Lei è Livia Turco. È stata ministro della Repubblica. Prima alle Pari opportunità con D’Alema Presidente del Consiglio. Poi alla Sanità con Prodi. Deputata e senatrice. Consigliere regionale in Piemonte. Membro della segreteria nazionale del PCI. Ma per me soprattutto la mia amica Livia Turco da Morozzo in provincia di Cuneo. Per me quasi unicamente la mia amica, al di là dei suoi ruoli
Conosciuta alla metà degli anni settanta. Iscritta a Magistero e alla Federazione giovanile comunista prima di Cuneo e poi di Torino. Lavora studiava e (come si diceva allora) faceva politica.
Cattolica, ma non bigotta, leggeva sempre. Quando divenne segretaria provinciale molti furono stupiti se non contrariati. I decenni successivi si incaricarono di smentire i perplessi. Così era il Partito Comunista italiano. Con i suoi limiti di conservatorismo ed al tempo stesso capace di azzardare scommesse su nuovi e per allora inespressi talenti. Livia era una di questi talenti . Ma appunto per allora non era dato sapere. Si racconta che al Comitato Federale di Torino un suo appassionato intervento fu ascoltato da Aldo Tortorella, autorevole dirigente romano del Pci. Ne parlò con Enrico Berlinguer e quando si dovette cambiare il segretario dei Giovani Comunisti di Torino fu naturale la sua candidatura ed elezione. 1977, quando il privato diventava pubblico. Quando si stava capendo che oltre ai diritti dei lavoratori c’erano i diritti dei cittadini ed uno di questi era ed è l’uguaglianza tra i sessi. Ora, forse tutto questo è scontato, ma allora c’era solo il capolino di queste idee, (nel PCI) culturalmente ancora più vicino a Mosca sovietica che alla Parigi della rivoluzione francese. Lei era perfetta perché non appartenente strettamente al nostro mondo, e poteva ed ha saputo rinnovare la nostra cultura politica di fondo.
Era altra ed al contempo era nel nostro insieme. In certe riunioni mi capitava di interromperla chiedendole: ma chi hai citato da dove arriva? Mi spiegava, ed il giorno dopo arrivava in ufficio con un testo o un articolo riguardante chi aveva citato. Anche il suo essere “maestrina” ha contribuito. Non viveva economicamente bene. I nostri stipendi erano ridottissimi. Poi viveva in affitto e dopo l’affitto tutti i soldi erano spesi in libri. Ora nell’ignoranza diffusa della media dei politici non si troverebbe bene. Avevamo ed abbiamo un difetto di fondo per l’oggi. Leggendo ed osservando cercavamo risposte e soluzioni. Ovviamente contrari ce n’ erano. Ed allora giù a discutere fino a tardi. Innumerevoli gli episodi ed i ricordi. Mi limito a due. 1979, a settembre ci interessiamo di lotta alle tossicodipendenze. Perché e soprattutto come aiutarli. Organizziamo un convegno. Si presenta un tossico storico che ci insulta e sostiene che della sua vita ne fa quello che vuole. Per me il discorso era chiuso lì. Per Livia no. Si chiedeva e ci chiedeva il perché e sosteneva che la cosa riguardava. Moralista? Dopo ho capito che per lei l ‘etica degli individui era ed è una condizione prepolitica. Il secondo me l’ha raccontato. Consigliere Regionale e poi il grande salto. Roma, Botteghe oscure. Segreteria nazionale. Il massimo dei massimi. Una vettura con autista del partito la porta in ufficio. Nel raccontarmi il tutto si sentiva spaesata. Entrava nel Gotha dei comunisti ma rimaneva la ragazza di Morozzo.
Veniamo a oggi. Allora, Livietta, che fai ? “Pensionata e presidente della Fondazione Nilde Jotti e poi volontaria all’Istituto nazionale Povertà ed integrazione”. Insomma non stai mai con le mani in mano. Iscritta al Pd, sì. Ma chissà se ci si ritrova davvero. Sul resto è proprio così. Non riesce a stare con le mani in mano. Da presidente della Fondazione Nilde Jotti ora è alle prese con l’organizzazione di iniziative della prima Presidente della Camera. Il 10 Aprile 1920 nasceva a Reggio Emilia. 100 anni. Un secolo, e che secolo. Altro patrocinio del Presidente della Repubblica e iniziative di ricordo per far conosce ulteriormente il suo pensiero politico. Nilde Iotti con il suo alto senso della Stato. Rispettosa dei ruoli tra politica e politici e tra partiti e Stato. L’episodio che racconto è esemplificativo. I parlamentari comunisti delegavano il Pci ad incassare lo stipendio mensile. Il partito si teneva generalmente tra il 50 e il 70%. Fino alla Presidenza di Nilde Iotti. Si impose e ribalto’ tutto. Il motivo abbastanza ovvio. L’ accordo tra deputato e partito era successivo. Non solo una questione formale. Un conto è lo Stato un conto il partito. Cento anni che sembrano 10 secoli. La Presidenza di Livia Turco come ideale prosecuzione. Partendo da Morozzo e transitando per Torino, Livia Ministro non si è mai montata la testa. A Roma gira con mezzi pubblici. Forse non ha neppure la patente. Ed in treno è rigorosamente in seconda classe. Altra occasione per stare in mezzo alla gente ed essere contenta quando un giovane immigrato le racconta orgoglioso di essere diventato cittadino italiano. Appunto, un altro mondo, forse ultimamente minoritario ma non per questo un mondo sbagliato. Quando si sbaglia si sbaglia, ancorché a sbagliare è la maggioranza. A noi, forse minoranza, piace quel mondo. Livia lo rappresenta, non è da poco.
Patrizio Tosetto
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE