L’arte come una “Jam Session”

Al “Flashback Habitat” di Torino le arti visive dialogano con la musica in un armonico intreccio di voci

Fino al 1° ottobre

Variazioni improvvisate ma perfettamente gestite. Libere nel gioco virtuoso delle note e nell’assoluta arbitrarietà di segno e colore. Una vera e propria Jam Session, totalmente dedicata alla creatività e alla “ricerca metropolitana”. Di qui il titolo, “Torino Jam Session. Energiche e liberatorie ibridazioni nell’arte”, dato alla mostra con cui prende avvio l’estate 2023 di “Flashback Habitat. Ecosistema per le Culture Contemporanee”, il nuovo hub culturale aperto nel novembre scorso in corso Giovanni Lanza a Torino, in occasione di “Flashback Art Fair”, la Fiera diretta da Ginevra Pucci e Stefania Poddighe. Nata da una bizzarra ma brillante idea di Alessandro Bulgini, artista e direttore artistico di “Flashbak Habitat”, la rassegna, in agenda fino a domenica 1° ottobre, si pone ai visitatori come una sorta di “display espositivo” in cui far confluire il più variegato gioco di nuove, e perfino improbabili, sperimentazioni attraverso la musica e le arti visive. Le cifre: 70 opere, per 15 differenti Jam Session, “risuonanti” in 15 sale, che allo stesso tempo sono “luogo di partenza e luogo di arrivo della composizione”. Come nasce l’idea della mostra ce lo spiega lo stesso Bulgini: “Nel 1989 avevo un ‘blues bar’ a Livorno, ‘Vernice Fresca’, un luogo dove arti visive e musica si mescolavano. In una di quelle sere vennero a mangiare da noi due importanti musicisti afroamericani della grande ‘jazz band’ di Lionel Hampton che si trovava in città per due spettacoli. Mentre mangiavano pensai di provocarli chiedendo al mio amico Richard di suonare al piano uno ‘standard’ per vedere le loro reazioni. La reazione non tardò ad arrivare, entrambi lasciarono le forchette e imbracciarono tromba e sax. A fine serata ubriachi di ‘Vecchia Romagna’, ringraziando Dio per quanto avvenuto, chiesero di poter tornare il giorno dopo e così fu, e con loro gli altri trenta componenti della band più altrettanti musicisti livornesi. Ne nacque una serata indimenticabile nonostante fosse improvvisata”.

Da ripetere, in versione “Flashback Habitat”. Ed eccoci all’oggi, al secondo piano dell’hub di corso Giovanni Lanza , con “terzetti” e “quartetti” di opere di artisti visivi combinati in intriganti atmosfere scandite dal ritmo della batteria di Donato Stolfi. In un suggestivo percorso “misto”, che ci porta dai “Dervisci” di Aldo Mondino alle tele dal “forte ritmo musicale” di Giorgio Griffa. Dai plurimaterici lavori di Marco Gastini ai paesaggi alieni di Pierluigi Pusole e alle fotografie di Monica Carocci, per non dimenticare i “taciti ritratti” della tedesca, torinese d’adozione, Elke Warth e gli scatti “etici” di Turi Rapisarda, ideatore nell’‘80 del torinese “Gruppo Fotografia Psicogeografica”. E via ancora con le creative composizioni di Bartolomeo Migliore,Victor Kastelic (origini americane da Salt Lake City), Luigi Gariglio, Enzo Obiso con il suo “Fish Eye”, Pierluigi Meneghello, Alessandro Rivoir e Bruno Zanichelli. Per finire nello spazio esterno della struttura. Dove, nell’ambito del progetto “Vivarium” (parco artistico in divenire), troviamo una nuova opera a firma di Fabio Cascardi, una surreale installazione in acciaio e vernice antirombo dal titolo “Sedie nello spazio”: nulla di strano per l’artista torinese, la cui costante è proprio il riutilizzo e la conversione di oggetti e di materiali di recupero.

In questo caso sedie riattate e prolungate in altezza in un “gioco” d’arte in cui immaginazione e creatività fanno sentire alla grande i loro diktat. Il tutto, mentre fuori dagli spazi di “Flashback Habitat”, nella Barriera di Milano in piazza Bottesini, mercoledì 21 giugno scorso, s’è avviata la nona edizione (creatura sempre di Alessandro Bulgini) di “Opera viva, il Manifesto”, che quest’anno porterà il titolo originale di “Opera viva, Luigi l’addetto alle affissioni”, con manifesti che si ritroveranno (per sbaglio di Luigi?) tutti capovolti, testa all’ingiù. Primo appuntamento con Sergio Cascavilla e il suo “L’arte povera E’ INGombraNTE OBsoleTA”.

Gianni Milani

“Torino Jam Session. Energiche e liberatorie ibridazioni nell’arte”

“Flashback Habitat. Ecosistema per le Culture Contemporanee”,corso Giovanni Lanza 75, Torino; tel. 393/6455301 o www.flashback.to.it

Fino al 1° ottobre

Orari estivi: ven. sab. e dom. 11/20

Nelle foto:

–       Aldo Mondino: “Dervisci”, olio su linoleum, 1999

–       Fabio Cascardi: “Sedie nello spazio”, acciaio e vernice antirombo, 1995

–       Sergio Cascavilla: “L’arte povera E’ INGombraNTE OBsoleTA”

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