Primarie: Lavolta, il candidato della sinistra ambientalista che turba i sonni del PD torinese

ENZO LAVOLTA: “PER TORINO CI VUOLE CORAGGIO. SOGNO UNA CITTÀ DALLE 5 A”

Enzo Lavolta 42 anni consulente del lavoro e vicepresidente del consiglio comunale, già proposto dai VERDI torinesi alla coalizione di centrosinistra come candidato ideale, è fiducioso di raggiungere il traguardo delle 7000 firme che devono essere raccolte entro il 23 maggio per partecipare alle primarie che il 12 e 13 giugno sceglieranno il candidato Sindaco del centrosinistra.

Ad oggi sono già state raccolte più di 4000 firme, che fanno di Lavolta il più agguerrito competitor di Stefano Lo Russo, che appare sempre più come il candidato dell’apparato del Pd, forte dell’appoggio degli ex Sindaci Chiamparino e Fassino e del Senatore Mauro Laus e della sua potente filiera.

“Le primarie sono una grande opportunità per riallacciare i rapporti con una città che purtroppo percepisco lontana dalla politica e dai partiti”, così commenta Enzo Lavolta. Torinese, vice Presidente del Consiglio comunale e già assessore all’Ambiente e all’Innovazione nella Giunta Fassino, avrebbe potuto evitare le “forche caudine” delle firme, accettando la candidatura offerta dai Verdi. “Ringrazio i Verdi, sono una forza politica con tanti giovani che hanno voglia di futuro, ed è motivo di orgoglio il fatto che vedano in me un interlocutore e un interprete dei loro ideali. Ma ho preferito affrontare la raccolta delle firme, certo di riuscirci, perché le primarie devono essere non solo per il Pd ma per tutto il centrosinistra un’occasione per uscire dai soliti luoghi chiusi della politica partitica. Oggi il Pd a Torino ha poco più di 1600 iscritti, quando mi sono iscritto io, i numeri erano ben altri. Qualcosa non funziona nel rapporto con la città. Raccogliere le firme è un buon pretesto per andare a stanare competenze e disponibilità di chi ha voglia di dire la sua sul futuro di questa città”.
Quale il primo punto nella sua agenda di candidato Sindaco?
“È necessario un piano industriale che deve essere definito da 5 assets strategici: l’areo spazio, l’automotive, l’agroalimentare e la logistica connessa, l’ambiente e la transizione ecologica, l’automazione. Molti trascurano cosa succederà nel futuro immediato: a Torino, ad esempio, è già una realtà la robotica collaborativa, domani utilizzeremo i robot come oggi usiamo le applicazioni. In questi cinque ambiti abbiamo eccellenze che sono riconosciute a livello nazionale ed internazionale. Mi piacerebbe che, partendo da queste 5 A, si siglasse un “patto per il lavoro”, nel quale si riconoscessero tutte quelle forze politiche responsabili che, invece di soffiare sul fuoco della paura e della crisi economica, si vogliono rimboccare le mani ed impegnarsi a costruire il futuro del nostro territorio”.
Per una Torino green, non si può prescindere dalla mobilità sostenibile…
“Quando ero assessore all’Ambiente ho redatto un documento di pianificazione sulla ciclabilità, il BiciPlan. A Torino eravamo molto indietro ma una città che vuole essere europea non può non considerare quello della mobilità come un elemento fondamentale nella vita quotidiana dei cittadini, e non può non cercare di favorire alternative all’uso del mezzo privato prevalente, ovvero l’auto. Il BiciPlan era un documento ambizioso e sono contento che la Sindaca Appendino vi abbia destinato importanti risorse. Su ambiente e mobilità non credo nelle contrapposizioni caricaturali. Compito dell’amministrazione è cercare di caricare tutti i cittadini a bordo di una strategia green, non demonizzare chi non è convinto ma provare a convincerli”.
Che cosa manca a Torino per essere una città davvero europea?
A Torino non manca niente, piuttosto si tratta di mettere insieme dei tasselli di un mosaico e di favorire delle connessioni. Ma quanti sono i torinesi consapevoli che gli astronauti mangiano cibo confezionato nel nostro territorio? O che la IA non è una cosa del futuro ma è già una realtà ed è qui che si stanno studiando gli algoritmi che consentiranno una trasmissione di dati efficiente nella missione spaziale su Marte? Penso alle competenze del settore dell’automotive, dove il soggetto pubblico può favorire il convergere di queste nel Maufacturing Center. Compito del pubblico è mantenere sul territorio l’investimento in capitale umano fatto nei due poli di eccellenza che sono il Politecnico e l’Università. Abbiamo decine di migliaia di studenti che arrivano a studiare qui da tutta Italia e da tutto il mondo. Perché non rimangono a Torino? Non solo perché mancano le opportunità di lavoro ma soprattutto perché non c’è un sistema produttivo ed economico, anche accompagnato da una consapevolezza pubblica, capace di intercettarle e valorizzarle subito quelle giovani competenze. Gli strumenti amministrativi ci sono, sono concreti, penso ai “contratti di insediamento” per favorire gli insediamenti produttivi incentivandoli. Ciò che serve a Torino è una maggior collaborazione tra pubblico e privato. Mi interessano soprattutto le innovazioni sociali, quelle che possono davvero migliorare la vita ai cittadini, a cominciare da una rinnovata formazione e qualificazione professionale. Sono stufo di vedere nei carnets delle opportunità formative i corsi per parrucchiere ed estetista. Viva i parrucchieri e viva le estetiste, ma dobbiamo interrogarci su che tipo di formazione professionale vogliamo incentivare in una prospettiva di medio e lungo periodo. C’è una domanda fortissima, diversa da quella tradizionale, che non riusciamo ad intercettare ed è questa la sfida da cogliere”.
Spesso si parla delle “due” Torino, soprattutto i quartieri periferici, invocati durante tutte le campagne elettorali ma dove si sta peggio rispetto a 5 anni fa…
“Non si può negare che a Torino vi siano zone diventate davvero invivibili e la politica ha l’obbligo di aprire gli occhi su queste situazioni, senza esasperarle ma affrontandole con responsabilità e parlando di legalità prima che di sicurezza. La legalità deve essere il punto di partenza. Sappiamo che vi sono quartieri più attrattivi anche per la criminalità organizzata, perché costa meno affittare case e locali, perché i contratti spesso sono irregolari, e l’amministrazione è chiamata a cogliere queste contraddizioni. Sono stato nei giorni scorsi in piazza Foroni, e confesso che farei fatica a viverci. Eppure ho raccolto tante testimonianze di residenti e commercianti che sono orgogliosi del quartiere in cui sono cresciuti e dove vivono, non voglio arrendersi, non vogliono mollare e meritano l’attenzione totale da parte di chi governa la città”.
Un appello per chi è incerto tra i vari candidati alle primarie?
“Il futuro del nostro territorio non può prescindere da uno sforzo e da un’assunzione di responsabilità da parte di ciascuno di noi. Questo è l’appello che voglio fare. Usciremo da questa crisi economica e sociale, usciremo dalla pandemia, solo se sapremo prenderci per mano, perché nessuno si salva da solo. Vorrei che mia figlia potesse vivere in una città dove, con lo sforzo di tutti, si riesca a stare tutti un po’ meglio”.

Il programma e la candidatura: https://sechi648.wixsite.com/my-site-2

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