Decluttering: fare spazio in casa (e nella testa) prima delle feste

ABITARE CON STILE

Rubrica settimanale a cura di Magda Jasmine Pettinà 
Uno spazio dedicato al mondo della casa in tutte le sue forme: dal mercato immobiliare al design d’interni, dall’arte di valorizzare gli spazi alle nuove tendenze dell’abitare contemporaneo. Consigli pratici, spunti estetici e riflessioni su come rendere ogni casa un luogo che rispecchi chi siamo — con uno sguardo che unisce competenza, bellezza e sensibilità.
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Con l’arrivo delle feste natalizie succede sempre la stessa cosa: ci guardiamo intorno e ci rendiamo conto che la casa è piena. Piena di oggetti, di accumuli silenziosi, di cose che non usiamo più ma che continuiamo a spostare da un mobile all’altro. Fare ordine diventa quasi una necessità pratica – per accogliere ospiti, decorazioni, nuovi acquisti – ma anche un gesto simbolico: lasciare andare ciò che non serve più per fare spazio all’anno che verrà.

È proprio in questo contesto che torna spesso a galla una parola diventata ormai familiare: decluttering. Un termine che abbiamo imparato a conoscere grazie a Marie Kondo, la celebre consulente giapponese del riordino diventata popolare con la sua serie Netflix. Ma il decluttering non è solo una moda né una sequenza di piegature perfette: è un cambio di prospettiva sul nostro modo di abitare gli spazi.

Decluttering significa, letteralmente, liberarsi dal superfluo. Non organizzare meglio ciò che abbiamo, ma chiederci se tutto quello che possediamo abbia ancora un senso nella nostra vita. Le case in cui viviamo da anni – o quelle ereditate, cariche di memoria – tendono a trasformarsi in archivi emotivi: oggetti dimenticati, scatole mai aperte, stanze che diventano depositi più che luoghi da vivere. E spesso il disordine materiale è solo il riflesso di un sovraccarico più profondo.

Il metodo KonMari parte proprio da qui. Non propone semplicemente di “riordinare”, ma di scartare. Secondo Marie Kondo, meno oggetti possediamo, più è facile mantenere ordine nel tempo. Ed è una questione prima di tutto mentale: il decluttering efficace non è quello che facciamo una volta ogni tanto, ma quello che cambia il nostro rapporto con le cose.

Uno degli aspetti più interessanti – e anche più discussi – del metodo è l’idea che il riordino debba essere un evento unico, quasi straordinario, e non una routine quotidiana. Fare tutto in una volta, sostiene Kondo, serve a spezzare definitivamente il legame con le vecchie abitudini. È un approccio radicale, che non tutti sentono proprio. Per qualcuno può funzionare meglio un decluttering graduale, settimanale, più morbido e sostenibile.

Altro punto chiave: non si riordina per stanze, ma per categorie. Vestiti, libri, documenti, oggetti vari e infine i ricordi. Questo perché spesso lo stesso tipo di oggetto è sparso in più punti della casa e riordinarlo “a pezzi” non fa che spostare il problema altrove. Il cuore del metodo, però, sta in una domanda tanto semplice quanto spiazzante: “Questo oggetto mi suscita gioia?”

Se la risposta è sì, resta. Se è no, va lasciato andare.

Qui il decluttering si fa più personale, quasi intimo. Perché non si tratta di decidere cosa buttare, ma cosa scegliere di tenere. E questo richiede una visione: immaginare la vita che vogliamo vivere nella nostra casa, oggi. Non quella di dieci anni fa, non quella che “potrebbe servire”, ma quella reale, presente.

Il metodo KonMari ha anche lati estremi e non sempre condivisibili – come l’invito a ridurre drasticamente libri, fotografie e documenti – e una componente spirituale molto marcata, fatta di rituali di commiato e dialoghi simbolici con la casa. Elementi che possono affascinare o lasciare perplessi. Personalmente, confesso che su certi punti faccio volentieri un passo indietro: alcune cose non devono per forza “scatenare gioia”, ma raccontano chi siamo stati e fanno parte della nostra storia.

Ed è forse questo il punto più importante: non esiste un decluttering giusto in assoluto. Esiste quello giusto per noi, per il nostro modo di abitare, per il momento della vita che stiamo attraversando. L’obiettivo non è avere una casa perfetta, ma una casa più leggera, più funzionale, più allineata a chi siamo oggi.

Le feste possono essere l’occasione ideale per iniziare. Non per stravolgere tutto, ma per fare spazio. Spazio per accogliere, per respirare, per iniziare il nuovo anno con meno peso addosso.

Perché, in fondo, come recita una frase diventata ormai un mantra:

“All you need is less.”

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