La leggerezza della scultura contemporanea

A Costigliole Saluzzo, si rilancia la prestigiosa location di “Palazzo Sarriod de La Tour”,  con le sculture di tre artisti di respiro internazionale

Fino al 27 ottobre

Costigliole Saluzzo (Cuneo)

Ecco i nomi: Enzo BersezioToshiro Yamaguchi e Carlo D’Oria. Tre artisti, scultori soprattutto, che da anni s’arrovellano, giocano, faticano e gioiscono rincorrendo, ognuno a modo suo (ma con la tenacia di chi sa di ben conoscere il mestiere) le strade più innovative, e a loro più congeniali, dell’idea di un’arte contemporanea pienamente di casa nell’ambito dei processi indefiniti dell’“astratto-concettuale” o dell’“informale”. Passando per un tema comune a tutti e tre: l’“uomo” nelle sue molteplici implicazioni esistenziali e nel suo relazionarsi con il mondo “altro” e con le leggi spesso inascoltate della natura. In linea con questo comune “fil rouge” , ai tre scultori di cui sopra, Costigliole Saluzzo (il paese dei tre castelli, all’imbocco della Valle Varaita) dedica, fino a domenica 27 ottobre, nelle ampie stanze – dagli stupendi soffitti affrescati – del settecentesco “Palazzo Sarriod de La Tour”, antica residenza dei “Saluzzo – Paesana”, una rassegna curata da Cinzia Tesio e resa possibile grazie all’impegno dell’Associazione giovanile “AttivaMente” con l’aiuto, oltreché della civica amministrazione, di numerosi sponsor pubblici e privati (Orari: sab. 15,30/19, dom. 9,30/12,30 e 15/19)

“La scultura – annotano gli organizzatori – dona un’anima ai materiali”. Ecco il perché del titolo “La leggerezza della scultura contemporanea”, laddove per “leggerezza” s’intende quel concetto di “poetica fascinazione” capace di trasformare la “solidità” delle opere realizzate (con materiale vario, dal legno al ferro all’acciaio alle carte e alle argille) in trasparente “involucro” di sensazioni e liriche emozioni in grado di farci riflettere, senza troppo imbrigliarci in terrene banali “verità”, sui “temi di attualità del quotidiano sociale e dei loro intrecci con il mondo nella sua complessità”.

Gli scultori presenti in mostra “formano – spiega Cinzia Tesio – un gruppo eterogeneo per i personalissimi linguaggi espressivi, ma uniti dalla loro passione per l’arte e la materia che li ha portati ad una produzione di forme uniche e affascinanti. Uno spettacolo da vivere con passione. Quella “passione” che ci trasmette, per primo, Carlo D’Oria (Torino, 1970), attraverso opere, prevalentemente realizzate in ferro e in acciaio concentrate sul tema per lui nodale dell’“uomo” e di quel peccato di “egolatria” così imperante ed imperversante ai giorni nostri da fargli scegliere di “abrogare il soggetto – com’ è stato scritto –  di ‘svuotarlo’ e di renderlo appena una sagoma”. Informe nel suo commisurarsi con altre “creature vive, stanche, gobbe, simili nel loro anonimato e paradossalmente uniche”.

Decisamente più rilassanti gli universi plastici del giapponese Toshiro Yamaguchi (Okayama, 1956), che a Costigliole espone una scenografica e originalissima installazione dal titolo “Infinite Butterfly”. La sua produzione, fatta di lavori essenziali e “minimal”, vogliono evocare l’idea del giardino, l’immagine rasserenante di un mondo naturale cromaticamente interpretato attraverso la contaminazione delle antiche monocromatiche “tradizioni zen”, a lui tramandate dagli antichi maestri del Sol Levante, con “mosaici di pietra” dai vividi colori mediterranei maturati nel corso degli ultimi anni, dopo il suo trasferimento in Spagna, a Madrid. Il risultato è un amalgama perfetto di segni e colori di immediata comprensione e di una regolarità compositiva che qualcuno , forse un po’ troppo avventatamente, ha inteso accostare al “neoplasticismo” (“De Stijl”) mondriano.

Allievo alla torinese “Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino del grande Sandro Cherchi e lui stesso docente di “Discipline Plastiche” al “Liceo Artistico Statale” della città, Enzo Bersezio (Lesegno – Cuneo, 1943) si muove ancora oggi in una landa operativa non del tutto sgravata dalle lezioni di quell’ “Arte Povera” al cui interno ebbe a muovere i primi passi e che il critico Germano Celant (storico “guru” del movimento) dichiarava manifestarsi essenzialmente “nel ridurre ai minimi termini, nell’impoverire i segni per ridurli ai loro archetipi”. E proprio su questa strada si muovono tuttora, pur seguendo linee compositive del tutto personali, le “installazioni” prevalentemente lignee di Bersezio (che bello quell’“Occhio dei Ciclopi” del 2010!), incentrate anch’esse su diafani giochi di forme arcaiche ed essenziali, “corpi plastici mistilinei … leggeri, aerei e snelli nel loro disporsi nello spazio che li circonda”.

La mostra sarà accompagnata da  una serie di eventi collaterali (musica, incontri, teatro) tesi a promuovere il territorio e le sue eccellenze. Comprese quelle, non poche e di assoluto pregio, di carattere enogastronomico.

Gianni Milani

Per info: Palazzo “Sarriod de La Tour”, via Vittorio Emanuele 103, Costigliole Saluzzo (Cuneo); tel. 0175/230121, info attivamente12024@gmail.com

Nelle foto: “Palazzo Sarriod de La Tour”; Carlo D’Oria “Interferenze misurabili”, acciaio; Toshiro Yamaguchi “Infinite Butterfly”, carte; Enzo Bersezio “L’occhio dei Ciclopi”, legno trattato, 2010

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