Draghi, Cani, gatti e…Kamaleonti

IL PUNTASPILLI di Luca Martina

Nell’articolo pubblicato tre settimane fa, https://iltorinese.it/2024/08/27/tutti-i-colori-della-casa-bianca/ , sottolineavo l’importanza dell’incontro che si sarebbe tenuto il 10 settembre tra i due candidati alla presidenza statunitensi.

L’auspicio era che il dibattito avrebbe chiarito meglio i programmi elettorali dei contendenti lasciando da parte la strategia adottata nel primo incontro (che aveva visto soccombere, sotto le bordate di Trump, il presidente in carica) basata sulle accuse reciproche.
La realtà non ha completamente soddisfatto le aspettative: la retorica trumpiana ha prevalso sul suo programma e non ha sortito certamente gli effetti desiderati di fronte a una volitiva e determinata Kamala Harris.
Potremmo dire che la Harris ha saputo trasformarsi, sorprendendo i suoi tanti detrattori, da timida ed impacciata vice presidente ad aggressiva e combattiva: un autentico Kamaleonte!
La candidata democratica non è solo riuscita a bucare gli schermi ed aggiudicarsi le simpatie della maggioranza dei telespettatori ma ha anche guadagnato l’appoggio di uno dei personaggi statunitensi di maggiore successo: Taylor Swift.
A servire su un vassoio d’argento l’”endorsement” della star della musica pop è stata anche l’insistenza di The Donald nel denigrare i migranti, in particolare quelli haitiani, accusandoli di mangiare gli animali domestici, gattini e cagnolini, delle famiglie americane. Il tutto dopo che, poche settimane fa, il vice di Trump, JD Vance, aveva definito le sostenitrici del partito democratico delle “Childless cat ladies”, uno stereotipo sessista teso a svilirle al ruolo di “povere donne, senza figli (come Kamala Harris) e dedite a nutrire gatti randagi”.
La Swift oltre ad essere notoriamente una simpatizzante democratica, aveva appoggiato 4 anni fa, quando però era molto meno popolare di oggi, Joe Biden, è anche una affezionatissima custode di gatti (che, si sa, non hanno “padroni”) che non poteva certo restare indifferente alle, invero goffe e prive di fondamento, accuse del candidato repubblicano e del suo vice.
Si tratta di un supporto da non sottovalutare: Taylor Swift potrebbe essere presto soprannominata Taylor Swing, sia con riferimento al suo impatto sul voto negli stati in bilico (gli “swing states”) che per avere l’effetto di fare oscillare (il significato di “swing”) il consenso dei giovani elettori, tra i più incerti e meno propensi a recarsi alle urne, a favore di Kamala.
Qualche numero potrà chiarire meglio il concetto: Taylor dispone di 283 milioni di followers su Instagram e di 95 milioni su X (la piattaforma nota un tempo come Twitter) ma, soprattutto, circa il un terzo degli americani tra i 18 ed i 44 anni, 37 milioni di persone, si considerano suoi fans e potrebbero essere influenzati al momento del voto dalla posizione assunta dalla pop star.
Capiremo meglio nelle prossime settimane se anche questa volta la corsa alla Casa Bianca sarà risolta al fotofinish…
Ma se oltreoceano tutta l’attenzione è concentrata sulle elezioni ormai imminenti, nel vecchio continente sta facendo discutere il rapporto “The Future of European Competitiveness”  pubblicato nei giorni scorsi da Mario Draghi.
Si tratta uno studio che riassume (si fa per dire…) in quasi 400 pagine le azioni ritenute necessarie per rendere competitiva l’economia europea, al cospetto dello strapotere statunitense e della crescita vertiginosa di India e Cina.
Gli investimenti che sarebbero necessari, circa il 5% del Pil annuale, surclasserebbero gli sforzi profusi con il Piano Marshall (pari all’1-2% del Pil negli anni del secondo dopoguerra) e richiederebbero investimenti enormi (possibili solo con un drastico incremento del già elevato debito pubblico) e riforme davvero draconiane…
Molto difficilmente le raccomandazioni dell’ex governatore della BCE troveranno applicazione: il ricorso ad ulteriore debito richiederebbe una visione comunitaria (con emissioni garantite dall’unione europea e non dai singoli Stati) che è stata più volte rigettata dai Paesi frugali (Germania e nord Europa).
La corposa analisi ha in ogni caso il pregio di delineare alcune delle più importanti direttive d’intervento per potere evitare al nostro continente di cadere, nei prossimi decenni, nella pressoché totale irrilevanza, in balia di concorrenti sempre più agguerriti e tecnologicamente superiori.
E’ ben noto come l’andamento economico europeo sia, da molti anni, nient’altro che un’ombra sempre più sbiadita di quello statunitense ma siamo ancora in tempo per potere immaginare un futuro diverso: questa sembra essere la sfida che ci viene prospettata e che non andrebbe ignorata aprioristicamente.
Il confronto tra la locomotiva ad alta velocità statunitense (al di là dell’incertezza sulla prossima presidenza che, qualunque essa sia, non ne modificherà sostanzialmente la rotta) ed il treno locale a scartamento ridotto europeo è impietoso.
Forse proprio per questo non possiamo rinunciare a provare ad immaginare, per noi e per i nostri figli, un futuro diverso e, lo speriamo con tutto il cuore, migliore.
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Salsiccia di Bra, il Festival

Articolo Successivo

Bombardieri si insedia in procura contro mafia e violenza di genere

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta