Al Mufant una mostra racconta Godzilla, il gigante giapponese

Si intitola ‘Godzilla minaccia atomica 1954-2024 genesi di un mostro’

 

È in corso al Mufant la mostra ‘Godzilla minaccia atomica 1954-2024 genesi di un mostro’, curata dai direttori del museo Silvia Casolari e Davide Monopoli e dal collezionista Andrea Attardo. Raccoglie oltre duecento oggetti tra giocattoli vintage, diorami, locandine, riviste e cartoline. Sarà visitabile fino al 7 luglio prossimo ed è stata realizzata dal Mufant in collaborazione e con il sostegno del Salone Internazionale del !ibro OFF, per celebrare il settantesimo anniversario di Godzilla, una delle icone più celebri del fantastico giapponese, tornato alla ribalta grazie all’attribuzione di un premio Oscar al film Godzilla Primus One. Nel 1954, esattamente settanta anni fa, esordiva nelle sale cinematografiche giapponesi il primo dei quasi quaranta film della saga del dinosauro più celebre di tutti i tempi.

Dal punto di vista cinematografico Godzilla Minus one ha vinto l’Oscar per gli effetti speciali, dimostrando quanto sia apprezzata dal pubblico e dalla critica la nuova linea visiva della serie che, per decenni, è stata legata ai pupazzi di gommapiuma indossati da attori.

Godzilla è tornato attuale per il suo legame con la minaccia atomica, che rappresentò in modo inequivocabile sia perché uscito in Giappone, segnato dalle tragedie di Hiroshima e Nagasaki, sia per il riferimento agli esperimenti nucleari americani nel Pacifico, che furono presi come spunto per il risveglio del mostro.

Quella di Godzilla fu la prima di una serie di cicliche invasioni di mostri e creature nipponiche, in Occidente, Italia compresa, invasione che anticipa di circa 25 anni quella dei super robot degli anni Settanta e di oltre sessant’anni la grande ondata dei manga e anime contemporanei.

Godzilla fu il primo di una serie di Kaiju (mostri) giapponesi che decretarono la fortuna e la fama della Toho, la casa di produzione cinematografica che lo creò.

Il primo film su ‘Godzilla re dei mostri’ ebbe una rilevanza che andò ben oltre la sua specificità di film di genere, fu uno tra i primi film realizzati da un Giappone post bellico, libero da poco tempo dal commissariamento statunitense ( il trattato di San Francisco che rendeva il Giappone nuovamente autonomo anche nelle produzioni culturali, entrò in vigore nella primavera del 1952).

Il film fu uno dei primi a raccontare gli orrori della guerra e del disastro atomico, atrocità che meglio non potevano essere rappresentate da un mostro preistorico, una specie di tirannosauro, risvegliato dalle esplosioni atomiche e da esse geneticamente modificato.

Oggi nel 2024 la grande ribalta che lo ha visto protagonista e vincitore dell’Oscar per gli effetti speciali, richiama alla memoria, rendendolo davvero attuale, il valore simbolico incarnato dal Godzilla degli esordi, un messaggio di ammonimento contro la potenza distruttrice della guerra e di armi sempre più micidiali.

L’immagine di Godzilla è stata delineata seguendo anche il pensiero di due studiosi novecentesci dell’arte e dell’immaginario, Aby Warburg e Gilbert Durand. Warburg coniuga il concetto di immagini archetipiche rappresentanti contenuti universali il cui ciclico ritorno attraverso i secoli è determinato dal riattualizzarsi di particolari circostanze storiche, analoghe a quelle originarie. In questo caso il ritorno di Godzilla si spiega nel suo riattualizzarsi come simbolo dei pericoli bellici. Tuttavia, seguendo l’intera saga mediatica di Godzilla tra Oriente e Occidente, una colossale produzione narrativa fra film, serie televisiva, racconti e romanzi, cartoni animati , videogiochi e giocattoli, se ne ottiene un’immagine talvolta opposta a quella originaria, o quantomeno molto meno definita.

L’immagine di Godzilla che si delinea nel contesto della lunga saga cinematografica di cui è protagonista, presenta una natura multiforme e confusa, che si sviluppa spesso in direzioni non coerenti tra loro. Godzilla è simbolo dei pericoli generati dalle tecnologie distruttive, ma anche simbolo della distruttivitá della natura, e questo attinge alla cultura millenaria del Giappone esposto a terremoti, maremoti e altri cataclismi naturali.

Possiamo affermare, facendo riferimento alle idee espresse da Gilbert Durand nella sua “Archetipologia generale” che Godzilla appartiene a quel particolare regime costituito dai simboli notturni, ossia simboli caratterizzati da una confusività la cui funzione è quella di generare rinascita e rinnovamento attraverso la fusione di valori e significati opposti, un magma originario delle rappresentazioni. Il dinosauro della Toho può essere pensato come simbolo stesso del fantastico, una funzione cognitiva e narrativa che genera nuove rappresentazioni attraverso un rimpasto delle forme immaginifiche universali.

Duecento sono gli oggetti in mostra tra i rari modellini vintage e contemporanei appartenenti alla collezione di Andrea Attardo, che si affiancano a trenta diorami originali a tema giurassico realizzati da Andrea Salimberti, alcuni manifesti cinematografici giapponesi e italiani, prime edizioni librarie, riviste e periodici italiani e stranieri dai primi anni del Novecento a oggi, rare cartoline postali giapponesi degli anni Settanta, i Pachimon, raffiguranti figure mostruose che attaccano i simboli delle principali città del mondo, figurine e riviste degli anni Ottanta e Novanta sul tema di Godzilla.

Il percorso espositivo racconta la storia di Godzilla a partire da alcuni approfondimenti dedicati al tema generale delle origini tardo ottocentesche dei dinosauri tra realtà e immaginario fantastico.

La mostra rimarrà aperta fino al 7 luglio e sarà accompagnata a partire dal 15 giugno da incontri sul fantastico giapponese e sulla paleoarcheologia.

 

Mara Martellotta

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