Il seggio del peccato

Il 28 marzo uscirà nelle librerie il nuovo libro di Marco Travaglini, Il seggio del peccato, pubblicato nella collana narrativa da Infinito Edizioni, con l’introduzione di Sergio Chiamparino

Già dal sottotitolo – vite e dicerie di strapaese tra laghi, monti e vigne – si intuisce il senso dei racconti che si svolgono in terra piemontese, dalle valli al confine con la Svizzera ai laghi, dal Canavese fino a Torino, raccontando la nostra regione attraverso la sua gente laboriosa, i suoi ambienti, le atmosfere che ci trasportano negli angoli più profondi e suggestivi della campagna e della montagna, della grande città e della provincia. Vizi e virtù della gente semplice, furbizie e ingenuità, sono narrati in uno spaccato in salsa genuinamente subalpina di quella grande commedia umana che, quotidianamente, scorre con la stessa intensità delle acque del Po.

Travaglini, scrittore e collaboratore de Il Torinese, ama dare voce soprattutto alla gente comune, a quel mondo piccolo ma non minore col quale ha sempre voluto convivere, assimilandone i problemi, le speranze, le gioie e i dolori, con particolare attenzione alla storia passata, a tempi meno facili ma più ricchi di semplicità, di saggezza antica, di umanità. “Ogni racconto è un po’ come si svolgesse davanti ad un dipinto, ad una fotografia che rappresenta i paesaggi di quelle parti di Piemonte che fanno da scenografia alla narrazione”, scrive l’ex sindaco di Torino. “ Dalla barriera torinese ai caffè del centro di Torino, dalla val Formazza al lago Maggiore, da Viverone a Pavone ai tanti altri borghi canavesani, fino al viaggio “contiano” (nel senso di Genova per noi), che qui muove dalla bassa Lomellinese. Ma chi, specie fra i piemontesi di provincia, soprattutto delle generazioni più “antiche”, non ha voluto andare a vedere il mare magari per la prima volta e a mangiare il pesce a Genova?”. Sergio Chiamparino sottolinea come si tratti di “racconti ricchi di riferimenti storici, di notizie su luoghi, edifici storici, di curiosità, ricostruzioni di antiche tradizioni e motti popolari, molte cose che si ignorano o almeno io ignoravo. Infine, c’è una vena ironica che attraversa tutti i racconti, leggerezza e profondità al medesimo tempo, la scrittura è scorrevole la lettura molto piacevole. In fondo, cosa si può chiedere di più ad un racconto?”.

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