IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni Giorgio Galli è morto a 92 anni. Ha scritto tanti libri, alcuni anche poco significativi o addirittura bislacchi, come quello su Hitler e l’ esoterismo.
Mi capitò una sola volta di essere correlatore con lui in qualche convegno a Milano. Quando vidi che iniziò persino a parlare nei raduni massonico- sabaudi in provincia di Cuneo, ruppi ogni rapporto. E’ l’ esempio non solo dell’ homo unius libri, ma dell’ unico titolo: il bipartitismo imperfetto, spesso citato a vanvera perché la Dc e il Pc non furono mai il bipartitismo sia pure imperfetto, ma l’inciucio che ha dilapidato lo Stato con la scusa del compromesso storico. Galli è stato il teorico di uno dei periodi storici peggiori della storia Italiana. Poi quando il suo teorema cadde, Galli continuò scrivere come se niente fosse accaduto .Scienziato della politica? Direi proprio di no, in nessun modo. Non scrivo cosa mi disse di lui il grande Nicola Matteucci. Credevo amasse scrivere e pubblicare a dismisura. Purché si parlasse di Galli. Al Centro Pannunzio non lo volli mai. Bobbio fu tassativo . A più di 90 anni continuava a scrivere. Mi dicono si fosse avvicinato alla destra. Come il suo coetaneo Alberoni. Galli fu un Alberoni della politologia. Se i politologi sono questi, non dobbiamo poi troppo lamentarci dei politici “imperfetti”. Quel bipartitismo di Galli fu la rovina d’ Italia, non solo un libro molto citato da chi aveva l’età per leggero nel 1966, quando uscì. Molti lo citarono, senza neppure leggerlo, poi il sistema dei due formi ebbe fine, ma Galli forse non si accorse neppure della fine di un’era geologica. Pace all’anima sua, prolifico autore, noto per il primo titolo. In biblioteca sono almeno trent’anni che l’ho relegato nel piano più alto. Non capì neppure Craxi e il suo disegno politico di ampio respiro.
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