L’industria automobilistica italiana si trova in una fase di forte cambiamento, segnata dalla transizione verso l’elettrico e l’ibrido, dalla volatilità della domanda e dalla necessità per i grandi gruppi di ripensare i propri piani industriali. Questa dinamica è particolarmente evidente a Torino e in Piemonte, territori che da decenni rappresentano il cuore del settore e che oggi devono affrontare le sfide di un mercato in trasformazione. I numeri recenti raccontano di una produzione in calo: nel primo semestre del 2025 in Italia sono usciti dagli stabilimenti poco più di 270 mila veicoli, con una contrazione di circa il 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre nel solo mese di giugno la produzione di auto non ha superato le 24 mila unità. Anche le immatricolazioni vivono una fase complessa, con alti e bassi legati alla congiuntura economica e alle politiche di incentivo; si registra comunque una crescita delle alimentazioni alternative, con ibride ed elettriche che guadagnano spazio, seppur senza compensare del tutto la flessione complessiva della domanda.
In questo contesto il Piemonte mantiene una filiera ricca di competenze, con stabilimenti produttivi, centri di ricerca e una rete di fornitori che continuano a rappresentare un punto di forza. Tuttavia, la difficoltà di tenere il passo con gli investimenti necessari e il ricorso frequente agli ammortizzatori sociali rischiano di indebolire il tessuto industriale, soprattutto nelle aree più legate alle produzioni storiche. Un simbolo di questa situazione è lo stabilimento di Mirafiori, dove Stellantis ha annunciato il rilancio della Fiat 500 in versione ibrida e interventi per adeguare le linee produttive, mentre la 500 elettrica ha subito negli ultimi mesi fermate e rallentamenti dovuti a una domanda europea altalenante. Accanto a questo la direzione del gruppo ha introdotto piani di uscite volontarie per diverse centinaia di lavoratori, con l’obiettivo di ridimensionare l’organico e favorire l’ingresso di nuove figure con competenze più adatte alla produzione elettrificata.
I sindacati, dal canto loro, esprimono forti preoccupazioni: denunciano il rischio di impoverimento occupazionale e chiedono piani industriali più chiari e vincolanti, sottolineando la contraddizione tra gli utili generati dal gruppo a livello globale e la situazione di incertezza che vivono i lavoratori sul territorio. L’attenzione è puntata sulle garanzie occupazionali, sul ricorso limitato e non strutturale agli ammortizzatori sociali e sulla necessità di accordi che coinvolgano anche le istituzioni locali e il governo centrale.
Le prospettive per Torino e il Piemonte dipenderanno dalla capacità di conciliare esigenze industriali e tutele sociali. Il lancio di modelli ibridi come passaggio intermedio verso una più ampia diffusione dell’elettrico potrebbe consentire di mantenere volumi produttivi, ma richiederà investimenti consistenti e una decisa politica di riqualificazione dei lavoratori. Allo stesso tempo sarà fondamentale diversificare il ruolo del territorio, puntando non solo sulla produzione di serie ma anche su ricerca, sviluppo e servizi tecnologici legati a software, connettività, batterie e sistemi di guida assistita. Solo un equilibrio tra investimenti concreti delle imprese, dialogo sindacale costruttivo e sostegno pubblico potrà garantire che la transizione non si traduca in una perdita di centralità per Torino, ma in una nuova fase di rilancio.
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