di Giuseppe M. Ricci

 

È tempo di scacchi a Torino, dove tra il 26.11 e il 7.12 si svolgerà la più importante manifestazione dell’anno per l’Italia, il Campionato Assoluto 2024 (https://www.ciascacchi2024.it/).

Accade tuttavia che in questo mese di Novembre si avvicendino nella nostra Città, sempre più glamour, attrattiva e dunque amata, eventi di grande importanza e risalto come le ATP Finals e la 42a edizione del Torino Film Festival. Inutile dire che non c’è competizione… ma mettere insieme è meglio che dividere o contrapporre. E dunque, dopo l’abbinamento tra tennis e scacchi (https://www.ciascacchi2024.it/2024/11/14/tennis-e-scacchi-2024-strategie-a-confronto-nelle-atp-finals-e-nel-campionato-italiano-assoluto-di-torino/) ecco questa volta, a riprova di quanto gli scacchi siano trasversali, qualche appunto sul legame tra cinema e scacchi, sicuramente affascinante e ricco di sfumature.

Entrambi sono forme di espressione intellettuale e artistica, capaci di esplorare le profondità della mente umana e di raccontare (e, prima ancora, vivere nella realtà o sulla scacchiera) storie avvincenti di strategia e creatività.

Gli scacchi nel cinema

Gli scacchi hanno spesso trovato spazio nel cinema come metafora di sfide esistenziali, conflitti psicologici o battaglie morali e di riscatto, come nel film The Dark Horse (2014), ispirato alla vita di Genesis Wayne Potini, che lottando col suo bipolarismo aprì in Nuova Zelanda un circolo per i bambini disagiati col motto che “ogni giorno è un buon giorno per imparare”.

Ma la partita a scacchi per antonomasia e rimasta a tutti nella memoria è nel film Il settimo sigillo del Maestro Ingmar Bergman (1957), quando il cavaliere Antonius Block di ritorno dalle Crociate nelle sue varie peripezie si ritrova a giocare una partita a scacchi con la Morte, in una scena che è diventata iconica per la sua intensità simbolica.

Un altro bellissimo film è Sotto scacco (Searching for Bobby Fischer del 1993), basato sulla storia di un giovane prodigio degli scacchi, Joshua Waitzkin, dove si esplora la complessità del talento precoce e le pressioni di varia natura associate al successo, un tema che ritroviamo in molte altre storie anche di sport o di musica.

E poi, ovviamente, The Queen’s Gambit (2020), la serie televisiva che, grazie anche alla splendida interpretazione di Anya Taylor-Joy, ha determinato un nuovo “big-bang” per gli scacchi, quale non si ricordava dai tempi della sfida di Reykjavik tra Fisher e Spassky. La storia di Beth Harmon, la giovane scacchista che lotta contro dipendenze e convenzioni sociali negli anni ’60, ha infatti riportato gli scacchi al centro dell’attenzione globale, ispirando migliaia di nuovi adepti.

Per tutti la serie è nota come La regina degli scacchi, ma in effetti il titolo italiano è rubato ad un altro bel film del 2002 di Claudia Florio con Barbora Bobulova, che narra il dramma di una ragazza adottata tra ossessione per gli scacchi e ricerca della madre naturale.

Attori scacchisti

Molti attori e attrici sono stati appassionati di scacchi trovandovi una fonte di relax, stimolo mentale e ispirazione creativa. Tra tutti spicca la leggenda di Hollywood Humphrey Bogart, che aveva imposto la sequenza di una partita in “Casablanca” (1942 e v. https://unoscacchista.com/2017/09/21/maestro-humphrey-bogart/). Bogie (il nickname affibbiatogli da Spencer Tracy) frequentava l’Hollywood Chess Club ed era anche un forte giocatore. Si ricorda una sua patta con il GM Samuel Reshevsky, sia pure in simultanea, disponibile al link https://www.chess.com/blog/ThummimS/humphrey-bogart-and-chess. Qui sotto, l’attore con gli amori della sua vita…

Un altro grande appassionato è Woody Harrelson, noto per il suo talento istrionico e film come “Proposta indecente”, “Non è un paese per vecchi” dei fratelli Cohen, la serie di “Hunger Games”. Harrelson adora essere coinvolto in eventi scacchistici, inclusa l’inaugurazione di partite durante tornei internazionali.

Anche Rachel Weisz, vincitrice dell’Oscar per “The Constant Gardener” (2005), ha dichiarato di amare gli scacchi. La moglie di Daniel Craig ritiene – giustamente – il gioco degli scacchi come un esercizio mentale perfetto per stimolare la creatività.

Infine, chi direbbe che ad Arnold Schwarzenegger piace alternare la lotta a cazzotti con sfide mentali, ma non meno accese e accanite sulla scacchiera? Eppure, si giura che è stato visto giocare a scacchi con i colleghi sul set e spesso ha espresso la sua predilezione per gli scacchi che rifletterebbe il suo approccio strategico e per così dire muscolare alla carriera e alla vita.

Il fascino di una sfida senza tempo

Insomma, scacchi e cinema condividono un linguaggio universale, destinato a piacere senza pregiudizi di barriere culturali o sociali. Entrambi propongono un equilibrio tra disciplina e immaginazione, tra intuizione e logica, che ne rappresentano il fascino. Questa affinità spiega perché il gioco degli scacchi sia stato così spesso rappresentato nelle storie cinematografiche e perché molti attori vi trovino un passatempo gratificante.

Che si tratti di una partita simbolica tra la vita e la morte o di un torneo in cui si giocano i destini personali, gli scacchi continueranno a ispirare anche registi e attori, dimostrando che l’arte e il pensiero strategico possono convergere in modi straordinari.

E se non vi sentite abbastanza bravi? Beh, non dimenticate che anche Woody Allen (nei panni di Alvy Singer in “Io e Annie”) era stato escluso dalla squadra di scacchi per la sua statura…

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