Sarà la Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai l’opera che inaugurerà la stagione 2025-2026 di Opera e Balletto del teatro Regio di Torino venerdì10 ottobre alle ore 19. A dirigere sul podio dell’Orchestra e del Coro del Regio il capolavoro di Zandonai, creato per Torino in un nuovo allestimento di Andrea Bernard, sarà il maestro Andrea Battistoni. A istruire il coro il maestro Ulisse Trabacchin. Partner della produzione è Intesa Sanpaolo, che accompagna il teatro Regio dal 2011.
Opera intensa e liricamente vibrante, Francesca da Rimini è tratta dalla tragedia di Gabriele d’Annunzio, ispirata al celebre episodio dantesco del V canto dell’inferno, una delle pagine più celebri della letteratura italiana che ancora oggi continua ad attrarre centinaia di lettori. Racconta l’amore proibito e travolgente di Paolo e Francesca, un amore che sfida la legge, che si nutre di desiderio e di colpa, che si consuma nel rosso della passione e del sangue. Un altro amore segna la nascita della Francesca moderna, quello ardente, complesso e appassionato tra Eleonora Duse e il Vate . Per il poeta la “Divina” rappresenta la Musa che alimenta la tragedia, penetra il personaggio dantesco con un’interpretazione superba.
Nel gennaio 1902, pochi mesi dopo il debutto romano della pièce al teatro Costanzi di Roma, lo spettacolo approda a Torino, segno che testimonia l’apertura del teatro Regio alla prosa, in anni di curiosità e sperimentazione dei linguaggi diversi in scena.
Sono gli anni in cui Arturo Toscanini collabora con l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, il teatro ospita le prime di Manon Lescaut ( 1893), La Bohème (1896) di Puccini e, nel 1906, la prima italiana assoluta di Salome diretta da Richard Strauss. L’ultima grande prima assoluta del Regio antico è proprio la Francesca da Rimini di Zandonai e d’Annunzio, nel 1914, poco prima della chiusura per la prima guerra mondiale.
Il testo preserva il gusto estetizzante della poesia dannunziana e si traduce in una partitura dal linguaggio armonico avanzato, in cui parola e canto si fondono in un unico flusso espressivo. Gli arcaici dannunziani trovano il loro corrispettivo musicale nei raffinati “falsi storici” di Zandonai e nell’inserimento di strumenti dal sapore antico, che arricchiscono una scrittura moderna e sofisticata. Sia che ci si avvicini all’opera come oggetto culturale, sia come estimatori di Dante o d’Annunzio, o semplicemente mossi da una grande storia d’amore, Francesca da Rimini resta un capolavoro tutto da scoprire.
A dare voce a Francesca sarà il soprano Barno Ismatullaeva, rivelazione al teatro Regio in Madama Butterfly nel 2003, alla quale si alternerà Ekaterina Sannikova, il 14 e 23 ottobre. Paolo avrà il timbro inconfondibile di Roberto Alagna e il suo ruolo per le recite del 19, 21 e 23 sarà affidato a Marcelo P!uente. La parte di Gianciotto vedrà protagonista George Gagnidze, con Simone Piazzolla nelle recite del 14 e del 23 ottobre.
“Siamo davvero contenti – ha spiegato il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, Presidente della Fondazione Teatro Regio – di dare il via alla nuova Stagione di Opera e Balletto 2025-2026 con Francesca da Rimini, una rappresentazione che andò in scena per la prima volta proprio in questo teatro, nel 1914. Anche questa stagione farà del teatro Regio non solo un punto di riferimento per un’offerta musicale e artistica di livello internazionale, ma anche quello di bussola culturale, di spazio in cui la città si interroga e si riconosce su temi profondi e importanti. L’invito rivolto a tutte e tutti è di concedersi il piacere di godere di un programma straordinario reso possibile dai tecnici, dagli artisti e dal personale del teatro, un’istituzione culturale di primo piano, ma anche luogo capace di regalare emozioni”.
“La stagione 2025-2026 del teatro Regio, intitolata Rosso, – spiega il sovrintendente del teatro Regio Mathieu Jouvin – indaga quella regione cruciale dell’anima in cui l’essere umano è chiamato a misurarsi con le proprie scelte, sospeso tra passione e conflitto, tra giustizia e violenza. In Francesca da Rimini il rosso diventa il colore del tradimento che si compie e del sangue che suggella la colpa. L’opera di Zandonai, potente e preziosa, torna al teatro Regio dove debuttò nel 1914, come pagina di raro fascino, profondamente italiana e al tempo stesso aperta al respiro della cultura europea. Proprio il 1914 , anno della prima assoluta della Francesca da Rimini, segna la conclusione di un periodo d’oro per il teatro Regio, che aveva visto la presenza assidua di Toscanini, le prime assolute di Puccini, la Manon Lescaut e la Bohème, la prima italiana di un’opera di Richard Strauss con Salome, e che si interrompe con l’inizio della Grande Guerra.
Zandonai, allievo di Mascagni, compositore colto e cosmopolita nato in una terra di confine, a Rovereto, e spentosi a Pesaro, consegna a Torino un’opera profondamente radicata nella storia della cultura italiana ma, al tempo stesso, proiettata verso i linguaggi musicali europei di Ravel e Debussy e di area tedesca, quali Wagner e Strauss. Il fatto che questo tipo di scelta avvenisse alla vigilia di una capitolazione politica continentale è un fatto che sottolinea, ancora una a volta, la circostanza che l’arte tende all’unità, non alle divisioni.
Inaugurare la nuova stagione con questo titolo significa valorizzare un capolavoro che appartiene alla storia del teatro, che sa parlare con forza al presente ed è testimonianza viva di un passaggio cruciale della nostra civiltà.
Questa scelta conferma l’identità del Regio come teatro di arte e di pensiero, capace di affrontare il grande repertorio con autorevolezza e, al contempo, restituire vitalità a opere rare spesso escluse dai cartelloni contemporanei. Un cammino di riscoperta che prosegue idealmente la rotta intrapresa con la Juive e con la trilogia Manon Manon Manon, entrambe premiate con l’Abbiati”.
Mara Martellotta
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE