redazione il torinese

Mario Mazza, sempre fedele al figurativo

mazza21Sempre fedele al figurativo, la lunga carriera artistica di Mario Mazza si avvale di paesaggi che gli si offrono in ogni stagione con tutta la loro bellezza per essere ritratti con realtà e fantasia. Le emozionanti nevicate della campagna e della collina torinese sono le predilette poiché, ovattate e silenziose, trasmettono il temperamento riflessivo e intimista dell’artista.

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VIOLENZA SUGLI ANIMALI, ON. BRAMBILLA: “CARCERE CERTO PER CHI MALTRATTA E UCCIDE”

BRAMBILLA“Dev’essere severamente punito, deve andare effettivamente in carcere e restarci quanto basta”, chi infligge sofferenza e morte agli animali, “questi nostri fratelli più piccoli e senza voce”. É quanto ha detto  l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, intervenendo  in diretta – sia con un collegamento che con un messaggio scritto – alla manifestazione organizzata da Stefano Fuccelli, presidente del Partito animalista europeo, e da tutti i manifestanti che oggi, davanti a Montecitorio, hanno chiesto l’inasprimento delle pene per i reati a danno degli animali. In memoria di Angelo, il cane impiccato, seviziato e ucciso nel giugno scorso da quattro ragazzi di Sangineto (Cosenza): un delitto orribile che ormai rappresenta tutti gli altri orribili delitti perpetrati contro gli animali. Messaggio rilanciato anche attraverso un video-appello su YouTube al link https://youtu.be/xtrqj40ziAc.

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“L’uccisione di Angelo – spiega l’on. Brambilla – è diventata il simbolo dell’inadeguatezza del sistema. Inadeguatezza, innanzitutto, di una giustizia lenta a muoversi quando si tratta di punire l’uccisione di un animale compiuta con crudeltà. Inadeguatezza, inoltre, di una politica che non capisce, o fa finta di non capire, che gli animali vanno tutelati come esseri senzienti. Chi uccide un animale  – ricorda – rischia al massimo due anni di reclusione, quindi lo sappiamo: i responsabili della barbarie non andranno in carcere. E allora? La soluzione del problema – dice la lettera a ai manifestanti – sta nel cani9palazzo davanti ai vostri occhi. Per mandare in galera chi ha torturato e ucciso Angelo a Sangineto, Pilù a Pescia, Moro a Breno, basterebbe discutere ed approvare le modifiche al codice penale che ho proposto nel progetto di legge AC 3005, datato 1 aprile 2015. Da quando è stato stampato e annunciato, quel progetto giace, immoto, tra le altre carte della commissione Giustizia. Ed io non  posso approvarmelo da sola. Ecco perché – sottolinea l’ex ministro – oggi protesto insieme a voi, davanti a Montecitorio: neppure io ne posso più di governi insensibili e di Camere distratte, anch’io vorrei vedere in galera chi ha seviziato e ucciso Angelo e gli altri “Angeli” in tutto il Paese. Facciamoci pure sentire fino al cielo, ma domani ricordatevi di scrivere ai deputati e ai senatori e di mantenere alta la pressione, senza mollare mai. Lo farò anch’io, in ogni sede, in ogni situazione, finché la legge non riconoscerà agli animali lo status di esseri senzienti, portatori di diritti, e non punirà adeguatamente chi li maltratta o li uccide con efferatezza, fino a quando l’ingiustizia non sarà riparata e la disperazione non diventerà speranza”.

Innovazione e ricerca: convenzione tra Librolandia e Università

L’Università degli Studi di Torino e la Fondazione per il Libro la Musica e la Cultura hanno siglato una convenzione triennale che definisce un rapporto continuativo di collaborazione scientifica nella progettazione del Salone Internazionale del Libro di Torino. L’accordo, firmato dal Rettore dell’Università Gianmaria Ajani e dal Presidente delle Fondazione, Mario Montalcini, prevede azioni sinergiche di didattica e ricerca in diversi settori: SALONE LIBRO XXdall’editoria ai nuovi media, dalla comunicazione ai big data, dalle nuove forme di lavoro all’ecosistema delle start up. Università e Salone si alleano in modo organico attraverso una convenzione che consente di progettare insieme e di sviluppare, nell’arco di più anni, attività comuni. Fra le principali segnaliamo: lo sviluppo di strumenti di comunicazione digitale attraverso app, progetti, azioni di monitoraggio ed engagement delle community social. Il potenziamento della collaborazione con il Master di Giornalismo “Giorgio Bocca”, che già da anni contribuisce al Salone per l’attività formativa e la realizzazione di contenuti giornalistici. La possibilità di effettuare indagini sull’impatto economico e sociale del Salone, anche alla luce delle prospettive aperte dalle nuove normative sulla ricaduta sociale dei progetti.

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Lo sviluppo congiunto – nell’ambito del Salone – di eventi e iniziative di peculiare interesse per il ruolo svolto dall’Università. E infine il potenziamento delle attività di tirocinio degli studenti universitari presso il Salone. «I recenti indirizzi della politica a sostegno dell’innovazione», ha dichiarato Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università di Torino, «hanno visto l’affermazione della centralità dell’istituzione accademica che, come sede di conoscenza specialistica e di know-how di alto livello, riveste un ruolo universitàprimario nei processi di sviluppo del sistema socio-economico e culturale. Con l’accordo firmato oggi l’Università intende sviluppare interventi coordinati con la Fondazione attivando e coinvolgendo l’insieme quanto più ampio possibile delle competenze disponibili in Ateneo e sul territorio». Il Presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, Mario Montalcini, spiega l’importanza dell’accordo: «Con questa convenzione prosegue l’azione volta a creare o consolidare reti stabili fra il Salone e le più importanti realtà culturali, scientifiche, economiche e di ricerca di Torino e del Piemonte. I contenuti dell’accordo sono tali che non solo innovano in profondità il senso del radicamento del Salone nel suo territorio, ma soprattutto generano ricadute sostanziali sulle attività».

(foto: il Torinese)

Neve sul lago d’Orta. Piccole grandi storie di frati, barche e pescatori nella notte di Natale

Di Marco Travaglini

Il vento soffiava dai monti il suo alito gelido, mettendo i brividi. Persino le onde del lago mostravano d’avere la pelle d’oca, increspando la superficie del Cusio. La barca dondolava a poca distanza dalla riva, nei pressi di Imolo. Davanti a me l’isola di San Giulio e sulla destra, il livido profilo del promontorio di Orta. Sulla litoranea sentivo, di tanto in tanto, passare qualche rara auto. Ronfando, i motori s’accingevano a salire la rampa verso Gozzano. Una manciata di secondi e poi sul lago tornava il silenzio, disturbato solo dal sibilo del vento. Facevo scorrere la lenza tra le mani guantate lentamente, lasciando alle correnti la scelta di accompagnarne la discesa nell’acqua buia. Nonostante mi fossi premunito ad affrontare il freddo, quell’aria ghiacciata, quella brisa , non dava tregua. E sì che mi ero infilato, sotto il giaccone, un paio di maglie di lana, una calda berretta ben calcata in testa e, sotto i pantaloni di fustagno, quei lunghi e ridicoli mutandoni ereditati da mio padre. Oscillava la mia “Berta”, assecondando il movimento delle onde che, accarezzandone le fiancate, formavano per qualche istante in superficie una leggera scia di schiuma bianca.

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orta-silenzio-5In giorni come questi, era ben grama la vita del pescatore . Ma non c’era tanto da sfogliar verze: bisognava pescare se si voleva mangiare, e bon! Il freddo m’induceva il pensiero di casa, del camino acceso e della tavola dove m’aspettava un bel piatto di fumante minestra. Mi tornava in mente anche il banco del pulentatt , al mercato di Omegna. Si piazzava ogni giovedì in piazza Salera e vendeva la polenta tagliata a larghe fette, insieme al fritto di lago. Roba piccola, croccante, bella calda, che si scioglieva in bocca. A finire infarinate e fritte nell’olio bollente erano le alborelle. La polenta era il sostituto del pane e mi piaceva quando aveva una bella consistenza e si tagliava bene a fette. Pulenta dura la fa i bun bucun ( polenta dura fa i bocconi buoni). Diceva così mio padre quando riscaldavamo la polenta il giorno dopo e quello dopo ancora. Più il freddo mi mordeva i vestiti e più mi rifugiavo nel tepore dei ricordi per trovare conforto. Dalla memoria emergeva potente e imperativa la visione di quella polenta calda e dorata. Che buona, la polenta cumudada ! Bella soda, sminuzzata in una terrina, mettendo tra uno strado e l’altro, accomodandoli, burro fuso e formaggio, prima di passarla al forno. E quella arrostita ? Era un piatto semplicissimo e gustoso: la polenta avanzata, tagliata a fette sottili, viene fatta friggere nel burro, accompagnandola con qualche fetta di salame o con cipolle e altre verdure che nell’orto seguivano l’andare delle stagioni. Della polenta vuncia conservavo il ricordo di mia madre che la rovesciava dal paiolo di rame in una teglia, alternandola a strati di toma tagliata a fette sottili e il burro insaporito con spicchi d’aglio e foglioline di erba salvia. Ne immaginavo la crosta dorata e l’intenso profumo del formaggio fuso.

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orta-silenzio-3Alla sera, prima di andare a letto, davanti al camino acceso, non mancava una scodella di latte caldo nel quale intingere una fetta di polenta. Quei pensieri, pur belli, non mi scaldavano e continuavo a rabbrividire al contatto con l’aria brusca che veniva giù dai contrafforti del Mottarone. Forse era giunto il momento di fare una pausa, tirando in secca la barca per qualche giorno, fin dopo le feste. D’altronde mancava poco più di una settimana a Natale e anche i pesci si vedeva che pativano quel freddo, restandosene rintanati sul fondo. Quantunque fossi testardo come un mulo, i risultati dei miei sforzi non davano un granché di soddisfazione. Negli ultimi giorni avevo tirato in secco quattro carpe di media taglia, pescate a bordo riva dalle parti di Pettenasco, nei pressi della foce del Pescone, una mezza dozzina di tinche e un certo numero di persici. Avevo battuto palmo a palmo le rive dove si immettevano a lago le acque del Pellino e della Fiumetta, con scarsa fortuna. Nella bella stagione, i canneti e le insenature nei pressi dei due torrenti offrivano riparo a moltissimi pesci. Non di rado capitava di assistere alle cacciate dei lucci, con le piccole alborelle schizzar fuori dall’acqua con salti acrobatici mentre s’avvicinava l’ombra bruno-verde del più crudele predatore del lago. Quest’inverno, invece, non abboccava un bel niente. Nemmeno qui, al largo della Curva dei Persici, dove la corrente è più debole e la lenza della tirlindana, ben zavorrata dai piombi, scende giù fino a solleticare le alghe del fondo. Il pesce lo portavo dal Brembati, che aveva un negozio di alimentari in un angolo di piazza Motta, nel centro di Orta. Era un omone gioviale, di buon carattere e d’ottimo appetito. Del pescato, in base alla qualità e alla quantità, ne metteva in vendita una parte e si teneva per la sua tavola il resto. Era golosissimo dei filetti di persico e non nascondeva la sua passione per tinche e carpe in umido, con i piselli e la pucia dove intingere i bocconi del pane. Nella bella stagione , tutti i venerdì, esponeva fuori dal negozio delle cassette colme di ghiaccio tritato dove le prede più belle venivano offerte ai clienti. L’iniziativa del Brembati venne copiata dagli altri venditori di pollame, formaggio, frutta e verdura che, a loro volta, sistemavano dei bancali davanti agli usci dei negozi, proponendo la merce.

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orta-silenzio2S’improvvisava così, alla buona, un mercato all’aperto che in breve   contagiò anche gli altri paesi del lago. A Pettenasco, Omegna, Pella, ovunque ci fosse un attracco del battello e girasse un po’ di gente, c’era chi metteva in mostra borse, scampoli di stoffa, scarpe, chincaglierie, ombrelli, sementi, granaglie, attrezzi agricoli e da pesca, e perfino chi improvvisava biblioteche ambulanti proponendo alla lettura libri vecchi e consumati dall’uso. Un fatto era certo: per garantire al Brembati la materia prima bisognava pescare anche se faceva freddo e tirava vento. Intanto, si era messo a nevicare. Avendo una commissione da fare, iniziai a vogare di buona lena, attraccando una mezz’ora dopo al molo dell’isola di San Giulio. L’orologio segnava dieci minuti a mezzogiorno ma la fitta nevicata rendeva cupo e gelatinoso il cielo. La luce fioca dei lampioni, accesi anzitempo, illuminava i larghi fiocchi di neve. L’atmosfera era quasi irreale. L’isola era avvolta da un silenzio d’ovatta. A malapena s’avvertiva lo sciabordio delle onde che accarezzavano il ventre delle rare imbarcazioni ormeggiate. Una catenella, sbattendo sulla chiglia del natante più grande – una snella lancia di lago – produceva un suono molto simile allo scampanellio che s’udiva durante la messa. Aldilà dei lampioni, nella viuzza stretta che percorreva come un cerchio l’intera isola, iniziava a far buio. I piccoli balconi sporgenti di pietra offrivano un esile riparo dalla nevicata. Oltre il muretto di sassi del molo l’acqua scura rifletteva a malapena quelle povere luci.

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Verso Pella s’intravedevano, in lontananza, quasi dissolte nella nebbia come lumini galleggianti sull’acqua, le prime luci delle case. La rupe sormontata dalla basilica della Madonna del Sasso si confondeva in un unico, enorme e scuro fondale. Verso Orta, dove la sponda era molto più vicina, si accendevano le luci giallognole in piazza Motta , offrendo un effimera illusione tepore che l’aria gelida, soffiata da quel vento che accompagnava la neve, disperdeva in un attimo. Da nord la tormenta turbinava contro le case appoggiate una all’altra, lungo le Vie del Silenzio e della Meditazione. I fiocchi gelati s’incollavano ai vetri delle finestre, arabescandole con misteriosi ricami. natale-orta-3Persino l’aria rabbrividiva sull’isola. Gli alberi, che poco prima sembravano scheletri scuri, si stavano imbiancando. Stessa sorte per le barche tirate in secca che negli attracchi in fondo alle strette discese a lago. Intirizzito, tirai su il bavero del giaccone. Ero andato sull’isola per fare un piacere al dottor Bompigli che, data l’età e gli acciacchi, non se la sentiva più di uscire da casa nella brutta stagione. Il compito che mi era stato assegnato consisteva nella consegna alle suore di clausura del monastero “Mater Ecclesiae”delle medicine che il dottore aveva per loro confezionato in collaborazione con il farmacista Ludovico Luppoli. Il vecchio seminario , sorto a metà del milleottocento sulle rovine del castello, aveva lasciato il posto al monastero delle Benedettine. Insieme alla Basilica di San Giulio era l’edificio più imponente dell’isola. Le suore, nella loro vita claustrale, applicavano la regola di San Benedetto ispirata alla preghiera, al lavoro, all’obbedienza, alla povertà e all’umiltà. Ero affascinato da come loro giornata fosse scandita in modo preciso, seguendo la regola del “Ti ho lodato sette volte al giorno“. Un numero sacro, quel sette, che ricordava i momenti di preghiera che scandivano le giornate nel monastero: Lodi, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespro e Compieta.

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Prima dell’alba le monache si alzavano al suono della campana recandosi in chiesa per la recita dell’ufficio notturno, che terminava con le lodi mattutine. Dopo le preghiere iniziava la giornata di lavoro che proseguiva, senza interruzioni, sino alla Messa conventuale. La campana dell’Angelus natale-ortas’incarica di ricordare l’ora del pranzo, con la lettura delle Sante Scritture. Dopo il pranzo e la ricreazione comune, le monache ritornavano al loro lavoro. La campana della cena riuniva di nuovo la comunità monastica per un pasto rapido e frugale. Quindi il monastero si immergeva nel silenzio: era l’ora di compieta, la preghiera della sera, l’ultimo atto della giornata delle monache di clausura. I loro lavori erano bellissimi e preziosi. Restauravano tessuti antichi, ricamavano arazzi, dipingevano icone, confezionavano le ostie-pane.Una volta all’anno, il 31 gennaio, le monache impastavano – seguendo un’antica ricetta- il dolce tipico di San Giulio, una torta soffice di pane con uva sultanina, scorze d’arancio, noci ed altri ingredienti sui quali il riserbo era totale. Le Benedettine vivevano lontane dalla frenesia che ci avvelenava l’anima e ogni volta che mi affacciavo alla loro foresteria per fare delle consegne avvertivo quell’atmosfera di pace e silenzio. Lasciai le medicine al monastero e ritornai verso la Basilica. Scesi la breve scalinata che conduceva al molo dove avevo lasciato la “Berta” e, sciolto l’ormeggio, mi allontanai dall’isola, affondando nell’acqua i remi con una cadenza lenta. Mi ero appena staccato dalla riva quando risuonarono nell’aria le dolci note di una musica di pianoforte. Non riuscivo a distinguere la melodia che proveniva dalla Villa che un tempo era stata proprietà di Cesare Augusto Tallone, costruttore di pianoforti artigianali e accordatore del maestro Arturo Benedetti Michelangeli.

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La neve cadeva sempre più fitta e quell’improvvisa colonna sonora pareva ne accompagnasse le evoluzioni. In quei medesimi istanti, non molto distante dalla riva ortese, Fra’ Gioacchino tremava di paura. Il religioso, un po’ avanti con gli anni, faceva parte della comunità dei frati Minori francescani del Santuario di San Nicolao, sulla collina del Sacro Monte. L’antico complesso devozionale, progettato tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo per motivi religiosi, era famoso per le sue venti cnatale-orta2appelle affrescate che ospitavano altrettanti gruppi statuari di grandezza naturale in terracotta che illustravano la vita di San Francesco d’Assisi. Era un luogo di straordinaria bellezza, adatto per chi voleva riflettere e pregare. Da lì di dominava Orta e gran parte del lago, compresa l’isola di San Giulio. Ogni quindici giorni, in barca, a turno, uno dei frati si recava al Monastero dell’isola per ritirare le candele di cera ed i paramenti sacri confezionati dalle Benedettine. Nell’occasione, portava dei viveri alle sorelle. Quel giorno toccava a lui ma , forse, avrebbe fatto meglio a rinviare quel viaggio. Il cielo scuro, già dopo l’alba, non prometteva nulla di buono. Quella torbida nuvolaglia che il vento stava accumulando annunciava freddo e neve. Confidando in un miglioramento, dopo le preghiere mattutine, s’avvio di buon passo verso Orta, imboccando la discesa che conduceva in paese e, sciolto l’ormeggio della piccola barca a remi, iniziò il suo viaggio. Vogava con un ritmo cadenzato, metodico. Giunto all’isola, caricata la barca con le due cassette di candele e la borsa dei paramenti rammendati, si fermò per il pranzo dal signor Ceravoli, un restauratore che aveva una casa sull’isola e d’abitudine vi passava le feste di fine anno. Il Ceravoli aveva contribuito ai lavori di restauro della quattordicesima cappella, l’ultima che venne completata verso la metà del 1700, con le cinquantadue statue raffiguranti San Francesco davanti al Sultano d’Egitto. Augusto Ceravoli non era solo un abile restauratore d’opere d’arte: si distingueva anche per la passione culinaria, ben rappresentata dal ventre prominente e dal colorito rubizzo.

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Frà Gioacchino, ai piaceri della tavola, non sapeva dire di no. Dopopranzo, con il cielo ormai scuro,uscendo dalla casa a pochi passi dalla foresteria del Monastero, restò sorpreso nel vedere che stava nevicando e che la stradina era tutta imbiancata. Raggiunta la barca, si mise ai remi con un una certa preoccupazione. Il buio stava calando rapidamente e l’intensità della nevicata era ragguardevole. Remò con foga per diversi minuti poi, stanco, prese fiato. Fu in quel momento che il remo sinistro, lasciato per un istante libero, scivolò via dallo scalmo, finendo in acqua. Il frate reagì con un istante di ritardo e non poté far altro che cercare di recuperarlo, armeggiando l’altro remo. Un po’ per la frenesia, un po’ per la scarsa destrezza ( resa ancora più scarsa dalla libagione che aveva accompagnato il pranzo), anche il secondo remo, complice l’impugnatura resa scivolosa dal nevischio, finì in acqua. Il religioso si trovò così, in pochi istanti, senza remi e senza la minima possibilità di governare la barca alla deriva, in mezzo alla tormenta di neve. La riva era lontana e s’intravedevano appena le luci di Orta, velate dalla nebbiolina d’argento scuro provocata dalla neve. Frà Gioacchino si disperò per la sua goffaggine e, in preda alla disperazione, si mise a pregare ad alta voce. Pregava, tremando per il freddo e la paura. Pregava e sperava che potesse accadere il miracolo di essere visto o sentito da qualche anima buona. Bilanciandosi con le mani al centro dello scafo, doveva stare molto attento ad evitare che quest’ultimo si rovesciasse, gettandolo nelle acque gelide del Cusio. Un natale-orta-4abbraccio che , in quella stagione, non gli avrebbe lasciato scampo. Intanto io, lasciata alle spalle l’isola e sfumata nella nebbia la musica del pianoforte che s’udiva appena, appena in lontananza, presi a vogare con un bel ritmo. Mi parve, ad un certo punto, di sentire una voce. Rallentai i colpi in acqua per ascoltare meglio. Era proprio una voce e sembrava recitasse delle preghiere. Chiamai a gran voce: “ Chi è là?”. Mi rispose una vocina tremula: “Aiuto, aiuto! Sono Frà Gioacchino. Frà Gioacchino del Sacro Monte. Ho perso i remi della barca. Aiutatemi, buon uomo. Soccorretemi!”. Non doveva essere lontano e, seguendo la traccia di quella voce, in breve raggiunsi la barca del frate che non stava più nella pelle dalla felicità. Il frate continuava a ringraziarmi mentre, legata con una sagola la prua della sua imbarcazione alla poppa della mia “Berta”,lo rimorchiavo verso riva. Giunti sulla terraferma e tirate in secca le due barche, Frà Gioacchino –che nel frattempo si era ripreso dallo spavento e mi aveva riconosciuto- mi abbracciò tanto forte da farmi mancare il fiato. “Grazie, grazie. Signor Luciano, lei è un angelo. E’ stato nostro Signore a guidarla in mio aiuto. Senza il suo aiuto rischiavo di morire di freddo se non addirittura di annegare. Pregherò per lei insieme ai miei confratelli”.

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natale-orta5Un bel bicchiere di vin brulé all’Osteria del Gino, rinfrancò entrambi. Il francescano, rifiutando la mia offerta d’accompagnarlo fino al convento ( “Signor Luciano, non sia mai. Stia tranquillo e vada a casa dai suoi che ha già fatto tantissimo per me. Non so davvero come ringraziarla”), s’avvio verso il convento con passo svelto. Io, m’incamminai verso casa. Orta era bianca di neve e dal cielo ne continuava a scendere tanta. Era passata appena una settimana da quel pomeriggio di neve e vento nel corso del quale era avvenuto il salvataggio di Frà Gioacchino. Alessandro, mio figlio, volle essere accompagnato a vedere il presepe al Sacro Monte. Era la sera della vigilia. I frati si apprestavano a celebrare la messa di mezzanotte nella Chiesa di San Nicolao. Salendo verso il Sacro Monte, che occupava tutto il promontorio sopra Orta, quasi fosse una protezione che dall’alto abbracciava il borgo, s’avvertiva l’aria di neve. La mattina di Natale, quasi certamente, ci saremmo svegliati con il paese imbiancato. Non attendeva una sorpresa che, francamente, non m’aspettavo. Il presepe, grande ed animato, aveva nel bel mezzo un laghetto, ricavato dalla superficie di uno specchio, sul quale galleggiava una lancia da lago con un uomo intento nella pesca. Sulla fiancata della barca, vicino alla prua, si leggeva un nome: “Berta”. La mia barca. E il pescatore ero io. Frà Gioacchino mi aveva fatto, a modo suo, il regalo più bello che avessi mai ricevuto.

Marco Travaglini

 

L’Onda di Hokusai

In chiusura dell’anno dedicato alle celebrazioni per il 150° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone, il MAO Museo d’Arte Orientale espone la celebre stampa di Katsushika Hokusai, La grande onda a largo di Kanagawa

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Una gigantesca onda, quasi congelata nell’attimo immediatamente precedente il suo abbattersi su fragili imbarcazioni che sfidano i marosi; quasi artiglio nello spumeggiare sospeso che inquadra nel cavo dell’onda stessa la sagoma eterna del monte Fuji, testimone immoto del dramma che sta per consumarsi nella vita del tempo che fugge, il “mondo fluttuante” dell’ukiyo-e. Questa stampa, che è diventata un’icona del Giappone in Occidente, scaturì dal genio artistico di Hokusai (1760-1849) agli inizi degli anni ’30 del 1800 e fu stampata e ristampata in migliaia di copie. Il MAO ne possiede un pregevolissimo esemplare, non della prima tiratura, e lo presenta al pubblico periodicamente per evitare che un’esposizione prolungata alla luce lo danneggi.

 

La galleria delle stampe al secondo piano del Giappone ripropone ai visitatori una selezione di xilografie dell’ukiyo-e con soggetti tratti dal teatro kabuki. Le opere sono della seconda metà dell’800, e l’autore più rappresentato è Toyokuni I della scuola Utagawa.

 

Che cosa accomuna dunque la “Grande Onda” di Hokusai agli attori del kabuki? Una risposta è contenuta nell’idea stessa di “sospensione”, di energia latente che entrambe queste rappresentazioni richiamano. Buona parte degli artisti del kabuki vengono ritratti nelle scene clou del dramma, quando si immobilizzano in pose cariche di tensione chiamate in giapponese “mie”. E, come guardando la grande onda sappiamo istintivamente che un attimo dopo si abbatterà in tutta la sua potenza, così l’entusiasta di teatro sa che nel momento successivo l’attore ripartirà nell’azione, calandosi nuovamente in quel “mondo fluttuante” fatto di movimento nel quale viviamo, e che aveva abbandonato per quell’impercettibile istante di eternità che l’arte soltanto può immortalare.

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VISITE GUIDATE

 

Stampe giapponesi al MAO. Da La grande onda di Hokusai al teatro kabuki della scuola Utagawa.

 

Venerdì 23 Dicembre ore 16.30

Venerdì 30 Dicembre ore 16.30

 

In occasione dell’esposizione della celebre stampa di Katsushika Hokusai verrà proposto al pubblico un itinerario dedicato all’arte della stampa giapponese e ad alcune delle sue caratteristiche iconografiche e stilistiche. Partendo da La Grande onda a largo di Kanagawa si visiterà la collezione di stampe attualmente esposte nella galleria Giappone.

Costo: 4,00€ (+ biglietto di ingresso)

Info e prenotazioni: 011-5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

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MAO Museo d’Arte Orientale Via San Domenico 11, Torino

Il Museo Un viaggio in Oriente. Oltre 2200 opere provenienti da diversi Paesi dell’Asia, dal IV millennio a.C. fino al XX d.C., raccontano cinque diversi percorsi per cinque diverse aree culturali: Asia meridionale, Cina, Giappone, Regione Himalayana, Paesi Islamici dell’Asia. Culture millenarie distanti e poco conosciute si avvicinano al pubblico. Il MAO, invita ad un viaggio affascinante di scambio, scoperta e conoscenza.

Info t. 011.4436927 – e-mail mao@fondazionetorinomusei.it – sito www.maotorino.it

Facebook MAO. Museo d’Arte Orientale | Twitter @maotorino

Orario mar-ven h 10 -18; sab-dom h 11 – 19; chiuso lunedì. La biglietteria chiude un’ora prima.

Tariffe Intero € 10, ridotto € 8, gratuito fino ai 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte

 

 

“Cartoni di Natale”: si replica la raccolta

Cooperativa Arcobaleno, Amiat-Gruppo Iren e Città di Torino

negozi commercio vetrinaConsiderati i positivi risultati registrati l’anno scorso, Cartoni di Natale sarà riproposto anche per le Festività 2016/2017 con l’attivazione di un servizio straordinario per la raccolta degli imballaggi in cartone presso gli esercizi commerciali situati nelle zone maggiormente interessate dagli acquisti natalizi. Promotore dell’iniziativa è la Cooperativa Arcobaleno (che ormai da più di 20 anni gestisce la raccolta di questa frazione nell’ambito del progetto Cartesio) in collaborazione con AmiatSocietà del Gruppo Iren e Città di Torino. Obiettivo del progetto è aumentare la raccolta differenziata (e quindi il recupero) dei cartoni in un periodo, quello natalizio, in cui il loro utilizzo aumenta contestualmente alla crescita dei consumi . Il progetto Cartoni di Natale, che sarà avviato il 12 dicembre e proseguirà fino al 2 gennaio, coinvolgerà oltre mille esercizi distribuiti in dieci vie e corsi della città, non soltanto del centro. L’iniziativa si concretizzerà in una raccolta straordinaria di carta e cartone e sarà effettuata durante l’orario di chiusura dei negozi per la pausa pranzo, secondo un calendario concordato. Nei prossimi giorni gli operatori commerciali interessati dall’iniziativa riceveranno un opuscolo informativo che riporta indicazioni ed orari del servizio. “Con Cartoni di Natale– ha dichiarato il presidente di Amiat Lorenzo Bagnacani – intendiamo aiutare le utenze commerciali, di sicuro molto impegnate in questo periodo, a seguire i corretti comportamenti di differenziazione dei rifiuti, dimostrando come un’intensificazione delle attività e delle vendite possa portare anche notevoli benefici in termini di quantità e qualità di rifiuto differenziato raccolto”. “Con questa iniziativa – ha affermato l’assessora all’Ambiente Stefania Giannuzzi – l’Amministrazione Comunale intende venire incontro agli esercizi commerciali con un servizio aggiuntivo a quello quotidiano che permette di incrementare la percentuale di raccolta differenziata, a cui le famiglie torinesi hanno già positivamente aderito, oltre a favorire il radicamento di buone pratiche”. Tito Ammirati, presidente della cooperativa sociale Arcobaleno, ha sottolineato: “È di nuovo uno sforzo che facciamo volentieri per aiutare la nostra città a superare i tempi difficili che ancora la attanagliano. Arcobaleno c’è.”  Cartoni di Natale si affianca all’ormai tradizionale servizio di Cartacinesca, attivo tutto l’anno su venti vie e corsi cittadini, che prevede la raccolta – nelle ore a cavallo della pausa pranzo – di cartoni da imballaggio prodotti dalle vendite della merce.

           §§§

                         Le vie coinvolte dal Progetto Cartoni di Natale sono le seguenti:

 

Corso Belgio

Corso Casale (tra piazza Borromini e Motovelodromo)

Via Cecchi (tra piazza Baldissera e via Cigna)

Corso De Gasperi

Via Duchessa Jolanda (tra corso Inghilterra e via Principi D’Acaja)

Via Guala (tra corso Traiano e piazza Guala)

Via Principi D’Acaja (tra corso Francia e via Cavalli)

Via Napione

Corso Raffaello (tra corso Massimo d’Azeglio e via Nizza)

Corso Sebastopoli (tra corso Siracusa e via Tripoli)

 

Vigilia di sangue: ragazza uccisa a coltellate dal convivente

carabinieri bloccoUna tragica vigilia di Natale  a Bee, piccolo borgo sulle alture di Verbania poco lontano dal Lago Maggiore, dove una giovane di 29 anni è stata accoltellata a morte in casa dal convivente. L’uomo,  33 anni,  è già stato fermato dai carabinieri. In base a una prima ricostruzione dei fatti, l’omicidio è avvenuto nella notte. Il convivente era prima fuggito fino a Intra, poi ha chiamato i militari confessando il delitto. Pare che l’uomo fosse molto geloso e che la ragazza, da cui ha avuto un bimba pochi anni fa, stesse per lasciarlo.

Juventus, Supercoppa amara a Doha: il Milan vince 5-4

juve milanAi rigori il Milan ha battuto i bianconeri per 5-4 nella finale della Supercoppa italiana, a Doha. Il match era terminato  1-1 al 90′, con i gol di Chiellini al 18′ del primo tempo e il pareggio di Bonaventura al 38′. Nei  tempi supplementari nessuna nuova rete. Dopo i fatali sbagli di Lapadula e Mandzukic,  Donnarumma para il tiro di Dybala. La Juventus è sconfitta per la seconda volta nella Supercoppa a Doha, la prima due anni fa dal Napoli.

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IL TWEET DI ALLEGRI

“Errori e stanchezza ci condannano. Riposiamo per ripartire, la strada è ancora lunga”. Così su Twitter il commento di Massimiliano Allegri.

Progetti formativi per i detenuti del “Lorusso e Cutugno”

CARCERE SBARREMartedì 27 dicembre, dalle 10 alle 13, il Garante regionale dei detenuti, Bruno Mellano, visiterà la Casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, con il presidente della Regione, Sergio Chiamparino e l’assessora ai Diritti civili, Monica Cerutti. L’obiettivo è quello di prendere visione dei progetti formativi, lavorativi e scolastici per il recupero e reinserimento sociale dei detenuti. Nel corso della visita tra le sezioni detentive, i rappresentanti delle Istituzioni regionali, accompagnati dal direttore del carcere, Domenico Minervini e dal comandante degli agenti di Polizia penitenziaria, Alessandro Alberotanza, porteranno anche un saluto e gli auguri agli operatori e alle persone sottoposte a misure restrittive della libertà.

 

Pattinare sul ghiaccio a Torino

pattini ghiaccioIl Comune di Torino, per gli appassionati di sport invernali, nell’elenco che segue, indica alcuni indirizzi utili, con orari e numeri di telefono degli impianti di pattinaggio sul ghiaccio in città e dintorni. E’ consigliabile telefonare prima di recarsi alle piste di pattinaggio in quanto gli orari potrebbero subire variazioni, anche a causa delle condizioni meteo per quanto riguarda gli impianti all’aperto.

    • Palaghiaccio Massari
      Aperto

      Via Massari 114 – Torino
      Tel. 011 2206211
      E-mail: palaghiaccio@centropolisportivomassari.it
      Orari di apertura al pubblico
      Dal martedì al giovedì: 14.30 – 16.30
      Venerdì: 14.30 – 16.30 / 21.30 – 23.30
      Sabato: 15.00 – 17.00 / 17.15 – 19.15 / 21.30 – 23.30
      Domenica: 10.00-12.00 / 15.00-17.00 / 17.15-19.15 / 21.30-23.30
      Tariffe:

      Da martedì a venerdì (pattini inclusi)
      5,00 €
      Venerdì sera, festivi, prefestivi
      5,00 €
      Noleggio pattini
      4,00 €

      Consulta tutte le Tariffe e la tabella degli Orari
      In bus: 10N, 21, 52

    • Palavela
      Aperto
      Via Ventimiglia 145 – Torino
      Tel. 011 6164542
      Cell. 3666006783
      E-mail: info@palavelasrl.com
      Facebook: Palavela
      Orari di apertura al pubblico
      Martedì, giovedì e venerdì: 21.00 – 23.30
      Sabato: 15.00 – 24.00
      Domenica: 10.00 – 12.30 / 15.00 – 19.00
      Tariffe:

      Ingresso
      6,50 €
      Ingresso + pattini
      11,50 €
      Ingresso ridotto (under 12 e over 60)
      5,00 €
      Ingresso ridotto + pattini
      9,00 €
      Ingresso universitari
      5,50 €
      Ingresso universitari + pattini
      9,50 €

      Consulta tutte le Tariffe
      In bus: 34, 45, 74 

    • Palaghiaccio Tazzoli
      Aperto
      Via San Remo 67 – Torino
      Tel. 011 4099916
      Orari di apertura al pubblico
      Sabato: 16.00 – 20.00
      Domenica: 14.30 – 20 
      Tariffe:

      Ingresso
      7,00 €
      Ingresso + pattini
      11,00 €
      Ingresso ridotto (under 16 e over 60)
      4,00 €
      Ingresso ridotto + pattini
      9,00 €

      In bus: 2, 40, 62

  • Pista di pattinaggio piazza Carlo Alberto
    Piazza Carlo Alberto – Torino
    Apertura prevista dal 7 dicembre 2016 al 15 gennaio 2017 
    Orari di apertura a pubblico
    dal lunedì al venerdì: 10.00 – 20.00
    sabato e domenica: 10.00 – 23.00
    Tariffe:

    Ingresso
    5,00 €
    Ingresso + noleggio pattini
    8,00 €

    In bus: 13, 15, 55, 56, Star2

  • Pista di pattinaggio Parco Commerciale Dora
    Aperta
    Via Livorno ang. via Treviso (Ipercoop) – Torino
    Tel. 011 4372757
    E-mail: info@parcocommercialedora.it
    Orari di apertura al pubblico
    dal lunedì al venerdì: 16.00 – 20.00
    sabato e domenica: 11.00 – 13.00 e 14.00 – 20.00
    Variazioni di orari durante la chiusura delle scuole per le festività natalizie.
    Tariffe:

    Ingresso
    gratuito
    Noleggio pattini
    1,50 €

    In bus: 60, 72 e 72b

  • Pista di pattinaggio del Villaggio natalizio di piazza d’Armi
    Aperta dall’1 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017
    Piazza d’Armi – Parco Cavalieri di Vittorio Veneto 
    con entrata da corso IV Novembre, 65 – Torino
    E-mail:contact@ilsognodelnatale.it
    Orari di apertura al pubblico:
    dal lunedì al venerdì: 8.00-14.00 
    riservato e gratuito per il progetto Scuola;
    dal lunedì al giovedì: 14.00 – 22.30
    venerdì: 14.00 – 00.30
    sabato, festivi, prefestivi e nei giorni di vacanza scolastica: 9.30 – 00.30
    domenica: 9.30 – 22.30
    Dal 24 dicembre all’8 gennaio
    tutti i giorni: 9.30 alle 00.30
    Presso la pista è previsto un servizio di noleggio pattini.
    Tariffe:

    Ingresso + pattini
    5,00 €

    In bus: 10, 12, 5, 5/, 17/, 4, 63 e 14

  • Pista di pattinaggio su ghiaccio Gru on Ice
    Aperta 
    Centro commerciale Le Gru – Via Crea 10 – Grugliasco
    Tel. 011 7709657 
    E-mail: info@legru.it
    Orari di apertura al pubblico:
    Dal lunedì al venerdì: 15.00-21.00
    Sabato, domenica, festivi e giorni di vacanza scolastica:
    10.00-21.00
    Tariffe:

    Ingresso per 25 minuti comprensivo di pattini e di 1 € di contributo alla popolazione terremotata della frazione di Sommati di Amatrice
    4,00 €

    In bus: 17, 44, 55, 66, 56

  • Pista di pattinaggio 45° Nord Entertainment Center
    Aprirà il 6 dicembre 2016 fino al 15 febbraio 2017
    Via Postiglione 1 – Moncalieri (To)
    Tel. 011 6811184
    Facebook
    Orari di apertura al pubblico
    dal lunedì al venerdì: 16.00 – 21.00
    sabato, domenica e festiva: 12.00 – 22.00
    Tariffe:

    Ingresso
    gratuito
    Noleggio pattini
    gratuito

    In bus: 60, 72 e 72b

  • Palaghiaccio Torre Pellice
    Aperto 
    Corso Lombardini 15 – Torre Pellice (To)
    Tel. 0121 932479
    E-mail: info@hcvalpellice.it
    Orari di apertura al pubblico
    Venerdì: 21.00 – 23.00 
    Sabato: 15.00 – 17.00 / 21.00 – 23.00 (salvo partite di hockey)
    Domenica: 10.00 – 12.00 / 15.00 – 17.00 (durante le festività gli orari potrebbero subire modifiche)
    Tariffe:

    Ingresso
    5,00 €
    Noleggio pattini
    5,00 €