Il Museo Nazionale del Cinema rimane senza direttore. Successivamente all’annullamento del bando di ricerca per i “dissapori” tra Regione e Comune di Torino, Alberto Barbera, già direttore della Mostra del Cinema di Venezia, al quale era stato proposto di continuare per un altro anno nell’incarico, ha declinato l’offerta di proseguire qualità di Direttore. Il Comitato di Gestione del Museo, valuterà ora con Barbera una possibile consulenza di coordinamento artistico. Il Museo della Mole Antonelliana chiude il 2016 con 690.000 visitatori, l’8% in più rispetto al 2015. Il Comitato ha deciso di affidare temporaneamente a Donata Pesenti Campagnoni, Conservatore Capo del Museo, le deleghe per proseguire le attività.
Secondo il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, che ha inviato una lettera di auguri per il nuovo anno a tutti gli associati, il 2017 “si presenta come un anno complicato, ma interessante e dunque con molte opportunità. Non ci nascondiamo nessuno dei rischi che dovremo affrontare, ma sappiamo che proprio in questi frangenti emergono le doti e le qualità migliori dei nostri imprenditori”. Prosegue il presidente Gallina:”Di sicuro non possiamo accontentarci di quello striminzito 0,8% di crescita del Pil, registrato dal Centro Studi di Confindustria per il 2017″, una cifra troppo vicina alla stagnazione per rispondere alle aspettative della società italiana. E infine una frecciata alla politica italiana: “Il mondo economico non sta ad aspettare le nazioni che segnano il passo perché non dispongono di sistemi politici ed istituzioni preparati”. Ma il presidente di Confindustria Torino guarda comunque con fiducia al piano Industria 4.0 predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico.
L’albero dei desideri continua a far sognare Torino
Nessuna pallina, nessun nastro colorato; niente accessori sfarzosi o luccicanti. Ad addobbare il grande abete, ci pensano i desideri dei torinesi e dei tanti viaggiatori.
Ad ogni Natale che arriva la città di Torino mette in mostra nuove luci, addobbi sempre più belli e colorati e un diverso e gigantesco albero nel centro di Piazza Castello. La città si riempe di strade luminosi, vie scintillanti e case addobbate a festa per l’atteso evento.
E se ogni anno gran parte della città assume un aspetto sempre un po’ diverso rispetto all’anno precedente, c’è una cosa che da qualche tempo non cambia mai: nell’atrio della stazione di Porta Nuova, di fronte all’entrata (finalmente restaurata) di Piazza Carlo Felice, cresce ogni Natale un albero alternativo. Nessuna pallina, nessun nastro colorato; niente accessori sfarzosi o luccicanti. Ad addobbare il grande abete, ci pensano i desideri dei torinesi e dei tanti viaggiatori. Foglietti di carta, cartoncini colorati e numerosi fogli di quaderni, adornano i rami del grosso pino, permettendo così ai tanti passanti di farsi avvolgere dall’atmosfera natalizia. Un albero per sognare, un albero per sperare. Un albero divenuto un luogo di ritrovo dove condividere pensieri, sentimenti, emozioni e aspettative di tutti coloro che a prescindere dall’età, dal colore di pelle e perché no, anche dal credo religioso, hanno ancora voglia di immergersi e di farsi catturare dalla “magia” del Natale.
Una tradizione,quella del grosso pino di Porta Nuova, che può apparire sciocca e superflua ma che ogni Natale continua a stupirci per i molteplici messaggi lasciati tra i suoi rami. Insomma, in un’epoca in cui tutto sembra essere affidato nelle mani di una sempre più evoluta tecnologia, l’albero dei desideri -come è stato ormai denominato- rappresenta forse quella parte più pura e autentica del Natale, distante dal triste consumismo sfrenato e speriamo sempre più lontana dal clima di paura e terrore che purtroppo si è respirato in questi ultimi giorni.
Simona Pili Stella
LA STORIA DI CARLO, UN VOLONTARIO NON VEDENTE

In questi giorni di celebrazioni religiose e di buoni propositi, che sistematicamente vengono turbati da notizie allarmanti di ciò che accade nel mondo, passano inosservate storie nostrane di persone sconosciute ai più.
Carlo Piccato, 64 anni, cuneese, massofisioterapista in pensione, dal 2013 trasferitosi a Torino, è stato per molti anni anche insegnante elementare con una parentesi di tre anni in Africa dove ha lavorato per il Consolato Italiano.
In un viaggio lungo sei mesi in India e in Estremo Oriente è andato alla ricerca di risposte spirituali trovate poi in una religione più recente, Scientology, che pratica dal 1985 quando la retinite pigmentosa – una degenerazione irreversibile della retina – aveva già iniziato a limitare notevolmente la sua vista.
Carlo è cieco ormai da molti anni e la sua storia merita di essere raccontata perché ha a che fare con il potente e profondo desiderio di impegnarsi per gli altri nonostante tutto.
“Vengo continuamente aiutato da persone che non conosco, che non vedo, ma sono intorno a me e voglio fare qualcosa per contraccambiare”.
Mentre si sposta in città anticipando i propri passi con il classico bastone bianco tra Porta Palazzo e le periferie di Torino, attraversando strade e mercati pieni di gente, usando i mezzi pubblici e incontrando persone di ogni nazionalità, regala un libretto che, in Italiano, si intitola La Via della Felicità.
“Anche se è stato scritto da L. Ron Hubbard, fondatore della religione di Scientology – spiega – questo libro non promuove nessuna religione. E’ una guida di semplici norme che possono migliorare la convivenza: per questo mi piace moltissimo divulgarlo, in particolare in una città come Torino dove la buona convivenza, secondo me, sta alla base di tutto.”
Carlo conosce il modo in cui ci si saluta in una trentina di lingue differenti, così, quando qualcuno gli offre il braccio se deve scendere dal tram o attraversare la strada, inizia una piccola conversazione: una volta capita la nazionalità estrae dal suo zaino la versione del libretto tradotto nella lingua dell’interlocutore e lo consegna in omaggio.
Pur non vedendo assolutamente nulla ci riesce e il dettaglio della sua recente attività racconta lo spaccato di un multiculturale microcosmo torinese. Ecco il suo resoconto di fine 2016: oltre a centinaia di copie in Italiano ha dato La Via della Felicità in Cinese, Albanese, Russo, Bengali, Hindi, Rumeno e Filippino; in lingua araba a marocchini, egiziani, tunisini, libanesi, algerini, somali, sudanesi del Nord, siriani, curdi; in Inglese a nigeriani, ghanesi, gambiani, eritrei, etiopi, sudanesi del Sud ed un serbo; in Francese a senegalesi, maliani, ivoriani, congolesi, camerunesi, guineani, togolesi, malgasci, ruandesi e francesi; in Spagnolo a peruviani, ecuadoriani, cubani, dominicani, onduregni, venezuelani, uruguaiani; in Urdu ai pakistani; in Portoghese a brasiliani, portoghesi e bissau-guineani; in Farsi ad iraniani ed afghani e ancora, in Turco, Bulgaro, Macedone, Ciadiano e lingua Ucraina.
18 lingue, 52 nazionalità, oltre 400 persone non italiane. Non indifferente per una persona definita “disabile”.
“In Africa o in Oriente, quando qualcuno provava a salutarmi in Italiano, mi faceva sentire a mio agio. Allo stesso modo mi accorgo che chi riceve questo libretto nella propria lingua è contento e si sente ben accolto, indipendentemente dal fatto che abbia scelto o sia stato obbligato a vivere da noi. E’ un piccolo gesto di reciproca umanità capace di sorprenderci ancora. Voglio continuare a farlo perché sento che possiamo convivere e pian piano trovare l’armonia che tutti cerchiamo.”
Milionesimo visitatore alla Reggia di Venaria
Per la Reggia di Venaria il 2016 è stato un anno da record. La residenza sabauda Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, ha infatti tagliato il traguardo del milione di visitatori. Paola Zini e Mario Turetta, presidente e direttore del Consorzio La Venaria Reale, commentano con soddisfazione che il complesso museale è tra i più visitati in Italia e non aveva mai raggiunto prima un milione di visite nell’arco di un anno. La visitatrice del milionesimo biglietto è Barbara Bacchi, di Mantova. Per lei e il suo accompagnatore, Cristiano Salardi, anche lui di Mantova, in omaggio il biglietto speciale ‘Benessere a corte’, che prevede la visita alla reggia, a Qc Termetorino, e i cataloghi delle mostre in corso.
Dopo l’attentato a Berlino e il passaggio alla stazione di Porta Nuova da parte del terrorista Anis Amri, autore della strage al mercatino natalizio, poi ucciso dai poliziotti nel Milanese, il Capodanno di Torino sarà super-controllato.In piazza San Carlo il
palco del concerto del 31 sera è già stato allestito. Tutta la piazza sarà controllata da ingenti forze di polizia e dalla vigilanza privata. I 5 accessi al
“salotto di Torino” saranno valicabili solo dopo essere passati al vaglio di metal detector portatili. Chiusi con i lucchetti
(nelle foto) tutti i cestini della spazzatura per evitare che vengano nascosti ordigni. L’area di superficie e i parcheggi sotterranei saranno bonificati più volte. Le forze dell’ordine faranno anche uso di unità cinofile. Piazzate anche difese antisfondamento in cemento contro il passaggio di veicoli.
(foto: il Torinese)
Giada Russo alle Universiadi di Almaty
La torinese Giada Russo dell’Ice Club Torino, allenata da Claudia Masoero e Edoardo De Bernardis, rappresenterà l’Italia nel pattinaggio singolo femminile alle Universiadi che si svolgeranno ad Almaty, in Kazakistan dal 31 gennaio al 5 febbraio 2017. “Quando ho ricevuto la convocazione – ha dichiarato l’atleta torinese – sono stata molto felice. Speravo di essere scelta per partecipare alle Universiadi e ho atteso con ansia le decisioni della Federazione”.
“Ho vissuto esperienze bellissime in queste ultime stagioni – ha proseguito la pattinatrice – ho conquistato per due volte consecutive il titolo italiano e quest’anno sono nuovamente salita sul podio al Campionati italiani di Egna. Amo pattinare e questo sport mi sta ripagando, consentendomi di vivere esperienze uniche e di condividerle con altri ragazzi”. “Rappresentare l’Italia ad Almaty è la realizzazione di un sogno – ha concluso Giada Russo – ma anche una grande responsabilità. Prima di me sono stati tanti gli atleti italiani che hanno preso parte a questo appuntamento, penso a Valentina Marchei, a Paolo Bacchini, a Nicole Della Monica e Matteo Guarise, a Charlène Guignard e Marco Fabbri, per citarne alcuni. Ce la metterò tutta per essere all’altezza, con la consapevolezza che dovrò affrontare pattinatrici di livello internazionale”.
Barbara Castellaro
Ufficio stampa Ice Club Torino Asd
www.iceclubtorino.it
Oggi al Cinema
Le trame dei film nelle sale di Torino
A cura di Elio Rabbione
Alps – Drammatico. Regia di Yorgos Lanthimos, con Ariane Labed, Aggeliki Papoulia, Johnny Vekris e Aris Servetalis. Un’infermiera, un paramedico, una ginnasta e il suo allenatore hanno creato un servizio a pagamento, che consiste nel sostituirsi a persone morte su commissione dei parenti, degli amici o dei colleghi del deceduto, in uno strano rapporto che cancella il sentimento di calore umano e quasi raggiunge la più esplicita freddezza. La società si chiama Alps, il paramedico che ne è il capo si fa chiamare Mont Blanc. Anche se i membri di Alps operano sotto un regime di ferrea disciplina imposto dal capo, qualcuno all’interno pensa di ribellarsi. Dal regista greco di “The Lobster”, applaudito a Cannes e oggi in corsa ai Golden Globe per il miglior film straniero. Durata 93 minuti. (Classico)
Amore e inganni – Commedia. Regia di Whit Stillman, con Kate Beckinsale e Xavier Samuel. Tratto da”Lady Susan” di Jane Austen. La storia di una scaltra vedova che, nel desiderio di venire a conoscenza di certi pettegolezzi che giorno dopo giorno prendono a circolare nell’alta società, si reca a Churchill, in una elegante tenuta proprietà della famiglia del marito. Soggiorno che sarà pure occasione per assicurarsi un buon nuovo consorte e un altrettanto buon partito che faccia la felicità della figlia. Ospiti della casa, tra gli altri invitati, saranno due gentiluomini forse adatti alle aspettative di milady. Durata 94 minuti. (Romano sala 3)
Aquarius – Drammatico. Regia di Kleber Mendonça Filho, con Sonia Braga. Una lunga storia (suddivisa in tre capitoli), dove nella Recife degli anni Ottanta, Clara vive in una casa sul mare, accudisce ai suoi capelli cortissimi frutto di una chemio che l’ha salvata da un tumore al seno, festeggia il compleanno della vecchia zia Lucia, donna del tutto libera e vittima con il carcere della dittatura. In un tempo più vicino a noi, con i suoi lunghi capelli, vive nella casa sul mare che un’impresa immobiliare vorrebbe acquistare e demolire per costruire al suo posto l’ennesimo grattacielo. Tutti gli inquilini hanno già accettato, solo Clara resiste. In quelle stanze vivono ancora i suoi ricordi, i suoi libri, la sua musica, il profumo di antichi amori. Tutti insistono perché acconsenta, anche i figli, ma lei resiste con ogni forza. Durata 140 minuti. (Nazionale sala 2)
Captain Fantastic – Commedia drammatica. Regia di Matt Ross, con Viggo Mortensen. La famiglia Cash è composta da padre, madre e sei figli che hanno avuto un’educazione “libera”, tra le foreste del nord America, lontano da consumismi e conformismi imperanti in ogni altrove civilizzato. Radiata ogni tecnologia “non utile”, i rampolli si affidano allo sviluppo della mente e del corpo, ad una cultura che spazia liberamente dal classico al più futuribile, dalla costituzione americana ad un linguaggio estremamente ricco: se non si celebrerà il Natale insopportabilmente consumistico, si potrà sempre celebrare il compleanno di Noam Chomsky. Una sorta di ideale paradiso che una tragedia potrebbe definitivamente cambiare. Durata 118 minuti. (Eliseo blu, Massimo 2)
Il cittadino illustre – Commedia. Regia di Gaston Duprat e Mariano Cohn, con Oscar Martinez. Daniel Mantovani è uno scrittore, vincitore del Nobel, in piena crisi creativa. Da Barcellona, dove da anni si è stabilito, accettando l’invito che i cittadini di Salas dove lui è nato e cresciuto gli hanno inviato, si reca in Argentina. L’accoglienza è entusiasmante, è anche l’occasione per rivedere il primo amore, tutto sembra trascorrere all’insegna della felicità: poi, poco a poco, prende piede il malumore come pure una strisciante violenza, rinfacciando tutti i cittadini di Sala i peccati giovanili, le aspre critiche che lo scrittore ha rivolto al proprio paese. Coppa Volpi veneziana al protagonista. Durata 118 minuti. (Classico)
È solo la fine del mondo – Drammatico. Regia di Xavier Dolan, con Marion Cotillard, Nathalie Baye, Gaspard Ulliel, Vincent Cassel e Lea Seydoux. Trasposizione cinematografica del testo (per molti versi autobiografico) di Jean-Luc Lagarce messo in scena da noi al Piccolo di Milano. Louis, autore teatrale di successo, fa il suo ritorno in famiglia per annunciare la sua morte imminente. La madre, il fratello violento, la cognata fragile e sottomessa, la sorella sono lì a riceverlo. Ma le atmosfere di nevrosi, di risentimenti, di insinuanti invidie, che il giovane aveva abbandonato anni prima, ritornano in tutto eguali. Film irritante, importante, antinatalizio, sezionato nelle azioni, nei sentimenti, negli sguardi e nei piccoli gesti sino all’inverosimile, assolutamente da vedere. Gran Premio della Giuria a Cannes. Durata 95 minuti. (Nazionale sala 1)
Florence – Commedia. Regia di Stephen Frears, con Meryl Streep e Hugh Grant. Nella New York anni Quaranta, la storia vera di Florence Foster Jenkins, del suo appartenere all’altoborghesia americana, delle sue ricchezze, della sua passione per il bel canto. Ma la signora era alquanto stonata: tuttavia gli amici fidati presenziavano ai suoi concerti in stato di estasi, i critici venivano zittiti dal marito-manager. L’apoteosi avvenne al Carnagie Hall, con un pubblico in visibilio. Sguardo del cinema hollywoodiano su un personaggio toccato con grazia e humour da quello francese, con “Marguerite”, nella scorsa stagione. Dal regista di “Philomena” e “The Queen”. Altra nomination per la Streep? Possibili riconoscimenti per un Grant in stato di grazia, capacissimo di tener testa con grande bravura alla diva di tanto calibro? Durata 111 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana e Ombrerosse, F.lli Marx sala Groucho, Greenwich sala 1, The Space, Uci)
Fuga da Reuma Park – Commedia. Regia di Morgan Bertacca, con Aldo, Giovanni e Giacomo e Silvana Fallisi. La fuga dei tre comici novantenni, la notte di Natale, dalla casa di riposo dove sono stati abbandonati e dalle grinfie dell’infermiera bionda e giunonica che li sorveglia. Abbandonati dai figli, magari in sedia a rotelle e con flebo, magari con una memoria che comincia a fare un po’ di ruggine, non hanno nulla da perdere: perché non salire su una barca, imboccare i Navigli milanesi e andarsene giù già fino a Rio de Janeiro? Durata 90 minuti. (Reposi, The Space, Uci)
Il GGG – Il Grande Gigante Gentile – Fantasy. Regia di Steven Spielberg, con Mark Rylance e Ruby Barnhill. Ultimo script della creatrice di “E.T.”, Melissa Mathison, scomparsa lo scorso anno all’età di 65 anni, tratto dal romanzo di Roald Dahl (autore ancora tra l’altro della “Fabbrica di cioccolato”), è la storia della piccola Sofia rapita in una notturna Londra dall’orfanotrofio in cui è cresciuta e della sua amicizia con il gigante (ma non troppo) buono – interpretato da Rylance, premio Oscar per “Il ponte delle spie” – che presto lei aiuterà nel proprio lavoro, ovvero catturare i sogni positivi e belli per trasmetterli ai bambini mentre dormono. Durata 117 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Lion – La strada verso casa – Drammatico. Regia di Garth Davis, con Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman. Il piccolo Saroo, disubbidendo alla madre e cercando di seguire il fratello più grande, si addormenta su di un treno, nel buio della notte, e si ritrova a Calcutta, solo e incapace di spiegare da dove venga e quel che gli è successo. L’adozione da parte di una coppia australiana gli risparmia l’orfanotrofio: ma una volta arrivati i venticinque anni, il desiderio di rintracciare la sua vera famiglia lo condurrà ad una lunga ricerca. Tratto da una storia vera. Durata 120 minuti. (Centrale V.O., Eliseo rosso, F.lli Marx sala Harpo, Romano sala 2, The Space, Uci)
Il medico di campagna – Commedia. Regia di Thomas Lilli, con François Cluzet e Marianne Denicourt. Jean Pierre ha dedicato tutta la vita alla sua professione, senza risparmiarsi. Quando gli viene diagnosticato un tumore al cervello, si rende conto che un mondo sta per finire, con i sacrifici, con la passione, con gli amici; e non sarà facile per lui accettare appieno la vicinanza e le interferenze di una giovane collega che non ha davvero l’intenzioni di mettersi da parte. Durata 102 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Massimo sala 3)
Miss Peregrine – La casa dei bambini speciali – Fantasy. Regia di Tim Burton, con Eva Green, Asa Butterfield, Samuel Jackson, Rupert Everett, Judy Dench, Terence Stamp. Il giovane Jacob, alla morte del nonno, scopre che quelle storie che aveva sempre sentito raccontare, sono vere: esiste veramente in una piccola isola lontana, nel Galles, un gruppo di bambini orfani, dal talento speciale di cui forze malvagie vorrebbero impadronirsi, che vivono nella casa della misteriosa Miss Peregrine. Jacob farà di tutto per proteggere quei bambini e sottrarli ai loro nemici. Tratto dal romanzo omonimo di Ransom Riggs, ancora l’universo fantastici del regista di “Edward mani di forbici”, “Big Fish” e Alice in Wonderland”. Durata 127 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)
Natale a Londra – Dio salvi la Regina – Commedia. Regia di Volfango De Biasi, con Lillo e Greg, Nino Frassica, Paolo Ruffini. Due fratelli pasticcioni nella capitale inglese con l’idea del colpo del secolo: rapire i cani della Regina e chiederne il riscatto. Al loro fianco un ristoratore che continua a portarsi la Sicilia nel cuore, una chef stellata più che apprezzabile, il suo sotto chef toscanaccio indomito, sullo sfondo la Brexit. Durata 89 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)
Non c’è più religione – Commedia. Regia di Luca Miniero, con Alessandro Gassman, Claudio Bisio e Angela Finocchiaro. Ovvero non è più (infelicemente) tempo di presepi, quelli per intenderci cui papà e mamma ci hanno abituati parecchi anni fa. Oggi al posto del bue c’è il lama, la Madonna è buddista, il Bambino musulmano. Il mondo cambia, è già cambiato. Poi c’è il sindaco Bisio, l’italiano Gassman convertito per amore all’Islam, la monaca Finocchiaro attaccata come l’edera alle vecchie tradizioni. Il tutto su un’isoletta persa nel mare del sud Italia. Dal regista, premiatissimo al botteghino, di “Benvenuti al Sud” e “Benvenuti al Nord”. Riuscirà a ripetere, con i temi “difficili” di integrazione, amicizia, volemose bbbene?Durata 91 minuti. (Reposi, Uci)
Oceania – Animazione. Regia di John Musker e Ron Clements. Coraggiosa, femminista che la metà basta, non certo alla ricerca del principe azzurro, la principessa Vaiana sogna di poter andare ben oltre la barriera corallina per avventurarsi nell’oceano. La sua prima sfida è salvare il suo popolo dalle malefatte del vanitosissime semidio Maui che per avere un giorno rubato il cuore di una dea rischia ora di portare quel paradiso terrestre all’aridità. Ma l’eroina è pronta combattere e a vincere. Durata 127 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci anche 3D)
Passengers – Fantascienza. Regia di Morten Tyldum, con Jennifer Lawrence e Chris Pratt. La nave spaziale “Avalon” sta viaggiando, un lunghissimo viaggio, verso una colonia lontana, a bordo cinquemila ospiti. Addormentati, programmati a risvegliarsi 120 anni dopo. 90 anni prima dell’arrivo, due di loro, Aurora e Jim, lei una giornalista newyorkese alla ricerca di un nuovo spunto per il suo prossimo romanzo, lui ingegnere meccanico di Denver, per un guasto si risvegliano, unici e soli, si innamorano. Non soltanto avventure solitarie e no nello spazio senza confini, anche inquietudini filosofiche e quesiti morali, imposizioni e libertà, il desiderio di stare con qualcuno o il suo rifiuto, l’amore e il tempo, l’azzeramento dei tanti progetti e la noia, la realtà quotidiana e la sua cancellazione, in un viaggio pericoloso e senza prospettive. Durata 116 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci anche in 3D)
Paterson – Commedia drammatica. Regia di Jim Jarmusch, con Adam Driver e Golshifteh Farahani. Un film intimista, sulla poesia e su chi la coltiva. Ambientato a Paterson, piccola cittadina del New Jersey; ma anche un poema dello scrittore William Carlos Williams s’intitola “Paterson” e ancora Paterson è il nome del protagonista, un gentile, sognatore conducente di autobus, legatissimo alla giovane moglie, artista, con una chitarra in mano e il desiderio di un qualche successo, abitudini e routine precise al cronometro, che nelle pause del lavoro butta giù poesie, raccogliendo immagini sulle cose semplici, di normale quotidianità. Emozioni allo stato puro da un poeta della cinepresa. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 3, Massimo sala 1)
Poveri ma ricchi – Commedia. Regia di Fausto Brizzi, con Christian De Sica, Enrico Brignano, Anna Mazzamauro e Lucia Ocone. La famiglia Tucci, ovvero mozzarellari doc e volgari quel tanto che basta, capofamiglia con consorte e un paio di figli, un cognato nullafacente nel dna, la nonna che è innamorata persa di Al Bano. Una vincita da 100 milioni di euro li spingerà a trasformarsi nei nuovi ricchi con annesso desiderio di seguirne le orme: ma presto si accorgeranno che i nuovi ricchi non significano rubinetteria d’oro o chili di gioielli o ristoranti e alberghi senza risparmio di stelle. Durata 97 minuti. (Massaua, Greenwich sala 3, Ideal, Reposi, The Space, Uci)
Rogue One: A Star Wars Story – Fantascienza. Regia di Gareth Edwards, con Diego Luna, Forest Whitaker, Mads Mikkelsen e Felicity Jones. Un gruppo di eroi in missione per sottrarre i piani della più potente arma di distruzione di massa mai ideata dall’Impero Galattico, la Morte Nera. Primo film della serie “Star Wars Anthology”, una collezione di film a se stanti ambientati nell’universo di “Guerre stellari”. Durata 143 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)
Snowden – Biografico. Regia di Oliver Stone, con Joseph Gordon-Levitt, Melissa Leo, Zachary Quinto e Tom Wilkinson. In una stanza d’albergo di Hong Kong, Snowden sta con un paio di giornalisti e una documentarista in attesa di poter rendere pubbliche le rivelazioni riguardanti i dati trafugati alla Agenzia Nazionale per la Sicurezza al fine di smascherare il sistema di intercettazioni che coinvolge il mondo intero. Come sottoracconto, Stone torna agli anni giovanili del protagonista, in un ampio flashback, dalla richiesta di arruolamento nelle forze speciali al percorso che attraversa Cia e Nsa, alle missioni in Giappone e alle Hawaii, alla condanna come spia e traditore del proprio paese: ma anche con un suo largo seguito di simpatizzanti, che vedono in lui un paladino delle libertà. Durata 134 minuti. (Lux sala 1)
Sully – Drammatico. Regia di Clint Eastwood, con Tom Hanks, Aaron Eckart e Laura Linney. Ovvero la storia dell’eroe Sullenberger, che il 15 gennaio 2009 portò in salvo, alla guida del suo aereo, 155 passeggeri, facendolo ammarare nelle acque del fiume Hudson. Un’opera raccontata da Eastwood con una lucidità davvero geniale, essenziale, precisa nella descrizione dei fatti e dei sentimenti contrastanti del protagonista, un Tom Hanks partecipe e immedesimato come raramente lo ricordiamo, la sua sicurezza e la sua battaglia contro chi lo riderebbe un incompetente, lo sguardo sui giudici e la replica a quelle simulazioni di volo che, nel processo cui fu sottoposto Sully con il suo copilota, non tenevano assolutamente conto del fattore umano, di una decisione che andava presa nel giro di una manciata di minuti: ad ogni inquadratura facendo partecipare lo spettatore, ad ogni attimo della vicenda – le notti nella stanza d’albergo, le telefonate a casa alla moglie, i dubbi, i timori, la felicità tutta chiusa dentro nell’apprendere che tutti quei passeggeri sono sani e salvi, nessuno escluso – che pur ha, a quasi otto anni dal suo sviluppo, un esito conosciuto. Durata 95 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho, Romano sala 1)
A Torino la prima mostra europea di Ted Larsen
Una personale alla “Privateview Gallery”, fino al 31 gennaio
Un colpaccio mica da ridere quello messo a segno da Silvia Borella e Mauro Piredda, giovani e talentuosi galleristi torinesi, con l’ospitata nella loro “Privateview Gallery”, aperta da pochi mesi in piena San Salvario a Torino, del “Solo Show” di Ted Larsen che sotto la Mole in prima europea presenta, a cura di Paola Stroppiana, 24 opere “site specific” realizzate appositamente per l’evento subalpino.
Nato nel 1964 a South Haven, nel Michigan, da diversi anni Larsen, sicuramente oggi fra gli esponenti più affermati del nuovo Minimalismo americano, vive e lavora a Santa Fe (New Mexico), tradizionalmente luogo cult per la comunità artistica statunitense. Sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private, nonché in diverse istituzioni museali, fra cui il “New Mexico Museum of Art” di Santa Fe e l’ “Edward F. Albee Foundation” di New York. Pittura scultorea o scultura pittorica: sulle asettiche pareti in candido cartongesso della Galleria di via Goito, i lavori di Ted Larsen ben documentano le origini culturali di un discorso estetico profondamente colto e meditato, che nasce da una geniale manualità, “applicata a materiali di recupero in equilibrio fra pittura, ready-made e scultura astratta”, per tradursi in modo “giocoso” ma
estremamente equilibrato nei suoi effetti di rigorosa definizione materica, in oggetti unici e irripetibili. Lavori sui quali è consigliabile (meglio, d’obbligo) non disquisire oltre il “quello che vedi è quello che vedi”, per dirla con Frank Stella, fra i teorici di quell’ “oggettivazione” delle opere che è prerogativa di fondo del linguaggio minimale. E proprio a Stella, ma anche a Donald Judd (e alla sua risposta attraverso la “tridimensionalità della superficie pittorica” al “soggettivismo” dell’Informale e dell’Espressionismo Astratto) così come a John McCracken (cui il Castello di Rivoli ha dedicato una personale nel 2011), Ted Larsen guarda con occhio attento, ma sempre in termini di originale e creativa operatività. Artista di formazione accademica e profondo conoscitore della storia dell’arte, in lui sono innegabili i rimandi, attraverso
l’ormai acquisita e principale dimensione minimalista, al Modernismo così come alle più complesse avventure delle prime avanguardie dell’arte astratta o concettuale e perfino cubista. A fare la differenza, per l’artista di Santa Fe, è sempre l’intervento manuale, quel lavoro “di bottega” brillante e puntiglioso e geniale, che va “dalla sgrossatura di pezzi di lamiera di più grandi dimensioni recuperate direttamente dai depositi di rottami e lavorate in studio, alla costruzione dei singoli elementi che compongono le sculture, realizzate in legno di compensato, assemblate con silicone e ricoperte in ultimo con le lamine recuperate”. Libere di documentare, a seconda del materiale trattato, di tutto un po’: dal reperto d’auto Anni Cinquanta ai più eterogenei complementi d’arredo in formica agli american diner o altro, fino ai rivestimenti di frigoriferi d’antan e agli oggetti più strani e svariati che possano venirci in mente. Fantasia e realtà senza limiti. Su questo “gioca” la creatività
dell’artista, attraverso un pluralismo di forme su cui molto incidono anche gli spazi bianchi delle pareti che diventano “magico infinito” e i chiaroscuri prodotti dalle ombre che si fanno opera esse stesse: linee curve, angoli improvvisi, altre linee a contrasto; volumi che abbondano raddoppiano e si ripetono, accanto ad altri che s’appiattiscono fino al puro geometrismo di elementi metallici modulari (esemplare l’imponente“Lined Out Installation”) o si collocano in uno snello sviluppo orizzontale, come nel caso del Lègeriano “Awfully Good”. Personalissimo anche l’uso del colore, con “accostamenti di palette color pastello, spesso recanti i segni delle ‘vite’ passate”, in opere che sono “patchwork giocosi” concepiti per “restituire bellezza a un mondo di consumismo e di rifiuti”. Dove anche i titoli (“Hard Curve”, “Voodoo Science o “True Fiction”) nascono come ironici ossimori per scaraventarci in labirinti interpretativi senza via d’uscita. Esattamente ciò che Larsen vuole.
Gianni Milani
Ted Larsen: “Solo Show”
“Privateview Gallery”, via Goito 16, Torino
Fino al 31 gennaio
Orari: dal mart. al sab. ore 15-19; www.privateviewgallery.com – info@privateviewgallery.com
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Nelle immagini, dall’alto:
Ted Larsen e le sue opere “Lined Out Installation”, “Awfully Good”, “Active Retirement”, “True Fiction”
Cento bandierine del Salone Internazionale del Libro di Torino, edizione del trentennale, svetteranno nei prossimi mesi sulle cime delle Alpi piemontesi. A portarle, e a immortalarle in foto e sui social, saranno gli escursionisti della Rete del Buon Cammino, che hanno ideato e proposto al Salone l’iniziativa.
A consegnare simbolicamente le bandierine, giovedì 29 dicembre 2016, è stato il Presidente della Giunta Regionale del Piemonte, Sergio Chiamparino, anch’egli noto appassionato di montagna e di escursionismo. Con lui il Presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, Mario Montalcini. A riceverle sono stati il presidente della Rete, Ermanno Bressy; Giulio Beuchod, co-fondatore e attuale presidente delle Guide Alpine del Piemonte; Daniele Landra, presidente dell’Associazione Percorsi Occitani.
La Rete del Buon Cammino (compagniadelbuoncammino.it) è un’associazione amatoriale di escursionisti e amanti della montagna, nata in Val Maira nel 1986 e attiva nell’organizzazione di escursioni, trekking e ascensioni sulle montagne e nelle valli piemontesi. Le iscrizioni sono aperte a tutti: la sua attività spazia dallo sci e sci alpinismo al canyoning, mountain bike, vie ferrate e itinerari escursionistici di ampio respiro, comprese uscite invernali con racchette da neve.
Il presidente della Rete Ermanno Bressy spiega l’iniziativa: «Ci è sembrato un modo simpatico di sostenere il Salone, patrimonio di Torino e di tutto il Piemonte, portandone il simbolo in luoghi magari poco usuali, che però esprimono pienamente il nostro spirito e il piacere di stare insieme che ci unisce. Le bandiere, dopo essere state fotografate in vetta, saranno immediatamente riportate con noi e donate ai ristoranti e rifugi dove abitualmente concludiamo in modo conviviale ogni escursione, e dove resteranno quale testimoni del Salone».
La prima occasione che vedrà sventolare la bandiera del Salone sarà domenica 15 gennaio 2017 per la prima gita sociale dell’anno a Clavesana, in Langa. Seguiranno numerose uscite, anche impegnative come la traversata invernale con sci e racchette da neve dalla Valle Po alla Valle Gesso. La bandiera del Salone farà mostra di sé in ognuno degli oltre venti posti-tappa che costellano i 170 km di sentieri delPercorso della Valle Maira, gestito dall’Associazione Percorsi Occitani. Arriverà fino ai 2.000 metri del Rifugio transfrontaliero del Colle della Maddalena, gestito dalla Rete e dagli omologhi colleghi francesi, dove verrà anche offerta la possibilità di acquistare i biglietti del 30° Salone.
E a maggio, gli escursionisti della Rete parteciperanno al Salone, dove pianteranno simbolicamente la bandiera sulla «vetta» del Lingotto e presenteranno nel programma le loro attività.