di Pier Franco Quaglieni
L’invito ad esporre la bandiera europea mi ha lasciato perplesso. Sia chiaro, non ho nulla in contrario, anzi, ma vorrei dire che chi oggi propone di mettere alle finestre quella bandiera, non ha mai detto in passato di esporre il tricolore. Le due bandiere non sono incompatibili, anzi si integrano in quella visione europea che fu dei nostri grandi del Risorgimento, da Cavour a Mazzini. L’europeismo che pensa utopisticamente di annullare le patrie nazionali, non è il mio. Io mi richiamo a Federico Chabod che unì l’idea di nazione con quella di Europa e molto meno ad Altiero Spinelli che pure rispetto ed anche ammiro. Questi inviti sotto elezioni non appaiono disinteressati e credo saranno non tantissimi gli italiani che li accoglieranno. Molti anni fa , quando Bossi offese volgarmente il tricolore, io proposi ai torinesi di esporre la nostra bandiera. Lo feci attraverso un comunicato stampa e rilasciai anche una breve intervista a “La stampa”. Poco dopo mi telefono’ il sindaco di Torino Valentino Castellani che mi propose di ritirare la proposta che poteva rivelarsi controproducente, in quanto forse pochi torinesi avrebbero messo fuori la bandiera. Poteva essere una sfida persa proprio nei confronti della Lega, mi disse il Sindaco. Io fui subito convinto dell’esattezza della lucida riflessione di Castellani e telefonai al giornalista, pregandolo di soprassedere. Quando ho letto della proposta mi è tornato alla mente questo episodio. In effetti l’Europa attuale difficilmente suscita entusiasmi perché appare un’Unione algida di interessi finanziari. L’Europa di Manzoni e di Mann e’ lontana anni -luce da Bruxelles .Se poi a fare certe proposte sono alcuni politici, il discorso si complica ulteriormente, con buona pace della madamine che distribuiscono bandiere azzurre in piazza San Carlo. Solo una riflessione critica sull’Europa di oggi può salvare l’idea dell’Europa futura .Le difese acritiche possono andar bene ad Emma Bonino e a Carlo Calenda, ma non a me che negli anni 70 fui vicepresidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo e credo disperatamente in un’Europa che abbia innanzi tutto un’anima fatta di cultura e di storia.
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