Il Comune di Torino ha evidentemente la vocazione a redimere. Da un lato immagina “legalizzati” senza che lo siano davvero i militanti del centro sociale Askatasuna, dall’altro gli ambulanti non sempre in regola del mercatino del Barattolo. Che nasce una decina di anni fa in via Carcano come un “mercato di libero scambio” dedicato alla vendita o al baratto di oggetti usati come abiti, mobili e altri articoli di seconda mano offerti a prezzi molto contenuti. Le critiche, sollevate negli anni soprattutto da esponenti del centrodestra e da molti commercianti, riguardano il fatto che alcuni venditori non opererebbero nel rispetto delle norme vigenti. Il mercatino, comunemente soprannominato “suk” era tornato al centro del confronto politico in Consiglio regionale nelle ultime settimane. Il nodo da sciogliere era sì di natura ideologica, ma soprattutto amministrativa e regolamentare: la Regione Piemonte ha introdotto una legge che limita i mercati di libero scambio, come il Barattolo, a un massimo di 12 giornate l’anno, salvo deroghe possibili solo attraverso una convenzione formale. Peccato che per il 2025 il Comune di Torino avesse rinnovato l’autorizzazione all’associazione che gestisce il mercato senza ricorrere alla convenzione prevista dalla Regione. Alla fine la scelta del rinnovo in chiave “buonista” ha sollevato le critiche da parte del centrodestra e prodotto un taglio di 300mila euro ai finanziamenti regionali al Commercio destinati a Torino. Una sforbiciata dolorosa che rischiava di penalizzare anche i commercianti onesti della città. Ma L’assessore regionale di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone non poteva sopportare i casi di ricettazione, merce taroccata o di dubbia provenienza e pseudo “commercio solidale” all’ordine del giorno nel mercatino. I dati della polizia locale parlano di un centinaio di rinvenimenti di articoli non autorizzati e di decine di sequestri. Quindi l’aut aut al sindaco Lo Russo: il mercatino si fa ma solo rispettando la legge regionale. Alla fine, nelle scorse ore, la Città ha accettato la convenzione, accollandosi tutti i controlli: dal censimento dei venditori, all’ inventario delle merci, all’ordine pubblico, coinvolgendo anche Prefettura e Guardia di Finanza. E il mercatino si potrà fare fino a 40 volte l’anno. Il centrosinistra l’aveva buttata in polemica politica: “La Regione Piemonte continua a utilizzare la povertà e le persone più fragili come strumento di scontro politico con il Comune di Torino”, così la consigliera regionale dem Nadia Conticelli.
IAGO ANTONELLI
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