Rischio dittatura o solo propaganda?

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Se non vogliamo buttarla in caciara, come si suol dire, adesso forse è arrivato il momento per
chiederci seriamente se siamo in un contesto che prelude ad una “svolta illiberale”, ad un
“cambio di regime”, ad una “torsione autoritaria” o una “semi dittatura” nel nostro paese. Lo
chiedo perchè dopo l’approvazione alla Camera del progetto sull’autonomia differenziata e al
Senato della riforma che introduce il premierato, si sprecano le accuse e le minacce che partono
dal nuovo ed inedito “Fronte Popolare” sul ritorno del fascismo, seppur in una versione aggiornata
e rivista. Accuse e minacce che vengono puntualmente amplificate dai quotidiani di sinistra e
d’opposizione, dai soliti talk televisivi de La 7 e dal tradizionale e ben noto arcipelago editoriale,
artistico, accademico, intellettuale e cinematografico della sinistra italiana nelle sue multiformi
espressioni.


Ora, e al di là del rispetto rigoroso delle singole opinioni, è quantomai importante chiedersi se
tutto ciò risponde al vero o se, al contrario, appartiene solo e soltanto al campo della propaganda
spicciola. Un elemento, questo, decisivo perchè quando la polemica politica – in sè legittima e
scontata – assume questi toni è di tutta evidenza che se il pericolo non è reale e percepito, ci
troviamo di fronte ad una burla che se viene ripetuta ossessivamente rischia anche di trasformarsi
In una farsa. Perchè se si è veramente alla vigilia di una svolta illiberale o ad un cambio di regime
non ci può essere un attimo di tregua. Non può valere, cioè, quella gag del teatro comico
napoletano che “rinvia la rivoluzione all’autunno perchè d’estate fa troppo caldo”…

E poi, forse,
per tornare all’oggi, adesso ci prendiamo anche una pausa sul “rischio fascista” perchè ci sono gli
Europei di calcio che sono, come ovvio, ben più importanti e nazional-popolari.
Insomma, per evitare di girarci attorno, anche il neo Fronte Popolare deve chiarirsi le idee.
Scendere in piazza una volta o due al mese per denunciare l’arrivo di un regime dispotico,
illiberale e strutturalmente anti democratico è una operazione del tutto legittima ma che alla fine
rischia di diventare ridicola se poi questo regime non si materializza concretamente. Si corre, cioè,
il rischio di replicare la narrazione dei “martiri dell’informazione”. Cioè di professionisti
dell’informazione che confondono la libertà di pensiero e di espressione con i loro contratti
milionari. E che il circo mediatico cosiddetto progressista eleva a guru intoccabili e dogmatici a
difesa delle libertà democratiche di tutti noi e che per questi motivi ci invita nuovamente alla
mobilitazione permanente in piazza…

Ecco perchè la sinistra – quella radicale e massimalista della Schlein, quella estremista e
fondamentalista del duo Fratoianni/Bonelli e quella populista, demagogica e anti politica dei 5
stelle – adesso deve sciogliere, e definitivamente, questo nodo. E cioè, o la situazione
complessiva richiede una nuova, inedita e permanente Resistenza – allora non c’è pausa
temporale o stagionale che tenga – oppure, e al contrario, si tratta del solito copione a tutti ben
noto da svariati decenni. E cioè, dai Governi di Alcide De Gasperi dal secondo dopoguerra in poi,
ogniqualvolta la sinistra non è al potere c’è un concreto rischio di “deriva fascista” nel nostro
paese. Ma questo, detto fra di noi, appartiene solo al frastuono e allo schiamazzo
propagandistico di un campo politico che ha scarsi argomenti da mettere in campo per essere
una vera e credibile alternativa. Solo il tempo, comunque sia, ci dirà da che parte sta la ragione.

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