Assistenti sociali, Canalis (Pd): “Pochi e mal distribuiti”

La DGR del 27 settembre 2024 penalizza fortemente il PUA-Punto Unico di Accesso del Comune di Torino

 

30.12.2024 – Gli assistenti sociali sono figure professionali che operano in una posizione di intersezione tra le politiche sociali e sanitarie. Ad oggi, 6.500 dei 47.700 assistenti sociali italiani operano alle dipendenze del SSN-Servizio Sanitario Nazionale e 13.100 alle dipendenze degli EELL-enti locali. Gli assistenti sociali hanno sempre meno strumenti (il Governo Meloni ha rivisto drasticamente le misure di contrasto alla povertà e ha azzerato il fondo per la povertà educativa e i fondi salva sfratti) e si confrontano con sempre più complesse situazioni di fragilità e vulnerabilità: disabilità, cronicità, dipendenze, salute mentale, emergenza abitativa, integrazione dei migranti, anziani non autosufficienti, tutela dei minorenni e supporto alle loro famiglie sino alla devianza e alle povertà, non solo economiche, ma anche culturali, educative e relazionali.

Il fabbisogno di assistenti sociali è enorme e largamente insoddisfatto, sia nel SSN sia negli EELL. Nelle professioni socio-sanitarie, quella dell’assistente sociale è la figura più scoperta, se si considera che nei prossimi 10 anni il 48% degli assistenti sociali in carico alla sanità andrà in pensione (vedasi audizione alla Camera dell’Ordine degli Assistenti Sociali dello scorso 20 novembre, allegata).

I servizi che anche in Piemonte rischiano di restare più scoperti sono quelli che il DM 77/2022 (“Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”) chiede di potenziare: i consultori familiari, i servizi per le dipendenze e i centri di salute mentale, cioè la nervatura istituzionale della sanità territoriale. Anche gli assistenti sociali e gli educatori sono fondamentali per garantire l’attuazione delle politiche sanitarie e sono in numero ancora più scarso dei medici, infermieri ed OSS.

A titolo di esempio: i consultori in Italia dovrebbero essere 2943, ma ne sono stati censiti soltanto 1511 pubblici e 170 privati. Gli assistenti sociali previsti per i consultori dovrebbero essere 2972, ma ne sono stati censiti 868 di cui 89 impegnati nei consultori privati. Come emerge dai dati mancano il 43% dei servizi previsti e necessari. Una situazione che riguarda trasversalmente tutte le Regioni italiane.

A questi dati si deve aggiungere la mancanza di assistenti sociali negli ospedali, ambito nel quale non è stato definito uno standard e per il quale si registra una situazione disomogenea non solo tra Regioni, ma tra aziende della stessa Regione. I dati dimostrano come siano carenti gli assistenti sociali tanto nei servizi di salute mentale quanto in quelli per le dipendenze, nell’ambito della psicologia e neuropsichiatria infantile ed è ad oggi impossibile comprendere cosa si sta facendo nei diversi territori rispetto all’implementazione delle équipe nelle Case della Comunità e nei Punti Unici di Accesso, col rischio di vanificare una delle più importanti riforme del PNRR.

Per quanto riguarda gli Enti locali, la L. 178/2020 (Legge di bilancio per il 2021) ha introdotto un LEP-livello essenziale delle prestazioni di assistenza sociale di 1 operatore ogni 5.000 abitanti e un ulteriore obiettivo di servizio definito da 1 operatore ogni 4.000 abitanti. In Piemonte il LEP 1/5000 è stato raggiunto da quasi tutti gli ATS-Ambiti Territoriali Sociali, anche per venire incontro ai nuovi progetti degli EELL, derivanti dal PNRR e non solo, oltre a importanti riforme come quella del Tribunale per i Minorenni ed il cosiddetto “nuovo 403”.

In questo quadro di grave carenza di organico, lascia esterrefatti la Deliberazione della Giunta Regionale n. 9-193 del 27 settembre 2024, che stabilisce il riparto per l’assunzione di assistenti sociali destinati ai PUA- Punti Unici di Accesso presso gli ATS piemontesi. Per la realizzazione del LEPS relativo al Percorso Assistenziale Integrato, è prevista l’attivazione integrata da parte degli ATS e del SSN di una rete di Punti Unici di Accesso (PUA), con sedi operative presso le Case della Comunità. I PUA sono i luoghi tesi “a garantire alle persone in condizione di non autosufficienza (disabili e anziani) la fruizione di adeguati servizi sociali e socio sanitari” attraverso la valutazione effettuata da équipes multidisciplinari e dovranno diventare la porta di accesso dei servizi integrati sociosanitari.

La Dgr 9-193 del 27.9.2024 assegna all’ATS Torino città (ente gestore Comune di Torino, Asl città di Torino), come contributo per il rafforzamento delle professionalità sociali dei PUA, 40.000 euro nel 2022, 80.000 euro nel 2023 e 80.000 euro nel 2024. Con queste risorse sarà assunta 1 unità di personale coi fondi del 2024 e 2 coi fondi del 2025 e 2026. E’ una palese sottovalutazione del fabbisogno del comune di Torino, se si considera che all’ATS di Torino città, che ha 847.000 abitanti e 15 case di comunità, viene assegnata la stessa quantità di risorse dell’ATS del Consorzio Intercomunale dei Servizi S.A. del Biellese Orientale CISSABO, che ha 51.000 abitanti e 2 sole case di comunità.

Il riparto deciso dalla Giunta Cirio è estremamente sbilanciato e penalizzante per un territorio a forte incidenza di anziani come quello di Torino, che è anche il più grande ATS della Regione.

Il PUA di Torino viene sguarnito del necessario numero di assistenti sociali, mentre un po’ tutti i servizi sanitari territoriali della Regione vivono una drammatica carenza di queste figure professionali.

Dopo gli anni del “Cirio 1”, della legge “Allontanamento zero” e della gogna mediatica contro gli assistenti sociali, auspichiamo una rapida inversione di tendenza, che aumenti il numero degli assistenti sociali, sia in carico alla sanità sia in carico agli enti locali, e riconosca a questi professionisti un ruolo di “ponte tra i bisogni e la politica”, di sviluppo di un sistema di welfare più rispondente ai bisogni reali delle persone e di intercettazione delle nuove povertà materiali ed educative.

Senza assistenti sociali numericamente sufficienti e messi in condizione di operare adeguatamente, non è possibile intervenire sull’integrazione socio-sanitaria, la coesione sociale e la prevenzione del disagio.

 

Monica CANALIS – consigliera regionale PD

 

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