Tra il 16 e il 17 dicembre l’Accademia delle Scienze di Torino ospiterà studiosi e accademici internazionali per per celebrare cinquant’anni di scoperte archeologiche in Siria.
La due giorni dal titolo “E la Siria incontrò l’Egitto: 50 anni di scoperte in Siria” vedrà la partecipazione di relatori provenienti da Francia, Italia e Siria per fare il punto su mezzo secolo di ricerche archeologiche, che hanno rivoluzionato la conoscenza di questa civiltà.
Era il 1975 quando gli archeologi portarono alla luce gli archivi reali di Ebla, a 60 km da Aleppo. Le migliaia di tavolette cuneiformi rovesciarono completamente la visione che fino ad allora si aveva della Siria antica: non più una semplice terra di passaggio tra Egitto e Mesopotamia, ma una civiltà ricca e potente già nella seconda metà del III millennio a.C., con fiorenti centri urbani e intensi scambi commerciali.
Da allora oltre di 110 missioni archeologiche internazionali hanno lavorato in Siria, riportando alla luce città leggendarie: Ebla, Mari, Ugarit, Palmira, e soprattutto Aleppo, la città abitata ininterrottamente da più tempo al mondo, documentata già nel 2350 a.C. E’ progredita così la comprensione di una civiltà sviluppatasi a cavallo tra Asia centrale, Mediterraneo ed Egitto.
Dopo i saluti istituzionali del presidente dell’Accademia delle Scienze di Torino, Marco Mezzalama, di Stefano Ravagnan, Ambasciatore italiano a Damasco, di Mohammed Yassin Saleh, Ministro della Cultura di Siria, di Anas Zeidan, Direttore generale delle Antichità della Siria, interverranno studiosi dell’Università di Lione, del CNRS francese, della Sapienza di Roma, dell’Università di Torino, del Politecnico e del CNR di Catania.
Tra i momenti particolarmente attesi ci sono gli interventi del professor Stefano De Martino dell’Università di Torino su “Il regno di Mittani e l’Egitto in Siria nel II millennio a.C.: nuove evidenze degli ultimi 50 anni” e l’intervento conclusivo del dottor Ahmad Karbotly, studioso siriano rifugiato in Italia, che affronterà il tema della distruzione del patrimonio culturale siriano dal 2011 al recente cambio di regime dell’8 dicembre 2024, tracciando prospettive per la ricostruzione futura.
Il convegno è aperto al pubblico con ingresso libero.
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