio e una penna che insieme raccontano le ambizioni, i sogni e le fantasie di chi, passando nell’atrio della stazione, di fronte all’entrata di piazza Carlo Felice, ha voluto in qualche modo lasciare un segno. Ed ecco tornare, come ogni anno, romantiche dichiarazioni d’amore, preghiere per quel tanto agognato diciotto di “Analisi, oppure richieste più generali come tanta fortuna, tanta felicità e tanti soldi. Non ci sono però solo messaggi d’amore o biglietti spiritosi, anche quest’anno, tra palline e luci colorate, vi sono nascoste le delusioni, le frustrazioni e le preoccupazioni di chi urla a gran voce ma molto spesso non viene sentito. Si percepisce la commozione e la solidarietà per i terribili fatti di Parigi, il dolore per chi, in questo momento, sta vivendo una sanguinosa e atroce guerra, ma soprattutto si percepisce il desiderio di non voler avere più paura di un mondo che è sempre più difficile da capire e comprendere.

 

In un Natale che si è portato sulle spalle il peso di molte ingiustizie e atrocità, “l’albero dei desideri e della speranza” rappresenta quella voglia di voler continuare a credere che forse, ciò che viene chiamato “magia del Natale”, esista davvero.

 

 (Foto: il Torinese)

Simona Pili Stella

Dalla Regola di San Benedetto alle Bio Abbazie

monaci abbaziaGARAU2IL MONDO DEL BIO / di Ignazio Garau *

 

il Monastero di Plankstetten (D), seguendo la Regola benedettina e scegliendo di “Ritornare alle origini”, ha deciso di convertirsi ai metodi dell’agricoltura biologica, tanto da essere oggi conosciuto come la “Bio Abbazia”

 

La “custodia del creato” e la tutela della “casa comune” che Papa Francesco con l’enciclica ” Laudato si’ “ ha posto in grande evidenza nei mesi appena trascorsi, stante anche la gravità della situazione a cui siamo giunti, sono stati oggetto di riflessione e di impegno da parte dei credenti nel corso della storia della Chiesa. L’emergenza clima e gli allarmi smog, che risuonano da Torino a Pechino anche in questi giorni prenatalizi, ci ricordano come sia urgente l’impegno di ciascuno di noi anche nei piccoli gesti quotidiani, con l’adozione di nuovi stili di vita più sobri e conviviali. Oggi vi racconterò brevemente la scelta di alcuni monasteri.

 

L’Enciclica di Papa Francesco ” Laudato si’ ” è stata rivolta a ogni persona che abita questo pianeta, con l’intento di aprire un dialogo con tutti riguardo alla conservazione della “nostra casa comune”. La lettera pastorale del Pontefice richiama San Francesco, di cui ha assunto il nome e il cui cantico dà il titolo all’Enciclica e la introduce «Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». Ma, come vi dicevo poc’anzi, non mancano nella storia della Chiesa altri esempi di Santi che hanno lasciato la loro testimonianza di attenzione e rispetto per la natura.

 

Il Santo di Assisi è sicuramente noto per il “Cantico delle creature” e il suo amore verso tutte le manifestazioni di vita (tutti ricorderete la predica agli uccelli o l’episodio del “lupo di Gubbio” che terrorizzava gli abitanti e fu ammansito dal Santo, tanto che “frate lupo vivette due anni in Agobio; ed entrava dimesticamente per le case, a uscio a uscio, sanza fare male a persona e senza esserne fatto a lui; e fu nutricato cortesemente dalla gente”).

 

Meno noto è il fatto che San Benedetto da Norcia (Norcia 480 circa – Montecassino, 21 marzo 547) fondatore dell’ordine dei Benedettini, nella sua Regola qualifica la vita monastica nel suo dovere di prendere in mano il “creato” e custodirlo per lo “scopo” per cui ci è stato dato: per la vita! E non solo conservarlo, ma anche trasformarlo continuando l’opera creatrice di Dio “con le mani dell’uomo” operanti per celebrare, appunto, il creato.

 

Si può affermare che i due santi, San Benedetto e San Francesco d’Assisi (che nacque “solo” nell’anno 1.181), rappresentano due modelli distinti, due approcci diversi al tema della “natura”.

I monaci del monastero di Monte Cassino, fondato da San Benedetto attorno al 529, seguendo la regola hanno imparato a gestire la terra mettendola a frutto e conservando la sua fertilità, diventando importanti centri spirituali, culturali ed economici in tutta Europa (e non solo). E’ conosciuto da tutti l’importante contributo dei monaci benedettini al prosciugamento delle paludi, allo sviluppo delle coltivazioni e dell’allevamento zootecnico, all’utilizzo dell’energia idraulica in tutta Europa.

San Benedetto e la sua tradizione rappresentano il momento ecologico della visione cristiana della natura.

San Francesco d’Assisi rappresenta, invece, l’aspetto della lode. Vedendo la bellezza e la grandiosità della natura, Francesco lodava il Signore e il suo «Cantico delle creature» è, appunto, un inno di lode.

 

La Regola benedettina ha stabilito l’autonomia di ogni monastero e il suo legame con il territorio in cui é insediato, così da prevedere una crescita e un progresso comuni, del convento e della regione circostante. Il motto “Ora et labora” (prega e lavora) sottolinea l’importanza che i Benedettini attribuiscono, oltre che alla vita contemplativa, anche al lavoro manuale. San Benedetto ha proposto uno stile di vita che incoraggia i monaci a rinunciare alle cose superflue e a accontentarsi di quello che il territorio nel quale vivono può offrire. L’agricoltura e l’artigianato godono della massima attenzione per garantire l’autosufficienza, ovvero l’indipendenza economica del Monastero.

 

Se un tempo praticare l’agricoltura significava garantire la conservazione dell’ambiente e delle sue risorse, oggi, con l’introduzione di modelli industriali anche per le produzioni dei campi, questo non è già scontato occorre compiere scelte precise se si vuole offrire una speranza di sopravivenza alla specie umana. L’agricoltura biologica è diventata, così, la scelta obbligata di chi vuole continuare a preoccuparsi della conservazione del creato.

 

Per questo il Monastero di Plankstetten (D), seguendo la Regola benedettina e scegliendo di “Ritornare alle origini”, ha deciso di convertirsi ai metodi dell’agricoltura biologica, tanto da essere oggi conosciuto come la “Bio Abbazia”.

Il Monastero è situato nel comune di Berching, al centro della Baviera, a circa 30 km da Norimberga, inserito in un territorio rurale che sta cercando un suo percorso di crescita sostenibile. Nell’Abbazia l’attività agricola (in prevalenza coltivazione di luppolo e cereali, che alimentano la produzione di un’ottima birra artigianale) è certificata secondo le regole dell’agricoltura biologica, così come l’allevamento del bestiame.

Sono stati creati dai monaci un hotel, un ristorante, un panificio per la produzione del pane e di prodotti di pasticceria, un laboratorio per la lavorazione della carne, oltre a un vero e proprio supermercato biologico, che serve il territorio e contribuisce alla valorizzazione dei prodotti della regione. Un vero e proprio villaggio autosufficiente, in cui non manca una fornita libreria con testi antichi, che offre ospitalità ai molti visitatori che stanno iniziando a frequentare il territorio, attirati dai percorsi ciclabili o dalla possibilità di tour nei corsi d’acqua collegati al canale Meno-Danubio (aperto nel 1992).

 

L’Abbazia è così ritornata a essere motore di sviluppo spirituale, culturale e anche economico per il territorio, seguendo le regole dell’agricoltura biologica. Il monastero di Plankstetten offre, attraverso il funzionamento del suo modello produttivo – economico, la dimostrazione che i cicli ecologici della produzione agricola e forestale, trasformazione e consumo dei prodotti, possono raggiungere la piena sostenibilità attraverso l’agricoltura biologica.

 

Ho visitato il Monastero qualche tempo fa, fermandomi a gustare i buoni piatti della cucina conventuale e senza negarmi un boccale dell’ottima birra artigianale. Ho poi fatto qualche acquisto nella loro bottega, che dispone di un’ampia selezione di vini biologici: assieme ai vini della regione anche quelli dei monaci del Monte Athos, distanti sul riconoscimento del primato del Vescovo di Roma, ma sicuramente vicini nella scelta di impegnarsi nella cura della casa comune.

 

Anche in Italia non mancano esperienze simili, come per esempio il Monastero di Siloe, collocato in un angolo ancora selvaggio della Maremma toscana, dove i monaci benedettini impegnano la loro giornata lavorativa nella coltivazione, tra le tante produzioni, di peperoncini, legumi cereali e altre erbe, seguendo le regole della biodinamica. Qui non siamo in un’antica Abbazia e le mura del convento sono state costruite secondo le norme della bioarchitettura.

 

Sul sito della Comunità si può leggere, a conferma dell’impegno per l’ambiente: “La Comunità di Siloe e il Centro Culturale San Benedetto hanno aderito ad una rete di centri per l’etica ambientale. Con la stesura di una “Carta di Intenti” si condivide l’esigenza di una azione congiunta, tesa a favorire, sostenere e promuovere la transizione ad una nuova modalità di presenza dell’uomo sul pianeta. Lo scopo è insomma la crescita di un nuovo umanesimo ecologico, che intrecci la custodia dell’ambiente con quella delle relazioni interumane e con un’attenzione forte per le generazioni future”.

 

Concludo questo racconto con le parole di Papa Francesco che nella sua Enciclica, riferendosi alla Terra, dice: “Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla … Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.”

 

* Presidente Italiabio

ciao@italiabio.net