Ai numerosi ospiti convenuti a Casa della Madia per la tradizionale giornata di ritiro per l’inizio dell’Avvento, fr Enzo Bianchi ha offerto una lettura lucida ed esaustiva della realtà ecclesiale e del mondo contemporaneo. Al centro della meditazione della mattinata ha fatto emergere la consapevolezza di vivere in un tempo segnato da profonde divisioni, non solo nella società ma anche all’interno della chiesa stessa. L’eredità del pontificato di Papa Francesco ha portato alla luce una scissione interna che ha polarizzato due “chiese”: una più attenta al Vangelo nella sua radicalità, l’altra maggiormente indirizzata verso strutture ed identità esterne.
Fr. Enzo ha spiegato come l’arrivo di Papa Leone XIV rappresenti quella speranza di riunificare i due poli della chiesa ma, allo stesso tempo, nasconda anche il rischio di semplificare eccessivamente le questioni che riguardano la teologia, la liturgia e la visione stessa di chiesa.
L’attesa cristiana dell’Avvento rappresenta un esercizio di vigilanza, un impegno concreto verso la pace, la giustizia e l’accompagnamento dei poveri e di coloro che sono stati dimenticati: “gli ultimi” che non valgono niente agli occhi del mondo, ma che sono i veri protagonisti del Regno di Dio. Fr. Enzo ha mostrato una metafora attraverso il libro dell’Apocalisse, un testo che rivela il conflitto tra il bene ed il male: le due ‘bestie’ rappresentano il potere totalitario e l’ideologia che lo sostiene, una lettura sorprendentemente attuale in un tempo in cui propaganda, manipolazione e menzogna influenzano la percezione della realtà. Eppure, l’Apocalisse non si chiude sul male: annuncia la caduta di Babilonia, simbolo di ogni potere oppressivo, e apre alla Gerusalemme nuova, luogo della consolazione e della giustizia definitiva.
L’analisi di fr Enzo Bianchi non ha riguardato solo la chiesa, ma ha affermato che l’assetto del mondo è sotto il potere del male ed esso non è un concetto astratto, ma una forza che si manifesta concretamente: nelle guerre, nelle ingiustizie, nella manipolazione della verità, nella violenza che colpisce i più deboli. Essere cristiani, in questo contesto, significa vivere una resistenza attiva. Non una resistenza aggressiva, ma una resistenza fatta di giustizia, pace, vicinanza ai fratelli e persino capacità di amare il nemico. Il fondatore di Bose ha sottolineato anche un fenomeno preoccupante: la perdita dell’orizzonte escatologico. I cristiani, infatti, sembrano aver smesso di attendere il ritorno di Cristo. La parusia, invece, è il cuore dell’Avvento: ricordare che la storia non è conclusa, che il Signore verrà e che il suo Regno non coincide con le strutture ecclesiali. Senza questa attesa, la fede rischia di cadere nella routine e nell’amministrazione del nostro presente.
È in questo scenario che la parabola della zizzania può aiutarci a riflettere: il cristiano non è colui che elimina i peccatori, ma colui che porta su di sé il peso del peccato altrui, senza negare la giustizia. Fr. Enzo ha concluso la meditazione del pomeriggio invitando gli ospiti a vivere questo periodo d’Avvento con dedizione e preghiera, riscoprendo la speranza, la responsabilità e la verità. Attendere la venuta di Cristo significa guardare la storia con gli occhi di Dio, riconoscere il male senza cedere alla paura, custodire il bene ovunque esso sia, accompagnare coloro che soffrono e mantenere viva la certezza che il Signore arriverà in questo mondo a portare giustizia.
IRENE CANE
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