Mirafiori Lunapark. Bel film. Del 2015, di Mimmo Calopresti. L’ho rivisto, che struggente ed avvolgente tristezza. Come si sa il tempo non ritorna. È la storia di tre pensionati ex operai che per 40 anni hanno lavorato alla Fiat. Prima difendono i loro orti e poi, occupando il loro vecchio stabilimento, lo adibiscono a Luna Park. Da un po’ la classe operaia non c’è piu. Almeno a Torino, e Torino ha perso la sua identità. Da oltre 40 anni la sta cercando con scarsi successi. Eppure non era bello essere operai.
Appena si poteva, scappavano. Rumori e siliconi la facevano da padroni. C’ era sempre un muro che divideva lo stabilimento dalla case costruite vicino. Ma ognuno di noi aveva un parente stretto che ci lavorava. Un parente stretto che avrebbe voluto, o è riuscito nello scappare. Tutte le periferie divise tra grandi e piccoli stabilimenti. In via Cherubini l’isolato intero era una fabbrica di vetro. 7, 30 accensione motori e relativo rumore. Spegnimento alle 12 per poi ricominciare dalle 14 alle 18 30. Tutti i giorni, sabato compreso. Sono passati più di 50 anni, ma quell’ assordante rumore, a volte mi ritorna nelle orecchie. Dunque tanto bello non era. Eppure eravamo qualcosa. Tecnicamente, direi che avevamo una identità. Essere qualcosa. Sicuro, con una città inquinata. Dove la Feroce ( la Fiat) determinava i tempi di tutti. Le ferie , ad esempio. Dal 1 agosto al 31, 4 settimane tutte di filato. Il 2 agosto strade cittadine deserte fino al 30. Solo Ivrea con l’Olivetti tornava tra luglio ed Agosto, ed il tessile nel biellese. Ed ora, come da copione , Torino tagliata fuori da Fiat e governo, per l’approvazione delle batterie elettriche. Ingrati. Ma anche noi torinesi tanto furbi non siamo. Un pezzo d’industria regge, ma grazie alle esportazioni. Regge l’industria del Food, anche qui per il nome dell’Italia , ed in particolare il Piemonte che è sintomo di credibilità. Dove la politica locale e Roma non c’entrano niente il Piemonte va. Posticipata di due anni la fine della Tav. Motivazione: covid. Balle, sono 3 anni di totale inerzia. Anche qui i no Tav non c’ entrano nulla. È storia di uno Stato che non sa farsi rispettare. Ora storia di un Ministro, Giorgetti che ha solo in testa la sua Lombardia. E noi abbozziamo. Lega e Forza Italia supini. Fratelli d’ Italia interessati solo nel cacciare gli extracomunitari. Il Pd… boh. Cinque stelle interessati solo nel guardarsi il loro ombelico. Con sinistra sbrindellata e sindacati che incolpato gli altri. Ed il gioco è fatto. Non siamo messi bene. Anzi siamo messi malissimo. Abbiamo una classe dirigente locale che pensa ad altro. Tanto le strade per una riconferma passano solo per Roma. La riforma elettorale una lontana chimera. Ora, purtroppo, sarebbe ora di fare i conti con sul perché di questo totale fallimento. Non ci rimane il ricordo degli antichi fasti. Verissimo, la nostalgia non è una proposta per il futuro. Ma almeno lasciateci questo. È poco, ma è qualcosa che rischia di diventare tutto. Rimane rabbia. Non sapete quanta rabbia. Contenuta, repressa ma sempre rabbia. Anche perché negli ultimi 40 anni siamo stati emarginati perché fastidiosi e considerati inopportuni per un potere costituito sia a destra come a sinistra che non tollerava i guastafeste. Per decenni mi hanno dato del guastafeste. Torino 60 anni fa era alla testa dello sviluppo economico e non solo. Sport come cultura. Quella con la C maiuscola. Ora la coda di quasi tutto. Persino il governatore Cirio è su tutte le furie. Ci avete preso in giro. Come con l’Embraco di Chieri . Tante parole e nessun fatto. Sono 20 anni che si aspetta una legge che regoli il rapporto con le multinazionali. Nulla di nulla. Forse Torino non morirà, ma sarà sempre più marginale. Non ci rimane che piangere e continuare ad urlare la nostra rabbia , rimpiangendo la nostra identità collettiva persa 40 anni fa.
Patrizio Tosetto
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