LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Forse è arrivato il momento di dirlo chiaramente e senza alcuna polemica e, men che meno, senza
alcuna pregiudiziale di natura politica. Ovvero, il tradizionale centro sinistra nel nostro paese
semplicemente non c’è più. È stato sostituito, del tutto legittimamente, dalla coalizione di sinistra
e progressista. Quella che dopo il secondo dopoguerra si chiamava “Fronte Popolare”. E dopo la
fine della prima repubblica e il tramonto della Dc e dei partiti di governo di quella fase storica
veniva definita dal suo maggior protagonista, Achille Occhetto, “gioiosa macchina da guerra”.
Adesso siamo al terzo tempo. Il cosiddetto campo largo o come si chiamerà. Ma la sostanza non
cambia affatto. E la certificazione è arrivata proprio durante la Festa dell’Unità del Pd a Reggio
Emilia. Detto con parole semplici e comprensibili, il Centro e tutto ciò che è riconducibile al
mondo centrista, moderato, popolare e liberale da quelle parti non è più ritenuto importante. E
neanche necessario. Se non per dire, blandamente e stancamente, che serve tuttavia anche una
‘gamba moderata’ per confermare la natura plurale della coalizione e nulla più.
Ora, non si tratta di sindacare o di mettere in discussione la nuova prospettiva politica
dell’alleanza di sinistra. Del resto, e coerentemente, parliamo di una coalizione che è governata
da 4 sinistre: quella radicale e massimalista della Schlein, quella populista e demagogica dei 5
stelle di Conte, quella estremista ed ideologica del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e quella pan
sindacalista della Cgil di Landini. Il Centro, come ovvio e anche scontato, è del tutto estraneo
rispetto a quella piattaforma politica, culturale, valoriale e programmatica. E non è un caso, di
conseguenza, che la potenziale ‘gamba moderata’ nell’alleanza di sinistra e progressista sia
gestita e pianificata da un ex comunista come Goffredo Bettini in collaborazione con personalità
che gravitano tutti nell’area del Pd. Insomma, l’esatto contrario di quello che è stato il Ppi prima e
la Margherita poi nel tradizionale ed antico campo del centro sinistra.
Per queste ragioni, semplici ma quasi oggettive, il confronto che si intravede in vista delle elezioni
politiche del 2027 non è più tra un centro sinistra e un centro destra. Ma, semmai, e ripeto
legittimamente, quello tra il centro destra e la sinistra. Semprechè nell’attuale coalizione di
governo il Centro e tutto ciò che è riconducibile al pianeta centrista, moderato, liberale e popolare
sappia giocare un ruolo protagonistico e non meramente accessorio rispetto alla leadership
carismatica, rappresentativa e autorevole di Giorgia Meloni. Ma, per restare alla riflessione iniziale,
non c’è alcun dubbio che il profilo politico della futura competizione è destinata a cambiare in
profondità. E, purtroppo, non c’è da stupirsi se la radicalizzazione del conflitto politico e la stessa
polarizzazione ideologica rischiano di diventare non un elemento estemporaneo del confronto tra i
partiti e le rispettive coalizioni ma, semmai, la condizione permanente e strutturale della stessa
competizione fra i due blocchi contrapposti. Per queste ragioni, e oggi più che mai, è
indispensabile che la cosiddetta ed antica ‘politica di centro’ – almeno per chi non la rifiuta quasi
per statuto – giochi ancora la sua partita. Che resta, al di là di ogni altra valutazione politica,
decisiva e determinante per garantire la qualità della nostra democrazia e la credibilità delle
stesse istituzioni democratiche. Nonchè per consolidare una efficace azione di governo.