Giovanna Perino, vedova di Angelo Burzi, ha ricordato con un lungo e commosso post su Facebook l’ex assessore regionale che si è tolto la vita la notte di Natale. Di seguito il testo integrale
Desidero ringraziare quanti di voi, conosciuti e non, mi sono stati e mi sono vicini in questo momento.
Con affetto nei miei confronti così come nei confronti di Angelo, ricordandolo come amico di una vita o per un tratto di essa, compagno o avversario politico, interlocutore in varie e diverse situazioni, più o meno brevi, più o meno personali.
“E desidero ringraziare quanti di voi hanno contribuito a diffondere i suoi ultimi pensieri ed avviato una analisi seria, puntuale e rispettosa della situazione che lo ha coinvolto, che direttamente e indirettamente riguarda tutti noi e dalla quale ha scelto di uscire “esprimendo la sua protesta più forte”. Grazie, in sintesi, a quanti di voi hanno scelto di non voltare la testa dall’altra parte, a quanti stanno sostenendo la sua ultima battaglia per la verità.
Come ho ricordato salutandolo nel giorno del suo funerale, unendo le mie parole a quelle di altri suoi amici e i miei pensieri ai molti che non sono intervenuti ma che gli sono sempre stati vicino, Angelo era una persona onesta e con una personalità forte. E come molte persone con queste caratteristiche, non sentiva il bisogno di piacere a tutti, cosa che lo ha reso unico e speciale per molti e, allo stesso tempo, scomodo per altri.
Aveva inoltre una intelligenza raffinata, era colto e carismatico. Ed era generoso, in tutti i sensi e nel condividere idee, visioni e opportunità. Generoso nel prendersi cura degli altri. Presente quando c’era bisogno.
Caratteristiche che ha voluto mettere a servizio della politica, ovvero di ciò che più ha amato fare. Fare politica per gli altri e con gli altri, per una società nuova, per una Società Aperta, realtà che ha voluto e creato nel 2000. Fare politica per le persone, i territori, per le associazioni impegnate nella difesa della salute dei più fragili.
E se ha pensato ad una Società Aperta è perché era convinto, come scriveva il 13 marzo del 2000 nel primo numero della rivista omonima, che alla politica e all’amministrazione piemontese servissero “un sano pragmatismo ispirato ad alti ideali”, “idee forti ma praticabili”, “inventare progetti, cullare e perseguire percorsi di prosperità”. “Basta volerlo, deciderlo, sceglierlo”, così diceva.
Angelo aveva un codice morale molto forte e una visione della giustizia, amava la nostra lingua e le citazioni. Una di queste, di Leonardo da Vinci, ricordo tra le sue preferite, “Chi non punisce il male, comanda lo si faccia”, ed è quella che me lo rappresenta più di tutte, specie in questo momento.
Aveva ovviamente, oltre alle tante qualità, difetti anche importanti. Quante le discussioni e le porte sbattute tra noi, le riappacificazioni e il tornare a parlarsi, ciascuno magari ancora sulle proprie posizioni, per poi risalire con lui, pian piano, su quegli alti livelli dei nostri confronti, che solo il raffinato modo di ragionare che gli era proprio consentiva di raggiungere, a me come ai suoi molti interlocutori. Ed è stato un onore per me poterlo fare come, per mia fortuna, abbiamo fatto spesso.
Ho parlato, e lo ha fatto chi lo ha conosciuto, del suo codice morale. E solo la rettitudine che era parte di lui, e non certo la debolezza, ha determinato, per le ragioni che sappiamo, il modo con cui ha scelto di esprimere la sua protesta più forte. Come l’ha definito lui stesso, l’ultimo atto d’amore per me.
“E per l’amore immenso, e per la stima e il rispetto che sempre ho avuto e sempre avrò per te, voglio accettare tutto questo e lasciarti andare come hai scelto. Vai, amore mio, finalmente libero, come meritavi e come meriti”.
(Foto Facebook)
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