Galleria Aversa: una storia di serietà e passione per l’arte

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Dialogo con Roberto Aversa

Nel cuore di Torino, all’interno del settecentesco Palazzo Luserna di Rorà, la Galleria Aversa rappresenta da oltre sessant’anni uno dei punti di riferimento nazionali per la pittura dell’Ottocento e del Novecento. Fondata nel 1963 da Biagio Aversa e dal 1973 ospitata nel prestigioso edificio progettato da Amedeo Galletti, la galleria è oggi guidata dal figlio Roberto insieme al nipote Jacopo, continuando una tradizione che unisce rigore, competenza e un inconfondibile understatement sabaudo.
La Galleria Aversa ha contribuito negli anni a preservare e valorizzare la grande pittura italiana: dalla scuola piemontese — Fontanesi, Delleani, Avondo, Pittara, Reycend — alla tradizione napoletana con Irolli, Pratella e Mancini, fino ad autori come Alberto Pasini, cui la galleria dedicò una importante mostra-omaggio nel 1986. Nel Novecento propone maestri della figurazione e dell’informale storico, tra cui Casorati, Carrà, Morandi, Gallizio, Fontana, Capogrossi e Matta. Accanto all’attività espositiva, offre consulenze, valutazioni, restauri ed expertises, curando anche l’archivio delle opere inedite di Carlo Bossoli e collaborando con l’Archivio dei Pittori Piemontesi dell’Ottocento.
Abbiamo incontrato Roberto Aversa per farci raccontare lo spirito che guida la galleria e il suo sguardo sul futuro.
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Le origini e la visione
«La galleria nasce nel 1963 da un’intuizione di mio padre», spiega Aversa. «Da subito ha scelto di concentrarsi sull’Arte Moderna, quella che va dalla metà dell’Ottocento agli artisti attivi fino agli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. È un periodo che sentiamo profondamente nostro e che continua ad avere grande rilevanza culturale».
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Qualità prima della firma
Il mercato cambia, ma per Aversa il criterio resta immutato.
«Oggi più che mai il collezionista attento guarda alla qualità dell’opera, non solo al nome. Una bella opera di un artista considerato “minore” può avere più valore di un lavoro mediocre di un autore celebre. Questo principio guida tutte le nostre scelte».
Perché continuare a puntare sull’Ottocento e sul Novecento
In un mondo dominato dal digitale e dall’arte globale, la scelta della Galleria Aversa appare controcorrente. Ma Aversa la rivendica con convinzione:
«Come si usa dire, tutta l’arte è contemporanea: ogni artista esprime la sua epoca. Così ogni galleria segue ciò che sente più vicino. La nostra identità è questa, ed è ancora oggi perfettamente in linea con la sensibilità dei collezionisti».
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Il valore della storia
Il prestigio della galleria non deriva solo dalle opere, ma anche dalla continuità della famiglia Aversa e dal legame con la città.
«Se dovessi riassumere la nostra forza, direi: serietà. È ciò che ha definito il nostro modo di lavorare per oltre sessant’anni».
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La sede nel Palazzo Luserna di Rorà aggiunge un ulteriore livello di profondità: un luogo che racconta secoli di storia torinese e conferisce alla galleria un carattere unico.
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Mostre, cultura e un collezionismo accessibile
Tra le iniziative più importanti spicca la mostra autunnale PROPOSTE, appuntamento fisso per esperti e appassionati. Ma tutta l’attività espositiva è pensata come un servizio culturale.
«Vogliamo che chi entra in galleria trovi un’occasione per avvicinarsi all’arte, anche senza investimenti importanti. La cultura artistica deve essere accessibile: questo è sempre stato uno dei nostri obiettivi».
L’esperienza del visitatore
Che cosa vuole offrire la galleria a chi varca la sua soglia?
«Accoglienza, competenza e trasparenza. Che si tratti di un collezionista esperto o di un visitatore alla prima esperienza, deve sentirsi in un luogo serio e affidabile».
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Guardando avanti
Sul futuro, Aversa non ha dubbi:
«Continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto: con serietà, rispetto per i clienti e rifiuto di qualsiasi approccio speculativo. Le persone che si rivolgono a noi non sono “polli da spennare”, ma amanti dell’arte. E meritano onestà e professionalità».
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Tre parole per la Galleria Aversa
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Aversa conclude con le tre parole che meglio descrivono la sua realtà:
«Serietà, competenza e un sabaudo understatement».
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Tre valori che continuano a guidare una delle istituzioni artistiche più solide e riconosciute del panorama torinese.
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