SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO
A due passi da Piazza San Carlo, in una di quelle vie del centro dove il tempo sembra rallentare per lasciare spazio alla bellezza, si trova “Opera”, un ristorante che non si limita a servire piatti: racconta storie. Varcata la soglia del locale, ci si ritrova in un ambiente intimo, elegante senza ostentazioni, fatto di luci calde, legno chiaro e dettagli curatissimi. C’è una calma gentile che avvolge tutto, dal sorriso discreto del personale alla musica che accompagna senza disturbare. La sala è luminosa di giorno, morbida e raccolta la sera, ideale per un pranzo riflessivo o una cena da ricordare. Lo stile è moderno ma profondamente radicato nel territorio, proprio come la cucina che propone: una ricerca attenta, quasi filologica, degli ingredienti e delle tradizioni piemontesi, interpretate con mano contemporanea e spirito curioso.
Il cuore pulsante di Opera è lo chef Stefano Sforza, che porta avanti una visione personale e coerente della cucina: ogni piatto è il risultato di un equilibrio tra tecnica, materia prima e ispirazione. Qui non si viene solo per mangiare, ma per fare esperienza. Il menu cambia seguendo le stagioni, ma non mancano mai sorprese e riletture creative di grandi classici. Tra le proposte più apprezzate, le animelle glassate con cipollotto e fondo al Marsala, o la reinterpretazione del vitello tonnato che gioca su consistenze e acidità senza tradire l’anima del piatto originario. Il pane, fatto in casa ogni giorno, è servito con burro mantecato e olio extravergine piemontese: un inizio semplice ma già rivelatore. Anche la carta dei vini merita attenzione: una selezione mai banale, con molte etichette del territorio accanto a scelte più internazionali, tutte pensate per accompagnare con precisione il percorso gastronomico.
Un’esperienza che unisce eleganza e calore, senza perdere autenticità
Opera non è un ristorante “di tendenza”, è qualcosa di più duraturo. Ha l’eleganza di chi sa il fatto suo ma non sente il bisogno di ostentarlo. La sensazione è quella di essere ospiti, non clienti. Il servizio è preciso ed umano, con personale attento, preparato e sempre disposto a raccontare un piatto, un ingrediente o un accostamento. Si percepisce un rispetto profondo per il lavoro, la materia e le persone, in cucina come in sala. Anche i dessert meritano un discorso a parte; piccoli capolavori di equilibrio, mai troppo dolci, sempre centrati. Il sorbetto al sedano e mela verde, ad esempio, sorprende per freschezza e pulizia, chiudendo il pasto con leggerezza e finezza. Il ristorante offre anche un menu degustazione che si snoda in sette portate, ognuna pensata come tappa di un racconto coerente, dove nulla è lasciato al caso. Le porzioni sono calibrate, l’impiattamento sobrio ma elegante e ogni piatto arriva al tavolo con il suo tempo, senza fretta.
Nel cuore di Torino, un luogo dove il cibo diventa racconto.
Opera è il luogo ideale per chi cerca qualcosa in più di una buona cena. È una destinazione per torinesi curiosi e per viaggiatori attenti, per chi vuole riscoprire i sapori della tradizione piemontese senza rinunciare all’innovazione, per chi apprezza il dettaglio e la coerenza, per chi crede che mangiare bene sia un atto culturale prima ancora che un piacere. Non ci sono effetti speciali, ma sostanza. Non ci sono forzature, ma autenticità. È un ristorante che ha scelto la via dell’identità e della cura e la percorre con coerenza e passione. In un momento storico in cui la ristorazione tende spesso all’eccesso o alla spettacolarizzazione, Opera rappresenta una forma di resistenza elegante e concreta. E quando si esce, dopo il caffè servito con piccola pasticceria fatta in casa, si ha la sensazione di aver vissuto qualcosa che resta. Qualcosa che non si dimentica. Proprio come le grandi opere.
NOEMI GARIANO
