Ma la sinistra che destra vorrebbe?

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo


C’è un aspetto di grande interesse nell’attuale politica italiana. Anche se, per essere onesti
intellettualmente, è una domanda che campeggia già sin dall’inizio della seconda repubblica.
Anche se dopo il voto del 2022 è divampato in modo persin plateale. E la domanda è alquanto
semplice. E cioè, ma qual’è il modello di centro destra che la sinistra italiana – nella sua attuale
versione radicale, massimalista, populista ed estremista – desidera o preferisce? Faccio questa
domanda perchè i vari conduttori dei talk televisivi di sinistra – da Gruber a Formigli, da Floris a
Gramellini a molti altri -, i numerosissimi intellettuali che supportano il cosiddetto ‘campo largo’ e
gli stessi esponenti politici di questa coalizione, continuano a sostenere che purtroppo in Italia
non c’è un centro destra liberale, conservatore, democratico, riformista e realmente di governo.

Ovvero, detto con altre parole, non c’è un destra affidabile. Esiste, per usare il linguaggio corrente
di tutti i maggiori opinionisti e commentatori di sinistra, “una destra destra” illiberale,
tendenzialmente antidemocratica, certamente anti costituzionale e pericolosissima per la stessa
tenuta democratica del nostro paese e per salvaguardare le regole dello Stato di diritto. Insomma,
per farla breve, si tratta di una coalizione – quella dell’attuale centro destra – che può
tranquillamente degenerare, come dicono tutti i santi giorni i vari capi della sinistra, in una sorta
di regime antidemocratico, illiberale, dispotico, tirannico e profondamente e schiettamente anti
costituzionale.

Ora, ed arriviamo al punto centrale di questa riflessione, quale sarebbe il modello di centro destra
più gradito e più gettonato dall’attuale sinistra e dai suoi supporter mediatici? Credo, e senza
avere affatto la presunzione di interpretare quella corrente di pensiero, che si tratta di un modello
che si articola sostanzialmente in tre passaggi di fondo.

Innanzitutto dovrebbe essere un centro destra che non supera assolutamente il 5% dei consensi
elettorali. O meglio, per restare larghi, che non deve oltrepassare il 10% dell’elettorato italiano.
Una sorta, per tornare alla concreta esperienza della prima repubblica, di sommatoria
dell’elettorato del PLI e del PRI. Appunto, al di sotto del 10%.

In secondo luogo non dovrebbe essere un centro destra radicalmente alternativo alla sinistra
perchè altrimenti – ed è persin inutile ricordarlo – si mettono in discussione i principi fondamentali
della democrazia. E questo perchè, come noto, i valori democratici e costituzionali si identificano
sostanzialmente con i partiti della sinistra. Seppur nella sua multiforme espressione.

In ultimo, ma non per ordine di importanza, un centro destra credibile, e quindi accettabile,
dovrebbe sempre riconoscere la “superiorità morale” della sinistra e, al contempo, una incapacità
del declinare un vero e proprio progetto politico. O progetto di società. E questo non per
arroganza ma per un fatto politico e strutturale quasi oggettivo.

Ecco perchè, cercando di restare seri e anche trasparenti, forse è arrivato il momento per dire – al
di là delle singole e scontate valutazioni politiche che ciascuno può e deve fare – che un centro
destra democratico, riformista, credibile e di governo non deve essere accettato e certificato dallo
schieramento alternativo. Nel caso specifico dall’attuale sinistra. Perchè in democrazia c’è una
sola regola, piaccia o meno ai molteplici salotti, che vale. Ed è il giudizio popolare quando è
democraticamente e liberamente espresso. Tutto il resto, purtroppo, o è un semplice desiderio
oppure, nel peggiore dei casi, un modo per limitare e distorcere la democrazia. Ma sino a quando
vige l’attuale Costituzione tutto ciò non è possibile.

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