Artisti in mostra fino al 30 novembre prossimo alla galleria in corso Inghilterra
Dinamismo e cromaticita’. Questo il binomio che contraddistingue le opere dei quattro artisti ospitati in mostra fino al 30 novembre prossimo nella galleria d’arte torinese Malinpensa by Telaccia (in corso Inghilterra 51 ). Sono Emanuele Biagioni, Giovanni Mangia, Renzo Sbolci e Lorenzo Sabbatini.
Un sottile fil rouge unisce questi quattro pittori, che si diversificano per età e provenienza geografica, ed è costituito dalla cromaticita’ delle loro opere, accompagnata ad un gusto tonale capace di esprimere sulla tela, con tecniche diverse, emozioni vibranti.
Emanuele Biagioni, artista lucchese, realizza sulla tela efficaci effetti di luci ed ombre, che acquistano una rilevanza tecnica ed una puntuale raffigurazione. L’artista ama ritrarre scorci notturni e scene urbane in cui i rari riflessi chiaroscurali diventano dinamici e vengono sostenuti da una resa formale di rilevante interesse artistico. La scelta dello sfondo scuro, non di facile esecuzione, attribuisce al tessuto una cromaticita’ ricca di estro e portatrice di un linguaggio autonomo.
Di carattere più surreale sono le opere dell’artista Lorenzo Sabbatini, capace di liberare, attraverso la fantasia, una forte carica simbolica, accompagnata da una non trascurabile valenza spirituale. Le figure delle sue tele dialogano sospese in una dimensione a metà tra realtà e sogno, indagando anche il mistero riguardante l’esistenza umana. Equilibrio strutturale, trasparenza del colore, movimento dei bianchi e neri, accompagnati agli azzurri, danno vita ad una raffigurazione che risulta riflessiva e comunicativa.
La produzione dell’artista Giovanni Mangia, originario di Collepasso, in provincia di Lecce, ma con studi universitari e laurea in Architettura a Firenze, si concentra, invece, su una tecnica dell’acrilico su tela e collage di vari tessuti, capace di dimostrare una magistrale padronanza tecnica. Fantasia, ispirazione e contenuto si intrecciano nelle sue composizioni, che uniscono la tecnica ad una forte carica espressiva. Giovanni Mangia, in età giovanile, da universitario frequentò a Fiesole lo studio del professor architetto Giovanni Michelucci, coltivando contemporaneamente la sua passione artistica, partecipando anche a personali e concorsi in Italia ed all’estero. La sua opera è il risultato di una indagine piuttosto approfondita, in cui la luce ha un ruolo fondamentale insieme al colore, la prima quale simbolo di energia, il secondo quale fonte di ispirazione.
Infine, in mostra, l’opera dell’artista livornese Renzo Sbolci, ormai di casa a Ferrara, che si serve delle superfici in legno, sapientemente sagomate ed impreziosite dall’uso di matite e di pastelli cerosi, che gli permettono di raggiungere risultati molto felici sia dal punto di vista tecnico sia per quanto riguarda gli effetti estetici. Le cromie e le suggestive vibrazioni simboliche nei suoi dipinti vengono arricchite grazie ad un effetto tridimensionale piuttosto originale; il segno grafico incisivo che contraddistingue le sue opere si affianca ad un impianto geometrico capace di tradurre tutta una gamma di piani, di volumi e di linee in continua mutazione. L’artista, con l’uso del legno nelle sue opere tridimensionali, gioca con il pieno ed il vuoto e con i pastelli passati sui tasselli dei non-mosaici.
Nelle sue opere Renzo Sbolci compie, così, una sorta di viaggio cosmico, reso ancora più evidente dalla mutazione della sua stesura materica.
Mara Martellotta
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