La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Spadolini ministro dei beni culturali – La Biennale di Democrazia – Erik Gobetti e il 10 Febbraio -Per l’Europa sempre e da sempre ma l’appello di Serra mi lascia indifferente – Lettere

Spadolini ministro dei beni culturali
In un’aula del Collegio Romano sede del Mic è stato ricordato il cinquantennale della fondazione da parte di Giovanni Spadolini del ministero dei beni culturali e ambientali nel 1975. L’attuale ministro ha ricordato i trascorsi repubblichini e fascisti di Spadolini senza che il suo uomo di fiducia Cosimo Ceccuti abbia replicato al Ministro qualcosa. Ceccuti che deve tutto  a Spadolini, anche la casa, ha fatto un discorso retorico dal quale emergerebbe uno Spadolini Salvatore dei beni culturali in sfacelo che non corrisponde al vero. Lo stesso Spadolini preferì occupare altri ministeri più prestigiosi , abbandonando il ministero per la cultura. Spadolini avrebbe compiuto cent’anni nel 2025 e già sono iniziate le celebrazioni per il centenario la cui regia è affidata a Ceccuti che Spadolini trattava come un tutto -fare, appellandolo familiarmente  Cosimo, non certo pensando a De Medici. Non ha avuto il coraggio di affidare il centenario a studiosi che potessero parlare con il distacco critico necessario del suo benefattore . Lo conobbi bene per il centenario di Pannunzio quando tentò di cancellare il Centro Pannunzio,  avendo in cambio la vice presidenza del Comitato , ma sbaglio ‘ pesantemente perché il comitato venne annullato dal ministero su mia istanza. Un piccolo personaggino anche fisicamente rispetto al corpulento Spadolini disegnato da Forattini .Gente da dimenticare, non certo destinata a entrare nella storia italiana. Malgrado i soldi delle banche, in primis quella un po’ chiacchierata di Verdini. Questo è il caso di un ossequioso tirapiedi che involontariamente ha distrutto o almeno molto ridimensionato l’immagine di un uomo che forse  meritava altri ricordi.
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La Biennale di Democrazia
Essa appare una sorta di giocattolo in mano all’esimio prof. Gustavo Zagrebelski, studioso di fama e amabile e garbata persona. Anche lui all’apparenza un mite giacobino.  La biennale accoglie solo studiosi di una sola parte politica, creando uno strano pluralismo tra sinistra – sinistra ed estrema sinistra. Gli altri non vengono neppure considerati: un razzismo politico assai poco democratico.   Edmondo Bertaina ha avuto il coraggio di chiedere quanto costa la Biennale e da chi sia finanziata. Ha inoltre evidenziato la tendenziosità dell’insieme della baracca affidata a studiosi di un solo colore che va dal rosso acceso al rosso accecante. E’ una Biennale che va cambiata.
E r i k   G o b e t t i  e  il 10 Febbraio
Invitare il solo  E r i k   G o b e t t i   in una scuola a parlare di foibe è errore marchiano. Lo fanno gli  insegnanti faziosi e incolti. E se si invitasse a parlare alla banca del sangue un vampiro senza contraddittorio? Su temi sensibili in una scuola è indispensabile  il contraddittorio. Non è una ingerenza o una lesione  all’autonomia didattica il farlo presente, anzi è doveroso richiedere a chi dirige una scuola impedire scorribande politiche camuffate da storia. Gli studenti vanno rispettati. L’egemonismo di alcuni estremisti dell’Istoreto non va confuso con la storia dell’istituto della Resistenza e dell’ ANPI di Nino Boeti che hanno sempre avuto un atteggiamento rispettoso del dramma delle foibe e dell’esodo.
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Per l’Europa sempre e da sempre ma l’appello di Serra mi lascia indifferente
Non andrò in piazza  il 15 marzo per l’Europa. Non sono mai andato volentieri in piazza e ci sono andato pochissime volte per Jan Palach  e a sostegno delle vittime dei terroristi islamici che fecero strage dei redattori della rivista Charlie Hebdo. In quest’ultimo caso mi pentii perché la satira deve avere rispetto delle religioni e non oltraggiarle. Forse ho partecipato un’altra volta ad un sit -in radicale, ma la presenza di Viale mi ha subito messo a disagio e mi allontanai dopo pochi minuti. Ritengo che sia più utile adoperare la penna più che i piedi e in tante occasioni invece ho scritto appelli ed articoli. Per l’Europa non si può restare inerti e non c’è il bisogno dell’appello di Michele Serra, che non ho mai stimato. A muoversi per l’Europa vale invece l’appello ideale di Luigi Einaudi , di Ernesto Rossi, di Alcide De Gasperi ,di Mario Pannunzio, di Gaetano Martino e Vittorio Badini Confalonieri, mentre nutro dei dubbi su Altiero Spinelli,  fautore di un europeismo socialistoide poco chiaro. Ritengo un errore nel 1975 aver rinunciato, dopo cinque anni di impegno a fianco di Mario Scelba e di Giuseppe Petrilli  come vice presidente, a partecipare al Movimento Federalista Europeo: dopo aver visto cosa accadeva a Bruxelles e a Strasburgo ritenni di dedicarmi esclusivamente al Centro “Pannunzio”. L’impegno europeo dei miei amici Sergio Pistone ed Emilio Papa è rimasto indelebilmente nel mio DNA.
Oggi bisogna muoversi per una nuova Europa davvero unita anche militarmente  ed economicamente capace di interloquire e di resistere a Trump , a Putin , alla Cina . Un ‘Europa protagonista di una Nato di cui non sia un alleato di serie B. L’Europa burocratica di Bruxelles non mi ha mai convinto . L’Europa dei 27 che deve decidere solo  all’unanimità; ma dà spazio alle evasioni fiscali e alle delocalizzazioni non mi è mai piaciuta. Non mi piacque inizialmente neppure quella dell’Euro da cui l’Italia uscì fortemente penalizzata, ma ritengo oggi che senza l’Euro saremmo al disastro assoluto . Fu  preziosa lungimiranza quella di Ciampi in modo particolare. Oggi quasi nessuno solleverebbe dubbi sulla moneta unica europea capace di tenere testa al dollaro. Ma bisogna anche riprendere l’Europa delle radici storiche giudaico – cristiane che vennero rifiutate. L’Europa vera è fatta da secoli di storia, non solo dai Lumi settecenteschi. Bisogna tornare a credere ad un’Europa antidoto alle guerre come pensavano Einaudi e De Gasperi, l’Europa delineata magistralmente da Benedetto Croce nel suo grande libro dedicato alla storia europea. Per questa Europa vale più che mai la pena di combattere. Essa non è una bandiera blu con tante stelline , ma un patrimonio di valori che noi italiani vediamo rappresentati da Cavour e da Cattaneo, da Mazzini e Garibaldi  insieme a tanti patrioti che dal 1943 al 1945 combatterono  contro l’Europa barbara di Hitler. Se fosse, ad  esempi, Valdo Fusi a chiamarmi in piazza il 15 marzo , non avrei esitazioni. Ma al di là della piazza occorrono le idee e su questo piano il contributo del Centro “Pannunzio”  non potrà mai mancare. Siamo e saremo in prima linea per l’Europa.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Pietre d’inciampo
Quale promotore della pietra di inciampo dedicata a Virginia ci tengo a precisare che le pietre sono sempre state solo due. La collocazione fu promossa dal Prof. Brandone che organizzò una bellissima mostra di archivio ed organizzammo  un evento in aula magna ritrovando anche dei rari filmati di Virginia in bicicletta e con la sua famiglia e alla fine fu recitato un kaddish, preghiera in onore dei defunti. La Preside prof. Alpestre fu fondamentale in tutto questo anche perché normalmente le pietre sono collocate davanti all’ultima abitazione della persona, cosa che in questo caso non fu possibile e si pensò che il d’Azeglio fosse il luogo giusto dopo che gli studenti con la loro  ricerca di archivio hanno fatto rinascere Virginia e Franco ex allievi. Infine le segnalo che le pietre sono gestite dalla scuola e dai ragazzi con grande cura ed amore, la manutenzione è sempre ottima.   Mario Montalcini
Grazie per le precisazioni del dott. Montalcini di cui prendiamo atto, anche se il lettore Rag. Filippelli ha documentato con fotografie le sue affermazioni. Se posso dire, del prof. Brandone non ho mai avuto stima, ma ha fatto benissimo ad occuparsi delle pietre d’inciampo che sono così importanti da  obbligarci ad evitare inutili polemiche. Di fronte al dramma delle infami deportazioni tedesche non è il caso di aprire stantie  polemiche banalizzanti. Oggi le due pietre sono in ottimo stato e ne prendiamo atto. Metto però in evidenza il silenzio del preside del liceo D’Azeglio.
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Piazza Europa
Dopo aver letto il suo pezzo sull’Europeismo seguirò il suo esempio  e non andrò in piazza seguendo Michele Serra. Ho incominciato  invece a rileggere il grande libro di Federico Chabod sull’idea di Europa.   Michele Torra
Fa bene a rileggere Chabod, maestro di più generazioni di storici che fa parte insieme a Croce del mio DNA. Egli scrisse quel libro durante la seconda guerra mondiale  nella Milano occupata dai nazifascisti. Ci sono pagine di una costante attualità come solo i classici sanno scrivere. Serra al confronto è un signor nessuno.
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“Il sindaco fermi l’assessore Foglietta”
L’assessore Foglietta forse non doveva essere mai nominata assessore, ma il disastro che sta facendo sul cavalcavia di corso Sommeiller, strozzando il traffico, è davvero intollerabile. Va fermata come andrebbe fermato il progetto dispendioso di via Roma pedonalizzata. Luisa Giani
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Concordo con lei. Foglietta è il tallone d’Achille dell’amministrazione torinese. Anch’io penso che andrebbe sollevata da un incarico a cui si rivela palesemente inadeguata.
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Il ritorno di Umberto II
La richiesta del principe Emanuele Filiberto, con motivazioni anche storicamente  errate  per il ritorno della salma del nonno Umberto II in Italia al Pantheon è poco dignitosa, specie se collegata al recupero dei gioielli delle Corona. Emanuele Filiberto è incapace di rappresentare la dinastia sabauda. Le Guardie del Pantheon che travalicano  la loro funzione, gli creano un grande danno di immagine. il principe faccia il ballerino, faccia  il ristoratore a Montecarlo, si goda la nuova giocane compagna che ha scelto, lasciando la moglie e non rompa le palle. Re Umberto non è  Faruk d’Egitto. Fece un grande errore chi volle Vittorio Emanuele III accolto alla chetichella a Vicoforte. Non peggioriamo la situazione. I cortigiani di Vittorio Emanuele sono inesistenti e oggi esiziali. Mio nonno morì in Russia per fedeltà al Re in una guerra pazza.    Lettera firmata  
Re Umberto II
Concordo con Lei, a parte l’asprezza del suo linguaggio. Così la Dinastia va purtroppo verso il naufragio del ridicolo, il peggiore. Il principe Sergio figlio di Maria Pia di Savoia è l’unico degno e credibile che può risollevare le sorti.
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