Porno etico

Ho già scritto, e molto, a proposito di pornografia, dei danni che questa può provocare negli individui, specie se in tenera età.

Non si tratta di un problema unico: modalità di rapporto possibili solo per attori e attrici allenati, montaggio cinematografico che rende alcune scene consequenziali mentre dal vivo non potrebbero mai esserlo, palesi finzioni dove la matrigna ha all’incirca l’età del figliastro sono solo alcuni degli aspetti possibili solo nel cinema.

Ultimamente si sta, tuttavia, facendo avanti il c.d. porno etico. Due parole che, associate, sembrano antitetiche indicano, invece, la tendenza che si sta sviluppando in quel mondo.

Cosa può esserci di etico nella mercificazione del corpo, della persona? Come può, anche in minima parte, il porno essere etico?

Innanzitutto, partiamo dall’etimologia del termine.  Porno deriva dal greco antico pornè (femmina) o pornòs (uomo) che si prostituisce, che vende il proprio corpo.

Vista così’, il temine pornografia sembrerebbe più adatto alla prostituzione pura e semplice che agli spettacoli cinematografici hard.

Inoltre, la pornografia come la intendiamo noi può anche essere svolta a titolo totalmente gratuito rendendo, dunque, ulteriormente errato il termine.

Ma andiamo avanti: chiunque abbia visto anche solo ½ ora di film a luci rosse si sarà reso conto di alcuni capisaldi delle cinematografia hard: l’uomo è sempre dominante, fisicamente prestante; la donna è sottomessa, schiavizzata, a qualsiasi tecnica la si sottoponga (spanking, doppia penetrazione, frusta, aghi, ecc). L’uomo mostra eiaculazioni modello idrante, la donna non è dato di sapere se abbia raggiunto il piacere, tanto non importa.

In quanti non abbiano gli strumenti culturali per comprendere la finzione (legge della domanda e dell’offerta) questo stato di cose sembrerà la regola, sembrerà l’abc cui ispirarsi quando ripeteranno le stesse scene nell’intimità di casa propria.

Il porno etico, invece, vuole proprio demolire questi stereotipi, queste convenzioni a favore di un’etica del sesso, di un’etica dei rapporti sessuali da chiunque messi in atto.

Ecco, dunque, che non assisteremo più a erezioni da baraccone, ma l’attore di turno sarà una persona normalissima, con i pregi ed i difetti che ogni maschio può avere, commisurato alla sua età anagrafica; lo stesso dicasi per le donne, non più femmine ninfomani che nel giro di 2 minuti si trasformano da agenti immobiliari in macchine del sesso ma donne normali che, a determinate condizioni, possono fare sesso con il potenziale acquirente (anche se di etica qui ce ne sarebbe poca).

Alcuni film, poi, meriterebbero l’oscar per la fantasia del regista, perché sfido chiunque a trovare una situazione simile nella realtà: paziente in sala d’attesa dal medico che decide di masturbarsi nonostante ci sia una suora di fronte a lei e la suora che, smettendo di occuparsi delle anime e iniziando con i corpi, lo aiuta nell’impresa; oppure hostess di volo che, volendo mettere a proprio agio un passeggero al suo primo volo, decide di praticargli una fellatio mentre, ça va sans dire, nessuno nell’aereo si accorge di nulla.

Non dimentichiamo che l’industria del porno ha fatturato, nel 2018, circa 100 miliardi di dollari escludendo, è ovvio, ciò che sfugge al controllo, i siti di content creator, le produzioni amatoriali e quelle pedopornografiche, per fortuna illegali.

Considerando che è impossibile bandire la pornografia (si veda l’esempio del proibizionismo negli USA negli anni ’20) dalla nostra società, appare evidente come modificare l’approccio che si ha con essa possa risultare la soluzione vincente.

Sesso si (se no che pornografia sarebbe?), BDSM ok per i cultori del genere, ma intanto eliminare le scene palesemente impossibili, non credibili; poi, non meno importante, evitare di reiterare quasi ad ogni film che l’uomo può e la donna deve, che l’uomo propone e la donna dispone.

Forse, se così andrà, avremo qualche possibilità in più di avere nuove generazioni di maschietti che non pretenderanno di essere serviti da mamma e sorella perché “si è sempre fatto così” o che considereranno le donne come cuoche e cameriere con benefit.

Sergio Motta

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