Boniperti, gentiluomo e sportivo

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Ho conosciuto Giampiero Boniperti, scomparso ieri, malgrado non mi interessi di calcio e non sia tifoso di nessuna squadra.

Sono stato però amico di due juventini sfegatati : Mario Soldati e Vittorio Chiusano che fu anche presidente della squadra bianconera. Al contrario molte persone che mi stanno cordialmente antipatiche tifano per il Toro. Sarà sicuramente casuale e non come diceva Soldati un qualcosa che spiega tanti aspetti di una persona. Detto questo, ho sempre avuto simpatia per questo calciatore fuoriclasse che non soffriva del divismo intollerabile e dell’avidità spasmodica di denaro di molti calciatori. Boniperti rappresenta un’epoca in cui le squadre italiane avevano fuoriclasse italiani. Ed avevano anche presidenti adeguati a partire dall’avvocato Agnelli. Se guardo all’oggi, vedo molto cinismo e protagonismo arrogante. La famiglia Agnelli putroppo e’ finita non solo per l’auto, ma anche per il calcio. Resiste donna Allegra nel grande progetto umanitario di Candiolo, esempio eccezionale di efficienza e di scientificità e di filantropia vera. Boniperti lo vedevo spesso con Soldati che stravedeva per lui, ma lo incontravo anche dal mitico “Da Mauro “ in via Maria Vittoria dove io andavo a cena spesso con Aldo Viglione. Aveva un tavolo riservato quasi intoccabile. Un tempietto gastronomico bianconero. Una volta che andai con la senatrice Francesca Scopelliti, compagna di Tortora, Mauro mi concesse di cenare in quel tavolo bonipertiano perché amava la nobile figura di Enzo,  vittima della malagiustizia. Mario Soldati lo volle socio vitalizio del Centro Pannunzio ed in effetti anche quando fu per cinque anni deputato europeo, dimostro’ di essere un vero liberale. A Bruxelles si trovò subito a suo agio. Era un vero signore che mantenne una sobrietà elegante tutta piemontese, anche quando fu al vertice del
successo sportivo e veniva universalmente osannato. E’ stato l’immagine alta di uno sport che non c’è più, dominato oggi dalla brutale logica dei soldi e degli ultrà prezzolati e spesso violenti. E’ una gloria italiana, torinese e piemontese che va ricordata come un monito severo ad un presente calcistico che, per quanto mi dicono i miei amici esperti di calcio, e’ molto squallido.Vi cito un esempio che mi colpì e mi offese molto:  il presidente Andrea Agnelli non volle ricordare Soldati nel ventennale della sua morte.  Feci male a non rivolgermi a Boniperti che sicuramente sapeva molto bene cosa rappresentasse per la squadra la figura di Soldati.

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