“Torino ferita 11 dicembre 1979”
Fino al primo aprile
Anche queste sono immagini di “guerra”. Insensata, come tutte le guerre. Violenta e vigliacca. Che dal 1969 al 2003 ( i cosiddetti “Anni di piombo”) insanguinò e terrorizzò l’Italia. E non solo. Immagini fotografiche ancor più terribili se si accostano a quelle sconcertanti e atroci, moltiplicate per mille, che oggi ci arrivano dal fronte bellico internazionale su cui Russia e Ucraina si massacrano in nome di un sacrosanto diritto alla democrazia e alla libertà dalla Russia negato e coraggiosamente, a prezzo altissimo di vite umane, dai “fratelli” ucraini rivendicato. Anche per l’Occidente. Il tributo pagato dagli Italiani agli “Anni di piombo”, perpetrati dal Terrorismo eversivo di estrema destra e sinistra (Brigate Rosse e Prima linea, in primis), fu di 360 morti, di miglia di feriti invalidati e di innumerevoli attentati violenti dimostrativi.
Anche Torino pagò in quel periodo un prezzo di sangue elevatissimo. Fra il 1975 e il 1982, per attentati terroristici, in città furono uccise 22 persone e oltre 70 furono gli invalidati per tentato omicidio. Nel solo 1979, il capoluogo piemontese pianse ben 5 omicidi, tutti ad opera di Prima Linea: da Giuseppe Lorusso (agente di custodia a “Le Nuove”), al giovane diciannovenne (studente all’Istituto “Carlo Grassi” ) Emanuele Iurilli, ucciso accidentalmente in uno scontro a fuoco fra le Forze dell’Ordine e terroristi di Prima Linea in un bar di via Millio, al vigile urbano Bartolomeo Mana (assassinato a Druento durante un assalto alla locale Cassa di Risparmio), fino a Carmine Civitate, proprietario del “Bar dell’Angelo” di piazza Stampalia, anche lui rimasto a terra durante uno scontro a fuoco fra polizia e terroristi e a Carlo Ghiglieno, dirigente Fiat, ucciso in via Petrarca mentre si recava in ufficio. Ma bisogna arrivare e soffermarci all’11 dicembre del 1979, quarantatre anni fa, per addentrarci nel capitolo forse più teatralmente eclatante, vergognosamente firmato ancora una volta in città da Prima Linea. E’ un martedì. Nell’aria si respira già il clima festoso dell’imminente Natale. In via Ventimiglia, nella sede della “SAA-Scuola di Amministrazione Aziendale” (la prima business school italiana, fondata negli anni Cinquanta e specializzata nella formazione manageriale) sono le 15 del pomeriggio e si fa normale lezione nelle varie aule, quando la “normalità” viene bruscamente interrotta dall’irruzione di un commando di terroristi appartenenti a Prima Linea. Loden. Eskimo. Da sotto spuntano fucili, pistole e perfino un kalashnikov. In poco più di mezz’ora, la lettura di un delirante comunicato contro la “scuola dei padroni” e la selezione di dieci “nemici di classe”, 5 studenti del Master e 5 docenti, portati a dimostrazione in corridoio, legati, imbavagliati e brutalmente gambizzati. Ventidue colpi di pistola. Sono la loro firma e l’immagine cruenta della mattanza compiuta. Nel corridoio un fiume di sangue.
Racconterà Luciano Borghesan su “La Stampa”: “Se dovessi disegnare la copertina di un album di quegli anni, metterei una foto della SAA”. Momenti terribili, ancora vivi nella memoria storica dei torinesi con qualche anno sulle spalle e ricordati nella suggestiva mostra fotografica “Torino ferita 11 dicembre 1979”, organizzata, fino al primo aprile (ore 10/16), alla “Biblioteca Nazionale Universitaria” (piazza Carlo Alberto, 3) dall’Associazione “La Porta di Vetro”, presieduta dal giornalista Michele Ruggiero, e curata da Tiziana Bonomo (“ArtPhotò”), ex studentessa della “SAA”, fra gli ostaggi lei stessa, quel terribile pomeriggio, dei criminali terroristi. In mostra (realizzata con il sostegno del Consiglio Regionale, oltreché dell’“Associazione Amici della Biblioteca Universitaria”, e inaugurata in occasione della “Giornata europea in memoria delle vittime del terrorismo”, venerdì 11 marzo scorso) troviamo 30 scatti fotografici, in maggior parte provenienti dagli Archivi de “La Stampa” e della “Gazzetta del Popolo” e conservati dall’“Archivio Storico” della Città di Torino.
Quattro le sezioni in cui si articola l’iter espositivo: l’“Assedio”, che descrive le fasi della “militarizzazione”, soprattutto durante i processi alle Brigate Rosse, in cui si ritrovò catapultata la città: gli “Attentati”, dominati da escalation che dalle minacce verbali alle auto bruciate, dalle aggressioni e ai sequestri di persona, portarono alle cosiddette “gambizzazioni” e agli omicidi; il “Dolore” immenso e inevitabile, per concludere con l’“Attacco” terribile alla SAA. Le immagini sono accompagnate dai testi di Michele Ruggiero, autore del libro “Pronto qui Prima Linea” e da quelli di Paolo Turin, all’epoca fra i docenti alla SAA, anche lui vittima della brutale esecuzione terroristica.
Gianni Milani
Per info: “La Porta di vetro”, laportadivetro@gmail.com – info@artphotobonomo.it; tel.335/7815940
Nelle foto:
– Padre Ruggero Cipolla dinanzi al cadavere di Giuseppe Lorusso, Archivio “La Stampa”
– Scritta al “Carlo Grassi” VII Itis, per ricordare Emanuele Iurilli, Archivio “La Stampa”
– Bambini depongono fiori accanto alle foto dei carabinieri Lanza e Porceddu, vittime delle BR, Archivio “La Stampa”
– SAA: studenti soccorrono una delle vittime, Archivio “La Stampa”
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