“Ferrofonia”, la mostra personale di Matilda Elia

Curata da Ghёddo, è  ospitata presso la Galleria Weber & Weber

Fino al 28 giugno prossimo, presso la Galleria Weber & Weber di via San Tommaso 7, a Torino, sarà visitabile la mostra personale di Matilda Elia, intitolata “Ferrofonia”, a cura di Ghёddo. Si tratta di un progetto di ricerca e di un collettivo curatoriale indipendente attivo a Torino e composto da: Olga Cantini, Rachele Fassari, Davide Nicastro, Barbara Ruperti e Marta Saccani. Un collettivo nato nel 2022 dall’esigenza di sperimentare e promuovere un dialogo aperto sulle pratiche artistiche e curatoriali contemporanee.

Nella mostra “Ferrofonia”, Matilda Elia, giovane artista torinese classe 2002, esplora il concetto di vibrazione come comunicazione sensibile, primordiale e universale.

Originaria di Torino, con un passato nel coro delle voci bianche del Teatro Regio e una formazione artistica maturata all’Accademia Albertina, Elia ha sviluppato un lavoro in cui la disciplina rigorosa della musica classica si intreccia con le sperimentazioni dell’arte visiva contemporanea.
In mostra sono esposte strutture in ferro, installazioni sonore e opere su carta che ricodificano gli elementi fondamentali del linguaggio musicale, come note, pause, tempi e alterazioni, entro un inedito paesaggio grafico, dove ogni segno evoca l’impressione della matrice corporea, gestuale o meccanica, che l’ha generato. In questo senso, il suono si manifesta nella sua qualità multisensoriale, non solo come melodia udibile, ma anche come partitura visiva e vibrazione tangibile.

Articolandosi all’interno di una formazione interdisciplinare, la ricerca di Elia si traduce in una pratica versatile che si muove liberamente tra i vari media, dalla scultura alla fotografia, passando per la musica e la performance. Quest’ultima, in particolare, fa confluire su di sé ogni altro mezzo, trasformando immagine, suono e scrittura musicale in dispositivi performativi decentralizzati. Un concetto esemplificato nella grande opera “Partitura Libera”, nata da un’azione spontanea in cui l’artista ha dipinto note e segni sulla propria pelle, per poi imprimerli sulla carta, componendo uno spartito aperto a successive interpretazioni. Nell’installazione “ME”, la registrazione di un brano al pianoforte è unita a quella di un canto sotto la doccia: esercizi scanditi da pause e ripetizioni, in cui l’errore diventa parte integrante, tanto dell’opera quanto del processo di apprendimento. Da una cupola sospesa nello spazio della galleria, si diffondono note delicate e soavi insieme ad altre più acute e dissonanti, creando un bagno sonoro in cui lo spettatore può immergersi.
L’installazione site-specific “440 Hz” indaga il legame tra musica, potere e controllo, ponendo al centro la controversa storia del La a 440 Hz. Questa particolare frequenza venne introdotta come standard mondiale per l’accordatura musicale a partire dal 1939, in una conferenza internazionale promossa dal ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels. A determinare la scelta furono le teorie sviluppate dagli studiosi del periodo, secondo i quali l’utilizzo di frequenze più alte scatenava reazioni maggiormente violente tra le truppe di soldati.

Elia ha trovato nella pratica artistica un mezzo per colmare lo iato percepito tra la spontaneità emotiva e pre-linguistica della musica e la rigida matematica in cui è inquadrata, dando vita a composizioni che esplorano i confini della scrittura e dell’ascolto.

A questa ricerca appartengono le strutture metalliche che riproducono gli elementi della nomenclatura musicale. Isolati o in relazione tra loro, questi segni primari rimandano alla storia della notazione musicale, intesa non solo come sistema di scrittura, ma come tentativo di dare forma visiva all’ascolto del proprio corpo e del mondo circostante.

Sulle pareti della galleria sono esposti anche gli strumenti indossabili, disegnati dall’artista a partire dalle forme del proprio corpo. Si tratta di una serie di dispositivi ibridi, che combinano componenti di diversi strumenti musicali, come corde d’arpa e ponticelli di violino, pensati per essere attivati in una sessione di ascolto. Una volta indossati e suonati dall’artista, il confine tra corpo e strumento si annulla, e la pelle e la musica si fondono in un unico organismo vibrante.

La mostra “Ferrofonia”, a cura di Ghёddo e organizzata dalla Galleria Weber & Weber, si inserisce in un programma più ampio di mostre che prevede la collaborazione tra artistə e spazi d’arte contemporanea di Torino. L’intero programma è realizzato con il patrocinio di Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e Città di Torino, con il sostegno di Fondazione Venesio.

Dall’11 giugno fino all’11 luglio 2025 è inoltre aperta INTRACORE, IV edizione di TO.BE, un progetto promosso da Ghëddo e dedicato all’arte contemporanea e allə giovani artistə.

Attraverso una rete di collaborazioni con musei, fondazioni, gallerie e spazi indipendenti del

territorio di Torino, TO.BE intende offrire un ponte tra formazione e professione, sostenendo

la crescita di nuovi talenti attraverso mostre personali, bipersonali, collettive e altre forme di

supporto alla sperimentazione artistica.

La call è rivolta ad artistə provenienti da accademie e corsi di laurea di tutta Italia:

frequentanti e laureatə a partire dall’anno 2020.

La partecipazione è gratuita.

Mara Martellotta

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