Oltre Torino. Storie, miti, leggende del torinese dimenticato.
Torino e l’acqua
Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce.
Il fil rouge di questa serie di articoli su Torino vuole essere l’acqua. L’acqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, l’acqua come elemento essenziale per la sopravvivenza del pianeta e di tutto l’ecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.
1. Torino e i suoi fiumi
2. La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia
3. La Fontana Angelica tra bellezza e magia
4. La Fontana dell’Aiuola Balbo e il Risorgimento
5. La Fontana Nereide e l’antichità ritrovata
6. La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?
7. La Fontana Luminosa di Italia ’61 in ricordo dell’Unità d’Italia
8. La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma
9. La Fontana Igloo: Mario Merz interpreta l’acqua
10. Il Toret piccolo, verde simbolo di Torino
7. La Fontana Luminosa di Italia ’61 in ricordo dell’Unità d’Italia
Basta poco per far sì che la gente si ritrovi a chiacchierare, che i ragazzi riscoprano il piacere di uscire e stare insieme, basta veramente un nonnulla per trasformare un anonimo luogo ombroso in una zona di piacevole ristoro. É sufficiente, ad esempio, un po’ d’acqua zampillante e po’ di luce al neon, ed ecco realizzata la magia: il degrado pian piano si dissolve e tornano le risate e le chiacchiere del fresco della sera. La fontana conosciuta come la Fontana di Italia ’61 era proprio questo: una bella scusa per disincentivare il decadimento di una zona cittadina e lavorare per ricostruire un bell’ambiente sia a livello urbano che per le condizioni di vita dei cittadini di quel luogo specifico. Si può dire che la Fontana abbia ben svolto il suo ruolo, anche se a singhiozzi: essa infatti per un po’ di tempo è riuscita ad allontanare spacciatori e tossicodipendenti e a richiamare a ségiovani e anziani che non volevano starsene a casa da soli, nonostante il freddo pungente dell’aria di Torino nei tristi mesi invernali. Per assurdo, anche ora che è di nuovo sprofondata nella dimenticanza, essa svolge il suo antico ruolo: è un memento a quello che accade quando la città non esercita il suo compito di accoglienza e protezione nei confronti dei cittadini, e cioètestimonia il decadimento e il buio della notte che sovrastano le risate dei passanti, che hanno addirittura timore di passare di lì. Tracciamo allora un po’ di storia di questa particolare Fontana di Italia ’61 e del suo contesto.
Italia ’61 è il quartiere situato nella circoscrizione 8 che ospitòExpo 1961 (Esposizione Internazionale del Lavoro-Torino 1961) anche conosciuta appunto come Italia ’61, svoltasi a Torino per celebrare il primo centenario dell’Unità d’Italia.
Il grande evento diviene occasione per mettere in luce il progresso raggiunto dalla città industriale subalpina, con la realizzazione di edifici di straordinaria qualità architettonica.
Il luogo prescelto dal comune per l’allestimento degli eventi èl’area compresa tra il Po e Via Ventimiglia, lungo Corso Unitàd’Italia. Le architetture espositive realizzate per l’evento e l’organizzazione stessa delle celebrazioni, puntano a diffondere un’immagine patinata del progresso tecnico raggiunto dalla grande città industriale: cantieri conclusi in tempi rapidissimi, impiego di tecnologie avanzate, organizzazione scientifica del lavoro. In edifici appositamente costruiti, durante il mandato dell’allora sindaco di Torino Amedeo Peyron, si svolgono i tre eventi principali curati dal comitato nazionale “Italia ’61”presieduto dal politico, economista, accademico Giuseppe Pella: la Mostra Storica, a cura di Augusto Cavallari Murat, la Mostra delle Regioni, curata da Mario Soldati, e l’Esposizione Internazionale del Lavoro, patrocinata dal parigino Bureau International des Expositions. Gli eventi collaterali sono a cura del comitato “Torino ’61” che, tramite l’omonima Società per Azioni, finanzia le manifestazioni. Il piano urbanistico del comprensorio è affidato all’architetto Nello Renacco, che articola intorno alla radiale per Moncalieri due palazzi per esposizioni: il Palazzo del Lavoro, degli ingegneri Pier Luigi Nervi, Antonio Nervi, Mario Nervi con Gino Covre; il Palazzo a Vela, dell’architetto Annibale Rigotti e degli ingegneri Giorgio Rigotti, Franco Levi e Silvio Bizzarri, una Fontana Luminosa, la Monorotaia, l’Ovovia verso Cavoretto e la Circarama Disney, (non più esistenti), oltre a un complesso di padiglioni lungo il Po.
Dopo il grande evento, tuttavia, piano piano, alcuni edifici per mancanza di fondi vennero abbandonati a sé stessi, alcuni sono stati dimenticati, come la Fontana Luminosa, che è rimasta spenta per moltissimo tempo.
Finalmente le Olimpiadi Invernali di Torino del 2006 la riaccendono e, dopo decenni di abbandono e di degrado, essa ritorna all’originale splendore grazie ai lavori di ristrutturazione della città in vista del grande evento sportivo. In questi anni la Fontana ritrova il suo massimo fulgore specie la sera e nelle ore notturne, quando mille giochi di luci colorate la rendono splendida e spettacolare. Ma anche questa volta il brusio dei festeggiamenti dura meno di quanto sperato e tutto di nuovo si spegne e amaramente tace.
Alessia Cagnotto
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