redazione il torinese

Alpette tra turismo e tradizioni

alpette mercatoE’ pienamente riuscito il fine settimana di festa che si è svolto ad Alpette, nella cornice del Gran Paradiso. I festeggiamenti dei “Magnin – battilastra”, gli artigiani calderai itineranti che sono stati parte della storia dell’automobile nel primo Novecento, sono stati particolarmente intensi nelle giornate di sabato 9 e domenica 10, con la partecipazione dell’Ecomuseo del rame dedicato a loro che ha offerto, ai visitatori, la possibilità di conoscere un mondo che è andato via via scomparendo con la crescente industrializzazione. La festa è coincisa con l’inaugurazione della rivisitata piazza mercatale che diventa “Città del Bio”. Infine un tocco di vivacità l’ha dato per tutta la mattinata la fanfara dei bersaglieri “La Marmora di Torino”.

Massimo Iaretti

Da dove veniva Alberto da Rivoli?

rivoli castelloAlberto da Rivoli è nominato per la prima volta dallo storico piemontese Goffredo Casalis, con la lapidaria annotazione di “potestà della Repubblica di Genova nel 1261”, facendo riferimento a quanto scritto dallo storico precedente “Giustiniano”. Tuttavia, secondo il mio studio, tale citazione sarebbe errata! Infatti, l’unico storico che si è occupato dei potestà genovesi di quell’epoca è stato l’illustre vescovo Agostino Giustiniani nell’autorevolissima opera “Annali genovesi”, che però non riporta alcun Alberto da Rivoli, bensì il Alberto da Rivola, dove il “da Rivola” è riferito ad una famiglia originaria di Bergamo e bene attestata dalle fonti storiche (la stessa Enciclopedia Treccani dedica una voce a quest’ultimo). Le citazioni successive a quelle del Casalis sono dunque a mio avviso errate (tesi avvalorata dall’errata citazione del nome dello stesso storico Giustiniani divenuto “Giustiano”): forse peraltro ne esiste solo un’altra, cioè quella del 1906 di una guida di Rivoli, “Rivoli e i suoi dintorni” di Edoardo Barraja.

Il link alla consultazione del mio studio, dal titolo “Alberto da Rivoli: a historical figure?” del 4 luglio 2016 è:

https://www.academia.edu/26729541/Alberto_da_Rivoli_a_historical_figure

Marco Ciaramella

(l’autore è ingegnere, appassionato di storia medievale della Val di Susa , blogger amministratore della pagina facebook “Sacra di San Michele – Unofficial”, che conta 9900 followers).

Per Serena morta in Spagna indennizzo rifiutato dai genitori

serena 9Alessandro Saracino, padre di Serena, torinese, una delle giovani italiane del progetto Erasmus morte il 20 marzo in un incidente stradale in Spagna, commenta sdegnato sulla Stampa la proposta di indennizzo dell’assicurazione, 52 mila euro:  “E’ una proposta che abbiamo rifiutato”. L’indennizzo verrebbe effettuato con un ritocco verso il basso perché le studentesse, afferma l’assicurazione,  non indossavano la cintura di sicurezza. “Sarebbe come se ci fosse serena2una colpa nelle ragazze – dice Saracino – ma non è vero. Mi risulta che le cinture in dotazione al mezzo: il problema è che erano cinture addominali assolutamente inadeguate”. per le famiglie delle vittime non si tratta di una questione di sold, infatti i risarcimenti andranno in beneficenza. “Se siamo in Europa – commenta il genitore – la sicurezza dei nostri ragazzi dovrebbe essere tutelata allo stesso modo ovunque, in Spagna come in Italia. Mi verrebbe da concludere che l’Erasmus, così com’è oggi, è da sospendere: è troppo pericoloso”.

(nelle foto del Torinese i funerali di Serena)

Motociclista torinese muore in incidente stradale

soccorsi ambulanzaUn motociclista Carmine Miletta,61 anni, torinese ma residente a Oglianico nel Biellese, è morto nel pomeriggio a seguito per le gravi ferite riportate in un incidente stradale. Era alla guida della sua moto quando si è scontrato con un’auto sulla Statale 26, vicino alla rotatoria di Bard. Sono intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri e il 118.

(foto archivio)

Come migliorare la sicurezza sulla tangenziale?

autostradaDopo il maxi incidente sull’autostrada A4 TO/MI, con 2 morti e 5 feriti , diventa facile capire perchè anche sulla Tangenziale di Torino avvengono tanti , anzi troppi, incidenti con morti e feriti. L’altro giorno percorrendo la Tangenziale ho visto un ragazzo che guidava a parlava al cellulare. Poi una ragazza che usava il tablet appoggiato sul volante. E infine, un signore che leggeva il giornale mentre guidava. Ma non basta! Auto sulla corsia di emergenza! E poi autocarri e Tir a forte velocità sulla corsia centrale, e come ciliegina, un autoarticolato, che trasportava auto e furgoni, sorpassare un Tir a oltre 110 Km. l’ora! E questa è una Tangenziale sicura? Dove certe cose non vengono viste dagli organi di controllo? E dove i limiti di velocità non si rispettano, e le telecamere non esistono? Forse qualcuno dovrebbe intervenire davanti a tutto questo!!

M.B.

Salone del Libro, dal Comune alla Regione Torino fa quadrato: “Non deve finire a Milano”

salone 483La prossima settimana l’Associazione italiana editori potrebbe far nascere a Milano un Salone del libro bis, alternativo a quello di Torino. E’ contrario il Ministro dei Beni culturali e del turismo, Dario Franceschini, che dice all’ANSA: “Ho sentito parlare di questa idea, non nuova, di far nascere a Milano un Salone del libro che di fatto si sovrapporrebbe con quello di Torino. Vedrò giovedì il Presidente dell’Aie Motta. ‘A scanso di dubbi ed equivoci tengo comunque a ribadire che l’entrata del governo, attraverso Mibact e Miur, nel salone di Torino mantiene tutta la sua validità e conferma che la nostra intenzione, di cui ho parlato anche oggi con il ministro Giannini, è di investire sul salone di Torino e di rafforzarlo”. Per la regione Piemonte è “urgente convocare un incontro con cui aprire un dialogo costruttivo” con l’Aie, dicono Sergio Chiamparino, presidente della Regione , e l’assessore regionale alla cultura, Antonella Parigi.  “IlSALONE 111 Salone del Libro rappresenta una ricchezza e una risorsa per Torino e per tutto il territorio. Siamo contenti che il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e il Miur siano al nostro fianco insieme alla Regione Piemonte, a banca Intesa San Paolo e all’Aie affinché il Salone del Libro resti a Torino”. Così la sindaca di Torino, Chiara Appendino. “Il Salone del Libro è un patrimonio collettivo. La collaborazione e il fare gioco di squadra tra istituzioni, il mondo dell’editoria e gli autori è la cifra del successo del Salone ed è un patrimonio di esperienza che abbiamo il dovere di difendere e a cui dare prospettive di sviluppo. Ancor di più oggi in una comunità di intenti rivolta a trovare soluzioni ai problemi per fare del 30 esimo Salone e dei successivi uno degli elementi forti della crescita culturale del nostro Paese, del Piemonte e di Torino” ha commentato l’assessore alla Cultura del Comune di Torino, Francesca Leon. ” Il Salone dl Libro è una delle eccellenze ‘made in Torino’ e rappresenta forse più di ogni altra la creatività e l’inventiva della nostra città. E’ positivo che il ministro Franceschini abbia sgombrato il campo da possibili equivoci, affermando che il governo sostiene l’evento del Lingotto. Ma istituzioni e forze politiche devono vigilare affinché i torinesi non subiscano nuove penalizzazioni”. E’ quanto afferma il consigliere comunale e candidato sindaco di Forza Italia alle scorse elezioni, Osvaldo Napoli.

(foto: il Torinese)

Boom di migranti in Piemonte, il doppio dell’anno scorso

migranti 23In Piemonte si registra un vero e proprio boom di migranti, il doppio dell’anno scorso : sono diecimila da inizio anno. Nello stesso periodo dello scorso anno erano 4.415. Attraverso una circolare lunedì la Prefettura di Torino ha chiesto di approntare l’accoglienza per 749 nuovi profughi da “spalmare” su tutto il territorio regionale, mentre aumentano le richieste di asilo bocciate. «E’ necessaria una soluzione a livello nazionale, il problema deve essere affrontato in quella sede», dice l’assessore regionale all’Immigrazione Monica Cerutti che aggiunge: «bisogna concedere a tutti un permesso di soggiorno umanitario almeno per chi è in fuga da disastri ambientali e da persecuzione politica e religiosa o da sfruttamento grave, per evitare che si crei un popolo di invisibili e sfruttati». Il consigliere leghista Alessandro Benvenuto ha interrogato l’assessore «per conoscere in che modo la Regione vuole  aiutare i piccoli Comuni nella gestione dei profughi». «Il solo elemento degno di nota ascoltato – dice il consigliere – è il numero di coloro che ottengono l’asilo. Aveva ragione quindi la Lega Nord quando sosteneva che molti dei profughi sono solo semplici clandestini».

(Foto Siccardi)

Ragazzo torinese investe donna in autostrada, le amputano gamba

autostrada2Un giovane torinese di 23 anni è stato denunciato per lesioni gravissime. E’ accusato di avere ferito una donna in un incidente stradale sulla A10, fra Savona e Spotorno. L’auto che stava guidando ha colpito un’altra vettura che era ferma per avaria: la donna colombiana di 38 anni che stava aprendo il bagagliaio alla ricerca del triangolo è stata investita e ha subito l’amputazione di una gamba. Il ragazzo nell’urto ha battuto la testa ed è stato portato in ospedale in codice giallo. In base alle nuove norme del codice della strada è stato segnalato all’autorità giudiziaria e gli è stata ritirata la patente dopo la decurtazione di venti punti.

Consigli non richiesti: “Caro Sindaco, abbi coraggio e salta in groppa alla tigre”

municipio comuneAVVISTAMENTI / di EffeVi

Basta che si occupi dei problemi con umiltà, non si faccia accalappiare dai vecchi marpioni che si riposizionano e deponga velleità di ingegneria sociale

 

C’è già chi storce il naso sul nuovo corso di Palazzo Civico. Si lamentano che il nuovo Sindaco (perdonate l’arcaismo) perda tempo a piantare bandierine simboliche: si fa accompagnare a Palazzo da un minicorteo di No-Tav in tripudio; fa ristampare carta intestata col titolo di “Sindaca”; vuole introdurre nello statuto della Città il riconoscimento dei genitori omosessuali.  Una riedizione molto occidentale e decadente dell’”estremismo come malattia infantile del comunismo”. C’è chi si preoccupa piuttosto di altri segnali più concreti: i nuovi assessori che annunciano il prolungamento dell’orario della Ztl – con tutta l’epica melensa e pedagogica della cosiddetta “mobilità dolce” (che proprio non si può sentire) – l’opposizione alle grandi opere e – potenzialmente – il blocco alle (residue) trasformazioni urbane. Questi borbottoni fanno sorridere: in realtà non è alle viste nessun cambiamento epocale, semmai una “intensificazione” di tendenze già in essere nelle appendino3amministrazioni di centrosinistra, soprattutto negli ultimi anni. Agli scribi e sacerdoti della TAV faccio sommessamente notare che, se da un lato il Sindaco Appendino ha confermato la sua contrarietà di principio, restando però nel recinto istituzionale che non le assegna il potere di interferire sostanzialmente e men che meno di bloccare l’opera, chi ha modificato il tracciato con un tratto di penna è stato il premier Renzi. A chi si preoccupa di piste ciclabili imposte, di ZTL e di chiusure del centro, dico di guardarsi intorno e chiedersi chi è l’artefice delle pedonalizzazioni ideologiche e del record di piste ciclabili: se un Sindaco appena insediato o le precedenti amministrazioni, che hanno avuto assessori come Corsico e Sestero, attivamente impegnati a perseguire un disegno di città altrettanto utopistico. L’idea che una grande economia cittadina siappendino manifesto possa muovere sulle due ruote – neanche vivessimo in un centro minore dell’Appennino – è una piaga sociale, connaturata all’estrazione dei nostri amministratori, in genere buoni borghesi progressisti che interpretano le esigenze di mobilità di famiglie e imprese al riparo del loro reddito alto (spesso stipendi pubblici) e della residenza in quartieri centrali. Ai cattolici preoccupati ricordo che il Comune aderisce al gay Pride da anni, che Fassino anzi lanciò la pantomima dei matrimoni gay in polemica col Governo e in particolare con il Ministro Alfano. Peraltro, che l’assessorato alla famiglia (anzi, scusate: “alle famiglie”) sarebbe andato a un esponente dell’Arcigay, era stato annunciato prima del ballottaggio. Stupisce lo stupore, visto che tutto si può rimproverare alla Appendino, tranne l’aver nascosto i suoi orientamenti in tema di sviluppo urbano, mobilità, famiglia, società e altro. Semmai il punto è un altro, e riguarda più in generale il dilemma dei due sindaci pentastellati e di un partito che si candida a (o rischia di, vedete voi) prendere la guida del Paese, stando ai recenti sondaggi. Non è un mistero che nel sistema attuale tripolare gli elettori di centrodestra, esclusi i loro candidati al ballottaggio, tendono a favorire i grillini: a Roma come a Torino. Appendino è statafassino rosso eletta con un riporto massiccio – tra 70% e 90% – degli elettori che al primo turno avevano votato
per Morano/Rosso/Napoli ( i cui appelli a votare Fassino sono serviti a poco). 
Appendino parta intanto da questo: si assuma la responsabilità di inventarsi un modello di Torino inclusivo (come aveva promesso) e non discriminante per quella fascia media di cittadini che non può sentirsi rappresentata da un’élite radical-chic, sia essa nella versione paludata e di potere (il PD) o in quella più dannunziana e rivoluzionaria, che è quella che abbiamo visto sinora.Il nuovo Sindaco deve inventarsi (e far funzionare presto) un modello in cui pezzi importanti, sinora esclusi, trovino diritto di cittadinanza: borghesia impoverita ed esposta alla criminalità, imprese sane sinora bandite perché estranee al sistema Torino, anziani alle prese con un welfare inceppato. Un blocco moderato che preferisce affidarsi alle forze di autoriforma della società, piuttosto che alle imposizioni di una classe di governo illuminata – cominciando dal delicato tema della famiglia. C’è poi la lista di cose da non fare: non intignarsi in operazioni di ingegneria sociale, imponendo concetti divisivi; non affrontare i fassino tvproblemi di sicurezza con la pedagogia dei progressisti di collina; rendersi conto che la bicicletta va bene, ma poi c’è da gestire una realtà di quasi due milioni di spostamenti motorizzati al giorno. Insomma, dimostrare di aver capito che non deve vincere le “parlamentarie” sulla piattaforma web della Casaleggio e Associati, ma è stata eletta con voti da destra e da sinistra per rimettere in piedi una città fiaccata da crisi economica e sclerosi delle classi dirigenti. Ma la prima cosa da non fare è cedere alle tentazioni estreme. Da un lato, illudersi di poter ripulire  furiosamente il sottobosco di mediocri e profittatori che hanno prosperatoappendino fascia nella compiacenza di un ventennio ininterrotto. Distingua caso per caso, e faccia ben attenzione a non fermarsi a qualche “avvicendamento” simbolico, che poi non cambierebbe la cultura (dirigista, esclusiva, clientelare, autocelebrativa) maturata a Palazzo Civico. Dall’altro lato, diffidi delle conversioni improvvise e delle moine della classe salottiera torinese: si tratta in generale di percettori di rendite, i cui risultati come manager sono inversamente proporzionali agli stipendi pubblici che percepiscono, e li abbiamo già  sperimentati e stipendiati per lunghi anni. Nessuno è indispensabile. E anche lei, resista al richiamo della foresta e ai tentativi di sottile condizionamento attraverso leve famigliari o amicali. Anche qui, abbiamo già dato e il suo appartenere a una borghesia di ben nati, vicini alla Fiat e agli ultimi cascami della corte pre-Marchionne, può anche essere una vulnerabilità. Faccia il sindaco di tutti, non riconosca accessi privilegiati, discuta e comunichi il più possibile in Aula. Infine, accetti il rischio: maturando un’esperienza da Sindaco ecomune municipio allontanandosi con coraggio dall’ortodossia infantile del 100% del M5S (che è un biglietto sicuro per il fallimento di qualsiasi progetto politico) può rappresentare davvero qualcosa di duraturo, ricomponendo un modello postideologico esportabile di rinnovamento, purché fondato sulla competenza e non sulla retorica, sulla trasparenza non come religione ma come ordinata normalità, sulla moderazione e sul rispetto delle convinzioni di una buona fetta di Torinesi. L’alternativa è esporsi al rischio di farsi rosolare, magari per semplici leggerezze di assessori senza esperienza (ma le leggerezze fruttano comunque l’apertura dei fascicoli in procura) e rassegnarsi a finire come un Pizzarotti qualsiasi. Chiara Appendino, insomma, non può più scherzare, deve lasciare la casa di Beppe e saltare in groppa alla tigre. Oppure prepararsi a tornare presto a vita privata, inseguita dallo stigma del velleitarismo e della sconfitta.

(foto: il Torinese)