redazione il torinese

“Colti”, il patto delle librerie torinesi indipendenti per fronteggiare i colossi del libro

Un’agguerrita falange in azione al XXX° Salone del libro. 25 anime diverse che hanno lavorato insieme; ognuna portando un pezzo di sé e le sue proposte scandite in più aree tematiche

 

L’unione fa la forza. E la “Piazza dei lettori” nel padiglione 3 del Salone del libro ne è la prova. Per la prima volta la kermesse coinvolge le librerie indipendenti del capoluogo subalpino, che si alleano, gestiscono un loro spazio e sono un’interessantissima new entry. 25 librai in schieramento compatto su 850 metri quadrati, intorno a una suggestiva torre di libri altamente simbolica. Anche grazie a questa sinergia è nato da pochissimo “Colti”, il Consorzio delle librerie torinesi indipendenti: primo nel panorama italiano, che sul versante della lettura non brilla certo per grandi   numeri.Dunque un pool di librai che uniscono le forze, serrano i ranghi e scendono in campo per fronteggiare la concorrenza delle librerie online, come Amazon, e dei grandi colossi editoriali con le loro mega catene di punti vendita, tessere e sconti vari.

 

Un’agguerrita falange in azione al XXX° Salone del libro. 25 anime diverse che hanno lavorato insieme; ognuna portando un pezzo di sé e le sue proposte scandite in più aree tematiche. Così, girando intorno alla torre, scoprirete le sezioni “Immagini” con imperdibili libri fotografici; “Parole” dedicata alla narrativa; “Azione” e “Orientamento” che dispiegano testi di saggistica. E all’interno di ogni settore, migliaia di testi da non perdere; anche quelli meno recenti che, se vi erano sfuggiti, ora vale davvero la pena di avere e leggere.Non è un caso che questa iniziativa sia venuta alla luce proprio a Torino che, con il Salone, per 5 giorni all’anno si trasforma nella più grande libreria italiana del mondo. A maggior ragione in questa travagliata edizione con tanto di sfida milanese. Davvero un’ottima mossa quella di avere fortemente voluto la presenza dei librai indipendenti.

 

Un’area enorme fatta di piccole realtà, di librai che hanno saputo mantenere un rapporto strettissimo con i lettori. Quelli che durante tutto l’anno li accolgono in botteghe che sono piccole chicche di cultura e bellezza, li consigliano aprendogli nuovi mondi, e con loro intrattengono spesso rapporti di fedele amicizia, galeotta la passione della lettura. Perché in una libreria a misura d’uomo il lettore non si sente mai un’acquirente qualunque, ma “persona” coccolata e guidata. La Piazza dei lettori del Salone è l’emblema di tutto questo.

 

Laura Goria

Lions con Appendino e Cerutti a Librolandia

DONNE SOTTO I RIFLETTORI AL SALONE DEL LIBRO LANCIANO LA SFIDA PER I PROSSIMI CENTO ANNI

“Da sole invisibili, insieme invincibili”. Un motto che sintetizza le conclusioni del convegno che si è svolto oggi, nell’ambito della trentesima edizione del Salone internazionale del Libro di Torino. Organizzato dal Lions Club International, l’appuntamento ha visto alternarsi, sul palcoscenico della Sala Argento allestita nel padiglione 3 del Lingotto, personalità di spicco nel panorama politico, amministrativo e umano piemontese: la sindaca di Torino Chiara Appendino, l’assessora regionale a Cultura e Turismo Antonella Parigi, l’assessora regionale a Politiche giovanili, Diritto allo studio universitario, Cooperazione internazionale, Pari opportunità, Diritti civili e immigrazione Monica Cerutti, la presidente della Consulta femminile regionale Cinzia Pecchio, l’avvocato Maria Rita Mottola. A condurre i lavori Gabriella Gastaldi, Governatore del Distretto Lions 108 Ia1, che comprende circa 2.400 soci di 73 Club del Piemonte e della Valle d’Aosta.

“Il Salone del Libro è giunto quest’anno alla trentesima edizione, e proprio quest’anno ricorrono i trent’anni dall’ingresso delle donne nel Lions Club International, la più grande associazione di servizio del mondo”, ha detto Gastaldi, aprendo il convegno. Un anniversario importante, che cade proprio nell’anno del centenario del Lions Club, fondato il 7 giugno del 1017. Un rapido passaggio sulla storia dell’apertura del sodalizio alle donne e al notevole contributo da loro apportato, poi il tema del dibattito: “Donne, la sfida per i prossimi cento anni. Impegno per la parità o parità per l’impegno”.

“Quello della parità – ha detto Antonella Parigi – è un discorso complesso, conquiste ne sono state fatte tantissime, ma dove c’è il vero potere c’è ancora molto da fare. Non è solo un problema di diritti, ma anche un problema nostro: quello di imparare a stare in prima linea sfidando paure e reticenze”. Monica Cerutti ha affrontato il tema della disparità salariale tra uomini e donne. “La maternità viene considerata come un peso, mentre invece è un valore. Ed è su questo terreno che bisogna muoversi, a partire dalle scuole. Parità non vuol dire annullare le differenze, ma valorizzare ed esaltare le diversità”, ha precisato, ribadendo la sua piena adesione e il sostegno delle istituzioni ai progetti avviati dai Lions sulla medicina di genere. Chiara Appendino si è soffermata sulle difficoltà di conciliare lavoro, famiglia e le varie responsabilità. “Problemi che si possono superare solo con la condivisione. Proprio per questo abbiamo aderito ai progetti Lions di aiuto alle fasce più deboli della popolazione”. Da Cinzia Pecchio l’esortazione “a mettersi in gioco e fare squadra, perché insieme i problemi si superano”. Maria Rita Mottola insistito sulla necessità di fare tutto il possibile per realizzare l’utopia dei Lions: realizzare un mondo migliore.

“Le sfide sono tante, tutte da raccogliere, e noi ci siamo: noi Lions vogliamo intercettare i bisogni e aiutare a risolverli”, ha concluso Gabriella Gastaldi, ricordando che il motto dei Lions è “Noi serviamo”, al quale segue lo slogan “Dove c’è bisogno, lì c’è un Lions”.

 

Mauthausen-Gusen: studenti nella “fortezza di pietra” per non dimenticare la storia

Cinquanta studenti – 29 ragazze e 21 ragazzi -, accompagnati dallo storico Gigi Garelli, dell’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea “Dante Livio Bianco” di Cuneo e da 10 docenti in rappresentanza di otto istituti superiori delle province di Asti, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli hanno partecipato, dal 19 al 21 maggio al viaggio studio al campo di concentramento di Mauthausen e al Memoriale di Gusen, in alta AustriaIl viaggio – secondo e penultimo degli appuntamenti finali della 36° edizione del progetto di Storia Contemporanea, promosso dal Consiglio regionale del Piemonte – tramite il proprio Comitato Resistenza e Costituzione –  in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale.

Mauthausen,simbolo dei lager nazisti

Mauthausen rappresenta nell’immaginario collettivo uno deisimboli dei lager nazisti, insieme ad Auschwitz. Il Konzentrationslager (ossia “campo di concentramento”) di Mauthausen, dall’estate del 1940, venne denominato anche Mauthausen-Gusen, nome rimasto tristemente e indelebilmente impresso nella memoria della deportazione. In cima alle verdi colline austriache dell’Oberdonau, a circa 20 chilometri ad est di Linz, quello di Mauthausen era lo Stamm Lager, ovvero il “campo madre” di un gruppo di una quarantina di strutture concentrazionarie, di diverse dimensioni. Di fatto queste erano i satelliti del Lager maggiore, sparsi in buona parte dell’Austria. La sua istituzione risale all’8 agosto 1938, alcuni mesi dopo l’annessione (l’Anschluss) dell’Austria al Terzo Reich della Germania nazista, mentre la sua liberazione, per opera delle truppe alleate dell’11ª Divisione corazzata statunitense, avvenne il 5 maggio 1945. Edificata con il granito della sottostante cava, l’incombente fortezza di pietra ricorda nel suo profilo architettonico uno stile orientaleggiante, tanto che i prigionieri ne ribattezzarono la porta d’accesso principale con il nome di “porta mongola”.

Campo di lavoro e prigionia durante la “grande guerra”

A Mauthausen, già durante la Prima guerra mondiale, l’Impero Austro-ungarico aveva individuato un luogo di internamento e prigionia per quei militari degli eserciti nemici catturati durante i combattimenti sul fronte orientale e meridionale. Anche allora i prigionieri venivano obbligati al lavoro nella cava di granito, utilizzato per la pavimentazione delle strade. Tra il 1914 e il 1918 vi confluirono circa 40mila persone, perlopiù di origine russa, serba e italiana. Di esse almeno novemila vi perirono, tra cui 1.759 nostri connazionali, a causa della fame e degli stenti, anche se il campo di prigionia di allora nulla aveva a che fare con quello che vent’anni dopo venne istituito dai nazisti.

Gli oppositori rinchiusi nella “fortezza di pietra”

La quasi totalità di quanti vennero  rinchiusi a Mauthausen tra il 1938 e il 1945 lo fu per ragioni politiche o razziali: la parte restante era costituita da delinquenti comuni, i cosiddetti “asociali” e gli appartenenti ai popoli zingari. Complessivamente i prigionieri furono circa 200mila di cui 50mila polacchi, 40mila sovietici, 40mila ebrei (perlopiù ungheresi e polacchi), 6.781 italiani e 127 donne.Tra l’agosto 1938 e il luglio 1945 (calcolando anche chi perse la vita dopo la liberazione a causa degli stenti patiti) le morti furono 100mila, praticamente la metà di quanti furono internati tar quelle mura. Un numero pazzesco, al quale vanno aggiunti quanti furono sterminati con il gas, nel vicino castello di Harteim e nella camera a gas del lager, dove veniva usato il mortale Zyklon B a base di acido cianidrico (o acido prussico). Altri ancora furono uccisi con il ricorso aiGaswagen, veicoli sigillati dove i malcapitati erano soffocati dai gas provenienti dai tubi di scappamento.

La cava e i 186 gradini della “scala della morte”

L’orario di lavoro nel lager era di undici ore.La razione di cibo quotidiana non superava le 1.500 calorie (ma spesso era inferiore), corrispondente a meno della metà di quella necessaria. Le conseguenze erano la fame cronica e la malnutrizione, le malattie e, da ultimo, la morte. Nei primi di anni la durata media della vita degli internati raggiungere i quindici mesi poi, con il passare del tempo, diminuì a sei e, nei periodi più duri e drammatici, a tre. La “scala della morte”collegava  con la sottostante cava per l’estrazione del granito.Lungo i centottantasei gradini di questa scala scavata nella roccia della collina,  i deportati erano costretti a salire e scendere più volte al giorno, portando a spalla sacchi pieni di massi. Chi cadeva esausto, travolgeva i compagni di sventura con un terribile effetto-domino. Oppure i prigionieri venivano allineati lungo il bordo del precipizio, definito con nero sarcasmo dalle SS come il “muro dei paracadutisti”, costretti a scegliere se ricevere un colpo di pistola o gettare nel vuoto il compagno al proprio fianco. “La cava era là, con i suoi 186 gradini irregolari, sassosi, scivolosi. Gli attuali visitatori della cava di Mauthausen non possono rendersi conto, poiché in seguito i gradini sono stati rifatti – veri scalini cementati, piatti e regolari – mentre allora erano semplicemente tagliati col piccone nell’argilla e nella roccia, tenuti da tondelli di legno, ineguali in altezza e larghezza”. Così scrisse nel 1974 il giornalista francese Christian Bernadac, figlio di un deportato,  nel suo “I 186 gradini o Tra i morti viventi di Mauthausen”, rendendo l’idea di cosa fosse quel girone infernale.

I tre sottocampi di Gusen

I tre sottocampi intorno al villaggio di Gusen, a poca distanza da Mauthausen, denominati Gusen I, Gusen II, Gusen III, hanno costituito una realtà a sé per l’alto numero di deportati e l’estrema durezza delle condizioni di prigionia e di lavoro. Aperti dal 1939, anche lì uno degli obiettivi era costituito dallo sfruttamento delle vicine cave di granito. Fin da subito il lavoro costituì uno dei mezzi di eliminazione dei prigionieri, in prevalenza polacchi, fra cui molti religiosi, e repubblicani spagnoli deportati dalla Francia.Nel 1941 fu installato il crematorio e si avviarono le eliminazioni sistematiche di malati, inabili, portatori sospetti di malattie contagiose con bagni di acqua gelida, annegamenti di massa, iniezioni al cuore, gassazioni. Nel marzo del 1944 iniziarono i lavori per la costruzione del campo di Gusen II (St. Georgen). I deportati, oltre a costruire il campo, lavorano allo scavo di un sistema di gallerie entro le quali vengono collocati impianti per la produzione di armi e parti di aerei (Steyr-Daimler, Messerschmitt). In dicembre inizia la costruzione di Gusen III, destinato alla produzione di laterizi. A Gusen passarono complessivamente 60mila prigionieri, di cui circa tremila italiani. Almeno la metà vi lasciò la vita. Nel tempo il campo di Gusen I ha subito un’alterazione della sua fisionomia, ospitando ora una complesso di abitazioni residenziali. Non vi è più traccia di recinzioni, baracche o altre strutture. Resta riconoscibile, anche se ora è una villetta abitata, l’edificio dell’ingresso e del comando del campo. Il Memorial – che rimane ad emblema e memoria- è stato realizzato solo grazie alla decisione dell’ANED e di altre organizzazioni di ex deportati – in primo luogo francesi – di acquistare alla fine degli anni ‘50 il lotto di terreno, per salvaguardarlo dalla speculazione edilizia. Il progetto del Memoriale fu realizzato dall’architetto Lodovico Barbiano di Belgiojoso, che a Gusen fu deportato. All’interno della costruzione si trova il forno crematorio originale del campo, oggi di proprietà del governo austriaco.

Una visita impressa nella memoria

La visita a Mauthausen per gli studenti rimarrà tra le esperienze che restano impresse nella memoria. Quando si ha l’occasione di visitare luoghi come questi, ora che i deportati sono quasi del tutto scomparsi,  si diventa a propria volta testimone di una delle pagine più orribili della storia moderna, con l’impegno di non dimenticare ciò che sono stati i campi di sterminio. La deportazione non è stata soltanto una delle forme di omicidio collettivo ma una vera e propria mutilazione che l’Europa ha inflitto su di sé proprio in nome di quelle ideologie tese a cancellare l’altro, il diverso, negando il pluralismo e qualsiasi forma di rispetto e convivenza. Del resto, il compito di contribuire a far sì che non venga dimenticata la storia è il principale obiettivo che ,da più di quarant’anni,  impegna il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte nei confronti delle nuove generazioni.

 

M.Tr.

 

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

Di Pier Franco Quaglieni

Il XXX Salone del Libro Dalle “Maestre d’Italia” alla poetessa- magistrato di Mantova L’arte tipografica di Ianni Una frase poco felice su Martone

***  
Il 30 ° Salone di Torino
Stiamo vivendo nel clima fervido del XXX Salone, affollatissimo di eventi dentro e fuori il Lingotto. Una vera festa del libro che resta il principale strumento di cultura. I giornali sono stati in parte superati da Internet, ma il libro di carta non morirà mai, anche se i lettori sono in calo. L’impegno profuso, abbandonando le polemiche del passato di fronte alla concorrenza di Milano, dimostra che Torino sta mantenendo il suo primato. Angelo Pezzana, quando per primo pensò al Salone, aveva visto giusto. Man mano negli anni è cresciuto e sarebbe ingiusto non riconoscere anche dei meriti indiscutibili a Rolando Picchioni ed Ernesto  Ferrero.Soprattutto il duo La Gioia /Gallino si sta rivelando vincente. Nicola Gallino ha impresso al Salone una visibilità  mediatica straordinaria. Anch’io che non sono un tifoso di Torino in modo aprioristico, in questa occasione, tifo per il Salone del Libro che compie 30 anni.
***
“Le maestre d’Italia” di Bruna Bertolo
Debutta al Salone il nuovo libro della storica e giornalista Bruno Bertolo che si è già occupata in tanti volumi precedenti  di storia risorgimentale,della Grande Guerra,della Resistenza con un’ attenzione particolare verso le donne sempre un po’ trascurate dagli storici.“Maestre d’Italia”, edito da Neos , è un libro che ripercorre la storia unitaria dell’Italia  attraverso un angolo di visuale molto importante. Se l’Italia era fatta- avrebbe detto d’Azeglio,ma in effetti questa frase non l’ha mai scritta- bisognava fare gli Italiani. La scuola e la caserma sono state il crogiolo in cui si è formato l’Italiano di nuovo tipo nato dal Risorgimento. Era un’idea di Francesco de Sanctis primo ministro della Pubblica istruzione ,voluto da Cavour nel 1861. Un’idea che trovò applicazione con il ministro albese  Michele Coppino che rese obbligatoria l’istruzione fino alla III elementare.  Fu difficile renderla operativa soprattutto al Sud,ma anche nel Nord più povero,compreso persino molti angoli del Piemonte e della Lombardia. Il  delicato film “Albero degli Zoccoli” documenta la miseria e l’ignoranza  in cui si viveva nella provincia lombarda.Il libro di De Amicis “Cuore” e il “Pinocchio” di Collodi diedero un grande aiuto alle maestre nel loro durissimo lavoro,anzi nella loro missione, una parola che alcuni, che non conoscono la scuola, considerano retorica.Le maestre hanno fatto gli italiani sicuramente più e meglio  dell’Esercito che ebbe comunque anche un ruolo di supplenza simile alla celebre trasmissione televisiva del maestro Alberto Manzi. Bertolo non trascura neppure la mamma di Mussolini,Rosa Maltoni, una maestra molto religiosa, diversissima dal figlio che, da giovane  era un socialista rivoluzionario come il padre fabbro ferraio. Dedicherò una recensione a questo libro che contribuisce a riannodare i fili di una società “liquida” che sta perdendo i suoi punti di riferimento. Merita molta attenzione ed avrà sicuro successo. Una piccola osservazione:anche i maestri meriterebbero attenzione, anche loro hanno contribuito a fare gli italiani.
***
La poetessa -magistrata  Chiavegatti
Alessandra  Chiavegatti esercita da molti anni la professione di magistrato ed è stata anche coraggiosa PM  a Catania in terra di malaffare e di mafia. E’ nata  in un paese sul Po vicino a Mantova e sente il fascino che il grande fiume esercita nella sua vita,nella sua poesia ed anche nella sua pittura. Anche Guareschi sentiva profondo questo legame con il Po della Bassa parmense. E’ vissuta in una famiglia che l’ha educata a grandi e forti valori, in primis il senso dello Stato. In Piemonte c’è stato un altro magistrato -poeta ,Giovanni Camerana,considerato uno scapigliato,anche se, in effetti ,egli si può considerare un anticipatore del primo Novecento,dei Crepuscolari e,per certi versi, di Dino Campana. Sentiva una sorta di incompatibilità tra la sua carriera di magistrato e il fatto di essere poeta ,quindi non volle mai pubblicare  in volume  i suoi versi che apparvero in modo discontinuo su riviste. I tempi sono cambiati e la poetessa Alessandra Chiavegatti ha dato alle stampe  il volume “Dietro agli occhi in fondo all’anima”- 250 pagine edite da Gilgamesh – in cui raccoglie tutte le sue poesie scritte fino al 2016. Il libro ha avuto subito successo ed ha anche vinto dei premi. Le poesie esprimono la ricca vita interiore dell’autrice in cui la bellezza,la luce,i colori,le emozioni,sono al centro del suo mondo.A volte scrive ascoltando le onde del mare che la rasserenano e la ispirano. Per lei la spiritualità (che non coincide con una fede religiosa) è sete di infinito che entra  nella nostra anima e ci fa intendere qual è la nostra essenza e per cosa siamo nati. “Far uscire la nostra parte migliore ,la nostra luce,lasciando la nostra firma nell’universo” è lo scopo della sua arte. C’è una profonda pietas umana per la sofferenza,per il “male di vivere”,avrebbe detto Montale. Ma per la poetessa, più ottimisticamente, è la poesia stessa che riscatta il dolore e dà un senso alla vita.Montale non aveva speranze come neppure Sbarbaro.
Nelle pagine del volume  è anche ben presente l’amore, quello vissuto e quello sognato. Non solo quello tra un uomo e una donna. Esso fa parte di un universo fatto di energia, emozioni, felicità, delusioni ed anche solitudine che viene vista come condizione per raccogliersi in sè più intimamente e scrivere o dipingere. La poetessa- magistrato trova la sua sintesi esistenziale in un grande senso di umanità. In tutta la sua raccolta poetica non ci sono accenni a temi politici. Un altro aspetto importante che la rende  estranea all’impegno ad ogni costo che ancor oggi sembra prevalere in tanti scrittori. La Chiavegatti sta scrivendo un romanzo, sono certo che sarà protagonista al prossimo Salone del Libro di Torino nel 2018.
***
IANNI o dell’arte tipografica
A Santena  esiste una grande tipografia fondata nel 1946 da Lorenzo Janni  nel cuore della cittadina famosa per la tomba di Cavour e per la coltivazione degli asparagi. Per un errore anagrafico i figli di Lorenzo si sono ritrovati Ianni senza la J anche se per anni io ho continuato a scrivere Janni e non Ianni, forse per il legame che avevo con il padre fondatore, un vecchio gentiluomo piemontese d’altri tempi che ben rappresentava l’ideale di piemontese tratteggiato magistralmente da Filippo Burzio. Lo spirito originario è rimasto sempre lo stesso  anche nel nuovo stabilimento sulla circonvallazione per Carmagnola in cui il parco delle macchine di stampa e la gamma dei prodotti si sono molto ampliati, seguendo, a volte anticipando, le nuove tecnologie. Ianni ha tanti clienti importanti, ma riesce a prestare attenzione anche a chi vuole farsi stampare solo un biglietto da visita. L’attenzione ai clienti è totale. E la precisione nel lavoro altrettanta. Ianni è diventato anche editore di libri molto ben curati. I due fratelli hanno anche aiutato in modo significativo la Fondazione Cavour, presieduta dal magistrato Mario Garavelli e poi da Nerio Nesi, che ha sede a Santena. Entrando nell’ufficio, si nota un grande ritratto del Conte di Cavour che non è stato messo lì a caso. E’ stato anche fornitore del Premio Grinzate Cavour  che purtroppo non ha onorato i suoi debiti. L’azienda è riuscita, anche dopo l’ampliamento, a mantenere un rapporto amichevole  con i dipendenti, preservando, tra macchinari modernissimi, il clima del vecchio Piemonte. Io ci vado da quasi cinquant’anni. Conobbi Lorenzo Janni  perché stampava in esclusiva gli storici manifesti gialli del Partito liberale. E si stabilì subito un rapporto di amicizia che è durato nel tempo. Il numero dei libri stampati negli anni costituirebbero una vera e propria biblioteca.L’amore per il lavoro ben fatto fa pensare ad un celebre elogio che scrisse Luigi Einaudi:” Migliaia,milioni di individui lavorano,producono e risparmiano nonostante tutto  quello che noi possiamo inventare per molestarli,incepparli,scoraggiarli. E’ la vocazione naturale che li spinge:non soltanto la sete di denaro”. Della frase di Einaudi correggerei solo il numero : le migliaia e i milioni non ci sono più. Molti hanno dovuto chiudere,molti altri si sono adattati all’andazzo generale . Solo pochi,purtroppo,continuano – come scriveva Einaudi- a prodigare tutte le loro energie (…) per ” il gusto di acquistare credito,ispirare fiducia,ampliare gli impianti,abbellire le loro sedi.” Ianni è un’azienda che sarebbe piaciuta ad Einaudi ed un amico mi ha detto che nel 1961 ,quando il presidente andò a Santena  per il centenario della morte di Cavour, si sia anche complimentato con Lorenzo Janni. Un episodio che ho saputo da altri,non dai suoi figli.
***
 Una frase poco felice
La più vip delle signore torinesi ha voluto scrivere un suo personale  elogio al regista Martone che lascia la direzione del Teatro Stabile. Per sottolineare il suo attaccamento al lavoro ha citato  Chiamparino che avrebbe detto di Mario  Martone,usando il dialetto piemontese, che “è un Napuli che ama lavorare”. A me è sembrato strano, anzi incredibile che un uomo avveduto come Chiamparino abbia usato , sia pure confidenzialmente, un’espressione così poco felice. Avrebbe offeso, in un colpo solo, tutti i meridionali che vivono e lavorano in Piemonte. E sono tanti. Anche tra i  suoi elettori.
***
LETTERE  
scrivere  a quaglieni@gmail.com
Vorrei raccontarle un episodio di vita vissuta. Ero a Firenze e ho dovuto cambiare il biglietto di ritorno sul Frecciarossa  per tornare subito a Torino. Non c’era posto e ho dovuto obbligatoriamente optare per la classe business e il settore salottino, ambiente che non mi è abituale, non essendo un vip. L’urgenza di tornare ha comportato un esborso di 120 euro. Nel salottino non c’è spazio per un sia pur ridotto bagaglio perché i vani sono stati concepiti in modo stravagante. Neppure sotto le poltrone è possibile collocare una borsa. Tra il resto, su quattro spine per ricaricare le batterie 3 erano guaste. Era il treno 9540 carrozza 3 delle ore 17. Nel salotto d’attesa di Firenze ho notato una stranezza incredibile : gli schermi che annunciavano i binari  erano quasi illeggibili e bisognava periodicamente alzarsi per consultarli. Invece c’era un grande video, ben visibile da tutti, con tanta pubblicità.
                                                                                                                                               Enzo Pezzati
.
Ha già scritto tutto lei, non ho commenti da aggiungere. Anch’io sui Frecciarossa non mi trovo sempre servito in base ai prezzi praticati. Ho provato il gestore privato, ma non mi è sembrato meglio. E poi dicono che si deve usare il treno e non la macchina…
pfq

Salone, il 75% dei visitatori è soddisfatto e il 71% farebbe una donazione per sostenerlo

Bray: «Grandi risultati quando le persone si mobilitano per un bene comune»

 

L’edizione 2017 del Salone Internazionale del Libro di Torino è già stata promossa a pieni voti dal pubblico che ha affollato la manifestazione al Lingotto nelle prime tre giornate. La conferma viene dai dati, ancora parziali, delle prime 1.270 interviste dell’indagine demoscopica di gradimento sul pubblico svolta da Quorum/YouTrend per il Salone Internazionale del Libro interpellando un campione di visitatori all’uscita dei padiglioni del Lingotto. Il 75% degli intervistati si dichiara infatti molto soddisfatto dell’iniziativa (il punteggio medio è di 8,3 su 10), e il 71% si spinge a esprimere anche la disponibilità a fare una donazione al Salone del Libro per sostenerne le future edizioni e iniziative culturali. I risultati completi dell’indagine verranno presentati nelle prossime settimane.

«Il dato sul gradimento del pubblico – commenta il Presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, Massimo Bray  è la conferma del grande impegno profuso dal gruppo di lavoro del Salone. E la percentuale di visitatori che si è dichiarata favorevole a sostenerlo con una donazione dimostra che, quando le persone si mobilitano per un bene comune, si ottengono risultati sorprendenti».

foto: Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net

Toma di Lanzo e vini del Monferrato, matrimonio in vista

Vini e formaggi possono costituire sicuramente oggetto di attrazione sotto l’aspetto enogastronomico. Meglio ancora se il “matrimonio” avviene tra due eccellenze regionali come nel caso della Toma di Lanzo e dei vini del Monferrato. In quest’ottica, lunedì 22 maggio, alle 12, nella sede della Camera di Commercio di Torino se da un lato verranno presentati i risultati ottenuti nel 2016 dalla Mostra regionale della Toma di Lanzo e dei formaggi d’alpeggio ad Usseglio (evento svolto in collaborazione con l’ente camerale torinese, il Cna, la Città Metropolitana di Torino, Cna, Coldiretti ed i Maestri del Gusto), dal’altro sarà presentato il nuovo abbinamento tra i formaggi delle Valli di Lanzo ed i vini della Strade del Vino Monferrato. L’occasione sarà l’inizio di una serie di appuntamenti che prenderanno il via domenica 11 Giugno, alle ore 15.30, con un particolare Viaggio nell’Asti Sotterranea® che si concluderà nelle colline del Monferrato con una ricca degustazione guidata da un esperto ONAF per conoscere e assaporare i nostri migliori vini e mostarde in abbinamento alla Toma di Lanzo, Toma del Lait Brusc e Erborinato delle Valli di Lanzo. Anche per la sua ventunesima edizione, Mostra reginale, che si terrà il 14-15-16-22-23 Luglio 2017, vedrà la presenza di più di 100 espositori selezionati provenienti da tutta Italia e non solo, che faranno da corona ad una serie di appuntamenti tematici legati alla regina di questa terra: la Toma di Lanzo. Sono stati invitati 4 produttori delle zone terremotate (Marche e Abruzzo) per sostenere la ripresa del loro territorio e trovare formule di collaborazione con le produzioni locali. Degustazioni guidate, convegni, incontri e dibattiti, mostre fotografiche, alpeggi didattici per bambini e adulti, concorsi, passeggiate gastronomiche… e novità a casa del Margaro! La nuova edizione persiste nel continuare a sensibilizzare anche le scuole sul tema delle produzioni locali grazie al Concorso “Disegna la tua maglietta per la ventunesima edizione della Mostra Regionale della Toma di Lanzo e dei formaggi d’alpeggio”.

Massimo Iaretti

Giro, la tappa Castellania-Oropa alla maglia rosa Dumoulin

La maglia rosa in carica, l’olandese Tom Dumoulin,  ha vinto oggi nello sprint con  quattro corridori, la 14a tappa del 100/o Giro d’Italia di ciclismo, tutta piemontese, da Castellania (Alessandria) al santuario di Oropa (Biella), per un totale di 131 chilometri. Ha preceduto sul traguardo nei pressi del santuario  il russo Ilnur Zakarin, arrivato second e  lo spagnolo Mikel Landa, terzo; il colombiano Nairo Quintana, quarto, mentre Vincenzo Nibali si è classificato al settimo posto.

 

(foto: archivio)

Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, in visita in Piemonte

Domenica 21 e lunedì 22 maggio il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, sarà in visita in Piemonte accompagnato dall’eurodeputato Alberto Cirio.
Domenica 21 maggio, alle ore 11.30, sarà ad Alba per la presentazione delle iniziative congiunte a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto tra Banca d’Alba e la BCC Sibillini, banca di credito cooperativo marchigiana, in occasione dell’Assemblea annuale di Banca d’Alba.
 
Alle ore 12.30 si sposterà a Grana, dove il sindaco Cristiano Gavazza e il Presidente della Provincia di Asti, Marco Gabusi, gli conferiranno la cittadinanza onoraria.
Alle 17.30 visiterà il Salone internazionale del libro, accompagnato dalla sindaca di Torino, Chiara Appendino, e dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino.
Lunedì 22 maggio, alle ore 9, presso il Comune di Mondovì incontrerà i Sindaci del Monregalese.
 
Alle ore 10, presso la Camera di commercio di Cuneo, parteciperà all’incontro organizzato da Unioncamere Piemonte e Confindustria Piemonte con i vertici regionali delle categorie produttive.
 
Alle ore 15, a Torino, prima di ripartire, il presidente Tajani visiterà il Sacrario dei Caduti della Prima Guerra Mondiale, ospitato nella chiesa della Gran Madre di Dio.

La Partita del Cuore

Domenica 21 maggio alle 12 al Salone del Libro il Consiglio regionale del Piemonte scende in campo a fianco della Nazionale Cantanti per promuovere la Partita del cuore, che si gioca il 30 maggio a Torino, e sostenere la Fondazione piemontese per la Ricerca sul cancro Onlus e Telethon.

Moderati dal giornalista Orlando Ferraris, partecipano all’appuntamento: Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale del Piemonte; Gino Latino e  Davide Dileo, in arte Boosta, tastierista dei Subsonica, per la Nazionale Cantanti;  Sergio Brio, una delle grandi bandiere della Juventus, allenatore dei “Campioni per la ricerca”, che quest’anno sfideranno la Nazionale Cantanti, in rappresentanza della Fondazione piemontese per la Ricerca sul cancro Onlus e Telethon.

Sul palco dell’Arena Piemonte (Padiglione 3) saliranno anche gli studenti vincitori dei concorsi per le scuole  “La salute per tutti” e “Un cuore rap”, banditi dal Consiglio regionale. I vincitori di “Un cuore rap” si esibiranno inoltre sul prato dello Juventus Stadium il 30 maggio, prima della Partita del Cuore.

“La consapevolezza di quanto importante sia la ricerca e la prevenzione – spiega il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus – accomuna la mission degli Stati generali dello sport e del benessere con quella della Partita del Cuore. Per questo abbiamo deciso di affiancare questo importante evento di sport e beneficenza promuovendo un bando di concorso per le scuole medie e superiori. Il nostro obiettivo è che siano proprio i ragazzi ad avviare questa contaminazione culturale con genitori e gli adulti spiegando loro l’importanza  di mantenersi in salute facendo costante attività fisica, unico farmaco a costo zero su cui occorre investire per il futuro”.

Sono 133 gli studenti che hanno partecipato al bando, presentando 34 video che sono stati valutati da una giuria composta da cantanti della Partita del Cuore e da rappresentanti del mondo della ricerca scientifica. Il vincitore del primo premio per le scuole medie è Massimo Pellegrino, dell’istituto comprensivo Beppe Fenoglio di Bagnolo Piemonte (Cn) con una toccante canzone dedicata a Stefano, un compagno di scuola che quest’anno ha vinto la partita più importante, quella con la vita.  Per le scuole superiori ha invece vinto Andrea Colonese, dell’istituto Erasmo da Rotterdam di Nichelino (To), con una canzone di ottimismo e speranza dal titolo “Tutto può cambiare per un cuore rap”.

La salute inizia a tavola

Sabato 20 e domenica 21dalle 10 alle 19.30 in Piazza Castello i Biologi nutrizionisti offrono gratuitamente consulenze nutrizionali

Il sovrappeso e l’obesità (specialmente quella addominale) sono i fattori che si sono dimostrati associati a un maggior rischio di tumori. Di qui l’importanza di mantenere un corretto stile di vita, a tutte le età e garantire un’educazione alimentare diffusa.

al fine di prevenire l’insorgenza di patologie neoplastiche, è necessario ridurre l’assunzione quotidiana di tutti i cibi fortemente calorici, quindi gli alimenti molto ricchi di grassi e di zuccheri che possono favorirla. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, in Europa l’86% dei decessi e il 77% della perdita di anni di vita in buona salute sono provocati da patologie croniche (malattie cardiovascolari, tumori, diabete mellito, malattie respiratorie croniche, problemi di salute mentale e disturbi muscolo scheletrici). In questo quadro si inserisce il progetto della «Giornata Nazionale del Biologo Nutrizionista» che nella sua quarta edizione vedrà schierati sabato 20 e domenica 21 maggio numerosi biologi nutrizionisti che presteranno volontariamente e gratuitamente la loro opera professionale all’interno di stand organizzati in più studi di consulenza. Saranno effettuate, a chi ne farà richiesta, interviste alimentari e dello stile di vita, valutazioni antropometriche e dello stato nutrizionale. Questi dati, elaborati da Enpab, l’Ente di previdenza dei Biologi, saranno utilizzati come campione sugli stili di vita in Italia. La Giornata rientra tra le iniziative di welfare strategico di supporto alla professione e di sostegno al lavoro. I dati rilevati nelle precedenti edizioni, nelle città campione, hanno evidenziato errori nelle abitudini alimentari che vanno valutati e corretti per una sana alimentazione. Tra i principali: consumo di acqua insufficiente per fascia di età e stile di vita, scarso consumo di frutta (in alcuni casi quasi assente) e di verdura, carne e derivati animali in eccesso (soprattutto negli uomini) e scarso consumo di pesce, disabitudine diffusa al consumo di legumi, scarso consumo di prodotti integrali e di farine alternative al grano in almeno il 50% degli intervistati, diseducazione al movimento (dipendenza da schermi, disabitudine o impossibilità di giocare in strada), spuntini fuori pasto (piluccamento) soprattutto nelle donne mentre gli uomini saltano i pasti, eccessivo consumo di zuccheri semplici. Negli uomini emerge una sottovalutazione dell’obesità mentre nelle donne c’è invece una sovrastima del loro peso con sottovalutazione del sottopeso che preoccupa in termini di prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare. Un sicuro incoraggiamento nella riconferma dell’iniziativa è giunta dal Ministero della Salute che anche per quest’anno ha concesso il suo patrocinio affidando ad Enpab la raccolta dei dati sul comportamento alimentare degli italiani in merito all’importanza dello iodio per la prevenzione delle patologie tiroidee e dei disturbi cognitivi e l’utilizzo dei prodotti privi di glutine. Al problema della malnutrizione sono correlate disfunzioni metaboliche che possono minare la salute della popolazione ma anche incidere sulla spesa sanitaria. La Giornata ha l’obiettivo di educare a un corretto stile alimentare sensibilizzando il cittadino sulla necessità di un’alimentazione varia, sana e bilanciata e informandolo dei rischi di un’alimentazione non corretta. Contestualmente promuove l’abitudine a una costante attività fisica a tutte le età e mira a rimuovere radicate abitudini non salutari.