SOMMARIO: Quando la rozzezza non si ferma neppure di fronte alla morte – Mario Cervi – Il “Ferrante Aporti” devastato – Pinot Gallizio – Lettere
Buonasera a tutti,
d’ordine del Delegato, comunico con tristezza la dipartita del dott.
( omissis )
Per coloro che fossero interessati ad un ultimo saluto Rosario e funerale (omissis )
Buona serata a tutti.
Il Segretario
Il burocraticismo, la mancanza di un minimo di delicatezza, l’augurio finale di buona serata, l’assenza di una parola di cordoglio da parte del delegato rivelano una rozzezza assoluta. Una barbarie ragionieristica che rivela i tempi schifosi a cui siamo condannati e che dimostra un associazionismo in crisi totale di identità. Il Fondatore, un grande giornalista di Milano, si rigirerebbe nella tomba, vedendo in che mani è caduto il suo club.
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Mario Cervi
Negli ozi marini trovo nella Biblioteca della casa al mare un libro di Mario Cervi sul Duca d’Aosta, invitto comandante della III Armata nella Grande Guerra, un libro che rivela imprecisioni e cadute storiche da parte dell’autore. Ho deciso di far spazio e di buttarlo. Su Cervi avevo tratto un pessimo giudizio quando lo conobbi a Torino: commisi infatti l’errore grave di invitarlo a ricordare Montanelli e lui si attribuì da vero maramaldo il merito quasi esclusivo della storia d’Italia scritta con Indro.
Adesso capisco i limiti di un’opera storica, notissima ma dimenticata, che si devono attribuire a Cervi. Dopo la penosa ed egocentrica conferenza che tenne, lo invitai a cena al “Cambio”, dopo essere andato ad attenderlo al binario per portarlo in taxi. Anche la conversazione privata fu grigia e mediocre perché si rivelò per dirla con Musil, un uomo senza qualità. Riportandolo in stazione, mi chiese 50 euro come rimborso spese per il taxi notturno che lo avrebbe riportato dalla stazione di Milano a casa. Il biglietto gli era già stato anticipato. Un ottantenne avido di soldi e senza stile. Anche al “Giornale” ci sono direttori cosi’. Per un anno non lessi più il giornale diretto da un rancino peggiore di Govi che lo faceva solo in teatro e non nella vita.
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Il “Ferrante Aporti” devastato
Il “Ferrante Aporti” devastato: milioni di danni scrivono i giornali .Cosa fa lo Stato per recuperare il danno inferto al carcere minorile torinese dai suoi “ospiti”? Guai se non fossero minori! Avrebbero distrutto tutto. E i reati commessi da questi manigoldi chi li persegue? Buonismo fuori posto e luogo, davvero intollerabile.
Occorre l’autorità della legge ! Lo direbbe anche Beccaria. Un carcere non è un albergo a tre stelle. Chi sta dalla parte dei piccoli energumeni sta dalla parte sbagliata e oggi l’Italia deve recuperare autorità nelle carcere. Il sovraffollamento non è un argomento che possa giustificare la violenza e la rivolta. Su questo tema il dissenso con Marco Pannella che ho molto amato, è stato sempre abbastanza evidente. Mi spiace, io la penso così alla maniera di Carlo Casalegno.
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Pinot Gallizio
Il pittore e farmacista di Alba Pinot Gallizio manco’ nel 1964. Mio padre era un suo estimatore, mentre mia madre lo detestava. Qualche sua opera è rimasta in casa. La sua presenza artistica è stata considerata provocatoriamente rivoluzionaria. Oggi la sua opera è dimenticata e tale deve restare. Non ho trovato il modo di vendere i quadri che tengo nel solaio. Più che un artista europeo fu un provinciale langarolo, malgrado l’impegno incredibile per farsi conoscere.
Fece anche per tre mandati il consigliere comunale di Alba per il Pci anche dopo l’invasione dell’Ungheria. Un altro segno dei limiti dell’uomo che oggi non merita nessuna attenzione. Spero di liberarmi presto dei suoi quadri non gratis perché mio padre li pagò profumatamente dall’artista che non disdegnava affatto l’agiatezza come anche l’eccentricità del vestire, così comune negli artisti senza talento.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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