La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

/

SOMMARIO: Cristina Prandi Rettrice – Miriam Mafai – Trump, il reazionario – Lettere

Cristina Prandi Rettrice
Eletta con 1538 voti e un’ affluenza dell’86,48 per cento, Cristina Prandi  è la nuova rettrice dell’Università di Torino dopo il discusso mandato di Geuna. E’ una scienziata di prestigio. Mi ricorda il mio amico Pelizzetti, indimenticabile rettore. Ai vertici dell’Ateneo  in oltre seicento anni di storia c’è una donna come lei che può  davvero portare buon senso ed equilibrio, ponendo fine agli estremismi che hanno caratterizzato la vita universitaria, una donna non bastava, ci voleva proprio Prandi.
Pro rettore sarà Cuniberti, storico dell’antichità  greca , allievo di una studiosa straordinaria come fu Cracco Ruggini. L’Università di Torino dal ‘68 in poi ha vissuto momenti difficili e sono sicuro che la prof. Prandi saprà  essere all’altezza del grave compito che le è stato affidato.
.
Miriam Mafai
Miriam Mafai è  stata recentemente  autobiografata ed è stata vista come una giornalista critica, tollerante, aperta. Anche Mughini, il bastian contrario  in verità un po’ bollito, negando il suo acceso comunismo, coniugato con un furente femminismo, ha messo l’accento sulla sua  mitezza.
Forse in rapporto all’estremismo del suo compagno Pajetta (che si fece tanti anni di carcere) la Mafai era più disposta ad ascoltare. Ma il suo giornalismo e il suo protagonismo politico sempre all’ombra del PCI appaiono oggi il retaggio di anni da dimenticare. Il dubbio non le appartenne mai.
.
Trump, il reazionario
La violenze di Chicago contro i migranti ( a loro volta violenti) rivelano un Trump che ormai appare fuori da ogni logica democratica  e in antitesi con lo spirito americano. La nuova frontiera di Trump è quella del cow boy. Non è un conservatore, ma è un reazionario.
La sola  parola deportazione evoca storie che ci fanno tremare le vene e i polsi. Certo esiste anche negli USA un problema migranti, ma  il ricorso alla violenza, che viola lo stesso federalismo degli Stati Uniti, esprime una forma mentis reazionaria che va respinta nel modo più fermo e assoluto.
.
LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
.
I monarchici nella Resistenza
Faranno un modesto convegno sulla Resistenza monarchica, tema già trattato da Waldimaro Fiorentino  e  soprattutto da Lei, ripetutamente,  con tante manifestazioni e libri .Stupisce che figli di orgogliosi reduci di Salò e accusati di non  aver rispettato il Tricolore per ragioni non proprio nobili  siano tra i relatori. C’è anche chi ebbe un parente moschettiere del Duce. Una bella compagnia di pseudo – storici della domenica, salvo uno che si sentirà fuori posto. Lei che questi temi li ha studiati seriamente , cosa ne pensa?   Giulio Castello
.
Non sapevo di questo convegno. Mi fa piacere che si parli del mio amico Mauri e anche del mio amico Sogno, anche se su quest’ultimo ho qualche riserva circa il  suo impegno politico più recente. Consiglierei di parlare di Geuna, Carando, Curreno che ho ricordato sul “Corriere della Sera”  e di leggere le memorie di Mauri che ho pubblicato con una mia introduzione. Bisogna sempre tenere alto  un certo livello, ma anche i piccoli storici  servono a smuovere chi non sa nulla del nostro passato. I monarchici nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione sono stati molto importanti. Fu la Resistenza con le stellette.
.
Perché non Oliva?
Paolo Mieli nel suo quotidiano rapporto televisivo su Rai 3  con la storia ha dedicato una puntata alla questione di Trieste, affidando al solito Pupo la trasmissione. Pupo è  uno studioso con simpatie Jugoslave. Perche’ non far parlare Oliva che ha studiato esodo e Foibe quando Pupo le ignorava e le minimizzava?   Elena Cassin
Gianni Oliva
La trasmissione di Mieli è  oggi la migliore possibile. Anni luce dalle smargiassate di Barbero.  Mieli è stato allievo di De Felice, anche se  a volte se ne dimentica  perché è stato anche attivo nella contestazione studentesca. Non gli avrei voluto conferire il Premio Pannunzio, poi fui costretto da Mario Soldati.  Durante la trasmissione a cui si riferisce la lettrice, Pupo non ha parlato degli eroici ragazzi di Trieste caduti per l’italianità  della città di San Giusto sotto il fuoco inglese, ha  esaltato le scritte bilingue quasi fossimo in Alto Adige, non ha mai pronunciato la parola foiba. Neppure quella di Basovizza. E mi fermo qui. E’ chiaro che con Gianni Oliva il discorso avrebbe preso una piega diversa.
.
Matteotti 101 anni dopo
Il prof . Pietro Polito  esimio direttore del Centro “Gobetti “ ha scritto un articolo su Giacomo Matteotti che verrà ricordato a 101 anni dall’omicidio a Torino. E’ difficile leggere un articolo tanto generico e pressapochista, pieno di giaculatorie ideologiche  e privo di riflessioni storiche. Polito scrive addirittura, usando il plurale, delle opere di Matteotti, forse ignorando che Matteotti fu uomo d’azione e non di pensiero e non ebbe comunque tempo di scrivere “opere”… Cosa ne pensa, lei che è uno studioso di Matteotti?  Tina Rizzi
Io da tempo non leggo gli articoli del dottor Polito che si auto definisce “storico delle idee”. Lo scorso anno ho pubblicato un saggetto su Matteotti, allegando un testo di Gobetti che commemorò a caldo la fine tragica di Matteotti nel 1924 . Gobetti non ebbe la lucidità  dello storico perché era contemporaneo di Matteotti di cui colse ben poco. Chi avrebbe avuto la distanza storica di oltre un secolo per scrivere con pacatezza scientifica di Matteotti ( ho recuperato il testo politiano) temo non abbia, a sua volta, colto che Matteotti era un socialista che aveva capito tutto sul fallimento antidemocratico della Rivoluzione russa che invece  Gobetti definì incredibilmente  “liberale” .
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Il Duca d’Aosta: sei ore per trasportarlo

Articolo Successivo

Il turismo del sonno. Dove il riposo è la meta più importante

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta